Lacrime di coccodrillo

Lacrime di coccodrillo

Un giorno crollerà e qualcuno piangerà lacrime di coccodrillo. Ai confini meridionali di Milano, lungo la via Ripamonti (la via più lunga di Milano) si trova un piccolissimo ed antico borgo: Macconago. Oggi questo piccolo borgo è parte integrante del territorio comunale meneghino ed è facilmente raggiungibile in bicicletta. Basta seguire in direzione sud la via Ripamonti percorrendo la nuovissima e sicura pista ciclabile, poche pedalate e superato il grande complesso dell’Istituto Europeo di Oncologia, si svolta a a sinistra e si giunge a Macconago.

Un po’ di storia.

Macconago (da Maccone, l’antico proprietario) per quanto sia soltanto un borgo è costituito da Macconago Piccolo, la parte più vicina a via Ripamonti un tempo d’aspetto rurale, e Macconago Grande, la parte artistica ed interna. Macconago viene citato una prima volta nel 1346, negli Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano, dove viene indicato fra le località a cui spetta la manutenzione della strada da Siptiano (Compartizione delle fagie, 1346) e incluso all’interno della pieve di San Donato. Al censimento del 1751 risulta avesse 204 abitanti, nel 1805 venne iscritto come comune di III classe, con una popolazione di 227 abitanti. Nel 1808 venne soppresso e incluso nel circondario esterno del comune di Milano, del quale avrebbe fatto parte fino al 1816. Nel 1841 perse nuovamente la propria autonomia, venendo aggregato al comune di Quintosole, che sarebbe stato a sua volta soppresso ed unito a Vigentino nel 1869. Mantenne la propria autonomia solo fino al 1923, quando venne definitivamente annesso a Milano.

Sino a pochi anni fa il primo edificio che incontrava il viandante era un palazzotto squadrato che ospitava la Scuola Ebraica del Merkos.; via Macconago 2 angolo via Ripamonti. Impossibile non notarla visto che di fronte era sempre parcheggiata una vettura delle Forze dell’Ordine. Gestita dal 1961 dal Centro per l’Educazione Ebraica (in ebraico, il Merkos l’Inyonei Chinuch) questa Scuola ebraica comprendeva gli indirizzi di materna, elementare e media. Oggi non ve ne è più traccia, la scuola si è trasferita e l’edificio è stato abbattuto. Fatti due passi sulla destra della via troviamo una traccia dell’antico borgo rurale, oggi occupato da una florida attività imprenditoriale, (il Centro Ippico Milanese), una rinomata scuola di equitazione che affonda nei secoli passati le proprie radici. Li citiamo perché la conservazione delle strutture locali e la loro manutenzione sono da prendere ad esempio.

A seguire verso l’interno del borgo ed allontanandosi dalla Ripamonti si trovano lungo via altri edifici, un’avviata locanda, ambiti rurali abbandonati, quindi isolata in un campo un’antica pieve di campagna, della quale parleremo in seguito.

Altri due passi a piedi o in bicicletta ed eccoci dinnanzi ad un vero gioiello, il Castello Visconteo. Più antico del Castello Sforzesco di Milano, questo maniero ha una storia che vale la pena di raccontare. Il Castello di Macconago sorse fra il 1330 e il1340: a pianta quadrata, con torri d’avvistamento e camminamenti merlati, appariva come una struttura tipicamente viscontea. Le facciate sui lati maggiori presentano aperture arcuate di varie dimensioni e si concludono anch’esse con merlature a coda di rondine. Sotto l’androne con copertura a cassettoni lignei, si conservano tracce di graffiti rinascimentali. Le scuderie sono al pian terreno, con volte a crociera ed a botte. Molto bello anche il portale quattrocentesco.

Appartenne ai Pusterla, una famiglia milanese nobile, antichissima, con un arcivescovo nel IX secolo. Fu rovinata dal contrasto con il Signore di Milano, Luchino Visconti (1287-1349); all’età di 54 anni, si invaghì della sposa di Francesco Pusterla, Margherita, cercando più volte di approfittarne. Francesco, per vendicarsi, organizzò una congiura assieme ad altre famiglie nobili milanesi, tra cui gli Aliprandi. Scoperta la congiura, Luchino Visconti fece decapitare Francesco e i suoi quattro figli, Margherita fu fatta prigioniera per una decina d’anni, indi, visto che non cedeva, murata viva in una segreta. La famiglia Pusterla caduta in disgrazia presso i Visconti, trascinò con sé anche le sorti del castello, che cadde inevitabilmente in rovina. I Visconti requisirono definitivamente il castello, affidandolo in seguito alla famiglia Vimercati, passando poi alla famiglia Calchi, ai Marliani, ai Ferrario, ai Tarlaini, ai Greppi ed ai Gavana, attuali proprietari della struttura che viene utilizzata come top location per convegni, matrimoni ed eventi. Il maniero non è aperto al pubblico ma vale la pena dargli un’occhiata, anche se dalla strada. E’ un gioiello.

