Milano? Saprebbe sopravvivere anche senza un governo

Milano? Saprebbe sopravvivere anche senza un governo

Onorevole Quartapelle perché non passa a trovarci in redazione, beviamo un caffè insieme… “Volentieri”.

Lia Quartapelle passa per un caffè e per un’intervista nei nostri uffici in un pomeriggio autunnale milanese caratterizzato da una pioggia torrenziale.

Puntualissima, nonostante le strade bagnate ed un traffico caotico ed infastidito dalla troppa pioggia caduta. Of course direi, siamo a Milano, lei è milanese e la puntualità fa parte del nostro modo di essere.

Lia Quartapelle arriva a bordo di un motorino rosso di piccola cilindrata, rigorosamente elettrico. Alta, un bel portamento, molto gentile e cortese. Per entrare in redazione è necessario aprire due pesanti portoni a vetro. Il primo lo apro io per lei, come si conviene davanti ad una signora. Ma il secondo corre a spalancarselo da sola. Cortese ma indipendente.

in Parlamento dal 2013, eletta con il Partito Democratico nella Circoscrizione Lombardia 1 – Collegio 13 di Milano.

Post scriptum. Lia Quartapelle, rigorosamente, non beve caffè; l’intervista l’abbiamo realizzata ugualmente.

La sua biografia ci dice che è in Parlamento dal 2013, eletta con il Partito Democratico nella Circoscrizione Lombardia 1 – Collegio 13 di Milano.

On. Quartapelle, un comune conoscente, incontrato per puro caso all’ultima Festa de l’Unità milanese, mi ha detto: “Lia è l’enfant prodige della sinistra nel nord Italia”. Mi presenti lei sia la Quartapelle politica sia Lia, giovane donna lombarda. Nell’ordine che preferisce.

Questa definizione mi sembra un pochino esagerata. Io sono, prima di tutto, milanese. Sono nata a Varese ma sono sempre vissuta a Milano, ed anche politicamente la mia esperienza inizia a Milano, a pochissimi metri dalla vostra redazione, in via Eustachi 48 presso il Circolo 02PD.

Un circolo Pd fondato da me e da Pierfrancesco Maran* nel 2007-2008 nel cuore del collegio elettorale di Ignazio La Russa, in una delle zone più a destra di Milano.

Erano anni in cui in città, soprattutto in questo quartiere, i partiti di sinistra erano marginalizzati e Milano in generale guardava con sospetto all’esperienza politica nazionale del centro-sinistra. L’idea che la sinistra potesse rappresentare una forza di sviluppo, modernizzazione e solidarietà non aveva ancora fatto breccia come sarebbe poi accaduto dal 2011 in poi, portando Milano ad essere una enclave del centro sinistra in un nord “terra ostile”.

* Attuale Assessore a Urbanistica, Verde e Agricoltura del Comune di Milano.

Lia politica si sente fortemente milanese ed ovviamente

europea. La mia formazione e le mie esperienze hanno una forte matrice europeista. Quando avevo diciassette anni ho vissuto in Galles, sono stata per due anni in un collegio, un collegio internazionale con ragazzi che arrivavano da tutto il mondo. Quando in Italia si sente parlare di collegio viene subito in mente la figura del povero adolescente allontanato a forza dalla famiglia; nessun abbandono, io in famiglia stavo benissimo.

Oppure ci si immagina il severo collegio svizzero aperto solo ai rampolli delle famiglie super altolocate. All’estero in realtà il collegio è un posto normalissimo dove i ragazzi fanno esperienze importanti ed è una tappa formativa di grande spessore. In Galles ero circondata da giovani provenienti da ogni dove e non si trattava di certo dei figli dell’ambasciatore o del nobile duca conte Pinco Pallino.

Sono da sempre una europeista convinta, non le nascondo che la notte fatale della Brexit io ho pianto, è stato davvero un brutto momento. Quindi lasciamo stare la definizione di enfant prodige e se vuole parliamo di una donna milanese, una donna europea, una donna molto in linea con la propria città. Lo ha sempre detto anche Piero Bassetti: Milano è Europa!

