Uno dei primi a provarci fu nientemeno che Umberto Eco che, nel 1964, nella prefazione al libro “Le canzoni della cattiva coscienza”, propose un “canzoni diverse”.
Qual era la mission che anche i grandi della letteratura cercavano di portare a compimento con tanto impegno? Si cercava una breve definizione che potesse rendere immediatamente riconoscibile la produzione artistica di un gruppo di giovani cantautori sui generis, allora semi sconosciuti; tali Tenco, De Andrè, Giorgio Gaberščik (in arte Gaber).
Laddove il professor Eco fallì, fu un giovanissimo cronista veneto a compiere l’impresa.
addove il professor Eco fallì, fu un giovanissimo cronista veneto a compiere l’impresa.
Quel giovanotto, nato a Verona il 12 aprile di un anno quasi mezzano del secolo passato, si chiama Enrico de Angelis. Come avvenne? Lasciamo che sia lui stesso a raccontarlo.
“Era il 1969 e avevo bisogno di trovare lavoro. Per un mero colpo di fortuna fui assunto subito, senza nemmeno fare gavetta, a L’Arena, il quotidiano della mia città, Verona. Con neutre mansioni redazionali, naturalmente, ma io ero già appassionato di cantautori, li conoscevo e li amavo da quandoper la prima volta avevo sentito alla radio “Quando”, “La brava gente”, “La gatta”… insomma dal 1960.
Entrato in redazione, la prima cosa che cercai di fare fu così quella di piazzare in pagina Spettacoli qualche articolo su questi cantanti sui generis che certo allora non conoscevano la fama di oggi, e scrissi su Tenco, su De André, su Gaber. Per dare continuità alla cosa e impedire così che qualche caposervizio bloccasse subito il mio entusiasmo, riuscii a fare di questi articoli una rubrica, e si trattava perciò di trovare la formula da mettere nella testatina. Mi vennero in mente due espressioni: “canzone d’arte” e “canzone d’autore”.
Scelsi quest’ultima, evidentemente mutuata dal cinema: si usava molto parlare di “film d’autore” ma non mai di “canzoni d’autore”. Il 13 dicembre 1969 una rubrica di “canzone d’autore” appare dunque per la prima volta su un giornale. Il primo artista di cui parlavo era, guarda caso, Luigi Tenco”.
Fu quindi l’intuito e l’ispirazione di questo giovane ragazzo (con il quale sono ancora debitore di un buon dessert offertomi in quel di Cagliari poco tempo fa) a coniare un’espressione che tuttora è di uso comune, una definizione iconica. Cosa renda quest’espressione così efficace lo spiega ancora Enrico.
“Come tante parole del linguaggio corrente, anche questa espressione non ha un significato preciso, univoco, scientifico. Al Tenco se ne è discusso per anni, e vedo che se ne discute tuttora, a distanza di 50 anni! La prima peregrina obiezione che certi fanno è che tutte le canzoni hanno un autore… (persino i canti popolari di tradizione orale, dice qualcuno…). Ma non è lì il punto”. Se oggi molte cose vengono definite d’autore, soprattutto se si vuole far passare un messaggio di qualità e di autenticità, vuol dire che l’espressione ha una sua forza, e sono convinto che queste filiazioni siano arrivate non tanto dall’uso fatto per il cinema, ma proprio da quello fatto per una materia di così largo consumo come la canzone”.
Il Tenco… già il Tenco, il famosissimo premio della musica d’autore italiana. Anche qui il lavoro di Enrico trova una dimensione importante.La storia del battesimo della canzone d’autore si incrocia fatalmente con quella della nascita del Club Tenco.
“Tre anni dopo vado a incontrare il geniale inventore di questa cosa miracolosa, Amilcare Rambaldi, e tra noi inizia immediatamente una stretta collaborazione. Rambaldi meditava un festival riservato ai cantautori, la cui prima edizione vide poi la luce nel 1974. Anche in questo caso si trattava di dargli un nome, e anche in questo caso ci domandammo se chiamarla Rassegna della canzone d’arte o della canzone d’autore. Come siano andate le cose si sa”.
Sono passati cinquant’anni da quel lontano 1969, Enrico nel frattempo di strada ne ha fatta tanta e come giornalista ha approfondito principalmente due temi; l’attenzione per i soggetti deboli ed emarginati e lo studio del mondo dello spettacolo, della cultura, della musica.
Storico della canzone italiana, musicologo, autore di numerosi testi, stimato critico musicale, de Angelis per molti anni è stato anche direttore artistico del Club Tenco. Oggi – lasciata la sua Arena di Verona – cura una serie innumerevole di concerti, rassegne, corsi, conferenze, incontri pubblici, programmi radiofonici, dischi e pubblicazioni varie.
Vogliamo festeggiarlo? Ma certo che si… (però bisognerebbe dirlo con la stessa forza che ci metteva Enzo Jannacci quando diceva ciapp’istess… ciapp’istess… nella sua Son s’cioppaa).
Per celebrare i 50 anni di carriera di Enrico ed il primo conio della “canzona d’autore” il 13 dicembre 2019 a Roma, al teatro Eduardo De Filippo dell’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini ci sarà un evento molto particolare.
Andrà in scena uno spettacolo dal titolo “Ti chiamerò canzone” che vedrà come ospiti Lucilla Galeazzi, Pino Marino, Raffaella Misiti e Alessandra Casale, Pino Pavone, Piji, Têtes de Bois e Carlo Valente. Il tutto sarà impreziosito dalla partecipazione di Tosca, che è anche coordinatrice della Paolini e responsabile della sezione canzone.
Curatrici della serata Daniela Esposito ed Elisabetta Malantrucco; a presentare lo spettacolo, Enrico Deregibus.
Roma, 13 dicembre, ingresso libero, Teatro Edoardo De Filippo.
Tanti Auguri Enrico.