Nightmare

Nightmare

Ho atteso un giorno e mezzo prima di prendere carta, penna e calamaio; il tempo minimo necessario per riacquistare un pizzico di lucidità e lasciar sfumare la delusione ed il dispetto. Sembrerebbe che, anche quest’anno, saremo destinati a soffrire.

La classifica, al termine della sesta giornata del girone di andata, ci dice che abbiamo messo in saccoccia sei miserevoli punticini, siamo ad un punto dalla zona retrocessione ed a tre punti dall’ultimo posto in classifica. Nel ranking provvisorio siamo sedicesimi su venti squadre, nella classifica avulsa precediamo solo il Lecce.

©Francesco Scaccianoce

Da quando esiste il campionato di calcio di serie A con la formula attuale (1929) non era mai accaduto.

Non è ancora arrivato il momento di recitare il peana funebre e tantomeno di risvegliare i fantasmi della serie B che si avvicina come l’Armageddon.

Per due volte, da abbonato, ho visto scendere il Milan in serie B e posso dirvi che la strada che conduce agli inferi è differente da quella che stiamo percorrendo quest’anno.Certo è che la nostra via per il momento è lastricata di buone intenzioni e poco più.

Quattro sconfitte su sei partite, tre consecutive, poco meglio di quanto fatto dalla Longobarda di Oronzo Canà. Da quando esiste il campionato di calcio di serie A con la formula attuale (1929) non era mai accaduto.

©Francesco Scaccianoce

La Fiorentina che scende a san Siro non è propriamente un corazzata. Un vecchio lupo mannaro (Franck Henry Pierre Ribéry – classe 1983), un giovane e talentuoso campione (Federico Chiesa – classe 1997) ed un collettivo discreto, adeguato per giocare una stagione da centro classifica.

Dopo la scoppola del derby e dopo la sconfitta di Torino (almeno in questo incontro si era visto un primo tempo discreto) l’ambiente Milan lascia trasparire propositi di riscossa. Entrambi gli allenatori schierano le medesime formazioni utilizzate nel precedente turno di campionato; il Milan si propone di pungere in attacco con Suso, Piatek e Leao mentre i viola schierano Ribéry e Chiesa. Inutile riproporre la cronaca fedele dell’incontro, citiamo solo alcuni passaggi cruciali.

Come l’incursione travolgente di Ribéry da cui scaturisce il rigore per la Fiorentina al 14 del p.t (realizzato da Pulgar) ed il raddoppio di Castrovilli per i viola (deo gratias annullato). Undici pulcini bagnati in maglia rossonera escono dopo un tempo di non gioco dal campo sepolti dai fischi dei propri tifosi.

©Francesco Scaccianoce

Ove possibile, il secondo tempo è persino peggio per il Milan.

Nemmeno dieci minuti ed ecco che arriva l’espulsione del milanista Musacchio (penitenziagite). Al minuto 66 il raddoppio di Castrovilli (questa volta convalidato), un rigore per i viola che Gigio Donnarumma para sul tiro di Chiesa ed il tris gigliato ad opera di Ribéry. Lo splendido gol della bandiera per il Milan di Leao non basta a svelenire l’ambiente, con il catino di san Siro che ribolle indignato.

I tifosi inviperiti/ ©Francesco Scaccianoce

Prima di abbandonare la curva sud per protesta, a circa 15 minuti dal triplice fischio, gli ultras rossoneri guidano i cori di contestazione. Oltre al canonico invito ad andare a lavorare rivolto alla squadra di Giampaolo, un ritmato e penetrante “vergogna” accompagna le giocate di un Milan impalpabile e scioccato.

Mala tempora currunt.

In questo nostro spazio non proporremo mai il giochino delle pagelle, con i voti assegnati come alle scuole medie. Un’analisi però va fatta. Partiamo dagli aspetti positivi di questa serata, che sono talmente pochi da esaurirsi in due righe.

Primo: Gigio Donnarumma. E’ un ottimo portiere capace di interventi pazzeschi ai quali talvolta fa seguire appoggi di piede goffi e momenti di black out su qualche uscita. Quando reagisce d’istinto è mostruoso, quando pensa a come impostare la parata lo è decisamente molto meno.

Secondo: Rafael Leão. Fisico forte, gamba lunga, piè veloce, ottimi fondamentali. Lasciamolo ambientare con la dovuta pazienza ed avremo a disposizione un giocatore con i controfiocchi. Credo che da esterno soffra, è una punta pura, una punta centrale.

