Mario Furlan (Milano 26 novembre 1964) è un giornalista, scrittore e docente italiano, noto per essere il fondatore e leader dei City Angels. Ha frequentato il Liceo Classico a Savona e l’Università Cattolica di Milano, dove si è laureato in Scienze Politiche nel 1989. È giornalista professionista dal 1989, formatore, life coach. È stato docente di Teoria e tecnica della comunicazione all’Università Cattolica di Milano e docente di Motivazione all’Università LIUC di Castellanza. Ha partecipato, come redattore, alla nascita dei telegiornali Mediaset e collabora con numerose testate giornalistiche, tra cui Metro, Il Giorno, Huffington Post e TgCom24, di cui è opinionista e collaboratore fisso con la rubrica Life Coaching.
I City Angels sono stati fondati il 7 settembre 1994 a Milano da Mario Furlan. Hanno iniziato collaborando con il centro d’accoglienza per senzatetto del frate camilliano Fratel Ettore Boschini, allora presente in via Sammartini, nei pressi della Stazione Centrale di Milano. Successivamente hanno aperto sezioni, nell’ordine, a Roma, Torino, Brescia, Varese. Oggi sono presenti in 16 città italiane: Cagliari, Messina, Parma Modena, Rimini, Monza, Bergamo, Novara, Lecce, Como, Campomarino (provincia di Campobasso), ed a Lugano in Svizzera. Gli Angels sono di tutte le nazionalità; il 50% sono donne, il 30% immigrati. Non portano armi, indossano una maglietta o giubba rossa e il basco blu dell’ONU, per sottolineare il fatto di voler essere una forza di pace. I City Angels sono volontari di strada d’emergenza che assistono cittadini in difficoltà e chiunque necessiti di bisogno, cercando di comportarsi come perfetti cittadini che si muovono totalmente nell’ambito della legalità e di ciò che è consentito fare ad un comune cittadino su strada, instillando di fatto il senso civico nelle persone.
Raccontami chi era Mario Furlan da adolescente e da ragazzo.
Ero un ragazzo inquieto, pieno di rabbia e di frustrazioni. Mi sentivo sfigato, il brutto anatroccolo. Per anni ho avuto un chiodo fisso: il suicidio. Ma sognavo anche di cambiare il mondo, di raddrizzare le ingiustizie e le violenze dei più forti sui più deboli. I miei idoli erano i guerrieri indiani, da Cavallo Pazzo a Geronimo a Toro Seduto; i partigiani, a cominciare da mio nonno Mario, leader partigiano; Gandhi; Martin Luther King e Malcolm X; i fratelli Kennedy. Uno scienziato filosofo, Albert Einstein; e un grande filosofo oltre che artista marziale, Bruce Lee.
Dopo la laurea hai iniziato a lavorare come giornalista. Erano tempi profondamente diversi da quelli di oggi. I giovani cronisti non navigavano in internet, ma battevano il marciapiede. Amavi il tuo lavoro?
Si, lo amavo molto. Era il lavoro che avevo sempre sognato di fare. E sentivo la responsabilità sociale del mio lavoro: raccontare la verità, portarla alla luce. E smuovere l’opinione pubblica.
Alla soglia dei trent’anni la tua vita prende una strada nuova. Nascono i City Angels. Si è trattato di una scelta meditata, posata e razionale oppure sei stato fulminato sulla strada per Damasco. Pensavi di poter cambiare il mondo?
E’ stata la maturazione di un percorso di vita, ma anche un’illuminazione. Una vocazione. Non pensavo di poter cambiare il mondo, ma speravo di poter aiutare quanta più gente possibile. E di dare un senso alla mia vita.
Oggi, a Milano in particolare, se chiedi a quattro persone per la strada Chi porta il basco azzurro? almeno due ti dicono “i soldati dell’Onu ed i City Angels”. Quanta fatica hai patito per raggiungere la popolarità e raccogliere la stima della gente?
All’inizio è stato difficile: c’era diffidenza, e anche aperta ostilità. Ma dopo un paio d’anni, alla luce della nostra attività umanitaria, già molti ci apprezzavano. Guadagnarsi la stima della gente è un impegno che va rinnovato ogni giorno. Ci vuole tanto per conquistare la stima, basta un piccolo errore per perderla.
Il sogno di un giovane uomo diventa nel tempo una gioiosa macchina da guerra, che combatte il disagio sociale. Oltre a te stesso chi possiamo ringraziare?
Sergio Castelli, il mio braccio destro: un dirigente della Provincia di Milano che da anni si dedica a tempo pieno, e gratis, all’Associazione; la nostra madrina, Daniela Javarone; e tutti i volontari, donne e uomini che ci mettono il cuore.
Raccontami con qualche cifra chi sono oggi i City Angels.
A Milano siamo un centinaio, in Italia circa 500 sparsi in 16 città. Siamo anche a Lugano, in Svizzera. Ogni giorno aiutiamo oltre tremila persone, senzatetto ma anche cittadini in difficoltà, spesso vittime di aggressioni o furti. A Milano ospitiamo ogni notte 200 tra senzatetto e profughi.
Come si finanziano i City Angels?
Con i contributi comunali; con il 5 per mille; e con gli aiuti di chi crede in noi. Di chi magari ci dà soltanto 5 euro, ma che per noi sono importanti. Perché sono la prova che per lui, noi siamo importanti.
Come vi relazionate con la politica e con le istituzioni religiose?
Molto bene: siamo apolitici, apartitici e aconfessionali, e collaboriamo con tutti. Dalla Curia alla Comunità ebraica a quella musulmana.
Come si diventa un Angelo?
Si segue un corso di formazione di due mesi, due sere la settimana. Al termine, se si supera l’esame si diventa City Angels.
Tu ed i tuoi Angeli vedete la miseria e la povertà in faccia ogni giorno. Cosa significa per te, oggi più che mai, essere un uomo ricco?
La vera ricchezza è sentirsi in pace con se stessi. E avvicinarsi il più possibile al proprio potenziale umano. Non sono mai stato ricco, né mi interessa esserlo: mi basta poter vivere decorosamente. Ma mi interessa molto essere ricco dentro. E ci provo tutti i giorni.
Il fenomeno dell’immigrazione di questi ultimi anni ha cambiato la povertà di strada?
Si: molti immigrati sono poveri, e molti senzatatto – almeno i due terzi – sono immigrati.
So che tu ed tuoi, i nostri Angeli, amate scendere in strada con un nickname. Che significato ha il lasciare la propria identità anagrafica comune nell’armadietto?
Significa essere tutti uguali, senza distinzioni sociali. Tutti affratellati nella solidarietà.
Quali armi usano i City Angels per garantire solidarietà e sicurezza?
Empatia, coraggio e buon senso.
La miseria tende ad uccidere la considerazione per se stessi. L’insuccesso nella vita (economico, lavorativo, nelle relazioni sociali e personali) spesso ci rende deboli ed indifesi. Mario Furlan è considerato il più stimato life coach del nostro Paese. Per risalire la china basta il vecchio proverbio aiutati che il ciel ti aiuta, oppure ci sono strategie precise da applicare?
I proverbi possono servire, ma non bastano: ci sono strategie precise, che insegno nei corsi e nei libri. Ma alla base di tutto serve l’autostima. Che dipende da noi. La nostra reputazione dipende dagli altri, ma la nostra autostima è nelle nostre mani.
Il sogno nel cassetto di Mario, oggi uomo di successo, apprezzato e stimato. E’ ora di fare un nuovo colpo di testa? Per ora mi basta far crescere la mia creatura, i City Angels. Domani, chissà…
Grazie Mario, grazie Angeli.