ualche mese fa, mentre parlavo del più e del meno con un famoso sportivo del Pianeta Sci (atleta in attività), non ricordo bene a che pro, ho fatto il nome del presidente della FISI.
Ricordo bene (perché mi colpì molto) la reazione che suscitò quel nome nel mio interlocutore. “Il mio Presidente…”. Una battuta semplice, spontanea, colma di rispetto e di affetto. E conoscendo bene chi l’ha pronunciata, posso confermare che si è trattato di una reazione sincera.
Mi sono quindi ripromesso di intervistare Flavio Roda, ed oggi che il meteo inizia a sintonizzarsi sulle giuste temperature, ho incontrato nel suo ufficio presso la Federazione il grande capo del movimento italiano degli sport invernali.
Ho fatto il tecnico di questa Federazione per trent’anni
Presidente Roda, sia cortese, non mi faccia fare il solito copia-incolla dal sito istituzionale per presentarla ai nostri lettori. Si presenti da solo.
Chi è Flavio Roda… allora, partiamo dal mio lavoro. Ho fatto il tecnico di questa Federazione per trent’anni ed ho ricoperto vari incarichi. Sono stato allenatore, direttore tecnico, direttore sportivo, responsabile del settore giovanile, responsabile STF (Scuola Tecnici Federali). Ho sempre percorso la mia strada sportiva all’interno della Federazione sino a quando è giunto per la Federazione stessa un momento molto particolare. A causa di problemi derivanti da anomalie riscontrate durante l’assemblea elettiva (sui quali non sta a me dare giudizi), la FISI è stata commissariata. In quel momento stavo valutando il proseguimento o meno della mia attività; l’età non era più tanto compatibile con il lavoro di tecnico e forse come tecnico non avevo nemmeno più tanto da raccontare. In una federazione come la nostra è necessario avere argomenti importanti da portare agli atleti sul campo, bisogna essere innovativi ed io percepivo che forse quel tempo era finito.
Insomma per farla breve ho lasciato le piste ed oggi sono qui a coordinare e dirigere il lavoro della Federazione.
Per il resto cosa posso dirle? Le dico che ho sessantanove anni, sono nato a Vidiciatico, un piccolo paese dell’Appennino tosco-emiliano posizionato sotto la stazione sciistica di Corno alle Scale e sono stato atleta delle Fiamme Gialle. Non praticavo lo sci, gareggiavo nell’atletica leggera. Avevo però già una discreta formazione sciistica, quindi sono diventato maestro di sci e poi allenatore… e poi come le ho detto, oggi sono il presidente della Federazione.
Noi siamo la FISI, siamo tutti gli sport invernali, il nome dice tutto.
FISI – Federazione Italiana Sport Invernali. Ah si… voi siete quelli dello sci.
Non proprio, non solo. Noi siamo la FISI, siamo tutti gli sport invernali, il nome dice tutto.
Le discipline sono tante; dieci sono discipline olimpiche e cinque non olimpiche. Per noi sono importanti tutte. Tra le non olimpiche abbiamo ad esempio lo sci di velocità (una volta si chiamava Chilometro Lanciato), poi lo sci d’erba e lo sci di fondo estivo, lo ski-roll. Tra le discipline olimpiche alcune si disputano con gli sci, ed altre no.
Molte di queste specialità hanno fatto la storia della FISI; il bob è stato molto importante (anche se oggi vive un periodo di crisi), lo slittino con il grande Armin Zöggeler (sei medaglie in sei diverse Olimpiadi) è stata una miniera d’oro per noi, ed oggi che Armin è diventato il nostro tecnico di riferimento stiamo vedendo una grossa crescita tra i giovani atleti azzurri.
Poi c’è lo skeleton una sorta di slittino al contrario, dove gli atleti scendono con la testa in avanti dentro ad un budello ghiacciato a velocità elevatissime. Purtroppo recentemente in questa disciplina il nostro giovane atleta di punta ha subito un infortunio al tendine d’Achille.
Ed il biathlon, che è cresciuto tantissimo in questi anni anche perchè abbiamo fatto grandi investimenti; è una disciplina che in Italia sta crescendo mentre all’estero (Germania e Russia in primis) ha indici di gradimento elevatissimi già da diverso tempo. In Italia organizziamo una manifestazione davvero di grande importanza ad Anterselva, un evento che catalizza l’attenzione di tutti gli appassionati di questo bellissimo sport. Abbiamo ottimi atleti che gareggiano con i nostri colori, contiamo molto su di loro.