Altri cento metri ed il borgo di Macconago termina. Si giunge ad una grande ex cava, oggi allagata ed adibita a pesca sportiva. Tra parte idrica e verde occupa 60.000 metri quadri e le sue acque possono raggiungere una profondità massima di 8 metri. Sino al 1961 questo spazio ospitava il Tiro a Volo Milano, qui giunto nel lontano 1872. Avrete notato come ho sorvolato velocemente sulla presenza dell’antica pieve. Ci torniamo subito, perché questo luogo di culto abbandonato è l’attore principale di questo scritto.

Chiesa abbandonata, in rovina, cadente, sconsacrata, monumento abbandonato alle intemperie, quasi come se si trattasse di un qualsiasi manufatto periferico prefabbricato anni ’70. Vittima inconsapevole di politiche culturali ed ambientali scellerate. Proprietà privata che per come viene NON conservata andrebbe immediatamente rilevata dalle istituzioni pubbliche con obbligo di restauro. Ed invece viene lasciata lì, con la segreta speranza che crolli da sola il prima possibile. Una chiesa nel luogo di Macconago, dedicata a San Pietro, è già documentata nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, codice datato tra 1289 e 1311 e conservato nella Biblioteca Capitolare del duomo di Milano, opera di tale Goffredo da Bussero presbitero milanese.

La dedicazione a San Carlo compare solo nella visita pastorale dell’arcivescovo Federico Visconti nel 1687 e nei documenti del cosiddetto “catasto teresiano”, ovvero quel catasto promosso nel XVIII secolo dagli imperatori del Sacro Romano Impero della dinastia degli Asburgo (Carlo VI e sua figlia Maria Teresa) che governarono su Milano dal 1714 al 1796. Allo stesso modo l’intitolazione ai santi Pietro e Paolo compare in alcune visite di vicari foranei alla pieve di San Donato negli anni 1703-1707 (mentre nelle altre visite pastorali nel corso del XVIII secolo è sempre detto oratorio di S. Pietro) e nelle visite di inizi Novecento realizzate dal card. C.A. Ferrari, arcivescovo di Milano.

Salvatore Ligresti (immobiliarista, costruttore, speculatore e top acquisitore di aree rurali milanesi) acquistò l’intero lotto quando questo faceva parte del Parco Sud (teoricamente non edificabile). Quindi sorse l’Istituto Europeo di Oncologia di Veronesi (struttura benemerita) e venne progettata la costruzione di una Cittadella della Sanità (CERBA). Nei progetti era incredibilmente previsto l’abbattimento dell’antica chiesa. Il crac finanziario del gruppo Ligresti congelò tutto e la chiesa venne dimenticata ed abbandonata a se stessa.

Nel 2004…

“L’area oggetto della proposta -scriveva il Comune di Milano in una delibera del 2004- di proprietà privata, ha una estensione pari a circa mq. 39.970, è in parte occupata da un insediamento agricolo fatiscente, costituito da due corpi di fabbrica ad uso residenziale che presentano un alto stato di degrado e da corpi minori adibiti a depositi, fienili e stalle; l’area a sud dell’insediamento è a verde agricolo mentre a nord, oltre la strada, è presente una chiesa sconsacrata ed abbandonata in forte stato di degrado … Inoltre, la chiesa di San Carlo sarà oggetto di restauro conservativo e per essa sarà valutata la possibilità di insediarvi attività concordate con il Consiglio di Zona oppure il ripristino della funzione religiosa, in accordo con la Diocesi di Milano ed a servizio del vicino Istituto Oncologico Europeo”. Ma poi, nei documenti successivi, inclusi quelli del 2011 firmati Parco Sud e ancora Comune di Milano, non si specifica cosa ne sarà della chiesetta di Macconago. Vaghi riferimenti a tutele di edifici storici, ma nulla di preciso. Comunque, nel 2009 la chiesetta venne impalcata e messa in sicurezza, lasciando sperare in un imminente restauro conservativo. Dopo un paio d’anni le impalcature sparirono senza che fosse stato effettuato alcun intervento. Come mai? (Associazione Parco Sud Milano https://www.assparcosud.org )

Oggi tutti zitti. La chiesa cade a pezzi. Tra pochi anni rovinerà al suolo e verranno smaltite in fretta e furia le macerie. Ed un piccolo gioiello della storia dell’antica Milano rimarrà solo nella memoria di coloro che hanno avuto la possibilità di vederla.

Prepariamoci perché quando accadrà vedremo spandere ettolitri di lacrime di coccodrillo da parte della proprietà, degli enti pubblici… di tutti quelli che oggi si nascondo dietro ad un filo d’erba. Il Re è nudo e non ha un bell’aspetto.

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