BREXIT. Hanno vinto loro.

BREXIT. Hanno vinto loro.

30 Agosto 2016

risultato del referendum di pochi mesi fa, che ha sancito la futura uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, è stato da più parti criticato, anche con toni molto accesi. Si è detto che è stata sconfitta la volontà dei giovani, delle grandi città, dei mercati finanziari. Il Paese inizia a percepire la recessione. Non analizzerò questo aspetto. Vi rimando all’ottimo articolo recentemente pubblicato su Linkiesta.it a firma di Arianna Sgammotta.

http://www.linkiesta.it/it/article/2016/08/17/dopo-le-illusioni-della-brexit-arriva- la-realta-linghilterra-e-in-rece/31498/

Si è detto che è stata fatta una scelta anacronistica. Ma il dado è tratto ed indietro non si torna. Non si passerà nemmeno dal dibattito parlamentare. Theresa May è stata chiarissima. Avanti tutta. Si è detto e scritto che nella disputa elettorale hanno vinto loro. Chi sono dunque questi diabolici loro, che hanno imposto la cosiddetta Brexit all’intera Great Britain? Complice la sconfinata pazienza di chi mi ha accompagnato, sono andato a cercare in terra d’Albione coloro che hanno sancito la vittoria secessionista.

Visto che il remain proveniva dai giovani e dalle grandi città, ho percorso circa millecinquecento miglia in macchina, girovagando per le piccole cittadine inglesi e scozzesi e per le campagne, parlando di Brexit con coloro che hanno rappresentato lo zoccolo duro del leave , ovvero uomini e donne di mezza età, vispi ed arzilli nonnetti ed abitanti di piccole realtà in genere. Poi ho aguzzato la vista e spalancato le orecchie per captare le differenze tra il nostro ed il loro modo di vivere, chiedendomi sempre se fossero sovrapponibili o compatibili.

Saltando a piè pari Londra e Manchester, punti di partenza ed arrivo del mio tour, in quanto cittá fortemente orientate verso il remain, ho visitato Oxford, Stratford upon Avon, Cambridge, Ely, Nottingham, Lincoln, Whitby, York, Scarborough, Durham, Alnwick, Edimburgh, Carlisle.

Nel rispetto della privacy delle persone che hanno scambiato due parole con me, sacra ed inviolabile per gli inglesi in particolare, non pubblicherò i loro nomi ed i loro simpatici volti, conservandoli nel mio album personale dei ricordi di viaggio.

Partiamo dando un’occhiata alla percentuale dei votanti. Al referendum Brexit si sono espressi il 72,2% degli aventi diritto al voto. Una percentuale molto alta se paragonata alla media dei votanti delle elezioni politiche nell’ultimo decennio, di poco superiore al 60%. Partecipazione bulgara nella fascia di età 55-64 anni (81%) e over 65 (83%) mentre tra i giovani dai 18 ai 24 anni si registra un misero 36%.

I giovani sono andati al cinema, gli anziani alle urne. Come mai?

Risposta pressoché unanime, che si può sintetizzare in questo pensiero: per il bene del nostro Paese era un dovere andare a votare, ci sono momenti in cui non si può far finta di niente. Forse i ragazzi giovani hanno un senso del dovere un po’ differente dal nostro, forse non hanno compreso pienamente l’importanza del momento. Forse erano convinti che l’esito del voto fosse comunque scontato.

Gli anziani hanno deciso il futuro dei giovani. A pagare il prezzo di questa scelta non sarà la generazione di chi oggi ha i capelli bianchi, ma le generazioni future. È giusto ipotecare così pesantemente il futuro degli altri?

Non l’avessi mai chiesto!! Con la proverbiale eleganza e ferma gentilezza british mi è stato fatto notare che potevano andare a votare….. L’esperienza degli anziani non è una sciagura, è una risorsa….. Abbiamo la responsabilità di garantire ai nostri figli ed ai nostri nipoti un futuro migliore di questi tempi attuali.