Lo sci di fondo sta ritornando in auge, dopo anni di gloria assoluta, in particolar modo in campo maschile mentre in campo femminile stiamo seguendo alcune ragazze interessanti delle giovanili. Siamo finalmente tornati ad un buon livello con Pellegrino, con De Fabiani, con Noeckler.
Sono tutte discipline che ci danno buone soddisfazioni ma che purtroppo non hanno un grosso bacino d’utenza a livello giovanile; il reclutamento agonistico dei giovani è difficoltoso, non ci sono certamente i numeri dello sci alpino. Nonostante ciò i nostri settori giovanili riescono a raggiungere sempre un buon livello di preparazione e questo è molto importante.
E poi lo snowboard, una disciplina che ha diverse specialità, dal cross al freestyle, dal parallelo al gigante. E’ un mondo molto interessante perché (come il freestyle sugli sci) consente anche di organizzare dei city events, gare organizzate in strutture speciali posizionate all’interno delle grandi città. Sullo snowboard puntiamo tanto, abbiamo atleti di talento in entrambe le nostre squadre.
Salto e combinata, sono discipline con numeri piccoli ma con buone potenzialità. Peccato che il nostro giovane talento Costa si sia infortunato. Ma noi non ci fermiamo, ci affideremo ancora al pluri medagliato Pittin.
Ed infine la specialità che la fa da padrone, quella che ha i numeri maggiori, lo sci alpino.
Vede, FISI non è solo sci alpino…
Per arrivare al risultato non esistono scorciatoie
Un anno fa, prima di iniziare a seguire giornalisticamente anche le discipline sportive invernali, ho voluto fare una sortita a sorpresa su un campo di gara, giusto per annusare l’aria che si respira nell’ambiente. Non sono andato a vedere una delle gare dei campionissimi, sono andato a vedere una gara giovanile, le selettive Valle d’Aosta del Trofeo Pinocchio a Courmayeur. Tra i ragazzi ho trovato allegria, felicità, rispetto, educazione, impegno e molta passione. Genitori attenti e non invasati ed allenatori dotati di un approccio sereno e misurato. A bordo dei campi di calcio, ad esempio, non sempre si vede un approccio così positivo, anzi! Dove è il trucco?
Stiamo parlando di gare individuali, dove ogni ragazzino deve confrontarsi con altri ragazzi. Sono importanti la tecnica, la forma fisica, il sacrificio, l’impegno, l’abitudine ad alzarsi presto al mattino, l’abitudine allo stare al freddo; i fattori ambientali condizionano molto.
In questo genere di competizioni i tecnici insegnano che per arrivare al risultato non esistono scorciatoie, e chi approccia queste competizioni sa perfettamente che senza il rispetto per l’ambiente e per l’avversario non si va da nessuna parte.
Ho guardato nel sito FISI il nome degli sponsor che affiancano la Federazione e contribuiscono in modo significativo a dare un certo peso alla colonna entrate del bilancio federale. Lo sci alpino è forse la specialità che maggiormente attira le aziende e le incentiva ad investire. Come avviene la redistribuzione delle risorse? Prima i discesisti e quel rimane per gli altri oppure applicate criteri differenti?
Sicuramente la disciplina dotata di maggiore appeal è lo sci alpino. E’ la disciplina che suscita il maggior interesse ed ha la visibilità mediatica più ampia. Nel nostro bilancio ben l’80% delle entrate è rappresentato da diritti televisivi e sponsorizzazioni. E’ una percentuale elevatissima, siamo una delle pochissime federazioni del Coni ad avere un’entrata del genere. A testimoniarlo è il fatto che la FISI è l’unica Federazione che è fuori dal monitoraggio Istat, non avendo quasi entrate pubbliche ed usufruendo quasi totalmente di risorse provenienti dal settore privato. Dal Coni arriva solo il 20%… non mi fraintenda, quel 20% è importantissimo, ma non è determinante.
La redistribuzione delle risorse economiche non è legata in modo rigido alle fonti di approvvigionamento. Sicuramente lo sci alpino ha a propria disposizione il budget di spesa più consistente, anche perchè questa disciplina ha costi di gestione operativa molto onerosi. Pensi solo alle trasferte estive dei nostri atleti, che per allenarsi devono andare nell’emisfero sud con armi, bagagli, eccedenze di volume e peso sugli aerei e quant’altro.
