Bere un caffè con loro al bar del PalaSesto è piacevole ma impegnativo. Serve solo un pizzico di pazienza, perché ad ogni assaggio di miscela arabica corrisponde una foto scattata da lontano, oppure un selfie con i giovanissimi atleti che si allenano nella struttura di Sesto San Giovanni (e con le loro mamme).
No, no sono io l’oggetto di tante attenzioni, ma Nicole Della Monica e Matteo Guarise, i campionissimi azzurri del pattinaggio artistico che qui si allenano con i tecnici della IceLab.
Al Mondiale milanese disputatosi al Mediolanum Forum a marzo hanno raggiunto un prestigiosissimo quinto posto, superando quota 200 punti. Siamo andati a conoscerli, al termine di una sessione di allenamento.
Cordiali e molto gentili. Lui, da buon riminese, è molto estroverso; lei, bergamasca, è un pizzico più riflessiva. Entrambi sereni e sempre sorridenti. Veramente due bei ragazzi.
La prima cosa che devo chiedervi non riguarda solo voi due, ma l’intero mondo del pattinaggio su ghiaccio. Lo chiedo da profano, mi perdonerete. Perché al termine di una prestazione particolarmente bene eseguita il pubblico getta in pista pupazzi, dolci e fiori? E’ una antica tradizione lappone oppure è la conseguenza del freddo che si prendono gli spettatori sulle tribune mentre voi pattinate che li porta a fare una cosa così bizzarra?
Matteo: Bella domanda. Che io sappia non c’è un motivo specifico. E’ così da sempre. E’ il modo che il pubblico del pattinaggio ha per rendere palese il proprio apprezzamento. Pensa che al campione olimpico di Sochi, Yuzunu Hanyū ad ogni gara tirano circa trecento pupazzi di Winnie The Pooh. Tutti noi qualcosa teniamo come ricordo ma la maggior parte vengo regalati per beneficenza. Magari invece del cioccolato che arriva sul ghiaccio (un trolley pieno ad ogni gara) teniamo qualcosa in più.
Nicole: forse qualche lontana origine ci sarà… diciamo che è un gesto spontaneo che nel tempo è diventato una tradizione del nostro sport.
Il nostro legame è profondo ed in certa misura raccoglie quasi tutti i tipi di rapporto che possono esserci tra un uomo ed una donna.
Qual è il filo invisibile che lega Nicole e Matteo?
Nicole: Il nostro filo invisibile si è materializzato sino dal primo giorno in cui abbiamo provato a pattinare insieme. Si è subito creata una grandissima intesa tra di noi; una grande complicità, la voglia di aiutarci reciprocamente e di capirci. Siamo stati capaci anche di aspettarci, quando era necessario farlo. All’inizio lui faceva un po’ più di fatica perché arrivava dal mondo del pattinaggio a rotelle ed io ho avuto la pazienza di aspettare che lui si adattasse alla nuova specialità. Poi paziente è stato lui, perché io arrivavo da un anno di stop e lui ha atteso che io mi rimettessi in forma nel modo migliore. Esiste tra di noi una fiducia molto solida che credo venga ben percepita anche da chi ci vede pattinare. Siamo molto legati, molto uniti.
Matteo Noi abbiamo vissuto insieme anche situazioni difficili, dagli infortuni alle difficoltà economiche. Ci siamo trovati a volte a guardarci ed a chiederci se fosse il caso di andare avanti o meno. Per esigenze economiche abbiamo vissuto insieme nello stesso appartamento, quasi una vera vita di coppia. Io lo dico sempre: io e Nicole siamo prima di tutto partner, siamo marito e moglie (perché litighiamo come se fossimo davvero sposati) e siamo fratello e sorella. Perché ci facciamo i dispetti come un fratello ed una sorella! Il nostro legame è profondo ed in certa misura raccoglie quasi tutti i tipi di rapporto che possono esserci tra un uomo ed una donna.
