Il motto completo è massicci e incazzati. Mi rendo conto che non è un’espressione molto elegante; chiedo venia, in particolari alle gentili lettrici.
Il motto è tratto dal peggior gergo da caserma; chi ha avuto l’opportunità di servire lo Stato in divisa militare, non può non ricordarlo.
Un tempo, raggiunta la maggiore età e finita la scuola, si trascorreva un annetto in grigioverde in un battaglione delle Forze Armate. Le giovani burbette arrivavano timide ed un po’ spaesate da ogni parte d’Italia, venivano inquadrate e piano piano imparavano usi e costumi della vita da caserma. Guardandole nei primi mesi ci si ritrovava davanti ad una variopinta Armata Brancaleone. Poi, con il tempo, si imparava a muoversi con maggior disinvoltura con gli anfibi ai piedi, si iniziava a sviluppare un certo spirito di corpo, nascevano amicizie ed affinità, si creavano situazioni di solidarietà; si cresceva, sino a sentirsi, in prossimità del congedo, come un unicum invincibile.
L’Armata Brancaleone si era trasformata (almeno nelle nostre giovanili fantasie) in una sorta di falange spartana, pronta per seguire Leonida alla Termopili. E, cadenzando il passo, si cantava “siamo massicci ed incazzati”.
Ieri sera, in ben altro contesto, ho rivisto nell’Inter di Antonio Conte un po’ di quella spavalda baldanza “massiccia” di antica memoria.
A san Siro i nerazzurri affrontano il Cagliari negli ottavi di finale di Coppa Italia.
Sapendo che Conte lamenta il fatto di avere una rosa troppo corta a disposizione e tenuto conto delle priorità stagionali (che si chiamano scudetto e Coppa Uefa), molti si attendono una formazione interista farcita di seconde linee.
Nel pomeriggio si leggono ovunque anteprime di formazioni composte da riserve e riserve delle riserve; ma Antonio Conte, vero insaziabile lupo mannaro, il più massiccio della sua compagnia, smentisce tutti schierando una formazione altamente competitiva.
Il tecnico cagliaritano Maran non può essere da meno e quella sensazione di “poco più di un’amichevole” svanisce velocemente.
Nonostante la serata decisamente fredda, san Siro regala un discreto colpo d’occhio. Gremito il primo anello (che ospita anche la curva ultras interista), abbastanza affollato il secondo, mentre nel terzo viene isolata una sparuta rappresentanza dei tifosi ospiti (una settantina circa).
Formazioni, scambio di gagliardetti, palla al centro… bim bum bam, trenta secondi e Lukaku segna. Forse questo ragazzo ha assimilato troppo e troppo in fretta il modo di vivere di noi milanesi imbruttiti; uno, due, via a laurà… prima il dovere poi il piacere!
Diagonale basso e Cagliari folgorato
Neanche il tempo di togliersi i guanti e di tirare fuori il taccuino ed il giovanotto ha già aperto la strada ad una serata tinteggiata di nerazzurro, complice lo sciaguratissimo e sanguinoso retropassaggio del cagliaritano Oliva, che lo mette in porta con un assist delizioso. Diagonale basso e Cagliari folgorato.
L’Inter potrebbe adesso iniziare realmente la partita con una certa tranquillità, in fondo il risultato è già sbloccato. Invece viene fuori quella bella attitudine alla battaglia che Conte ha portato in riva al Naviglio quest’anno. Uno l’ho fatto, due sono meglio, tre son più belli, a quattro mi sento più tranquillo.
L’Inter è massiccia e non lascia nulla ad un avversario sotto choc, pressa, rimane cortissima, avanza in blocco, non picchia mai, ma fa sentire sempre la sua fisicità. E diverte.
Un Barella iper attivo sostiene bene le punte, anche se in qualche circostanza meno foga e più lucidità non sarebbero state fuori luogo.
Sanchez dimostra di essere in forma e si concede alcuni dribbling da giocoliere che indispettiscono il suo marcatore diretto e gli procurano qualche calcione sugli stinchi da manuale.
Nel mentre Lukaku raddoppia ma il suo gol viene annullato dopo un lungo consulto VAR, molto lungo, troppo lungo, evidentemente assai complicato. Si rimane sull’1 a 0.
Il raddoppio arriva poco dopo grazie alla conclusione di “nonno” Borja Valero, che riceve una vera e propria ovazione dai suoi tifosi. Il Cagliari non pervenuto, Handanovic congelato ed inoperoso.
Nella ripresa il Cagliari corre un po’ di più ma combina sempre poco o nulla, sovrastato in ogni reparto da un’Internazionale davvero in gran spolvero.
Lukaku si annoia e decide di impreziosire il tabellino. Cross di Barella, difesa cagliaritana addormentata, il belga stacca ed infila il pallone sotto la traversa. 3 a 0.
Senza troppi sforzi, in scioltezza, come quando il gatto sornione gioca con il topo.
“Ranocchia è uno di noi”
Al minuto 73 il Cagliari segna: Cerri scappa dalla marcatura di un distratto Ranocchia, passa di tacco ad Oliva che tira e segna il gol della bandiera per gli isolani. Non serve a nulla ai fini del risultato, ma almeno riscatta in parte la follia iniziale fatta in occasione del primo gol di Lukaku.
Ranocchia ci rimane male. Al minuto 81 Biraghi gli mette sulla capoccia un cross delizioso e lui segna il 4 a 1 definitivo; la Curva lo applaudirà e lo chiamerà a gran voce sino al triplice fischio, perché “Ranocchia è uno di noi”.
Si torna a casa al caldo; è sempre piacevole vedere cinque gol, però la partita è stata talmente a senso unico da risultare a tratti monotona.
Il Cagliari non è giudicabile, totalmente non pervenuto. L’Inter è forte, altro che Biscione, è una vipera velenosa; sono concreti, spavaldi, guasconi, massicci ed incazzati.
La Juventus è ancora più cinica e talentuosa, ma la squadra di Conte può seriamente mettere in discussione una leadership bianconera sino ad oggi inattaccabile. Ed è già un gran risultato, visto il livello delle altre squadre schierate in questo campionato.
Chi vivrà, vedrà.
Inter: Handanovic; Godin, Ranocchia, Skriniar; Lazaro, Barella, Borja Valero, Brozovic (25′ st Sensi), Dimarco (33′ st Biraghi); Sanchez (24′ st Esposito), Lukaku.All.: Conte.
Cagliari: Olsen; Faragò, Walukiewicz, Pisacane, Lykogiannis; Oliva, Nandez (35′ st Birsa), Ionita (35′ st Joao Pedro), Nainggolan, Castro (1’st Rog); Cerri. All.: Maran.
Arbitro: Chiffi di Padova.
Reti: nel pt 1′ Lukaku, 22′ Borja Valero; nel st 4′ Lukaku, 28′ Oliva, 36′ Ranocchia.
Note: Angoli: 5 a 2 per l’Inter. Recupero: 2′ e 3′. Ammoniti: Lykogiannis, Godin e Sensi.