Qualche giorno fa parlavo con l’assessore alle Culture della Regione Lombardia Cristina Cappellini, una donna che ha un’ottima cultura musicale (classica e contemporanea) e gusti raffinati. Non ricordo esattamente di cosa stessimo parlando, ma ricordo bene che mi ha nominato i Tazenda ed Andrea Parodi, uno dei fondatori del gruppo, a lungo front mandella formazione sarda.
Un grande artista che ho sempre apprezzato molto; la tentazione di scrivere qualcosa su di lui si è fatta sentire subito. Non ho mai vissuto in Sardegna, non ho mai conosciuto Andrea Parodi di persona, non conosco una sola parola della lingua sarda, anzi delle lingue sarde, perché ne esistono diverse.
Per scrivere di Andrea avevo bisogno di una guida, di una persona che potesse aiutarmi a ricordarlo compiutamente e che conoscesse bene la sua storia, la sua vita, la sua Sardegna. Ho avuto fortuna, Valentina Casalena Parodi, la moglie di Andrea, si è gentilmente prestata ad essere la mia guida, la voce narrante di questa storia.
Andrea non è più con noi, è volato via nel 2006 a soli 51 anni, ma la sua musica lo rende vivo più che mai. Ecco il motivo per cui in queste righe saremo spesso portati a parlare di lui come se fosse sempre presente, utilizzando un tempo verbale passato, ma mai remoto.
Parlare della vita di Andrea circoscrivendo anche solo una minima parte dei ricordi di Valentina in un unico racconto è impossibile. Sarebbe come circoscrivere un angolo di mare utilizzando una rete da pesca a maglie larghe. Questa favola moderna richiederà due o tre pubblicazioni, che mi auguro di potere editare in tempi molto ravvicinati tra di loro, in modo da non perdere il filo.
Ecco il filo… raccolgo dalla mia ospite, novella Arianna, un filo e parto alla scoperta di un mondo. Andrea Parodi e la sua Sardegna.
Valentina presentami Andrea.
Andrea Parodi è nato nel 1955 a Porto Torres, in Sardegna. Ha vissuto cinquantuno bellissimi e pienissimi anni di vita, colmi di mare, sole e musica e se ne è andato via nel 2006 a causa di un tumore. E’ stato mio marito ed è conosciuto come la voce del famoso gruppo musicale sardo dei Tazenda.
Andrea era fondamentalmente uno spirito libero, tranquillo nei modi ma ribelle dentro. Pur essendo nato a Porto Torres ha vissuto i suoi primi diciassette anni in Liguria, a Savona. Era figlio di padre ligure e di madre sarda, per cui viveva un po’ qui ed un po’ lì; andava a scuola a Savona e poi d’estate veniva dai nonni in Sardegna. Aveva una doppia anima che si è portato avanti per tutta la vita, fino alla fine dei suoi giorni. Queste due anime, ligure e sarda, gli hanno dato in dono un amore infinito per il mare, quel mare che separa fisicamente le sue due regioni d’origine. Per Andrea il mare non separava Liguria e Sardegna, ma le univa; lui diceva sempre che Porto Torres è la prima fermata dopo Genova.
Suo padre era un marinaio, Direttore di Macchina sulle navi militari, e gli ha insegnato a nuotare, prendendolo e buttandolo in mare sino da neonato. Il mare è stato qualcosa di molto importante per Andrea, era quell’elemento che da bambino strappava il padre da lui facendolo soffrire e che poi però glielo restituiva, rendendolo felice. La sua vita è sempre stata piena di mare, Andrea sosteneva di avere passato più tempo in acqua che all’aria aperta.
Amava molto immergersi nel suo mare.