Negli ultimi anni abbiamo rivisto la nostra politica degli impieghi, incrementando il budget di taluni settori agonistici. Ad esempio abbiamo raddoppiato i mezzi finanziari destinati al biathlon nel periodo 2014-2018. Allo sci alpino abbiamo destinato nel medesimo quadriennio un incremento del 10%. Al fondo del 12%. Per lo snowboard l’aumento è stato del 70-80%. Abbiamo cercato di ridare un po’ di dignità economica a tutte le discipline, perché effettivamente in precedenza il divario tra lo sci alpino e le altre era troppo elevato.
Parliamo di sicurezza sulle piste. I grandi atleti fungono sempre da esempio ed aprono la via a regole ed atteggiamenti che poi gli amatori seguono ed emulano. Un tempo si sciava a capo scoperto o al massimo con un berretto di lana in testa. Poi i campioni hanno iniziato a mettere il casco ed oggi sulle piste lo indossano tutti, grandi e bambini. Nelle discese libere mondiali si sta iniziando ad usare la protezione airbag di Dainese, già testata con successo in ambito motoristico a due ruote. Sembra che tutto vada nella giusta direzione. Lei ed io ci siamo incontrati pochi giorni fa a Milano alle gare di snowboard acrobatico del BigAir. Ha notato che gli atleti di quella spericolata disciplina (così come i loro amici dello sci freestyle) gareggiano con una semplice maglietta ed una giacchetta a vento leggera leggera? D’accordo apparire figaccioni e senza paura, ma non è un rischio inutile non proteggersi di più?
Sono pienamente d’accordo con lei, l’ho notato anch’io e l’ho anche detto al direttore tecnico. Anche riguardo al casco ho notato che usano caschetti leggeri e ne ho visti anche di non allacciati bene. Ci vuole molta più attenzione. Ho visto che alcuni atleti sotto la camicia e la maglia da gara, indossano il guscio. Tanti il paraschiena lo mettono, i nostri lo portano quasi tutti.
Sulla sicurezza in generale bisogna comunque fare sempre di più. Riguardo l’uso del casco noi abbiamo fatto da capofila, con la legge 363 sulla sicurezza in pista, che impone l’uso non sino ai quattordici anni ma sino ai diciotto. Lo ha detto lei, ormai il casco lo portano quasi tutti e questo è anche legato al tipo di neve che si trova sempre più spesso, abbastanza dura e creata con innevamento artificiale.
A livello di manifestazioni agonistiche l’impegno non è solo della federazione italiana ma anche della federazione internazionale. Sono state condotte ricerche ad esempio sullo snowboard e sullo ski cross, discipline dove l’incidente è più frequente. In discesa abbiamo raggiunto buoni livelli; lei ha citato l’airbag che stiamo usando e posso confermarle che funziona molto bene. Certo non può impedire l’incidente, ma tutela molto l’atleta, in particolare modo nei confronti dei traumi dorsali.
Anche sulle strutture di sicurezza passiva (reti di protezione, materassi) si è fatto tanto e nonostante ciò ancora qualche volta l’incidente grave accade.
Quello che ci penalizza maggiormente sono gli infortuni, anche quest’anno ne abbiamo avuti tanti, indipendentemente dalle misure di sicurezza. Infortuni causati da brusche torsioni, il trauma più frequente nei nostri atleti è la lesione al ginocchio, ai legamenti. Schiena e ginocchia sono i punti deboli dei nostri discesisti, che sono assolutamente atleticamente performanti ma ancora troppo esposti a questo genere di trauma.
Chi porta risorse alle federazioni sono gli atleti e non le chiacchiere.
I grandi atleti dei nostri tempi sono anche comunicatori provetti. Si allenano e gareggiano e con la medesima disinvoltura appaiono in video, sui giornali, in tutti canali social possibili ed immaginabili. Se ripenso alla fatica che facevano un tempo i colleghi giornalisti per estorcere qualche dichiarazione ad un ermetico Gustavo Thoeni… Non pensa che questo atteggiamento mediatico, che è anche commerciale, assottigli un po’ troppo il confine tra lo sport e lo show business?
Potrebbe anche essere giusto quello che dice lei, ma… sa cosa le dico? Per riuscire a fare sport bisogna avere delle risorse e per avere delle risorse è necessario che gli atleti siano ben conosciuti. Perché chi porta risorse alle federazioni sono gli atleti e non le chiacchiere. Non basto certo io che vado in giro a raccontare tante belle cose, ciò che conta alla fine sono gli atleti e le loro prestazioni sportive. Sono loro che comunicano, sono loro che rappresentano un prodotto, sono loro l’elemento determinante per creare le sinergie tra le aziende e la Federazione.
