21 Novembre 2016
Chi è Silvia Ferretto Clementi?
Lasciamo che si racconti da sola. Ecco la sua biografia tratta dal sito internet www.ferretto.it
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienze Politiche all’Università Statale di Milano con una tesi sulle foibe (Foibe, la storia sepolta di una tragedia italiana), con la quale nel 2004 ha vinto il premio letterario Tanzella. Consigliere di Facoltà a Scienze politiche all’Università Statale di Milano dal 1991 al 1992, dal 1985 al 1993 è stata Consigliere Comunale a Novate Milanese e Consigliere di zona a Milano. Promotrice, nel 1994, di una petizione popolare per il sequestro dei beni ai politici corrotti e ai mafiosi, nello stesso anno ha costituito un comitato contro l’intolleranza e il razzismo. Nel 1995 è stata eletta Consigliere Regionale nelle liste di A.N. Dal 1995 al 1998 è stata Presidente della Commissione Ambiente e dal 2000 al 2003 della Commissione Cultura, ruoli dai quali è stata destituita per aver cercato di far luce sulla questione bonifiche prima e su quella dei corsi di formazione professionale poi. Per un reato di lesa maestà contro la famiglia La Russa ed essersi rifiutata di firmare una lettera di scuse fasulla e da loro imposta è stata espulsa da AN. In Consiglio Regionale è stata componente di tutte le Commissioni e vanta il 99,29% di presenze. Ha presentato oltre 300 interrogazioni, 90 Progetti di Legge e più di 100 fra ordini del giorno, mozioni e risoluzioni. Famose e ampiamente documentate sono le sue denunce contro gli assessori regionali Nicoli Cristiani, Guido Bombarda e Piergianni Prosperini tutti arrestati perchè coinvolti in episodi di corruzione. Ora non è più in Consiglio Regionale, evidentemente non solo l’onestà non paga, ma in politica è una colpa non perdonabile. Attualmente non è iscritta ad alcun partito politico.
Dott.ssa Ferretto, facciamo un passo indietro di qualche anno. Quando ha scoperto i valori della destra ed ha iniziato ad occuparsi di politica? Quali erano i temi che hanno portato la sua attenzione verso lo schieramento più conservatore della “prima repubblica”?
Ho iniziato a far politica a 16 anni era il 1980, anni in cui l’impegno voleva dire solo passione e sacrificio. Non sopportavo l’arroganza e la violenza della sinistra, fin da piccola sono sempre stata dalla parte di coloro che venivano emarginati. Della destra condividevo la lotta alla partitocrazia, la proposta dell’elezione diretta dei sindaci e del Presidente della Repubblica, di un’ Europa Nazione con un esercito e una politica comune. Purtroppo l’Europa ora è solo un’associazione di mercanti a guida tedesca. E dalla spinta verso una Nazione europea stiamo tornando agli stati nazionali.
Quali sono le differenze sostanziali che esistono tra la destra degli anni novanta e quella di oggi?
Negli anni novanta c’era una tensione ideale, un’idea di comunità che oggi è quasi scomparsa. Certo c’era anche la violenza, ma ci si batteva per ideali, ora prevale la lotta per gli assessorati o i consigli d’amministrazione. Ci dicevano che dovevamo essere i carabinieri delle istituzioni ora invece sono i carabinieri a portarseli via…
Nell’immaginario collettivo i partiti di sinistra sono visti e catalogati come forze progressiste, europeiste, paladine di eguaglianza, sempre orientate al futuro. I partiti più destrocentrici sono invece dipinti come conservatori, nazionalisti, diffidenti sui valori dell’integrazione, sempre pronti a tirare la leva del freno a mano. Questa visione ha un senso nel XXI° secolo oppure è uno stereotipo da abbandonare?
E’ decisamente uno stereotipo, per integrare occorre mantenere la propria identità ed i valori fondanti della Repubblica, occorrono regole e soprattutto esiste un limite all’accoglienza. Chi sostiene il contrario lavora contro l’integrazione. Esiste poi una netta distinzione tra nazionalismo e amore per la propria Nazione . Il nazionalismo genera odio, l’amore per la propria Patria no.
Possiamo finalmente dire che comunismo e fascismo, all’alba del 2017, sono movimenti culturali e politici ormai morti e sepolti, oppure se ne sente ancora un certo profumo nell’aria?
Non sono morti, appartengono alla storia al nostro passato, ed è cosa ben diversa .
Cosa ne pensa di Trump? Salvini potrebbe essere un clone all’italiana del neo presidente USA?
Non mi piace Trump come non mi piace la Clinton, purtroppo gli americani si sono ritrovati a dover scegliere tra una candidata socialmente pericolosa e un candidato che temo genererà enormi problemi non solo agli americani.
Lei crede che possa realmente nascere un uovo soggetto politico che comprenda le forze politiche di centro destra in Italia? Mi sembra che tra Parisi, Salvini e Meloni non ci siano troppi punti di contatto per ideali e programmi.
Quello che conta è che a decidere siano gli elettori con le primarie, le differenze ci sono e non sono poche, ma anche i punti di incontro non mancano per questo prima è necessario trovare un’intesa sul che fare. Governare deve essere un mezzo per realizzare i propri programmi non un fine per occupare poltrone.
Tornerebbe ad occuparsi di politica attiva?
Mi piacerebbe moltissimo, ma potrei tornare solo se ritrovassi l’entusiasmo e la speranza di poter modificare le cose che non vanno. Per me politica è passione, altruismo sacrificio, militanza o la faccio così o sto a casa mia. Purtroppo per troppi è solo un “affare” ed a me i comitati d’affari non sono mai piaciuti.
Rimpianti o rimorsi?
Fortunatamente ho sempre fatto politica “ a modo mio” con la schiena dritta difendendo le idee in cui credo. Certo errori ne ho fatti anch’io, ma sono fiera di ciò che ho fatto. Sono stata 15 anni in consiglio regionale e sono riuscita a dimostrare che si può far politica mantenendo le mani pulite e la coscienza a posto. Certo il prezzo da pagare e che ho pagato è stato alto e sono stata messa fuori prima dal mio partito e poi dalla politica, ma molti di quelli che mi hanno osteggiato sono finiti dentro ( non tutti purtroppo …). Nel mio sito www.ferretto.it c’è il resoconto del mio lavoro, di ciò che ho detto e fatto e ribadisco ne vado fiera.
Lei ha un figlio giovane che deve confrontarsi con il mondo del lavoro. Gli darebbe il consiglio di lasciare l’Italia e di giocarsi le sue carte all’estero?
L’esperienza all’estero è importantissima, ma non deve essere una fuga, ma una opportunità in più. Purtroppo per molti è una strada obbligata e questo è inaccettabile.