Andrea è stato da ragazzo un bravissimo pescatore subacqueo, e pur essendo magrissimo aveva una lunghissima apnea, era un vero e proprio autodidatta. Molte delle tecniche di immersione oggi conosciute, negli anni ’60 -’70 non erano note ma lui comunque riusciva ad ottenere ugualmente prestazioni notevoli, rimanendo sott’acqua per periodi davvero fuori dal normale. Poi essendo davvero minuto e magro riusciva ad infilarsi nelle tane che ai più erano precluse, riportando in superficie le prede più ambite del mare di Sardegna.
A Porto Torres a quei tempi i pescatori subacquei non utilizzavano la tecnica della pesca all’aspetto, è una tecnica che ha portato Andrea dalla Liguria. E’ una tecnica tutto sommato semplice che consiste nell’attendere fermi davanti alla tana l’uscita della preda; difficile da praticare, perché solo chi possiede un’apnea molto lunga ed una capacità di concentrazione non comune può utilizzarla.
Andrea era alto un metro e settantadue, era molto magro, dalla muscolatura essenziale, molto energico e forte. Un concentrato di energia e vitalità. I capelli li ha sempre portati lunghi, neri, un po’ da indiano pellerossa. Ricordo che quando l’ho visto per la prima volta mi sono chiesta se fosse italiano o meno, sembrava davvero un pellerossa!
Il tratto somatico da pellerossa sarà piaciuto a De Andre’…
Assolutamente si, era una popolazione che amavano entrambi. Andrea e Fabrizio avevano un legame fortissimo che li univa. Erano grandi amici, segnati da una specie di destino comune. De Andrè era ligure ed aveva scelto di vivere in Sardegna, Andrea era un mezzo ligure che a diciassette anni ha deciso anch’egli di vivere sull’isola. Erano davvero molto uniti.
Il luogo comune dice che i liguri siano un po’ bruschi ed un po’ tiratini, un filo tirchi. Anche Andrea aveva queste caratteristiche?
No no, tutt’altro. Aveva altri difetti ma non era né scostante né tirchio. Era un uomo generoso, a volte anche troppo. Non aveva mai quella malizia che ti porta a tenerti alcune cose per te. Ad esempio nel mondo della pesca subacquea, quando scopri una tana particolarmente importante, ricca, redditizia non c’è l’abitudine di andare in giro a raccontarlo, è una scoperta che si tiene riservata. Lui invece ai suoi amici spifferava tutto!! Mica per vantarsi, ma per pura generosità. E con la musica faceva lo stesso, ha sempre cercato di condividere, collaborazioni, progetti, idee. Io lo definivo un’enzima, un accentratore di energie, di cellule diverse. Era molto, molto, molto generoso; da questo punto di vista era davvero poco ligure.
Quando andavamo a Savona dai suoi cugini, dai suoi parenti mi faceva morire dal ridere. Iniziava a parlare savonese e si trasformava. Lì si che tirava fuori il suo tratto paterno ligure, che non aveva nulla anche fare con la spilorceria o altro.
Come è nata la decisione di trasferirsi per sempre in Sardegna?
La Sardegna la frequentava d’estate durante le vacanze quando andava dai nonni. Il trasferimento definitivo è avvenuto…per punizione. Lui frequentava a Savona l’Istituto Nautico, ed un bel giorno ha partecipato all’occupazione della scuola. I suoi genitori non l’hanno presa bene e gli hanno detto: “adesso basta, te ne vai in Sardegna e finisci le scuole lì”. Quasi mandato al confino. Andrea mi ha sempre detto che quella punizione è stata uno dei doni più grandi della sua vita. Poi era l’unico nipotino da parte di mamma che viveva lì, con tante zie che lo viziavano, insomma faceva il principino. Ed è stato stregato da una terra ancora pura, ancora selvaggia, dove tutto era ancora da costruire. Andrea la definiva la mia Africa. Lui riusciva a percepire la bellezza di quella terra dove tutto era ancora possibile, una terra bagnata da un mare incontaminato e pieno di pesci (il mare degli anni ’70 era ben diverso dal mare di oggi). Andrea è stato letteralmente rapito da questa terra e dalle persone che vi abitavano e non se ne è staccato più.