Milano se fai politica ti regala tanto

Milano se fai politica ti regala tanto, pur essendo una città che sarebbe capace di sopravvivere anche senza un governo; è una città che si sceglie sempre un sindaco tra i suoi professionisti e che se la sa cavare sempre e comunque, anche da sola.

Per chi fa politica Milano è una miniera d’oro, perché ti regala di continuo competenze, spunti, dubbi, questioni da risolvere. Ecco perché, oltre ad occuparmi di esteri, io tengo sempre una parte della mia settimana libera per occuparmi del mio collegio e della mia città.

Alla domanda rivolta alla Lia impegnata in politica mi ha risposto. Di Lia persona mi ha detto poco o nulla.

Non è semplice descrivere se stessi e poi non sono abituata a farlo, comunque non volevo svicolare. Forse è entrato automaticamente in funzione quel meccanismo di autoprotezione del proprio privato che chi vive incarichi pubblici spesso attiva.

In particolare le donne devono proteggersi un pochino di più; per un collega uomo è facile uscire con una frase del tipo “ho due figli ed è bellissimo passare con loro la domenica…” e liquidare l’argomento. Per una donna è tutto più complesso.

Nel bene e nel male sono una persona che non molla mai. Chi mi conosce, chi si fida di me, chi mi stima e mi vuole bene sa che quando mi prendo in carico un problema non mollo mai e rompo le scatole a tutti per poterlo risolvere. Chi invece con me ha meno feeling mi rimprovera un carattere difficile. Non credo di avere un cattivo carattere, però essendo molto tenace mi rendo conto che a volte posso risultare davvero una grande rompiscatole, testona ed ostinata. Ok, testona ed ostinata lo sono veramente…

Pochi giorni fa Corrado Augias ha definito il premier Conte “ un perfetto democristiano 2.0”. Effettivamente Giuseppe Conte ha dimostrato un notevole spirito di adattamento alle mutevoli contingenze politiche e questo ricorda molto la politica democristiana della Prima Repubblica. Lei come definirebbe il Presidente del Consiglio?

Il Presidente del Consiglio è stato una sorpresa per tutti. Non ha mai fatto un errore e lo dico soprattutto pensando all’esperienza di governo precedente. Per essere una persona che si trova a quel livello, con tutti i rischi che quel livello comporta, è stato davvero sorprendente vedere come se la sia cavata.

Ha dimostrato di avere doti che vanno oltre a quelle che erano le comuni aspettative e di essere un uomo dotato di una grande capacità di adattamento; già nel precedente governo all’interno della triade Salvini – Di Maio – Conte, lui spiccava.

Oggi notiamo in lui una trasformazione evidente; da Presidente del Consiglio di un governo nazional-populista è diventato un Presidente del Consiglio responsabile, che ha conseguito una serie di ottimi risultati in politica estera. Ora la sua sfida è quella di far valere il proprio peso politico; a distanza di due mesi dal suo insediamento alla guida del governo Conte bis oggi gli viene richiesto di essere non più solo colui che tiene i rapporti internazionali, ma anche colui che è capace di far valere una certa idea della politica. Vedremo.

“Scendo in piazza perché vedo a rischio la nostra libertà… omissis …. La sinistra è con noi incompatibile; vive ancora nell’ideologia dello Stato etico”. Silvio Berlusconi, ottobre 2019.

Berlusconi sta cercando di rispolverare i suoi cavalli di battaglia del 1994, a partire dalla lotta ai comunisti. Sta cercando di dipingere questo governo come un esecutivo di comunisti, di statalisti e di tutti i tanti “..isti” che a lui non piacciono.

Fa quello che può, data l’età che ha e dato lo spazio politico che gli rimane. Pensando alla manifestazione di sabato scorso gli riconosco un merito; lui è stato l’inventore del centro- destra e sta provando ancora a tenere in vita la sua creatura politica. Deve essergli costato salire su quel palco e pagare un prezzo nel farlo, visto che una parte del suo partito non ha condiviso questa sua decisione, Carfagna e Brunetta per primi. In ogni caso lui resta fedele alla sua idea, quell’idea politica che riteneva giusta per l’Italia nel ’94 e che evidentemente ritiene praticabile anche oggi.