Sulla comunicazione abbiamo lavorato tanto, abbiamo un’agenzia ad esempio impegnata a promuovere le nostre attività sui social, per dare supporto all’immagine dei nostri atleti, ed abbiamo investito molto anche sul nostro portale federale.
Cerchiamo nei limiti del possibile di lasciare tranquilli i nostri ragazzi e le nostre ragazze, in fondo il loro impegno primario consiste nell’allenarsi e gareggiare. E’ logico che a volte chiediamo la loro partecipazione a determinate manifestazioni organizzate dai nostri sponsor, manifestazioni che vengono arricchite dalla presenza degli atleti azzurri ed alle quali non possono mancare.
Devo dire che vedo una grande e positiva sinergia da parte di tutti, aziende, atleti ed anche da parte della stampa. Noi cerchiamo di garantire la massima disponibilità di tutti i componenti della federazione, ad ogni livello, nei confronti degli organi di informazione, che sappiamo essere fondamentali per il compimento del nostro lavoro.
Quando è stato necessario intervenire con decisione l’ho sempre fatto e, mi creda, in quelle circostanze non sono mai stato particolarmente socievole.
Il presidente della FISI è stato eletto tra i 16 membri dell’organo di governo dello sci mondiale risultando il più votato tra i candidati. E’ inoltre componente della giunta esecutiva del Coni. Un esponente FISI non sedeva nel governo esecutivo dello sport italiano da oltre un ventennio. Mettiamo in un cassetto la modestia ed andiamo alla scoperta dei meriti e delle qualità di Flavio Roda.
Bella domanda. A livello internazionale sono abbastanza conosciuto perchè ho fatto il tecnico tanti anni e perchè per conto della Federazione italiana ho ricoperto una serie di ruoli importanti all’estero. Nel mio lavoro ho sempre dimostrato di essere una persona corretta e determinata. Quando è stato necessario intervenire con decisione l’ho sempre fatto e, mi creda, in quelle circostanze non sono mai stato particolarmente socievole. Se devo fare una cosa la faccio con correttezza, se prendo un impegno lo mantengo, e queste caratteristiche a livello internazionale hanno un peso specifico notevole. Bisogna sapere essere presenti e puntuali in tutto quello che si fa.
E’ vero, nelle elezioni FIS sono stato il più votato, ma questo è anche merito delle tante amicizie che ho intrecciato negli anni, relazioni che ancora resistono saldamente. Pochi mesi fa sono stati qui a Milano il presidente della FIS (Federazione Internazionale Sci – ndr) ed i presidenti delle federazioni svizzera ed austriaca (due tra le più importanti) ed insieme abbiamo valutato la possibilità di candidare nuovamente alla presidenza dell’organo di governo internazionale dello sci Gian Franco Kasper (attuale presidente – ndr).
Anche se non è più giovanissimo, noi pensiamo che sia ancora l’unica persona capace di tenere in mano saldamente le redini della FIS, ben rappresentandola anche all’interno del CIO. (Comitato Olimpico Internazionale – ndr). La prossima primavera si voterà per il rinnovo delle cariche e penso che la sua elezione, se si realizzerà come spero, sarà importante per il futuro delle discipline sportive invernali.
Per quanto riguarda il Coni devo ringraziare in particolar modo Malagò. E’ stato lui che ha voluto che fossi tra i candidati. Io sono veramente al di fuori di quel meccanismo politico-sportivo che si attiva in occasione delle tornate elettorali. Lui mi ha dato una grande mano, senza la quale non credo che sarei riuscito ad ottenere un risultato vincente. Ho visto come si sono mossi negli ultimi giorni tutti i candidati e posso dire che si è trattata di una vera e propria campagna elettorale. Una campagna che (lo dico con sincerità) non sono in grado di sostenere perchè non ne ho le capacità. Penso che gli faccia anche piacere avere una persona come me in Giunta perchè io in Giunta parlo solo di sport, e non di altro. Non conosco bene gli equilibri della politica, però di sport penso di capirne abbastanza e penso di dare un contributo fattivo non solo per la mia federazione, ma per tutto il movimento sportivo italiano.
Il campione sa leggere ciò che altri non sanno leggere.