Con la lingua sarda come se la cavava in gioventù?
Andrea non parlava il sardo che cantava, in quanto a Porto Torres si parla un’altra lingua, il turritano, una lingua che è completamente diversa dalla lingua logodurese che lui poi ha cantato, dai Tazenda in poi. Quella non era la sua lingua madre. Sull’isola ci sono tante varianti del cosiddetto sardo, ma in Sardegna (a differenza di quanto accade in altre regioni) ad esempio il logodurese ed il cagliaritano non sono leggermente diversi tra loro, sono completamente diversi. Non si capiscono quelli del nord con quelli del sud; addirittura il logodurese (il Logudoro è la zona a nord dell’isola ma staccata dalla costa) parla a sua volta una lingua diversa dal sassarese o dal porto torrese. Andrea quando si esprimeva in dialetto liberamente, per fare una battuta o per mandare a quel paese qualcuno o per dire una cosa di cuore o di pancia, lo faceva in porto torrese e non certo in logodurese. Se si trovava con gente non di Porto Torres, lo faceva in italiano e non nel sardo che cantava. Questo derivava dalla sua provenienza ibrida, savonese-porto torrese. La lingua del Logudoro la capiva in quanto i parenti della mamma la sapevano parlare, ma non era la sua lingua madre.
Questo baldo adolescente oltre a pescare e godersi il Paradiso sardo già cantava sotto la doccia o con gli amici ?
Sua mamma cantava, in modo spontaneo, in maniera assolutamente naturale come fanno tutte le mamme dentro le proprie quattro mura domestiche. Io la mamma di Andrea non l’ho mai conosciuta in quanto sono entrata nella sua vita quando lui aveva quaranta anni, quindi ti riporto i ricordi di Andrea, non i miei.
Lui mi diceva sempre che sua mamma aveva una voce bellissima e cantava spesso le canzoni sarde tradizionali, canzoni che in lui sono rimaste stampate a fuoco in tutte le cellule, per tutta la vita. Quando vivevano a Savona Andrea cantava insieme alla mamma, imitando inconsciamente un tipo di canto femminile che poi si è accordato in modo naturale con l’intonazione della sua voce.
Impostava e indirizzava il proprio tono oppure questo era assolutamente naturale?
Era assolutamente naturale, non era mai impostato, mai in falsetto, cantava con voce piena. Lui era così. L’ammirazione dei musicisti e dei cantanti per la sua voce era sincera. Ed anche i più grandi, i più famosi, gli dicevano “tu non sei un fenomeno raro, tu sei un fenomeno unico”.
Torniamo al giovanotto Parodi.
Alla fine del ciclo di studi superiori si è diplomato all’Istituto Nautico di Porto Torres, si è fidanzato con una ragazza veneta che viveva a Porto Torres, ed ha sentito la necessità di mettere su famiglia. Quindi ha cercato un’occupazione ed ha iniziato ad insegnare Navigazione ed Astronomia Nautica nello stesso istituto in cui aveva studiato. Per cinque anni ha insegnato lì. Aveva degli alunni quasi coetanei e quando mi parlava di questa sua esperienza come insegnante mi faceva divertire. Conoscendo il tipo di uomo che era Andrea, sempre molto vicino ai ragazzi, sempre attento ai giovani, amante del divertimento, vitale ai massimi livelli, sorridevo immaginando un Andrea Prof !
La cosa bella di questo periodo da insegnante me la raccontano ancora tutti i suoi coetanei di Porto Torres (se ti fai un giro per i locali della città trovi un sacco dei suoi alunni); appena poteva se li portava tutti in mare in escursione in barca, e queste escursioni finivano sempre a chiacchierate ed a cantate. Qualcuno con la chitarra saltava sempre fuori e lui…cantava. L’idea di vivere di musica e non di scuola è nata proprio durante una di queste gite in mare. Un suo alunno, tra l’altro amico, gli ha detto: Professore ma cosa ci fai qui? Ma con la voce che hai perché non vai a cantare?!
