Incontro il mio interlocutore verso sera, dopo la chiusura della sua azienda.
Come da accordi, prima mi lascio condurre attraverso i piazzali del suo magazzino, per dare un’occhiata alle strutture ed al loro contenuto, poi lo seguo all’interno degli uffici, ormai lasciati vuoti dai suoi abituali collaboratori.
Mi chiede di non rendere le pubbliche le sue generalità ed accetto; in ogni caso le declina all’avvio della registrazione audio che effettuo di questa nostra intervista. Il mio ospite è un imprenditore lombardo, la sua azienda è situata nella provincia di Milano ed ha alle spalle diversi decenni di attività.
Attività che consiste nella lavorazione di particolari rifiuti e del loro invio agli utilizzatori finali che si occupano del loro riciclo nella filiera produttiva. Plastica, ma soprattutto carta e prodotti cartacei in genere. La sua azienda è associata ad UNIRIMA*
*UNIRIMA, Unione Nazionale Imprese Recupero e Riciclo Maceri, nasce dalla fusione di Unionmaceri e Federmacero per dare voce unitaria alle due anime del settore ovvero gli“Impianti di Recupero/ Riciclo carta” e “Commercianti di carta da macero” e quindi rappresentare e tutelare le imprese attive nel settore della raccolta e del recupero, riciclaggio e commercializzazione della carta da macero. Agli impianti di recupero/riciclo aderenti ad UNIRIMA vengono conferite le raccolte differenziate di carta e cartone provenienti sia dai Comuni (rifiuti urbani) che da attività commerciali, artigianali, industriali e terziarie (rifiuti speciali), in uscita da tali impianti la cosiddetta “carta da macero” cioè la Materia Prima Secondaria carta che viene inviata alle cartiere.
Fonte: http://www.unirima.it
Mi descriva con parole semplici l’attività della sua azienda.
Noi ci occupiamo della raccolta della carta da macero (80% della nostra attività) e della raccolta di tutti gli altri materiali riciclabili, ovvero legno, vetro, ferro, plastica (20% del nostro fatturato).
Focalizziamo il discorso per semplicità sulla sola carta da macero. Una volta raccolta quali lavorazioni applicate al prodotto?
Separiamo i materiali per tipologia, li compattiamo, li imballiamo, li stocchiamo nei nostri magazzini ed infine li consegnamo agli utilizzatori finali, ovvero le cartiere. Dalla carta da macero recuperata le cartiere producono poi bobine ad uso stampa giornali, cartoni da imballo, scatole e via dicendo. L’utilizzo dei prodotti cartacei da macero è molto vasto.
Con gli archivi bianchi si produce ad esempio la carta igienica. Con i cartonati si producono cartoncini o scatole da scarpe o le scatole che contengono il sale.
Stiamo parlando della carta che noi cittadini usiamo lasciare ad esempio nella raccolta differenziata condominiale?
Noi non facciamo parte del circuito COMIECO**, non siamo una piattaforma Comieco. Alcuni miei colleghi hanno aderito al Consorzio ed a loro arrivano direttamente i rifiuti indirizzati dai Comuni per la separazione, la compattazione e l’invio all’utilizzatore finale.
Il nostro mercato è orientato alle aziende private, agli enti o alle associazioni che hanno la necessità di smaltire la carta ed i suoi derivati, al di fuori della raccolta urbana comunale. Aziende private, catene di supermercati, società che devono smaltire i propri imballi o i propri archivi cartacei, editori e cartotecniche che devono smaltire gli scarti della produzione eccetera. I potenziali clienti del nostro settore sono davvero tantissimi.
Faccio un esempio pratico: una società deve smaltire i propri archivi, noi li recuperiamo e per prima cosa il nostro personale divide gli archivi bianchi da quelli colorati e dai cartoni. I fogli bianchi vengono compattati e ridotti nel proprio volume, vengono create delle balle di circa 800-900 chili cadauna, ed infine si inviano alla cartiera. Con gli archivi bianchi si produce ad esempio la carta igienica. Con i cartonati si producono cartoncini o scatole da scarpe o le scatole che contengono il sale.
** Comieco è il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica. La sua finalità è il riciclo e il recupero degli imballaggi di origine cellulosica. I Consorziati di Comieco sono produttori, importatori e trasformatori di materiale e di imballaggi cellulosici. Possono aderire anche i
recuperatori. Il Consorzio stipula con le Amministrazioni locali convenzioni per la raccolta differenziata, e tramite questi soggetti gestisce volontariamente, d’intesa con CONAI, il sistema della raccolta e dell’avvio a riciclo dei rifiuti di carta e cartone provenienti dalla raccolta comunale.
