24 Novembre 2016
Cristian Beggi è nato a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia il 1 novembre 1978. Vive con la compagna Elisa e con la loro bambina, la piccola Emma.
Il suo palmares sportivo è ricchissimo. Quattro titoli italiani tra MX2 ed MX1(2001- 2002-2011-2014), due volte vicecampione mondiale nella classe MX3 e Maglia Azzurra con il quarto posto nell’edizione 2006 del Nazioni, insieme a Tony Cairoli e David Philippaerts. Se dovessimo parlare di tutte le sue esperienze in campo nazionale ed internazionale, domani saremmo ancora qui. Nel 2016 si è classificato al quinto posto dell’Italiano nella classe MX1 in sella a Yamaha, in barba ai suoi 38 anni di età.
Cristian torna indietro di qualche anno con la memoria e ripensa ai tuoi primi anni di motocross. Che differenze trovi tra il motocross di allora e quello di oggi?
Ci sono moltissime differenze, ma ci sono anche delle analogie importanti. Partiamo parlando delle moto. Lo sviluppo in trent’anni è stato notevolissimo. La tecnologia ha fatto passi da gigante ed ha permesso alle moto di diventare sempre più performanti e veloci. Anche gli impianti sportivi sono cambiati. Da ragazzino le gare del Regionale Emilia Romagna le correvo su piste ricavate un po’ artigianalmente. Erano fettucciati in campagna ai quali si aggiungeva qualche salto e via andare. Oggi i ragazzini della 125 fanno le selettive e le gare di finale in impianti da mondiale, con strutture sicure e moderne. Noi ce le sognavamo piste così. Tanti anni fa a bordo pista non c’era quello che c’è oggi: bagni, parcheggi, bar, ristoranti, ambulatori medici. Per non parlare della copertura assicurativa che oggi tutela i nostri ragazzi. Ai miei tempi spesso giravi su piste mezze abusive… ed entrare nei circuiti veri, quelli storici, era un’esperienza che non si faceva mica quando volevi.
Differenze ce ne sono, ma ci sono anche analogie che nel tempo non sono cambiate. La voglia di girare, di correre, di mettersi alla prova è sempre quella. Non passa mai. E’ un fuoco che avevamo dentro noi e che trovo ancora vivo in tanti ragazzi di oggi.
Nel 2012 hai avuto un incidente molto grave mentre gareggiavi a Gazzane nel bresciano, duranti gli Internazionali d’Italia. Inizialmente si è temuto anche per la tua vita. Le conseguenze sono state molto serie. Dopo la guarigione, quando ti sei rimesso il casco per la prima volta ed hai messo una mano sulla sella ed una sul gas della tua moto, cosa hai provato?
Una sensazione molto particolare. La ricordo molto bene. Tieni presente che le conseguenze fisiche erano state davvero pesanti, asportazione della milza e perforazione del polmone. Inoltre Elisa attendeva la nascita della nostra bambina. Pensa che il giorno in cui ho ricevuto l’idoneità alla ripresa delle gare è stato anche il giorno in cui Emma è venuta al mondo. Insomma ero preda di un uragano di emozioni forti, molto forti. Mi sono messo il casco e mi sono detto: “ Ci provo. Non posso fermarmi senza almeno provare. Se poi non funziona mi fermerò, ma devo provarci”. Ho dato gas con il cuore in gola.. è andata! Non mi sono fermato.
E la tua compagna sarà stata felicissima…
Mica tanto. La bambina era appena nata ed aveva diverse perplessità. Poi tutto ha preso la giusta piega e siamo andati avanti.
Con il tuo Fifty Five Team ti occupi anche di scuola cross.
Non solo con il mio Team. Anche con la Federazione. Dal 2014 sono Istruttore Federale e collaboro attivamente con la Federazione per lo sviluppo del motocross giovanile. E’ un ruolo a cui tengo molto. Con i giovani mi trovo benissimo, pienamente a mio agio. Al di fuori delle attività federali poi seguo un gruppo di ragazzini che amano correre in moto. Cerco di insegnare loro come crescere tecnicamente e caratterialmente. Come andare avanti un passo alla volta e soprattutto come non dimenticare mai che alla base di tutto deve sempre esserci il divertimento e la passione.