Rafael Leao/ ©Francesco Scaccianoce

Due righe non bastano per riepilogare le attuali negatività di questo nostro amato Milan.

La difesa: ne citiamo uno per rappresentarli tutti. Musacchio contro Ribéry faceva tenerezza. Pareva di vedere Willy Coyote inseguire Bip Bip. Non l’ha tenuto una volta e l’espulsione grida vendetta in cielo. Qualcuno sostiene che in dieci si giochi meglio… non è il nostro caso. I suoi colleghi della linea difensiva non sono stati migliori, anzi…

Centrocampo: non era schierato in campo. Lasciatemi con questa mia convinzione, non ditemi nulla, occhio non vede cuore non duole. Non Pervenuto. Una linea sterile che è stata saltata con la stessa agilità che sfoggiava Nino Castelnuovo nella pubblicità dell’Olio Cuore negli anni 80.

Attacco: di Leão abbiamo già parlato. Piatek indisponente. Suso prevedibile più che mai… Sic transit Gloria Mundi.

Giampaolo/ ©Francesco Scaccianoce

Giampaolo: le sue idee non riescono a penetrare nella mente dei giocatori. O lui ha problemi di comunicazione oppure la rosa è diventata improvvisamente tutta sorda. Non credo che sia un tecnico mediocre, in passato ha dimostrato di saper gestire bene le squadre che ha allenato; forse non è da Milan, il Milan è diverso. Se ti chiedi in che cosa lo sia… sei fuori sintonia. Devi percepirlo istintivamente che è diverso. Una parte del pubblico lo fischiava già prima dell’inizio della partita, al momento della lettura delle formazioni. Brutto segno.

Maldini e Boban: un capitolo che non apro e che non aprirò mai. Sono stati due campioni immensi, capiscono di calcio come nessun altro ne capisce a Milano e dintorni, sono persone serie. Non cominciamo con la caccia al capro espiatorio, chi li mette in dubbio farebbe bene a frequentare i campionati regionali bulgari di salto con gli sci dal trampolino.

Noi tifosi: “Noi siamo il Milan”. Si lo siamo, lo siamo stati e lo saremo. Ma al momento evitiamo di ripetercelo come una cantilena ogni domenica. Ad oggi siamo una società che ha dovuto impostare un risanamento finanziario traumatico e che ha dovuto rinunciare alle competizioni europee. La squadra non è attrezzata come un Real, un Barcellona o un Psg e lo sappiamo perfettamente. Per il momneto non può esserlo. Il blasone non scende in campo. Miglioreremo e ci rimetteremo in piedi, ma per farlo dobbiamo interiorizzare due paroline magiche: convinzione ed umiltà.

Post scriptum: senatore Galliani sia cortese, in tribuna rimetta la sua cravatta gialla dei bei tempi, portava buono.

Milan (4-3-3): G. Donnarumma; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Hernandez; Kessie (1′ st Krunic), Biglia, Calhanoglu; Suso (34′ st Castillejo), Piatek (12′ st Duarte), Leao (90 A. Donnarumma, 12 Conti, 46 Gabbia, 68 Rodriguez, 20 Biglia, 5 Bonaventura, 39 Paquetà, 11 Borini, 18 Rebic) All.: Giampaolo

Fiorentina (3-5-2): Dragowski; Milenkovic, Pezzella, Caceres; Lirola, Pulgar, Badelj, Castrovilli (34′ st Benassi), Dalbert; Chiesa (39′ st Boateng), Ribery (44’st Ghezzal) (1 Terracciano, 6 Ranieri, 23 Venuti, 15 Cristoforo, 17 Ceccherini, 27 Zurkowski, 11 Sottil, 28 Vlahovic, 93 Terzic) All: Montella Arbitro: Giacomelli di Trieste
Reti: nel pt 13′ Pulgar (rig.); nel st 21′ Castrovilli, 33′ Ribery, 35′ Leao

Angoli: 6-4 per la Fiorentina Recupero: 1′ e 5′ Espulso: Musacchio al 10′ st Ammoniti: Bennacer, Milenkovic, Pezzella, Calabria, Lirola, Benassi per gioco falloso Spettatori: 48.367 spettatori per 1.334.048,85 euro di incasso

Related Posts