Fonte: https://www.comieco.org
Abbiamo fatto insieme un giro della sua azienda; ho visto montagne di materiale stoccato. Non c’è un buco libero sui piazzali. Lei compra troppo e vende poco oppure il mercato del riciclo non tira più?
Sino a poco tempo fa noi acquistavamo da questi soggetti privati il materiale cartaceo-rifiuto, lo selezionavamo nel nostro centro e lo destinavamo alla cartiera.
Siamo in un momento di grande difficoltà da circa un anno; non solo io ma tutti gli operatori del nostro comparto. Ora siamo arrivati a toccare il fondo, anzi siamo andati anche oltre al fondo. Nel 2017 abbiamo praticamente perso il mercato cinese. La Cina ha deciso che tutti i materiali cartacei di riciclo che venivamo importati dall’estero dovessero avere un residuo massimo di impurità dello 0,05%. Stiamo parlando di una tolleranza bassissima, siamo davvero vicini al “puro”.
Non hanno imposto dazi commerciali, hanno agito diversamente; hanno ridotto al massimo la soglia di tolleranza sulle impurità della carta da macero e di fatto hanno sterilizzato il loro import. I materiali che normalmente prendevano la via della Cina sono rimasti invenduti in Europa, in quanto l’autoconsumo europeo è nettamente inferiore alle quantità di prodotto riciclato che il nostro continente produce. E le “scorte” hanno cominciato ad accumularsi nei magazzini. Stiamo parlando di circa tre milioni di tonnellate annue di surplus.
Le cartiere europee ed italiane si sono trovate ad avere una quantità di carta riciclata nettamente superiore alle proprie necessità, ed anche incrementando la produzione l’offerta rimaneva sempre enormemente superiore alla domanda. Inoltre non è che il prodotto finito andasse a ruba nel mondo… anzi; anche le cartiere risentono di una forte flessione nelle vendite. Cartiere che sono obbligate a ricevere prima gli stock di Comieco (che dal suo piedistallo detta legge) e solo in seconda battuta quelle degli operatori non convenzionati con il consorzio. E gli operatori privati risultano fortemente penalizzati.
I prezzi sono crollati di oltre l’85%.
Il prezzo almeno tiene?
Si figuri, ma nemmeno per sogno. Le cartiere sono piene da scoppiare di materia prima ed i prezzi sono crollati. Un anno fa si vendeva il cartone a 180 euro alla tonnellata; adesso ci si muove sui 20 euro alla tonnellata. Il fatturato delle nostre aziende è crollato, i magazzini sono stracolmi ed i costi di trasporto, compattazione e stoccaggio con questi prezzi non si coprono.
Quindi non ritirate più e lasciate ai vostri ex fornitori la merce in azienda nei piazzali…
I nostri ex fornitori (che prima pagavamo) ora stanno diventando nostri clienti. Siamo costretti a chiedere loro dei contributi per il ritiro delle giacenze di rifiuto, facendoci pagare. Aziende che sino sei mesi fa erano abituate a vedersi arrivare degli introiti per cedere il loro macero, oggi devono aprire il portafoglio per smaltire i propri rifiuti. Spesso allora le aziende si rivolgono ai Comuni e fanno confluire il materiale alle piattaforme comunali Comieco. Alcuni Comuni possono permettersi di ritirare il macero che viene loro conferito, anche se il costo di smaltimento non è economico. Tanto paga la comunità. Pago io, paga lei. I prezzi sono crollati di oltre l’85%.
Facciamo un esempio pratico.
Parliamo della cartaccia, il materiale di risulta meno pregiato, la cartaccia che viene fuori dalla raccolta differenziata, che contiene di tutto. La cartiera la paga 5 euro alla tonnellata. A me trasportare il materiale dal magazzino alla cartiera costa 15 euro alla tonnellata. Ogni tonnellata di cartaccia che muovo perdo 10 euro.
andava di lusso si parlava di 1, massimo 2 euro di margine a tonnellata. Sino ad un anno fa la cartaccia si vendeva a 120 euro alla tonnellata, oggi a -10 euro. La filiera è sull’orlo del default. E guardi che siamo tutti sulla stessa barca, non è un problema di essere più o meno bravo del tuo collega concorrente, siamo tutti quanti con i piedi all’umido. Non c’è trippa per gatti, per nessun gatto.