Qualcuno ha detto che salendo su quel palco Berlusconi ha di fatto messo in liquidazione Forza Italia.

Non sono d’accordo. Lui è salito su quel palco pensando di tenere viva l’idea del centro-destra; se non fosse salito il centro-destra sarebbe diventato solo destra.

E’ vero che lui ha l’età che ha, le forze che ha, il gruppo dirigente che ha, il partito che ha e quindi fa una gran fatica a tenere in piedi l’idea di uno schieramento di centro-destra unito. La sua è un’idea politica un po’ datata, come datata è la sua presenza.

Riguardo altre posizioni di governo sono state fatte scelte decisamente più bizzarre; nel caso del Ministero degli Esteri le scelte sono state oculate.

Oltre ad essere una parlamentare della Repubblica lei è anche una stimata economista, ricercatrice ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), cultore della materia eccetera eccetera. Non vado avanti con il curriculum accademico perché rischiamo di fare notte. Diciamo che lei nel mondo della politica internazionale e dell’economia dello sviluppo si trova a proprio agio come un topolino nel formaggio. L’attuale Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (notoriamente inesperto) avrebbe dovuto vendere l’anima al diavolo pur di avere una vice come lei al suo fianco. Invece il Partito Democratico ha fatto scelte diverse. Più ci penso, meno lo capisco. Me la spiega lei questa decisione?

Marina Sereni** è una persona esperta, più esperta di me. E’ stata la responsabile esteri dei DS, vice presidente della Camera dei Deputati, è stata in Commissione Esteri tanti anni e quindi posso dire serenamente che la scelta del mio partito è stata una scelta coerente. Inoltre insieme a lei in quell’ambito c’è anche Ivan Scalfarotto, indicato dal PD, un uomo che ha anche fatto il viceministro per il Commercio estero. Non possiamo certo dire che quell’incarico sia stato dato a qualcuno che di politica estera non sa nulla. A Marina sono legata da un ottimo rapporto, aperto e sincero, nato da tanto lavoro fatto insieme.

Io avrei potuto dare probabilmente un contributo diverso, ma certe scelte sono state fatte sulla base di logiche di corrente. Marina è una buona scelta, sta facendo e farà bene il viceministro degli Esteri. Nel suo ruolo io avrei fatto qualcosa in più su determinati fronti e qualcosa in meno su altri. Riguardo ad altre posizioni di governo sono state fatte scelte decisamente più bizzarre; nel caso del Ministero degli Esteri le scelte sono state oculate.

**attuale Viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.

Lia maglia numero 8. Stile di gioco alla Rodrigo Palacio Inter, alla Gennarino Gattuso detto Ringhio Milan oppure alla Claudio Marchisio Juve?

Guardi nella nostra squadra ci sono alcune colleghe davvero brave, la Ascani e la Comi ad esempio sono davvero due belle punte che non hanno paura di fare gol. Io sono un pochino più timorosa (metafora della vita?), prima giocavo in porta ed avevo fifa. Adesso mi hanno spostato in difesa e mi trovo più a mio agio. Sono meno scarsa a difendere che ad attaccare.

Onorevole, un numero 8 con i guanti da portiere mette in serio imbarazzo. Siamo sicuri che lei di calcio ne capisca qualcosa? Facciamo la prova del nove… Milan, Inter o Juve? Faccia outing, non abbia paura di perdere voti.

Milan, tutta la vita Milan, nonostante la fase attuale… MILAN!!!

Bene, molto bene, qualcosa allora ne capisce…

Il mondo occidentale ha nuovamente tradito i curdi dopo averne sfruttato le capacità belliche sul terreno nella guerra all’Isis. Davanti alle mosse del sultano Erdogan siamo stati capaci solo di ipotizzare un embargo alla vendita di armi alla Turchia. Banale, la Turchia in questi anni ha accumulato un arsenale che le permetterebbe di combattere per decenni. Se gli avessimo tolto l’amicizia Facebook saremmo stati più graffianti. Perché l’occidente balbetta?