Nicole Credo che Matteo sia la persona che mi conosce meglio di tutti, anche forse meglio dei miei genitori. Sono tanti anni che entrambi viviamo fuori casa, ed in questi ultimi sei anni e mezzo ci siamo cambiati reciprocamente. Io lo conosco a fondo, così come lui conosce a fondo me. E’ normale avendo passato tanto tempo insieme.
Matteo Io e Nicole abbiamo anche vissuto l’avventura di andare a vivere in Russia insieme, da soli. Solo io e lei. Una volta piangeva uno, una volta piangeva l’altro. Una volta rideva uno, una volta rideva l’altro. Anche così il nostro rapporto è diventato solido e forte, e credo che questa nostra forza si intraveda anche nel nostro modo di pattinare.
Non c’è biografia di Nicole che non metta in evidenza la sua grande passione per il cucinare. Ora Nicole ci dirà qual è il suo piatto forte e Matteo, a rischio della vita, ci dirà se come cuoca è ottima, brava, bravina, mediocre, scarsa o pessima.
(Nicole guarda dritto negli occhi Matteo e ride di gusto – ndr).
Nicole: A me piace fare i dolci. Dolci di qualsiasi tipo; mi piace provare sempre ricette nuove e mi piace trasformarle, renderle un po’ meno peccaminose, più leggere, più adatte a noi sportivi che con l’alimentazione siamo sempre abbastanza attenti. Faccio biscotti e torte. La mia torta preferita è una torta al cioccolato senza farina, una specie di brownie americano. Matteo l’ha provata, può giudicare !
Matteo: Non si può dare un giudizio unico su Nicole cuoca e pasticciera. Ci sono certi alimenti che lei adora e che io invece detesto. Quando li usa comunque, si merita un pessima. Tipo la cannella, il the verde matcha… sai lei è un’atleta e deve controllare il peso, così lo zucchero non si usa!! Capita a volte di tornare a casa affamato e di cercare in cucina un bel dolce morbido e goloso. Ed invece trovo queste cosine secche… che poi possono anche essere buonissime, ma nel caffè al mattino, dopo averci messo dentro un sacco di zucchero!
Nicole: Comunque a me cucinare piace. Quando ho un pochino di tempo libero mi piace fare la spesa, mi scelgo gli ingredienti che preferisco e poi passo anche due o tre ore a cucinare come dico io. Anche se sono da sola, cucino volentieri per me stessa. Questa ricerca del piatto un po’ diverso forse deriva dal fatto che mia mamma invece preparava sempre cose semplici; io già da bambina provavo a fare qualcosa in cucina e cercavo di fare cose un pochino più originali. Tutto sommato sino da bimba me la sono cavata sempre abbastanza bene, fino ad oggi non ho ancora ucciso nessuno.
Matteo: Un grande brava comunque a Nicole devo dirlo. Quando abitavamo insieme (a Binasco, nel sud milanese) io spesso e volentieri invitavo gente a casa, naturalmente all’insaputa di Nicole. Mezz’ora prima di cena la chiamavo e le dicevo: “Nicole guarda che sto per arrivare con quindici amici…riusciamo a mettere in tavola qualcosa?” Riconosco che se lo avesse saputo il giorno prima sarebbe stato meglio, ma comunque è sempre stata bravissima a trovare la soluzione giusta anche all’ultimo istante. Non è mai successo che digiunassimo, anzi ha sempre fatto un’ottima figura come cuoca, anche in emergenza.
Matteo tu sei stato quattro volte Campione del Mondo di pattinaggio a rotelle, una specialità che dalle tue parti è molto praticata e seguita. Poi hai fatto il modello e l’indossatore professionista, lavorando per le più famose case di moda al mondo. Quindi hai messo i pattini con la lama e sei andato due volte alle Olimpiadi. Possiamo dire che sei un vincente?
Non mi definirei un vincente; preferisco definirmi una persona che ama fissarsi un obiettivo e che cerca, in qualsiasi situazione della vita, la strada giusta per raggiungerlo. Mi sono sempre appassionato a quello che ho fatto, e sempre ho dato il mio 100%. Per come vedo io la vita, vincente è colui che arriva a casa la sera ed è soddisfatto di quanto ha fatto durante la giornata; lavoro, allenamento, famiglia, amicizia. Quel genere di persona è una persona vincente.