D’accordo, ma da un punto di vista puramente economico non saranno tempi facili. La sterlina ha preso una bella mazzata…

Mi è parso che parlare di vil pecunia non sia proprio l’argomento di conversazione preferito e considerato più elegante nelle piccole e medie comunità inglesi . Meglio parlare del tempo atmosferico. La mia osservazione è stata però commentata da un lavoratore italiano stabilitosi da oltre quindici anni a Nottingham. Il cameriere di un piccolo ristorante italiano, l’unico dove ho mangiato davvero bene i nostri piatti (il caffè però lo possiamo però migliorare !). Il nostro patrimonio sicuramente ha perso valore. Con la caduta della sterlina però venire in Inghilterra costerà meno, magari verrà più gente. Comunque non sarà qualche sterlina in meno a far cambiare idea ad un inglese. Sono gente caparbia, capace di assumersi le proprie responsabilità fino in fondo.

Ma cosa veramente vi ha spinto a votare per il leave ? In fondo eravate già ampiamente autonomi. Indipendenti per molti aspetti dagli altri paesi della EU, usate un sistema di misura tutto vostro, guidate contromano con il volante a destra, battete moneta. Eccetera eccetera eccetera. Era proprio necessario uno strappo così radicale? Cosa vi pesa sullo stomaco?

Ho posto queste domande ad una decina di persone. Tre mi hanno detto, guardi che io ho votato per rimanere! Le altre hanno mi hanno risposto con estrema sinceritá: non vogliamo che la nostra sovranità nazionale sia limitata da altri Paesi, non ci sembra giusto contribuire economicamente a colmare i deficit di altri stati, le regole che valgono in GB si fanno qui con il voto dei britannici e non con il voto in continente di tedeschi, francesi o sloveni. Molto educatamente nessuno mi ha detto con il voto degli italiani, anche se qualcuno dei mei interlocutori sorrideva sotto i baffi nel rispondere.

Mi aspettavo di sentirmi portare come motivazione anche la necessità di meglio controllare i flussi migratori diretti verso la GB. Ed invece no, non ho raccolto nessuna osservazione in merito. Mi sono guardato bene intorno. Ed anche se non siamo ai livelli di Londra (la città più cosmopolita in Europa) ho notato ovunque la presenza di stranieri apparentemente bene integrati nelle diverse comunità. Provenienti sia dagli stati dell’Impero UK sia da paesi sparsi in tutto il mondo. Ed appartenenti a tutte le religioni.

Evidentemente le severe regole relative all’accoglienza ed all’ordine pubblico sono funzionali al loro scopo.

L’ultima domanda che ho posto, random, ad alcuni dei miei ospiti era volutamente un pochino provocatoria.

Quindi lascerete che l’Europa si gratti le sue croste da sola? Ovviamente non mi sono rivolto in modo così sgarbato, ma il senso era quello.

Altra risposta unanime (ricordo che parlavo con persone di etá superiore ai 50 anni):

non ci siamo mai tirati indietro! Non ci tireremo mai indietro! I nostri soldati sono in prima linea ovunque per la tutela del nostro Paese e del modello di vita occidentale. Non abbiamo bisogno della burocrazia di Bruxelles per fare il nostro dovere.

Si potrebbe argomentare sino alla fine dei tempi sul fatto che da un punto di vista economico una GB inserita nella UE potrebbe avere sui mercati finanziari un peso specifico superiore a quello di una Gran Bretagna autarchica, in particolare nei confronti dei mercati statunitensi. Ma è molto probabile che la Gran Bretagna non abbia alcuna intenzione di mettersi in aperta contrapposizione con il Paese che culturalmente sente più vicino. Buoni rapporti e buoni affari con l’Europa; ottimi rapporti ed ottimi affari con gli USA. Le sedi operative di alcune authorities UE saranno riposizionate sul continente. Poco male, considerando che la Borsa di Londra rimarrà sempre e comunque, in barba a tutto ed a tutti, determinante unica ed insostituibile.

BREXIT. E se avessero ragione loro?

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