La raccolta di carta riciclata in Italia ammonta a 6,5 milioni tonnellate all’anno. Solo una parte trova spazio nella trasformazione attraverso le cartiere. Avete i magazzini pieni. Quando non ci sarà più posto per lo stoccaggio dove la piazzerete la carta imballata ed invenduta?
Non lo so. Io non posso voltare le spalle a quello che è stato per decenni un mio fornitore e che oggi è un mio cliente. Lui mi paga perché io gli porti via il rifiuto cartaceo, ma io il materiale non so più dove metterlo.
Guardi che la cultura del riciclo sta crescendo nel nostro Paese con un passo spedito. La gente ricicla sempre di più e sempre con maggior piacere, perché il tema ambientale è sempre più intimamente percepito. Preparatevi perché la raccolta crescerà.
Le persone comuni di questo aspetto del surplus non sanno nulla. Perché è un tema che sino ad oggi è rimasto ad uso e consumo degli operatori del settore. Sarà bene che i media si diano una svegliata e che inizino a comunicare la realtà dei fatti. Le persone fanno bene a riciclare, ma il sistema Paese deve poi rendere funzionale la fase post raccolta. A cosa serve differenziare se poi non si può riciclare… guardi che finirà tutto in discarica.
Mettetelo bene in chiaro voi che siete preposti alla comunicazione e ditelo chiaro tutti: “in Italia non abbiamo impianti per lavorare tutta la raccolta differenziata”!!
Chi dovrebbe darsi una mossa e cosa si dovrebbe fare.
I politici dovrebbero interessarsi di questo problema e consentire la creazione di nuovi impianti. A che serve essere virtuosi, raccogliere e raccogliere se poi non si può riciclare?
Sappia che tra pochissimo tempo gli spazi di stoccaggio saranno esauriti e la differenziata finirà in discarica.
Il riciclo serve, almeno per limitare il taglio delle piante… Suvvia un po’ di sensibilità ecologista…
Disturberò la sua sensibilità, che poi è anche la mia. Guardi che la differenziata la faccio anch’io con impegno. Sappia che tra pochissimo tempo gli spazi di stoccaggio saranno esauriti e la differenziata finirà in discarica. E questo non vale solo per la carta, vale per tutti i materiali.
Riguardo il taglio degli alberi, questo non è eliminabile in toto, perché anche nel procedimento di riciclo la cellulosa va comunque impiegata. La carta da riciclo tende a perdere la propria consistenza ed a perdere la sua fibra, quindi la cellulosa va comunque inserita nel processo produttivo della cartiera. Il riciclo totale senza introduzione di una parte di materia prima non è praticabile.
All’estero come se la cavano? Avranno problemi simili ai nostri.
In tanti Paesi esteri la raccolta differenziata finalizzata al riciclo non la fanno più, oppure l’hanno ridotta in modo sensibile. Il rifiuto cartaceo va dritto sparato al termovalorizzatore. Serve non più a fare cartoncini e bobine da giornale; serve a produrre energia pulita a basso costo.
Potrei sbagliarmi, in Italia ne abbiamo una cinquantina, tra inceneritori e termovalorizzatori. In Germania il triplo, solo termovalorizzatori.
Troppo pochi. Da noi il rischio è che il prodotto in esubero finisca in discarica anche se ha caratteristiche tali da favorirne un uso differente. Lei capisce che torneremmo indietro di decenni.
Va anche riformata la cultura del riciclo, perché in Italia ciascuno di noi fa quello che vuole. Facciamo un esempio semplice che tutti possono comprendere. Il classico imballo composto sia da plastica sia da carta, quello che si chiama
accoppiato-plastica. Non va nella carta!!! Da noi tutto nel cassonetto “carta” con la conseguenza che poi i due elementi vanno separati con costi non da ridere. All’estero questo tipo di rifiuto va diretto come un missile in discarica o nel termovalorizzatore. Andandoci direttamente il costo di smaltimento è molto inferiore. In Italia no, ciascuno fa quello che vuole.
Se un politico concede il via libera alla costruzione di un termovalorizzatore, in Italia ha la grande probabilità di essere trombato alle elezioni successive. Quasi una certezza.
Noi esportiamo i nostri rifiuti all’estero e paghiamo chi li riceve. Chi li acquista li usa come combustibile e produce energia che rivende, guadagnando bene.Sono più fessi di noi? I termovalorizzatori puliti sorgono all’interno delle grandi città in tutta Europa; a Copenhagen ci hanno persino costruito sopra una pista da sci di mezzo chilometro.