Si usa spesso dire “ogni cosa a suo tempo”. La grande Italia che nel calcio sconfisse 4 a 3 la Germania ai Mondiali del 1970 (con Riva, Rivera e Mazzola) probabilmente se affrontasse oggi una squadra di serie A di mezza classifica uscirebbe sconfitta dal campo. Cambiata la velocità del gioco, la preparazione fisica dei calciatori, gli schemi… tutto diverso.
Lei ha avuto modo di vedere molto da vicino e di formare direttamente con il suo lavoro grandi campioni dello sci. Prendiamo un talento a caso, un uomo che entusiasmato in modo traversale l’intero Pianeta Sci. Il talento Alberto Tomba impegnato nello sci di oggi riuscirebbe ancora a farsi valere?
Se citiamo un Alberto Tomba, oppure una Deborah Compagnoni, sicuramente parliamo di atleti che sarebbero vincenti anche oggi. Al 100%. Le loro qualità erano particolarissime, sia a livello muscolare sia a livello di reattività, di concentrazione; avevano componenti proprie che avrebbero anche se gareggiassero oggi.
Hanno gareggiato in un periodo nel quale l’attrezzo era meno performante, invece oggi l’attrezzo ha un gran peso specifico ed è più performante. Sicuramente avrebbero fatto anche nello sci attuale e moderno la loro bella figura, e sarebbero sicuramente emersi come dei grandi campioni. Lo erano allora e lo sarebbero anche oggi.
Lo stesso lo potremmo dire anche di un Gustavo Thoeni o di un Piero Gros, di certo anche oggi sarebbero campioni.
Il campione sa leggere ciò che altri non sanno leggere. E per leggere intendo interpretare una gara in un modo unico, vedendo ciò che tutti gli altri non vedono. Il campione sa dove può vincere, sa come e dove si perde. Il tecnico che lavora con questi grandi atleti deve cercare di ottimizzare tutta una serie di situazioni. Non ha qualcosa da insegnare, anzi impara da questi grandi campioni. Il tecnico deve essere in grado di gestire la seduta di allenamento, la tracciatura, i diversi passaggi. In tutto questo l’allenatore deve essere veramente bravo e capace; poi a livello tecnico è l’atleta che insegna.
C’è una cosa che dico sempre: per diventare un bravo allenatore bisogna avere dei grandi atleti. Se non incontra i grandi atleti l’allenatore non farà mai la differenza.
La geografia del nostro Paese condiziona fortemente la presenza delle attività federali in determinate zone dell’Italia a discapito di altre. Difficile organizzare una discesa libera in Puglia. Come può la Federazione (che comunque è un pur sempre un organismo nazionale) far sentire la propria presenza anche in zone non beneficiate dalla caduta della neve e dalla presenza del ghiaccio?
Stiamo parlando di una grande sfida. Noi abbiamo diciotto Comitati regionali; se dovessimo fare un’analisi sull’opportunità di mantenerli tutti, almeno sette-otto andrebbero chiusi o raggruppati. Numericamente ad esempio la Sicilia non raggiunge i numeri della sola provincia di Bergamo e la provincia di Bergamo ha dieci volte i numeri della Calabria.
In questi miei anni di mandato ho avuto qualche spinta nella direzione dell’accorpamento o della soppressione, perchè i Comitati regionali costano e perchè alcuni di loro non sono produttivi. Se analizziamo i costi ed i risultati il riscontro è negativo. Però anche questi Comitati sono una presenza importante sul territorio e rappresentano una Federazione importante ed io sono convinto che dobbiamo, nel limite del possibile, cercare di mantenerli attivi. Ogni Comitato regionale è la Federazione, tanto è vero che tutti operano ad esempio con un’unica partita iva, quella federale. Alla fine anche se il numero dei tesserati è minore della media nazionale ed i risultati agonistici sono modesti, sono comunque a tutti gli effetti la Federazione e la rappresentano sul territorio con grande dignità sportiva.
Quando ho fatto il nome di Alessandro ho trovato subito una condivisone assoluta, sia in ambito sportivo sia in ambito politico.
Nel 2021 l’Italia ospiterà i Mondiali di Sci a Cortina d’Ampezzo. Un impegno di questa portata non si improvvisa e so che la programmazione è già partita. Lei è stato il primo a fare il nome di Alessandro Benetton come possibile vertice apicale del team di lavoro che ci porterà a quell’evento. Il ministro dello Sport Lotti ha subito appoggiato la sua scelta. Perché Benetton è, a suo avviso, l’uomo giusto ?