Tenace? Senza dubbio. Quando prende la sua strada non la fermi nemmeno con il carro armato!
Quattro grandissime campionesse: Nicole Della Monica (pattinaggio su ghiaccio) Sofia Goggia (sci alpino) , Michela Moioli (snowboardcross), Sofia Belingheri (snowboardcrosss). Denominatore comune: Bergamo.
Rispetto ad esempio a Milano, Bergamo è una piccola città. Ma è una città che mi rende fiera e sono sempre orgogliosa di portare il nome della mia Bergamo in giro per il mondo. In queste Olimpiadi la pattuglia bergamasca era ben rappresentata, peraltro da quattro donne. Bergamo è una città piccola che comunque riesce a sfornare tanti campioni; forse è proprio la sua dimensione contenuta che ci sprona a dare qualcosa in più, per metterla e metterci al livello di altre metropoli più grandi e competitive. Non vogliamo essere da meno!
E poi diciamolo; noi bergamaschi siamo tenaci, siamo testoni, non molliamo mai. Io poi sono testona di mio…
Matteo: se posso dire la mia … Nicole è testona sia nel senso buono sia nel senso cattivo (segue occhiataccia in tralice di Nicole, anche se mascherata da un bel sorriso – ndr). Se non conosci bene Nicole, di primo acchito può sembrarti quasi antipatica. Ma è un’impressione sbagliata perché lei non è assolutamente antipatica. Ha solo un suo modo di reagire a determinate situazioni, qualche volta si chiude un pochino a riccio per proteggersi, è un po’ diffidente. Tenace? Senza dubbio. Quando prende la sua strada non la fermi nemmeno con il carro armato!
Senza fare quello che noi a Milano definiamo il baüscia e voi a Rimini lo sborone, Matteo il pescatore, ci racconterà l’epica cattura della sua più grande preda.
In acque interne una bella carpa da 11 kg presa sul Ticinello, una carpa regina. Mica facile, perchè lì è pieno di alghe. Chiedi a Nicole… quando pattinavo al Forum (Assago- zona sud Milano – ndr) ogni sera andavo a pasturare. Passavo nel punto che avevo preso di mira e via, giù una bella manciata di mais. Ho preso anche un bello storione, un russo, da 55 chili; però non ero in acque libere, ma in un lago dedicato alla pesca sportiva. Comunque sono un pescatore da amo piccolo, mi piace sentire il peso del pesce sulla canna, non mi piace la pesca facile, con attrezzature troppo grosse. Ho preso dei bellissimi barbi portoghesi in passata con il filo del 14, in corrente. E’ una pesca tosta!
Un riminese doc andrà anche a pescare per mare…
Si, ho preso un tonnetto da 33 chili a drifting, ma non è la pesca che amo. Attrezzi troppo pesanti. Troppo facile come pesca.
OK! Benissimo, da pescatore a pescatore…PROMOSSO. La prossima intervista la facciamo tutta sulla pesca; Nicole se vuoi potrai anche stare a casa… non ci offendiamo… a meno che tu non sappia cosa sia una roubasiennse oppure un cucchiaino da spinining!
Lasciamo canna ed esche e torniamo al ghiaccio.
A livello qualitativo puro il Giappone rimane comunque il paese numero uno.
Qual è a vostro avviso la nazione nel mondo dove il pattinaggio artistico su ghiaccio è maggiormente considerato? Per considerato non intendo solo seguito dal pubblico, ma anche meglio assistito dalle Federazioni e dallo Stato.
Nicole: non parlerei di una nazione in particolare, ma di alcune nazioni. Se diamo una valutazione mediatica, se valutiamo il seguito del pubblico (sia dal vivo sia in televisione), vado in Asia. E ti dico in primis il Giappone e poi la Cina. Se invece valutiamo la facilità di ottenere sponsorizzazioni e di fare business con lo spettacolo ti riporto in occidente. In USA ed in misura minore in Canada. Laggiù la disponibilità economica per investire sul nostro sport non manca proprio. Se vogliamo invece individuare la vera potenza del movimento ghiaccio, andiamo in Russia.