Secondo me non è l’occidente che balbetta, Trump non sta balbettando. Lui sa quello che sta facendo.

La interrompo, vorrei solo ricordarle la dichiarazione di Trump della scorsa settimana: “i turchi ed i curdi sono come due bambini che devi far combattere un po’ prima di separarli”. Mentre lui guardava morivano bambini, donne ed uomini.

Si ha ragione, ed aggiungo che oltre 130.00 persone sono diventate profughi in fuga. Non è però tutto l’occidente che balbetta, ma una Unione Europea che non è ancora consapevole del fatto che deve gestire in prima persona le sfide geopolitiche che sorgono ai propri confini.

La cosa che mi fa più rabbia in tutta questa vicenda è che a luglio il presidente USA Trump ha chiesto ad alcuni Paesi europei (inclusa un’Italia impegolata nella crisi di governo) di sostituire le truppe americane schierate al confine con la Turchia. O comunque di rinforzare la presenza delle truppe statunitensi su quel confine con soldati provenienti dai Paesi europei. Alcuni Stati hanno detto di no, altri hanno fatto finta di non sentire. Il governo siriano, il governo iracheno, i curdi hanno chiesto ai governi europei di prendersi una parte dei combattenti di origine straniera di Daesh catturati, i famosi foreign fighters.

Anche in questa circostanza, collaborazione zero. “Dobbiamo fare un’azione a livello europeo…concordata tra tutti…” e così non si è fatto nulla.

Delle due l’una; o ciascun Paese europeo si muove da solo, ma si muove veramente e non a chiacchiera, oppure si attivano iniziative di politica estera europea unitarie. Cioè un esercito comune con un Alto Rappresentante UE dotato di veri poteri operativi. La situazione attuale (siamo immobili a metà del guado) non è più accettabile e la crisi siriana deve farci riflettere con onestà.

Non possiamo più nasconderci dietro a dichiarazioni del genere: “ i foreign fighters…se non li prende la Francia allora non li prendiamo nemmeno noi… perché mai noi dovremmo dire di si, quando la Germania dice forse e la Francia dice no…”.

In questa situazione intermedia, in questa sorta di limbo dove l’intera Europa si trova, tutti quanti siamo irresponsabili e tutti stiamo tradendo i curdi. E così, per assurdo, nessuno si sente poi responsabile di quanto accade. Il risultato? Ne uscirà vincente la politica di Putin o il delirio di Trump.

Sabato 5 ottobre giravo in macchina per Milano (mea culpa). Ricordo di avere visto in lontananza sul marciapiede alcuni banchetti addobbati con bandiere, circondati da uomini e donne che volantinavano. Mi sono subito detto “ecco i soliti leghisti che scendono tra la gente… o sono quelli di Fratelli d’Italia?” Scatta il semaforo, mi avvicino e vedo che le bandiere sono quelle del Partito Democratico. Siete davvero tornati per le strade in mezzo alla gente?

Si, anche se in alcuni contesti noi non ce ne siamo mai andati. A Milano ad esempio questa iniziativa non è stata l’unica, voglio ricordare la scelta fatta da Silvia*** di portare la Festa de l’Unità a Rogoredo, luogo simbolico non solo per Milano ma per l’Italia intera, dato che è la piazza di spaccio più grande d’Europa.

Sono convinta che il PD debba dare risposte di quel tipo, risposte che servono anche per prendere posizione dopo le scissioni avvenute, Italia Viva in primis. Al PD non deve bastare avere un’agenda di governo; non basta cercare di differenziarci solo attraverso l’azione di governo, noi dobbiamo tornare a rappresentare le persone. Dobbiamo andare in giro, particolarmente tra coloro che fanno fatica, tra chi ha bisogno di vederci, fisicamente.