Conosco Alessandro da tanti anni. Lo conosco bene come persona e con lui ho sempre avuto un dialogo molto aperto. A lui, già da presidente FISI, ho chiesto a volte anche consiglio. Penso che sia un imprenditore giovane e moderno, dotato di una visione ampia del mondo. E’ un grande appassionato di sport, è dotato di grande competenza sportiva ed è allenatore di terzo livello, che è il massimo grado riconosciuto dalla federazione. E guardi che questo titolo non gli è stato dato ad honorem, lui ha frequentato in prima fila (teoria e pratica) tutti i corsi propedeutici all’ottenimento del suo livello. Non ha ricevuto alcun aiuto per il fatto che si chiamasse Benetton, si è fatto i suoi esami e li ha superati con merito. Ho assistito ad alcune lezioni del suo corso e posso dire che lui ha contribuito a farlo risultare un ottimo corso per tutti i partecipanti. Non ha mai fatto pesare il suo nome, ed è stato sempre attento e rispettoso delle indicazioni che gli venivano fornite dai docenti, esattamente come ogni altro allievo.
Quando ho fatto il nome di Alessandro ho trovato subito una condivisone assoluta, sia in ambito sportivo sia in ambito politico. Oggi, a pochi mesi dal suo insediamento, abbiamo ottenuto già grandi risultati, il Comitato Organizzatore di Cortina 2021 ha già fatto passi da gigante. La pista di discesa maschile è già a buon punto, un nuovo logo necessario per dare una immagine migliore della manifestazione è già quasi pronto e così via. Alessandro è molto attento e vuole lasciare alla fine del suo impegno qualcosa di importante, sia per Cortina stessa sia per gli sport invernali in generale.
A febbraio di quest’anno in zona mista a Cortina ho intervistato il ministro Luca Lotti. Mi disse testualmente “mi complimento con il presidente Roda per l’impegno quotidiano che mette nel proprio lavoro….. omissis ….. Averne di Presidenti così. L’importante è rimanere sempre in stretto contatto per riuscire a lavorare bene insieme, raggiungendo sempre migliori risultati”.
A volte i politici a parole pianificano in modo grandioso, ma poi nei fatti lasciano a desiderare. Lotti ed il Governo sono stati di parola? Cosa hanno fatto in concreto per la Fisi e per gli sport invernali italiani in questi anni?
Come le dicevo prima io non ho grandi rapporti con la politica in generale, con le Istituzioni invece si. Ho rapporti con le Regioni, con i Comuni e con tutte le strutture che esistono nelle diverse stazioni invernali ed ho un ottimo rapporto anche con il Governo ed in particolare modo con il Ministro dello Sport. Mi sembra che le parole di Lotti siano corrette. I complimenti non so se li merito, quello lo lasciamo stabilire al popolo degli sciatori.
Devo dire che con il ministro Lotti ho un bellissimo rapporto. Lo conosco da tempo, da quando era un ragazzino. Lo conosco come sportivo, da ragazzo veniva con il padre a vedere gli allenamenti di Alberto*, poi l’ho rivisto da Sottosegretario e poi da Ministro. Con il suo Ministero abbiamo sviluppato un progetto molto interessante diretto alle scuole “Quando la neve fa Scuola” che coinvolge anche il Ministero dell’Istruzione. La scuola è determinante per lo sport, come lo sport è determinante per la scuola (o almeno dovrebbe esserlo).
Recentemente abbiamo premiato a Modena gli Sci Club Stellati, tre sci club per ogni Regione (valutando l’attività sviluppata nell’ultimo triennio) ed una parte del premio consisteva in un contributo finanziario erogato dal Ministero dello Sport. Sono piccoli riconoscimenti che vanno a realtà locali che sono animate da soli volontari, presenti tutti i giorni sul campo con grande passione. In Italia gli sci club sono oltre milleduecento, lei fa presto a calcolare quanta gente lavora per il bene del nostro sport. Da parte mia posso dire che la collaborazione con le Istituzioni funziona, e non parlo solo del Governo. Posso citare la Regione Lombardia, la Regione Veneto, la Regione Emilia Romagna, il Piemonte, la Valle d’Aosta, le Province Autonome di Trento e Bolzano… ora mi fermo perchè poi rischio di dimenticarne qualcuna. Ci siamo sempre confrontati a viso aperto su programmi e progetti, dove ovviamente la FISI valuta per competenza la parte sportiva.