Talvolta si vedono a bordo pista ragazzi molto giovani attrezzati come dei veri “pro”. Non ti sembra che forse si esageri un pochino, che a volte si creano troppe aspettative intorno a ragazzi che dovrebbero avanzare nel mondo dell’agonismo con maggiore prudenza e con meno fretta?
Concordo. Ci vuole un atteggiamento equilibrato nell’avvicinarsi all’agonismo. A tredici, quattordici anni non servono hospitality trucks da mondiale, non serve essere abbigliato come un pilota della MXGP con etichette da tutte le parti. Non servono i caschi aerografati… non l’ho nemmeno io un casco aerografato che pure qualche risultato a casa l’ho portato! A quell’età bisogna avere passione, la giusta dose di umiltà per imparare, la voglia di divertirsi sempre. Si fa qualche gara e si vede se si puo’ sognare qualcosa in più. Sulla soglia dei sedici diciassette anni, se si capisce che si può veramente avere un futuro nel mondo del motocross, e solo allora, si può valutare se pianificare un investimento. I giovanissimi pensino a girare ed a imparare. C’è tempo poi quando si è più grandicelli, da amatori, per essere anche stilosi.
Parli di investimenti. Il motocross richiede un certo impegno economico. Oppure è una strada per diventare ricchi e famosi?
Dipende. Dobbiamo essere sinceri, specie con i giovani. Molti partono, pochi arrivano. Il motocross è una disciplina costosa. Già per un amatore l’acquisto e la manutenzione del mezzo richiede un certo dispendio economico. Poi dobbiamo aggiungere l’attrezzatura tecnica ed i costi per gli allenamenti. L’agonismo richiede esborsi economici davvero considerevoli, un Team è una vera e propria azienda dove è necessario quadrare i conti con molta attenzione. Certo i big diventano famosi ed anche benestanti. Ma nella maggior parte dei casi coprire i costi è già un bel successo. La regola dovrebbe essere: il pilota vale allora valuto l’opportunità di investire su di lui. Invece a volte si vedono competitors che hanno le disponibilità economiche per costruire un Team, ma difettano della giusta fame e delle capacità sportive per emergere. E quelle non si comprano… Proviamoci quindi, ma con giudizio.
Come vedi il 2017 di Cristian Beggi e del motocross italiano?
Il 2017 di Beggi lo stiamo ancora valutando. A 38 anni mi sento ancora integro fisicamente e non mi manca l’entusiasmo per scendere nuovamente in pista, insieme ai miei sponsor (thanks a Pastori srl – Linea Service – MTF). Magari – ma non dirlo troppo in giro – tendo a stare un pochino meno sulle pedane ed un po’ più seduto, ma ancora me la cavo! Non ho ancora preso alcuna decisione definitiva. Ammetto che l’idea di portare avanti un progetto Team con i giovani mi attrae molto. Ti farò sapere, quando avrò davvero deciso. Promesso!
Riguardo i nostri piloti mi auguro di vedere l’anno prossimo una affermazione piena dei nostri giovani. Se devo proprio fare due nomi credo che Cervellin e Bernardini abbiano la possibilità di toccare le tavole del podio in qualche gara del Mondiale. Le premesse ci sono, Bernardini lo ha già sfiorato. Hanno la grinta giusta. Speriamo che tutto giri a loro favore. Certo i tempi in cui su quindici piloti in classifica ne avevamo dieci italiani sono passati. Ma le soddisfazioni dai nostri giovani arriveranno.
Descrivimi il tuo stile di guida: stiloso, grintoso, pulito…
Direi pulito. So che non sono particolarmente appariscente nella guida, ma devo dire che poi, pur guidando pulito, il cronometro mi conferma che va bene così.
Prima di lasciarti andare ti costringo ad una confessione. Due tuoi difetti e due pregi.
I difetti te li dico io. Sono un pochino permaloso e testardo. I pregi lascio che li trovino gli altri…. chiedi ad Elisa!!
Grazie Cristian. Ci vediamo in pista!!