Era una cosa che gli dicevano in tanti, te lo dice uno, te lo dicono in due, te lo dicono in mille, alla fine ha dato ascolto a queste sollecitazioni. E poi diciamolo, lui adorava cantare, era la cosa che più gli piaceva fare nella vita.
Con la determinazione che sempre ha dimostrato nella vita, Andrea lascia l’insegnamento. Una volta presa una decisione non si faceva mai condizionare da niente e da nessuno ed andava dritto per la sua strada; così è stato con l’abbandono dell’Istituto Nautico, con il suo primo matrimonio, con i Tazenda. Sempre. E’ sempre stato un uomo molto deciso.
Anche impulsivo?
No, impulsivo no. Lui meditava bene sulle decisioni da prendere, sapeva valutare e pesare le diverse situazioni. Ma quando arrivava ad una conclusione non tentennava, partiva deciso, chiudeva una porta per aprire un portone. Raggiunta la propria serenità interiore, decideva. Senza mezzi termini. Anche quando ha lasciato l’insegnamento avrebbe potuto chiedere un periodo di aspettativa, per meglio valutare la situazione. Non l’ha fatto, non amava tenere il piede in due staffe.
Fino a quel momento la sua vita si articolava tra scuola, pesca e cantate. Spesso si pescava dal mattino alla sera, poi la sera si mangiava il pescato arrostito in spiaggia e poi si cantava. Io questa fase della sua vita non l’ho vissuta, ma sono cose che mi ha raccontato Andrea e che mi racconta anche la sua prima moglie, con cui sono in buonissimi rapporti. Prima di diventare musicista professionista la sua vita era mare e canto.
Musicista professionista. Andrea, oltre ad avere una voce dono di natura, conosceva la musica, l’aveva studiata?
No, mai. E per questo un pochino ci ha patito. Lui avrebbe voluto fare qualche lezione di canto da ragazzo, ma la mamma gli diceva “pensa a studiare e poi vai a lavorare”. Il canto non era considerata una vera professione, un bambino che diceva di volere fare il cantante da grande non si prendeva troppo sul serio. Da autodidatta ha imparato a suonare un pochino le tastiere, dopo i vent’anni, azzardando qualche accordo ed un minimo di armonia, giusto per accompagnarsi. Ma quando bisognava suonare davvero c’era chi sapeva suonare decisamente meglio di lui; lui sapeva cantare. Quando è entrato nel suo primo gruppo “il Sole Nero” non gli facevano certo suonare le tastiere, lui era lì per cantare. Il gruppo era composto da nove musicisti ed il suo ruolo era quello di cantante.
Ma se non sbaglio Andrea ha anche scritto musica, non solo l’ha interpretata.
Si ha anche scritto, soprattutto verso la fine della sua carriera. Lui pensava la sua musica, ma poi aveva bisogno di un traduttore che mettesse le note nero su bianco. Andrea non era un musicista in senso stretto, non aveva un diploma, non ha studiato musica, conosceva perfettamente la musica ma non sapeva riconoscerla sullo spartito. I suoi musicisti mi dicevano spesso che Andrea aveva delle intuizioni particolarissime; Gianluca Corona, che è stato uno degli ultimi suoi collaboratori, mi diceva che Andrea si muoveva sulle scale lidie con una sapienza ed una intuizione fantastica.