Vorrei anche parlare di Cortina 2021. E’ stato fatto davvero un grande lavoro. L’ANAS investirà sulla viabilità stradale in valle duecentoquaranta milioni di euro, risolvendo il problema dell’imbuto del traffico causato dall’attraversamento dei vari paesi da parte delle auto. Probabilmente verrà realizzata anche una tangenziale proprio a Cortina, per ridurre sensibilmente il traffico locale tra le abitazioni. Un contributo di circa cinquanta milioni di euro sarà finalizzato al miglioramento ed all’incremento degli impianti di risalita ed innevamento e delle piste. Questo Mondiale va organizzato bene, con una programmazione senza lacune perchè in occasione del Mondiale di Sci avremo gli occhi di tutto il mondo addosso. Alla Federazione arriveranno trenta milioni di euro di diritti televisivi, che la Federazione cederà al Comitato Organizzatore. Senza la realizzazione delle infrastrutture di cui parlavamo non saremmo riusciti ad organizzare un evento di questa portata. L’impegno del Governo e della Regione Veneto c’è stato ed è stato ben coordinato. Adesso è stato nominato anche un commissario che ha l’incarico di mettere in funzione nel modo corretto tutti i bandi e le assegnazioni necessarie, affinché non ci si debba mai trovare davanti ad intoppi di natura burocratica e procedurale.
* Flavio Roda è stato l’allenatore di Alberto Tomba. ndr –
Quando un presidente termina il proprio incarico dentro i propri cassetti non deve rimanere nulla di nascosto, devono essere aperti e tutto quello che è stato fatto deve essere esposto con la massima trasparenza.
In estate ed in inverno lei gira in lungo ed in largo in l’Italia ed all’estero. La sua agenda è decisamente piena e fitta di impegni. Il tempo libero si contrae fortemente. Ne vale pena?
Si, ne vale la pena. In tutta la mia vita io ho sempre fatto il tecnico. Non so cosa avrei fatto se non avessi fatto questo lavoro, forse sarei rimasto nella Guardia di Finanza. Questa Federazione mi ha dato la grande opportunità di fare il lavoro che amavo e che ho amato tutta la vita. Ci sono anche stati momenti difficilissimi, la Federazione non ha sempre passato momenti facili.
Me lo sono chiesto qualche volta se ne valesse la pena. E mi sono sempre risposto di si. L’impegno che ho assunto è un impegno importante e spero che il mio lavoro possa portare dei risultati positivi. Per fare questo lavoro bisogna avere passione e bisogna essere onesti al 100%. In questo ruolo non si può giocare.
Quando un presidente termina il proprio incarico dentro i propri cassetti non deve rimanere nulla di nascosto, devono essere aperti e tutto quello che è stato fatto deve essere esposto con la massima trasparenza.
La cosa che mi da maggiore soddisfazione in questo momento riguarda la gestione finanziaria; ricordo bene quando eravamo commissariati ed avevamo grandi problemi economici. Adesso invece siamo in una condizione ideale. Paghiamo i nostri fornitori entro 30-60 giorni come fanno tutte le normali società, i nostri tecnici sono regolarmente retribuiti alla fine del mese, tutti i nostri automezzi girano con carta carburante in regola, i nostri tecnici girano l’Italia ed il mondo con la nostra carta di credito. Insomma siamo rientrati in un clima di virtù amministrativa. Tutto fatto con grande trasparenza e tanta tanta passione. Detto da tutti, non solo da me, la parola d’ordine della FISI è onestà.
A febbraio le nostre squadre nazionali saranno alle Olimpiadi in Corea. Molto vicine al confine tra la moderna ed evoluta Corea del Sud e l’arretrata ed iper militarizzata Corea del Nord. Zona calda, caldissima. E’ tranquillo?
Devo dire la verità: io sono tranquillo. Conosco bene quella zona perchè l’ho frequentata in passato al seguito della Coppa del Mondo e quest’anno ci sono stato per seguire da vicino le pre olimpiche delle ragazze. Lo so che c’è tensione, ma io mi sento tranquillo. Ora abbiamo anche una risoluzione importante dell’Onu, sottoscritta un po’ da tutti, che stabilisce una tregua olimpica: vero è che Kim Jong-un non l’ha firmata ed approvata, ma comunque rimane un atto di indirizzo politico molto chiaro e molto forte.