Matteo: la Russia attua un’ottima politica sportiva. Loro lavorano benissimo con i bambini. La Russia ha una buona e vasta base di praticanti e poi ha una serie di ottime Accademie dove i più giovani possono imparare grazie ad un supporto logistico e tecnico a 360 gradi. Noi lo sappiamo bene, perché in Russia abbiamo vissuto e ci siamo allenati. Se viene individuato un ragazzo o una ragazza con delle qualità, lo Stato lo prende in carico e gli consente di pattinare ed andare a scuola gratuitamente. Ed in più le Accademie offrono vitto ed alloggio, sempre gratuito. E’ un sistema che da noi non esiste e che consente al pattinaggio russo di non rimanere mai senza un team di punta. La loro programmazione è notevole. A livello qualitativo puro il Giappone rimane comunque il paese numero uno.
Nicole: i giapponesi amano veramente il pattinaggio sul ghiaccio. Il pubblico più corretto e partecipe è il pubblico del Sol Levante. Corretti, obiettivi, calorosi. Tifano per tutti non solo per i loro atleti. Pensa che a volte vengono con sei-sette bandiere di stati diversi e le sventolano a seconda della nazionalità dell’atleta in gara.
Matteo: il pubblico del ghiaccio è così. Anche che i nostri fans più accesi tifano allo stesso modo e nel medesimo tempo anche per i francesi. Siamo tutti molto particolari.
Nicole quante lingue parli?
Tre, da quando sono piccola. Italiano, francese, inglese. Alle medie ho imparato il francese grazie ad una prof che me lo ha fatto amare particolarmente. Ho provato a studiare anche un po’ il russo, una lingua difficile. Capisco tante cose ma non sono scioltissima nel parlarlo. Ed un pizzico di tedesco. Il bergamasco non lo parlo ma lo capisco benissimo, perché i miei nonni parlavano solo in dialetto. Recentemente mi sono comprata un libro di cinese, così mi preparo per le prossime Olimpiadi!
Siete pluri campioni italiani, atleti olimpici, pattinatori di levatura mondiale. Il pattinaggio vi avrà resi ricchissimi… quindi alla fine dell’intervista il caffè lo offrirete voi.
Matteo: Se alla nostra età siamo ancora qui a pattinare vuole dire che con questo sport riusciamo a mantenerci. Ma dal mantenerci al diventare ricchi… ne passa!
Adesso che abbiamo iniziato a vincere più di frequente iniziamo a raccogliere un po’ più di premi dalle gare, e ci siamo permessi di prendere due appartamenti separati. Sino all’anno scorso abitavamo nello stesso appartamento, con una sola camera da letto. Già da questo capisci quanto si possa diventare ricchi. Per quanto riguarda le spese la Federazione ci aiuta e contribuisce per noi, dato che siamo arrivati ad un alto livello agonistico. Siamo work in progress per entrate in un gruppo sportivo delle forze dell’ordine e questa potrebbe essere una svolta importante.
Non lamentiamoci comunque; ci sono attività sportive a noi affini che hanno introiti ancora minori, con premi gara praticamente simbolici. La nostra fortuna è che il nostro sport si presta a fare esibizioni e spettacoli, ed è con questi spettacoli che siamo riusciti a mantenerci. Il pattinaggio è uno sport costoso (un’ora ghiaccio può costare anche duecento euro) e noi in Italia abbiamo fatto moltissime esibizioni proprio per poterci mantenere. Tolta Carolina Kostner che le ha fatte in circuiti internazionali, credo che io e Nicole siamo stati quelli che in patria ne hanno fatte di più.
Poi ci sono anche altri aspetti che vanno valutati; prova a chiedere un mutuo in banca per comprare un appartamento. La prima cosa che giustamente ti chiedono è lei che lavoro fa? Pattino sul ghiaccio, i miei introiti sono integralmente legati ai risultati e quindi non posso garantirle un reddito certo per gli anni a venire. Col fischio che ti danno il mutuo… Non è facile credimi. Per fare il nostro mestiere ci vuole forza, passione e sacrificio.