*** Silvia Roggiani – Segretario metropolitano PD Milano.

Prima di avviare il registratore parlavamo delle trenta scuole di Milano chiuse stamattina per allagamento dei locali, con una responsabilità in parte del Governo ed in parte del Comune; un consigliere comunale ed un parlamentare del PD non possono solamente attivarsi perché la macchina amministrativa risolva quel problema. Bisogna essere lì, sul posto, insieme alle mamme che oggi dopo avere lasciato i figli a scuola sono dovute scappare dal lavoro per riprendersi i bambini e per parcheggiarli al volo da nonni, amici, vicini di casa. Dobbiamo tornare a raccogliere le sfide di popolo, le sfide che richiedono presenza e vicinanza, le sfide che richiedono uno sforzo di accessibilità e di prossimità.

Se qualcuno per strada si lamenta perché qualcosa non funziona come dovrebbe, tu devi essere lì e devi raccogliere quella lamentela. Di persona.

Italia Viva ci pone poi davanti ad un’altra sfida, una sfida che si sviluppa sul piano delle idee. Dobbiamo guardare al futuro, idee e presenza di prossimità sono sfide che un PD che ha bisogno di svegliarsi deve saper raccogliere.

Lo ammetto, guido malissimo la macchina e quindi mi muovo in motorino. 

A proposito di strade… come si muove per le strade di Milano? Bici, mezzi pubblici, motorino? In macchina penso di no, lo sanno tutti che lei guida malissimo…

Chi glielo ha detto??? E’ vero, ma mi deve dire chi ha fatto il delatore… Lo ammetto, guido malissimo la macchina e quindi mi muovo in motorino. A Milano ho uno scooter elettrico ed a Roma uno con il tradizionale motore a scoppio. Guido male e parcheggio peggio, comunque guido meglio di mio papà. Dobbiamo avere qualche limite genetico in famiglia con le auto. E’ stato mio papà che mi ha insegnato a guidare, è uno dei ricordi più belli che ho, le sue lezioni di guida sono una delle cose per cui gli sono più grata. Sedeva accanto a me e per farmi vedere che non aveva paura leggeva il giornale, come se nulla fosse.

Ieri siamo stati insieme a Parma a trovare mia sorella ed il mio nipotino, ad un certo punto mi ha detto “Lia se continui a guidare così dirò a mamma di non prestarti più la macchina!”

Non sono migliorata! Mentre mi faceva scuola guida non mi ha mai rimproverata, non mi ha mai ripresa e mai sgridata. A noi figlie lui ha sempre lasciato una grande libertà, è sempre stato presente e ci ha sempre guardate da vicino spronandoci ad andare avanti, a darci da fare, a provare.

Mi ricordo che in occasione della mia prima campagna elettorale, di nascosto, mi ha passato un piccolo aiuto finanziario (qualche cento euro) “però non dirlo alla mamma”; ovviamente mia mamma era contrarissima, ma lui ha sempre fatto in modo di darci gli strumenti e lo sprone per fare un passo in avanti. E le assicuro che fare il papà di una figlia femmina non è proprio semplicissimo.

Spero che il PD abbia la capacità di rigenerarsi, sia per recuperare il proprio elettorato sia per recuperare alcune personalità che si sono staccate, a partire proprio da Calenda.

Calenda e Renzi. Due ferite fresche per il PD. Quanto sono profonde?

Non lo so quanto siano profonde, lo vedremo quando ci sarà un riscontro elettorale e quando vedremo attuata la capacità del PD di mettere in campo idee, proposte e persone. Sono due uscite che hanno fatto male, perché entrambi sono due grandi comunicatori, uomini che hanno grandi doti di ingaggio e di battaglia, persone che per il PD hanno rappresentato qualcosa. Sono due politici che sono stati capaci di rivolgersi alla parte del centro sinistra più dinamica, più innovativa, più orientata alla modernità.

