I luoghi dell’abbandono

I luoghi dell’abbandono

Non esiste provincia italiana che non abbia, al proprio interno, edifici fatiscenti e semi diroccati. Abitazioni private, edifici pubblici, cantieri edili iniziati e mai terminati, stabilimenti industriali ormai obsoleti e deserti. Sono edifici fantasma che hanno avuto spesso nel passato un ruolo importante nell’economia del territorio. Poi, per i motivi più diversi, sono stati abbandonati. Le attività che vi si svolgevano sono state trasferite o soppresse e gli involucri di ferro e cemento sono rimasti silenti a deperire. La natura piano piano li ha nascosti, inglobati, corrotti, trasformati. Li ha resi sinistri, pericolosi, tristi.

Sono tantissimi e ciascuno di loro potrebbe raccontare tante storie di vita vissuta. C’è chi li va a scovare in giro per tutta l’Italia. Li visita, li fotografa. Li riporta in vita per una sola giornata. Andiamo a conoscere gli appassionati de “i luoghi dell’abbandono”.

Circa due anni sulla piattaforma social Facebook venne aperta una pagina denominata “I luoghi dell’abbandono”.

La pagina riprendeva il tema che aveva decretato il successo di una mostra fotografica a tema tenutasi poco prima nella cittadina di Dueville, nel vicentino. Le adesioni alla pagina FB, che crescevano rapidamente, convinsero l’autore della mostra e dello spazio social, Devis Vezzaro, a fondare una vera e propria associazione culturale. I soci, circa un centinaio, sono convinti sostenitori della mission del sodalizio, ovvero cercare ed esplorare luoghi dismessi , curarne il recupero morale e materiale cercando di valorizzarli, restituendo loro una sorta di dignità storica e sociale .

Devis Vezzaro è il fondatore e presidente dell’associazione “I luoghi dell’abbandono”. Quarantenne, risiede a Dueville (Vi), sposato , è un fotografo libero professionista. Energico, molto motivato, ama coinvolgere le persone che condividono la sua passione, cercando di tenere lontana dal suo team l’apatia della vita moderna.

Devis, che cosa è un “luogo abbandonato”?

Un luogo abbandonato e’ un luogo dismesso, che per svariati motivi non e’ più abitato (nel caso di abitazione civile ) o utilizzato (nel caso di spazi commerciali o industriali). Ma nel nostro caso un luogo abbandonato è un contenitore di emozioni, di sensazioni nascoste dalla polvere e dalle incrostazioni, ambienti che noi cerchiamo di far rivivere nei nostri scatti fotografici. Talvolta rivivono anche nella memoria di coloro che quei luoghi li hanno frequentati in prima persona.

Chi sono gli uomini e le donne che passano il loro tempo libero visitando ruderi e strutture diroccate? Appassionati di archeologia industriale, “sensitivi della domenica” o testimoni silenziosi?

La maggior parte delle persone che visitano ruderi o strutture dismesse sono fotografi professionisti o amatoriali. Ma anche curiosi o persone che sono legate ad un luogo da trascorsi lavorativi personali e familiari. Uomini e donne che hanno lavorato in quelli che oggi sono stabilimenti fantasma, o che hanno avuto genitori o nonni che in quei luoghi hanno passato lunghi anni della propria vita lavorativa.

Le sensazioni più belle nascono quando, dopo aver visto un album pubblicato, queste persone mi mandano foto che raccontano come appariva il luogo abbandonato negli anni in cui era ancora in funzione ed in attività.

Prima di visitare un luogo abbandonato vi documentate sulla sua storia oppure entrare ad occhi chiusi e raccogliete le emozioni che trasmette senza farvi influenzare dai suoi trascorsi?

Un po’ di documentazione è logico che cerchiamo di raccoglierla. Cerchiamo di capire da quanti anni esiste la struttura , da quanto e’ chiusa o abbandonata, che ruolo aveva nel tessuto sociale ed ambientale che la ospita. Ma è poi all’interno che si vivono le emozioni.

Un luogo abbandonato per stuzzicare il vostro interesse deve per forza essere un edifico pubblico, industriale o ben conosciuto o può essere anche una dimora privata nota a pochi?

Può essere anche una dimora privata , un ospedale psichiatrico o un sanatorio, un castello, una città abbandonata (tipo Consonno) o una discoteca.

Hai mai avuto l’impressione di non essere solo in uno di questi luoghi abbandonati e deserti? In qualche modo il passato di chi vi ha vissuto o lavorato, lascia una traccia invisibile?

Il luogo abbandonato lascia spesso una traccia visibile, come ad esempio un vecchio timbratore delle presenze con i cartellini di carta ancora appoggiati al muro di una fabbrica, oppure le cartelle cliniche o le carrozzelle negli ospedali, i divanetti o il bancone-bar in una discoteca.

Non sei mai solo perché se cerchi di rivivere quello che le persone facevano all’interno di un certo luogo, a volte questa vita passata si riesce quasi a percepire. E’ come se alcune di queste presenze non volessero lasciare le mura di quel luogo.

La cittadina di Consonno, qui tutto ebbe inizio. E’ stato il primo luogo visitato, quello che non si scorda mai. E’ stata questa città fantasma ad farmi nascere dentro la voglia di creare il progetto “i luoghi dell’abbandono”.

L’ospedale psichiatrico di Rovigo. E’ stato il primo ospedale psichiatrico visitato; camminare tra vecchi letti e cartelle cliniche mi ha dato emozioni particolari. Entrare nella stanza dove praticavano gli elettroshock, trovare ancora il letto e le cinghie con relativo macchinario mi ha lasciato senza parole. Ricordo che abbassai la macchina fotografica e guardai solamente la stanza, in maniera rispettosa, timoroso di interagire con tutto il dolore che quelle pareti e quegli oggetti trasudavano. Non sono più riuscito a riaffrontare quel luogo che quasi mi intimorisce.

La discoteca il Torrrino a Thiene ( si scrive proprio con 3 R ). Ci ho lavorato due anni, tutti i weekend. Quando camminai sulle rovine di quel luogo ebbi un tuffo al cuore… Solo silenzio e macerie, la musica era finita ed i vinili non giravano piu’. Il mio sogno è di ridargli vita, almeno per qualche tempo, portandoci dentro una nostra mostra fotografica a tema. E’ un progetto per il futuro che spero di riuscire a portare a termine.

Entrate in ruderi abbandonati non è pericoloso per la propria incolumità personale? Mai prese denunce per violazione di domicilio?

Basta sapersi muovere, si capisce subito se il luogo e’ “abitato”. Non abbiamo mai preso denunce perché c’e’ una legge molto chiara che specifica come ci si debba muovere per entrare in un luogo dismesso . Ci muoviamo sempre nei limiti che la legge ci impone.

Che fine faranno queste strutture abbandonate? Saranno recuperate, demolite o più semplicemente ignorate e lasciate dove stanno e come stanno, in attesa che crollino da sole?

Per ora sono solo ignorate. E’ logico che, dopo aver visto uno degli album che proponiamo nella pagina, si crea intorno alla struttura movimento, curiosità. Magari viene valutata la possibilità di chiuderla, per metterla in sicurezza.

Quello che speriamo sempre è che anche tramite il nostro intervento si possano recuperare. E’ difficile comunque, perché spesso sono passati molti anni dall’abbandono e talvolta non si sanno nemmeno più i nomi dei proprietari o dell’ente gestore.

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