Nicole: anche le sponsorizzazioni sono meno agevoli per noi. Nello sci ad esempio puoi mettere il brand sugli attrezzi, sui guanti, sulla tuta, sul cappello, sugli occhiali. Noi non possiamo farlo sui costumi da gara e questo ci limita molto. I social aiutano molto a veicolare la nostra immagine, in particolare quella degli attrezzi tecnici che usiamo, ma siamo comunque meno appetibili di altri atleti per le major che vogliono adottare uno sportivo in particolare.
Qualcosa di tecnico devo chiedervelo per forza, anche se sono un novizio del vostro sport. In cosa il vostro pattinare è differente da quello delle altre coppie di punta che incontrate in gara?
Matteo: Cerchiamo di essere il più possibile pattinatori unici. Cerchiamo di non copiare mai lo stile delle altre coppie, vogliamo essere unici in modo da non potere essere considerati migliori o peggiori di altri atleti. Al massimo diversi. Così facendo cerchiamo di trarre il massimo dalla nostra performance.
Nicole: A volte traiamo alcuni spunti dalle coppie che ci stanno davanti e che sembrano irraggiungibili, come ad esempio i tedeschi che hanno vinto quest’anno (Aljona Savchenko e Bruno Massot – ndr) in modo da valutare bene cosa ancora ci manca per arrivare al top assoluto, ma poi non copiamo nulla.
In questo momento siamo molto concentrati nel cercare un nesso, un legame vincente tra la nostra disciplina (il pattinaggio artistico) e la danza su ghiaccio. A mio modo di vedere ci sono diverse coppie che sono brave tecnicamente ma che non riescono a trasmettere emozioni; fanno benissimo il loro compitino e si fermano lì. Noi vorremmo tenere altissima la frequenza emozionale senza sacrificare la tecnica. Siamo felicissimi quando al termine della nostra gara ci avvicinano e ci dicono “ma lo sai che mi avete fatto piangere!”. Grazie alla reazione della gente si capisce subito che il nostro lavoro non è stato finalizzato solo al giudizio della giuria, ma ha colpito tutti, sia sugli spalti sia oltre la balaustra dove siedono coloro che assegnano il punteggio.
Matteo: Il feeling immediato tra di noi ed il pubblico è sempre stato uno dei nostri punti di forza; abbiamo fatto programmi diversi ma sempre il nostro stile personale è affiorato. Taluni anni abbiamo pattinato programmi con evidenti errori, però alla fine li abbiamo portati a casa proprio grazie a questa nostra particolare componente artistica, che sempre viene percepita ed apprezzata. Su questo ci lavoriamo tantissimo. Magari c’è chi fa il quadruplo e passa quattro ore tutti i giorni a provare solo quello; noi preferiamo fare un’ora sola il quadruplo e poi passare tre ore a fare esercizi che affinino la nostra sintonia nei movimenti.
Se in un’evoluzione io devo dare la mano a Nicole, non la guardo. Tendo la mia mano e trovo la sua, perché io so dove cercarla, anche ad occhi chiusi. Sono movimenti provati a lungo davanti allo specchio che poi in gara fanno la differenza.
E’ consuetudine scegliere prima la coreografia e solo dopo abbinarci la musica o si individua prima un brano musicale e ci si cuce sopra solo a seguire salti, piroette e movimenti?
Nicole: solitamente si cercano le musiche e poi si costruisce una coreografia adatta. Almeno noi facciamo così. Noi conosciamo già l’ordine dei movimenti che andremo ad eseguire e la loro sequenza temporale. Sappiamo che il primo salto sarà di un certo tipo, poi a seguire un altro elemento e via andare. Una volta trovata la musica disegnano la coreografia in modo da posizionare gli elementi tecnici nel modo corretto.
Matteo: Come si sceglie la musica….
Si fa un contest sui social.. (Nicole e Matteo hanno chiesto tramite un canale social un suggerimento ai propri tifosi… non l’avessero mai fatto! Sono stati invasi e sepolti dalle colonne sonore. – ndr).