Non ci piace vederli vicino alle nostre abitazioni? Abbiamo tanti di quei territori praticamente disabitati dove farli… ma servono lungimiranza, volontà politica e soldi. Si dovrebbero progettare infrastrutture di collegamento sicure, scegliere le nuove tecnologie ad impatto zero e sfruttare il nostro surplus di rifiuti per creare energia e lavoro, migliorando l’ambiente azzerando le discariche.
Incentivi alla creazione di nuovi impianti da parte dello Stato?
Con la burocrazia italiana? Ma scherza, per aver un’autorizzazione all’installazione di un nuovo impianto servono due-tre anni e valanghe di autorizzazioni. E poi tanti comuni gli impianti di lavorazione e stoccaggio rifiuti non li vogliono proprio. Serve l’autorizzazione del Comune e tanti Comuni la negano. Non vogliono nemmeno sentirne parlare. La carta da macero è un rifiuto ed i rifiuti gli italiani li producono ma non li vogliono smaltire sul proprio territorio.
Potremmo anche creare nuovi impianti di qualità che possano produrre prodotti finiti di alto livello qualitativo. Noi oggi abbiamo una percentuale di impurità che viaggia intorno al 2- 3%. Se migliorassimo il prodotto finito potremmo tornare a competere in Cina, anche se le dico che il limite dello 0,05% è assurdo. Ma così è. E li nulla scappa, controllano tutto.
Fino al 2017 erano meno fiscali, poi hanno messo in galera novanta funzionari portuali e la musica è cambiata. Non passa un capello che non sia pettinato come dicono loro. I cinesi vengono in Italia e visionano il materiale al grezzo ancora da imballare. Poi campionano l’imballato con la precisione di un chirurgo. Noi dobbiamo capire che se vogliamo competere dobbiamo puntare sull’offerta di materiali di qualità.
E questo si fa a monte, facendo una raccolta differenziata attenta ed attivando canali commerciali sicuri a livello politico. Oggi io ritiro il cartone e lo seleziono. Il cartone poi lo vendo a 20 euro alla tonnellata alla cartiera, il rifiuto che ho dovuto depurare dalla raccolta per smaltirlo mi costa 200 euro alla tonnellata. Non ci siamo.
Eccesso sopra eccesso. Siamo pieni di carta e non sappiamo cosa farne.
Senta non facciamo finta di non vedere la realtà… i magazzini di raccolta talvolta bruciano, e quando bruciano creano grossi problemi ai residenti.
Si accade, a volte accade. Ed il fatto che tutti i magazzini siano al livello di guardia con i piazzali pieni non è un incentivo alla riduzione della soglia di potenziale pericolo. Però finiamola di fare di tutte le erbe un fascio, non siamo mica tutti delinquenti. Anche le compagnie di assicurazione oggi non ti assicurano più a prescindere, ed invece si dovrebbe fare un’analisi più fine, caso per caso. Troppo facile sparare nel mucchio.
Se l’impianto è fatto come si deve, se non è un centro farlocco e soprattutto se l’imprenditore è serio il rischio scende. Il caso fortuito può accadere, ma le probabilità sono molto più basse rispetto a siti di stoccaggio fatti un tanto al chilo. Io ho subito un incendio nel 2002, ho avuto le fiamme che ardevano per tre giorni ed ancora oggi quando vedo un incendio soffro. Le immagini dell’Australia che brucia io non posso vederle, sto troppo male.
L’imprenditore serio non va a mettere il fiammifero sotto la balla di carta, l’imprenditore serio lavora con scrupolo e se vede un problema cerca di risolverlo. Non va criminalizzata l’intera categoria.
Facciamo un’ipotesi; niente nuovi impianti di qualità e niente nuovi termovalorizzatori. Cosa fate, chiudete? E la carta dove la mettiamo?
Si chiudiamo gli impianti, cosa vuole che facciamo? Lo dico dal 1995, la gestione pubblica del nostro comparto è sbagliata. Siamo in un settore economico dove il pubblico compete con il privato, ma lo fa da una posizione di favore. E’ arrivato il momento di fermare gli impianti e di farci sentire. Ora o mai più, prima di scomparire. Dispiace dirlo, ma se fermiamo per tre giorni la raccolta mettiamo in ginocchio l’Italia; almeno inizieranno ad ascoltarci.