Pochi giorni fa ero a Roma per incontrare la delegazione coreana in quanto stiamo perfezionando alcuni dettagli della nostra trasferta olimpica, ad esempio Casa Italia. Ho chiesto ad un componente della delegazione ospite (che conosco molto bene) “come vanno le cose?”. Era palese che mi stessi riferendo alle mosse della Corea del Nord, e lui mi ha detto: “ i preoccupati siete voi, per noi è la normalità”.
Come dire, ora oltre confine si stanno facendo una serie di prove di forza con l’obiettivo di ottenere qualcosa. Quindi tutto relativamente normale. Certo, la mia speranza è che anche dall’altra parte non si adotti lo stile della prova di forza, mi auguro cioè che il presidente americano non si metta giocare anche lui troppo pesantemente. Secondo me tutto questo non è un gioco e bisogna cercare di disputare queste Olimpiadi in pace, mettendo tutti gli atleti in condizione di competere al meglio delle loro possibilità.
Quali sono le specialità che la rendono più fiducioso in ottica medaglia olimpica?
Alle Olimpiadi Invernali le discipline sono dieci. Secondo me in sei – sette discipline possiamo andare a vincere una medaglia. Mi spingo a dire sci alpino, fondo, slittino, snowboard, salto e combinata. In alcune siamo meno competitivi, ad esempio nel bob e nello skeleton. Potremmo faticare anche nel salto speciale, pero’ nelle discipline di cui parlavo prima possiamo essere da medaglia.
Adesso fare un nome è delicato, perchè si rischia di caricare l’atleta nominato di troppe aspettative.
Nello sci alpino la squadra femminile appare più compatta e potenzialmente vincente rispetto al team maschile. In entrambe le squadre abbiamo comunque talenti capaci di fare il colpo della vita e vincere la gara singola. Le presto un euro per fare una scommessa. Su chi lo punta?
In questi grandi appuntamenti facciamo sempre un po’ fatica a raggiungere la giusta concentrazione. Per essere competitivi alle Olimpiadi dobbiamo essere nei primi posti del ranking mondiale; per essere nei primi posti del ranking dobbiamo tenere alta la concentrazione da oggi sino ad allora. E questo non è facile. A differenza degli atleti di altre federazioni i nostri non arrivano agli appuntamenti importanti perfettamente concentrati come dovrebbero. Nonostante ciò, io la penso come lei. Noi abbiamo atleti di altissimo valore. Adesso fare un nome è delicato, perchè si rischia di caricare l’atleta nominato di troppe aspettative. Se ad esempio pensiamo al fondo, io il nome di Pellegrino me lo gioco sicuramente e ci metto anche del mio oltre all’euro che mi presta lei. Se non accade un cataclisma… lui una medaglia la può fare. Nello sci alpino abbiamo discesisti fortissimi, le nostre ragazze su quelle piste hanno fatto grandi risultati. Anche nello slittino abbiamo speranze, Fischnaller ha fatto risultato su quella pista che lui stesso ha collaudato. Nel biathlon abbiamo ragazze fortissime, anche sulla staffetta mista possiamo contare. Insomma atleti forti ne abbiamo tanti ed io veramente sono fiducioso perché abbiamo fatto sino ad oggi un grande lavoro per arrivare nelle migliori condizioni a questo appuntamento.
Adesso dobbiamo avere fortuna, affinché ci siano da oggi in poi meno infortuni possibile. Abbiamo già subito abbastanza in questo periodo, piccoli infortuni che però non fanno bene alla preparazione. Guardi nello sci femminile; tre delle migliori ragazze sono state ferme venti – venticinque giorni. Sono infortuni che condizionano la prestazione, spero non si ripetano nei mesi a venire.
Ha l’opportunità di vedere esaudito un desiderio. Sportivo o personale. Scelga lei. Cosa desidera Flavio Roda?
Dico la verità, in questo momento esprimerei più volentieri un desiderio sportivo. So gestire la mia vita privata con poco, in questo momento mi va bene quello che ho. Non ho ambizioni particolari; tanto ricco non lo diventerò mai, non lo sono mai stato e non mi interessa nemmeno.
A livello personale non ho ambizioni, invece in ambito sportivo ambizioni e desideri ne ho. Vorrei che la FISI arrivasse alla fine di questo quadriennio nel miglior modo possibile e che tutto si compisse al meglio in occasione del prossimo appuntamento olimpico.
Grazie per la disponibilità Presidente. Buon lavoro e buona vita.