Matteo: ecco questa è stata un’idea di Nicole. Lo avevamo fatto anni fa e ci erano arrivati tre-quattro suggerimenti. Lei ha voluto ripetere l’esperimento e ne sono arrivati una valanga, uno diverso dall’altro.
Come si sceglie una musica: Nicole cosa vorremmo fare vedere l’anno prossimo che non siamo riusciti a fare vedere quest’anno? In base a quello che ci rispondiamo cerchiamo la musica giusta, ben sapendo quali sono i generi che ci valorizzano maggiormente. Cerchiamo qualcosa di diverso, qualcosa che la gente da noi non si aspetta. Poi magari facciamo un bel buco nell’acqua, ma la scelta la facciamo così. Anche i giudici così possono valutarci meglio e magari pensare “però, non sanno ballare solo Mozart, sono bravi anche con l’hip hop!”
La caduta più dolorosa che avete mai fatto. Dolorosa sia per il fondoschiena sia per il morale.
Matteo: io ne ho patite due, una nel pattinaggio a rotelle ed una nel pattinaggio su ghiaccio. Cadute non fisiche, cadute morali. Una è accaduta in Australia, nella Gold Coast con la mia precedente partner, eravamo in formissima ed invece abbiamo fatto un vero e proprio disastro. E’ stata una delle volte che mi sono sentito peggio in assoluto, con una delusione che per evaporare ci ha messo una vita. E poi il primo campionato italiano contro Vale e Ondra (Valentina Marchei & Ondrej Hotarek – ndr) dove è arrivato un black out completo. Dovevamo giocarci il titolo ed invece l’abbiamo perso di venti e passa punti. Anche fisicamente qualche dolorino l’ho patito; Nicole mi ha rotto il naso con una gomitata, sono caduto picchiando i denti per terra eccetera. Ma quelli sono mali che passano, il dolore dura dieci minuti e poi passa.
Nicole: Parlando di cadute morali ripenso ad una stagione particolare che ricordo molto bene. A fine stagione stavamo quasi per mollare tutto. Poi ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: ora ci rialziamo e ripartiamo da capo.
Cadute fisiche… con lui pochine, anche perché piuttosto rischia di farsi male lui ma ti salva sempre. Con il mio vecchio partner andava un po’ peggio, infatti una volta sono caduta da un sollevamento e mi sono fatta il classico taglio sotto il mento che tutti i pattinatori si fanno da piccolini perchè non mettono in caduta le mani avanti. A me è capitato a 21 anni.
Il costume deve rappresentare bene la storia che vuoi raccontare.
Nel 2014 USA TODAY ha pubblicato una classifica curiosa: “The 5 most outrageous costumes from pairs figure skating”. Voi eravate tra i cinque primi classificati, battuti solo da Ondrej Hotarek che indossava dei pantaloni a brache larghe gialli da urlo. Come si scelgono i costumi da gara?
Matteo: Il costume di Sansone e Dalila. Quel costume era nato molto diverso, era fatto a casacca. Poi mi sono reso conto che la scelta non era stata la migliore perché in gara mi dava molto fastidio ed allora lo abbiamo rimpicciolito e fatto diventare un costume a calza.
Il costume deve rappresentare bene la storia che vuoi raccontare. Adesso lasciamo l’iniziativa alla nostra sarta, che lavora con noi da tre anni e non è la stessa delle Olimpiadi di Sochi. Dobbiamo stare attenti perché è super creativa e vengono fuori progetti fortissimi e coloratissimi. Sono sempre diversi e colpiscono. Quest’anno quando ho messo per la prima volta il costume verde e azzurro (in più avevo i capelli lunghi col codino) qualcuno mi ha fatto notare che … lì c’era troppa roba!!!
Nicole: Ed invece poi è andato bene, abituandosi è andato bene e si è rivelato adattissimo alla musica scelta. Alla gente è piaciuto. Per i costumi abbiamo sempre ricevuto parecchi complimenti.