Tre giorni, non tre mesi, bastano tre giorni. Dove che crede che andrebbero le raccolte differenziate dei Comuni se non andassero nelle piattaforme? Andrebbero in discarica dritte filate ed in pochissimi giorni le intaserebbero. Lo Stato deve intervenire. Dica lei, se un imprenditore decidesse di costruirsi una nuova cartiera, secondo lei lo farebbe in Italia o in Turchia dove tutto costa meno, a partire dall’energia e dove la burocrazia è minima rispetto alla nostra? Va li. E lei crede che il nostro macero italiano lo andremmo a portare in Turchia con i costi di trasporto che ci sono? Ma scherza, rimarrebbe qui. E noi dove lo mettiamo? La cartiera turca comprerà il macero prodotto in Turchia, mica il nostro.
Se riusciste con nuovi impianti a produrre un materiale più raffinato e di maggiore qualità, la cartiera italiana sarebbe in
grado di lavoralo e di metterlo sul mercato? Non mi pare che le vendite delle cartiere siano stratosferiche ultimamente.
Le nostre cartiere sanno fare il proprio lavoro e sanno produrre con qualità. Ma sono in crisi in quanto si devono confrontare con concorrenti esteri che ad esempio pagano molto meno l’energia. I cinesi comprerebbero volentieri dalle nostre cartiere ma il governo cinese frena.
Ci sono paesi stranieri che importano da noi, come il Vietnam, l’Indonesia, la Cambogia, ma anch’essi chiedono una qualità superiore a quella che il mercato italiano sino a poco tempo fa poteva offrire. Non si scappa, se ne esce solo alzando il livello qualitativo del prodotto, sia a favore delle produzioni straniere sia nei confronti delle cartiere italiane.
Le cartiere oggi comprano da Comieco, ci sono accordi vincolanti, e pagano la materia prima più di quanto la pagherebbero dall’operatore privato. E spesso si ritrovano con materiali ad alta percentuale di impurità. La cartiera ne esce penalizzata. In più abbiamo cartiere che risalgono ancora all’Ottocento. Si, sono state potenziate, ma se ad una 500 cambi le gomme, rinforzi le sospensioni e potenzi un po’ il motore… ti ritrovi pur sempre con una 500 in mano. Mentre austriaci e turchi mettono in campo nuovissime Rolls Royce.
Un possibile sbocco di vendite in USA?
Mamma mia, no. USA e Cina si sono fronteggiate a colpi di dazi commerciali e la Cina non ha più importato carta da macero dagli USA, carta che è arrivata in Europa a prezzi stracciati. Eccesso sopra eccesso. Siamo pieni di carta e non sappiamo cosa farne.
Mi dica perché una cartiera dovrebbe comprare da me una tonnellata di carta da macero a 5 euro se un mio collega francese gliela porta in magazzino pagando anche 50 euro alla cartiera pur di togliersela dai piedi?
In quarantatré anni di lavoro questa è la terza crisi che vedo; le prime due erano circoscritte all’Italia. Questa attuale è globale e può essere risolta non dal mercato ma solo dalla politica. Sino ad oggi i segnali giunti dalla politica sono stati poco confortanti, anche perché ci troviamo davanti a politici che decidono senza sentire prima gli operatori del settore, decidono senza avere competenze specifiche.
Non vorrà mica che si smetta di fare la raccolta differenziata?
No no, si continui pure. Tanto la plastica non ha più mercato, la carta non ha più mercato, i magazzini sono stracolmi… Non siamo più un ingranaggio della filiera del rifiuto riciclato, noi siamo dei parcheggiatori di materiale. Quando il parcheggio sarà colmo al 200% il problema non sarà più nostro, anche perché forse non ci saremo più.
Non è più un discorso economico. Sino a ieri io pagavo dieci euro alla ditta XYZ per poter ritirare il suo rottame cartaceo. Oggi se la XYZ mi pagasse lei dieci euro per portami via il suo materiale, io non ci andrei. Dove lo metto? Dal primo di gennaio ad oggi non ho ancora caricato un viaggio di riviste; di etichette ne ho fatti tre. La media in passato era di venti carichi al mese di riviste e trenta di etichette. I magazzini delle cartiere sono pieni e non vogliono il materiale. Da settembre a dicembre 2019 ho perso 4.000 euro al mese per soddisfare vecchi clienti e dare loro un servizio, senza lasciarli in brache di tela. Adesso stop.
De profundis per il riciclo?
Non abbiamo più consumatori finali. Si tornerà alla logica dello smaltimento. Differenziamo pure, tanto andrà tutto in discarica.
Per maggiori info: rapporto Unirima 2019 –
http://www.unirima.it/wp- content/uploads/2019/07/report_unirima-1.pdf