Anche se non aveva studiato musica Andrea ne era pervaso, cantava sempre. Mentre cucinava, mentre guidava, sempre. Le melodie che aveva nella mente avevano poi bisogno di un traduttore per essere fissate sulla carta. E’ stato aiutato da Gianluca Corona, prima ancora da Franco Sotgiu e prima ancora dai Tazenda, dai suoi grandi amici Gino Marielli e Gigi Camedda. Andrea esponeva la melodia ed i suoi amici e collaboratori la perfezionavano e la cesellavano anche grazie alle loro capacità musicali personali. La passione per i testi è arrivata in un secondo momento. Andrea pensava in maniera sin troppo veloce, in lui nasceva la melodia ed il testo, e se si perdeva tempo per prendere carta, penna e calamaio per trascrivere la sua musica si rischiava che lui se la perdesse dentro se stesso. Era uno da registrare al volo!!
Bene, vieni, cosa ci canti?
Andiamo avanti…Andrea si sposa.
Si, si sposa ed arriva nel 1978 un bambino, Luca, e nel frattempo Andrea inizia la sua vera carriera musicale. C’erano alcuni musicisti di Porto Torres che suonavano tutti i giorni in una cantina ed un bel giorno Andrea si presenta… si può dire che ha avuto davvero una bella faccia da culo?? Beh… ormai l’ho detto! Si è presentato, ha detto che aveva voglia di cantare ed avrebbe voluto farsi sentire. Bene, vieni, cosa ci canti? Gli ha cantato Stay e tutti loro sono rimasti folgorati dalla sua voce e dal suo modo di cantare. In quel momento è nata la collaborazione con altri otto musicisti (erano in tutto in nove), si chiamavano IL SOLE NERO, ed tra questi nove c’erano Andrea, Gino e Gigi, i futuri Tazenda.
Gli anni passano, Andrea ha lasciato l’insegnamento, inizia a girare e cantare con il Sole Nero, inizia a viaggiare. Il gruppo è chiamato in tutta la Sardegna per fare concerti ed Andrea cresce, grazie anche a due cantanti del gruppo, Andrea ed Antonio Poddighe , e con loro affina le sue armonizzazioni vocali. Lui mi ha sempre detto che l’armonia l’ha imparata con Il Sole Nero, sul campo. La sua vita musicale lo coinvolge sempre di più, strappandolo in parte alla sua vita personale. Forse quello era il suo destino, il suo percorso. Il gruppo inizia a fare concerti anche al di fuori della Sardegna e per quattro anni i nove ragazzi fanno da gruppo spalla a Gianni Morandi, che se li porta in giro per tutto il mondo. Viaggi, lunghe assenze, nuovi contatti professionali. La RCA produce il loro primo disco (canzoni di Mogol e Battisti) e Mogol stesso, a cui il nome il Sole Nero non piaceva, propone di chiamare la formazione musicale di Andrea e dei suoi amici Il Coro degli Angeli. I componenti del gruppo da nove diventano sei e la vita professionale dei ragazzi sardi decolla. Parallelamente però questo influisce sulla vita privata di Andrea ed il suo matrimonio finisce. In contemporanea a questo distacco dalla famiglia, arriva anche la sua seconda bambina, Alessia. A lui le cose importanti della vita succedevano tutte insieme.
Nel 1986 Andrea si separa, ed alla fine del 1987 viene di fatto cacciato da Il Coro degli Angeli. Lui era il più vecchio della formazione e gli altri componenti sentivano il bisogno di seguire vie più fresche, giovanili, più rock. Non era più adatto a quel progetto e viene cacciato via. Andrea vive momenti di vera crisi esistenziale, è separato e senza lavoro. Come mi diceva sempre era il momento del dubbio. Ritentare una nuova strada nel mondo della musica o fare il guardiano del faro di Capo Testa? Sceglie la musica, chiama due ragazzi del Coro degli Angeli, Gino e Gigi ed insieme a loro riparte. Loro tre ci sono sempre stati, sino dagli inizi. Siamo nel 1988.
Nascono i Tazenda.
a presto… nei prossimi giorni proseguiremo con la storia di Andrea Parodi. Gli anni del successo internazionale con i Tazenda.
Per concludere risentiamo insieme i Tazenda e la voce di Andrea- PITZINNOS IN SA GHERRA – attiva questo link.
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