Non temete di incontrare qualche giudice ultra tradizionalista che potrebbe risultare un po’ disturbato da troppa originalità?
Nicole: Ma no. In qualsiasi gruppo di persone quando tutti dicono SI, arriva sempre uno che vuole dire NO. Fa parte del gioco. Ogni persona dice la sua ma bisogna essere capaci di non farsi condizionare. Una volta che la performance è buona il vestito passa in secondo piano.
Ci è mancato il podio europeo, lo cercheremo a partite dalla prossima stagione.
Mondiali di Milano 2018. La vostra miglior prestazione di sempre. Punto di arrivo o pedana di lancio per il futuro?
Matteo: è una pedana di lancio per il futuro, senza dubbio. Il quadriennio passato è servito per dare un’impronta ai prossimi quattro anni a venire. Quattro anni fa eravamo al sedicesimo posto, oggi siamo quinti. Da domani si parte quinti e tra quattro anni arriveremo…. vedremo. Noi adesso lavoriamo per migliorarci.
Nicole: è anche un punto di arrivo. Facendo un bilancio del quadriennio olimpico appena terminato possiamo dire di avere centrato quasi tutti gli obiettivi che avevamo. Ci è mancato il podio europeo, lo cercheremo a partite dalla prossima stagione. Però nella top ten olimpica siamo entrati, nella top five al Mondiale siamo entrati, i 200 punti li abbiamo fatti e superati, il primo podio nella Coppa del Mondo è stato conquistato.
Ci sono diversi sport che seguo che sono diventati per gli atleti, loro malgrado, dei circoli chiusi. Rimane agli atleti professionisti così poco tempo libero tra gare, allenamenti, photo shooting, meeting e viaggi vari che i rapporti umani vengono vissuti quasi esclusivamente all’interno del proprio mondo sportivo. Lo sciatore si fidanza con la sciatrice e così via. Nel pattinaggio su ghiaccio il grande circus è così condizionante?
Nicole: Anche nel nostro mondo si verifica abbastanza questo fenomeno. La ragazza di Matteo per esempio è una pattinatrice. Il mio ragazzo fa un altro sport ma l’ho conosciuto sempre tramite amicizie legate al pattinaggio.
Matteo: più lo sport diventa importante e più sale il tuo livello, più si chiude il cerchio. Quando facevo pattinaggio a rotelle riuscivo a vivere senza condizionamenti sia la vita sportiva sia una vita sociale normale. Ora è più difficile.
Non è il tipo di sport che condiziona, è il livello a cui lo fai.
Il pattinaggio su ghiaccio agonistico lascia spazio per lo studio oppure è necessario fare una scelta dolorosa, mettere la scuola in secondo piano e puntare tutto sugli allenamenti?
Matteo: Assolutamente. Ci mancherebbe altro. Organizzandosi bene si possono e si devono fare entrambe le cose, studio ed allenamento. Se vuoi ti presento uno dei ragazzi che si allenano con noi, sta finendo un master in economia ed è uno dei migliori della sua facoltà.
Nicole: Basta organizzarsi, ci vuole volontà e si può eccellere sia nello studio sia nello sport.
In cambio di un robusto bonifico dal vostro conto offshore alle Cayman vi affitto per una giornata la mia lampada di Aladino. Potete esaudire tre desideri a testa. Sentiamo…
Nicole: primo desiderio, podio olimpico alle prossime Olimpiadi. Secondo… Felicità in ogni cosa che faccio. Ricchi o poveri, se non si è felici non si ha nulla. E terzo… sia a me che al mio ragazzo piacerebbe avere una bellissima casa, luminosa, un super attico da film. Magari non da 400 metri quadri perché poi diventa faticoso pulirla, ma bella come piace a noi.
Matteo: primo desiderio, uguale a quello di Nicole: podio olimpico. Secondo, vorrei potere completare la mia carriera trasmettendo quello che so fare ai giovani, vorrei insegnare. Ma non è semplice perché bisogna trovare la struttura giusta. Terzo ed ultimo, vorrei la felicità. Non i soldi ma la felicità.
Thanks ragazzi…buona fortuna e buona vita.