Io spero che con Calenda la ferita si possa rimarginare. Sono convinta che lo spazio al centro sia una chimera, oggi gli

elettori non si dispongono più da sinistra a destra, ma cercano delle proposte chiare, in alcuni casi delle proposte radicali. Non radicali nel senso di estreme (della sinistra o della destra del tempo che fu…) ma nel senso di capaci di cambiare radicalmente lo status quo. Questo desiderio appartiene anche a quello che un tempo era l’elettorato chiamato moderato e di centro.

Spero che il PD abbia la capacità di rigenerarsi, sia per recuperare il proprio elettorato sia per recuperare alcune personalità che si sono staccate, a partire proprio da Calenda.

Lei parla molto di programmi e di idee. Alcune persone però sono più attratte dal carisma del leader che dalla bontà delle idee.

E’ vero, ha ragione. Il leader è importante ma il leaderismo nasce quasi sempre dall’assenza di un quadro di visione più ampio.

Il governo Conte bis è nato principalmente per fermare Salvini. La sinergia politica alle prossime regionali con il Movimento 5 Stelle potrebbe rappresentare un test interessante, ma non si vincono le elezioni con le alchimie elettorali, specialmente se il tuo avversario è la Lega (salviniana o post salviniana che sia). Se volete il mio voto dovete disegnarmi l’Italia del futuro e sperare che il vostro disegno si sposi con il mio pensiero. On. Quartapelle ecco una matita. Inizi a disegnare…

Oggi viviamo una serie di situazioni che sono strettamente legate al ritardo italiano; sto parlando di una serie di ritardi accumulati negli ultimi venti anni.

Il primo grave ritardo è quello relativo al nostro sistema educativo, un sistema che non è all’altezza – purtroppo – delle sfide attuali. Sfide fisiche (scuole vecchie che cadono a pezzi in tutte le parti del Paese) e sfide di programma. Il 13% dei ragazzi che iniziano le scuole superiori abbandona prima del conseguimento del diploma. E’ una soglia di dispersione scolastica enorme.

Altro punto dolente è quello della qualità del lavoro. Abbiamo un mercato del lavoro che si sta impoverendo da un punto di vista qualitativo. I giovani guadagnano poco e sempre più spesso devono accettare lavori che non sono in linea con le proprie aspettative e con gli studi compiuti. Abbiamo un mercato del lavoro che sconta la difficoltà delle imprese e la loro scarsa attitudine ad investire in ricerca e sviluppo.

Terzo ritardo cronico: la finanza pubblica. Da un po’ di anni a questa parte le leggi di bilancio mettono in campo misure che decorrono partire dal 1 giugno (così nell’esercizio il costo reale diventa la metà) e che vengono poi pagate a regime l’anno successivo con clausole di salvaguardia. Inutile nascondersi dietro ad un filo d’erba; siamo un Paese con un debito pubblico molto elevato ed un’evasione fiscale che è il doppio della media europea.

Istruzione – mercato del lavoro e produttività – stato della finanza pubblica – evasione fiscale, sono tutte questioni strutturali che vanno affrontate seriamente.

Istruzione – mercato del lavoro e produttività – stato della finanza pubblica – evasione fiscale, sono tutte questioni strutturali che vanno affrontate seriamente.

Su questi temi si può costruire una visione, la visione dell’Italia di domani, un’Italia che deve recuperare uno scarto di modernità ed aggregare chi fa fatica.

E sia chiaro che a far fatica non è solo l’anziana che ha fatto una vita la casalinga ed ora, da vedova, deve tirare avanti con una pensione di reversibilità inadeguata. A far fatica sono anche i giovani che, quando lo trovano, hanno un lavoro pagato magari mille euro e vivono in una grande città come Milano, dove con mille euro è difficile arrivare a fine mese. Mille euro che magari arrivano a tre anni dal conseguimento di una laurea, mille euro che non ti permettono di programmare la tua vita a medio-lungo termine.

Il centro-sinistra deve ragionare su proposte di lunga durata, proposte che creino un orizzonte per coloro che faticano, ma che hanno comunque la voglia di mettersi in gioco, in un mondo dove la marginalità la fa da padrone. Un mondo dove le

condizioni esterne frenano qualsiasi velleità e qualsiasi ambizione.

E poi dobbiamo ascoltare la classe media, sempre più impoverita dall’arretramento globale dei livelli di benessere.

Il Partito Democratico deve lavorare in questo spazio. E lo dico da una città come Milano, dove esistono ancora gli imprenditori che sarebbero disponibili a pagare tasse più elevate a condizione di avere maggiore equità, maggior benessere per tutti, migliori servizi, migliori stipendi per i propri collaboratori. Il disegno, la missione del PD deve essere questa: modernizzare il Paese senza lasciare indietro chi fa fatica.

Questo per quanto riguarda una visione focalizzata sul nostro Paese; se allarghiamo lo sguardo dobbiamo essere all’altezza delle sfide globali: migrazioni, Europa, ambiente. E’ indispensabile cambiare atteggiamento perché solo governare bene, non basta. Dobbiamo farlo rimanendo vicino alle persone, ascoltando critiche e suggerimenti. Questo è quello che deve fare, a mio avviso, un partito di centro-sinistra.

“Salvo intese” oppure “ad ogni costo”?

Lo dobbiamo fare ad ogni costo, però sappiamo benissimo che attualmente in Italia ad ogni livello si governa in coalizione. Quindi le intese sono necessarie. Senza intese i governi cadono, cadono a Roma, nelle Regioni e nei grandi comuni.

Diamo il voto ai sedicenni e togliamolo ai vecchietti. Persino Samuel Beckett e Godot stanno ridendo. Le piace il “teatro dell’assurdo” della politica italiana?

No, gli italiani non meritano certe prese in giro, stiamo sprecando tantissime parole. Viviamo in un mondo dove l’immediatezza ci consente di comprare un telefono in due minuti online, oppure di prenotare un viaggio in India o un volo in Cina con un click. La politica invece ci mette mesi a risolvere problemi che il più delle volte si è creata da sola.

Le faccio un esempio; una direttiva comunitaria ha imposto l’elevazione dell’aliquota IVA sui compensi delle scuole guida a far data dal marzo 2019. Prevista retroattività di cinque anni. Noi sterilizzeremo questo aumento a dicembre 2019! Ma le pare possibile? I cittadini chiedono risposte immediate e la politica non è capace di fornirle. Quindi cerca di cavarsela con le battute, sviando l’attenzione dai problemi reali.

Ed allora vediamo la politica spettacolo (Renzi vs Salvini a Porta a Porta) oppure la battuta di Grillo che risponde alla battuta di Letta. E’ l’atteggiamento peggiore che la politica può assumere nei confronti dei cittadini che ti chiedono come cambierà la propria vita futura. E’ terribilmente ingiusto che la politica mascheri le proprie incapacità riempiendo l’aria di parole, parole, parole!

Parlare meno, fare ciò che si può fare subito e (come diciamo a Milano) fare andare le mani. Un Paese che fa i fuochi di artificio tutti i giorni non è un Paese serio.

Chiudiamo con un suo pensiero dedicato alle donne.

Oggi le donne in Italia sono coloro che affrontano più di ogni altro la questione della solitudine. Solitudine non vuole dire solo essere fisicamente soli, ma vuole anche dire trovarsi da soli ad affrontare le difficoltà di tutti i giorni, senza avere gli strumenti giusti per contrastarle.

Credo che la buona politica sia la politica capace di affiancare chi si sente solo, in particolar modo le donne. Affiancare significa prima di tutto capire e successivamente fornire strumenti semplici ed efficaci.

La sinistra di cui parlavamo prima deve provare a ripartire dalla solitudine delle persone e delle donne in particolare. La solitudine è l’altra faccia della rabbia e della paura. Se ti senti solo senti crescere dentro di te la rabbia, e la rabbia porta la paura. In Italia le donne soffrono questa solitudine più degli uomini. E’ il mio pensiero, il pensiero di una donna che vorrebbe fare politica anche e soprattutto per le donne.

Grazie. Buon lavoro e buona vita.

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