L’idea era la solita; recarsi allo stadio per vedere una partita del campionato di calcio di serie A e scriverne su queste pagine cercando di mixare la cronaca dell’incontro con una sorta di riflessione tecnica e sportiva dell’incontro. Purtroppo ieri sera le cose sono andate in modo tale da costringermi a cambiare questo consueto approccio.
Sono stato a Brescia, allo stadio Mario Rigamonti, per vedere Brescia vs Napoli, anticipo serale della 25° giornata di campionato di serie A.
è necessario fare un po’ di cronaca rispetto a quanto accaduto sugli spalti durante la partita
Parleremo anche del fatto sportivo, ma prima è necessario fare un po’ di cronaca rispetto a quanto accaduto sugli spalti durante la partita.
I tifosi organizzati del Brescia occupavano in ogni ordine di posti la Curva Nord “Andrea Toninelli”; sul fronte opposto in Curva Sud, erano presenti circa cinquecento ultrà napoletani. Sino dalle prime battute è stato chiaro come tra le due tifoserie non corresse buon sangue, cosa frequente negli stadi italiani.
Molto bella la coreografia della Nord al momento dell’ingresso delle formazioni in campo e caldo il tifo degli ospiti venuti per supportare la squadra di Rino Gattuso.
Da questo momento si è verificata un’escalation di insulti reciproci, conditi da una serie di esplosioni ravvicinate di grossi petardi lanciati dai tifosi bresciani.
Pesanti, molto pesanti e volgari i cori rivolti dai tifosi partenopei agli abitanti della Leonessa d’Italia (con il classico richiamo alle loro mamme che praticherebbero il mestiere più antico del mondo), tanto che gli sberleffi di matrice calcistica (in serie A vi rivedremo tra vent’anni) apparivano quasi come simpatici lazzi di Carnevale.
La risposta degli ultras di casa – silenziosamente e passivamente accettata da una buona parte dello stadio che non li ha mai zittiti – è andata però oltre ogni misura. Prima si è elevato un coro molto sostenuto “Italia, Italia, Italia” teso a denigrare gli ospiti, neanche si trattasse di barbari giunti da oltre i confini della Patria.
E poi, intorno alla mezzora del primo tempo, l’infame ed agghiacciante cantata – ripetuta più e più volte sino alla fine della partita – “Napoletano Coronavirus”.
Davanti ad una cosa del genere passa davvero la voglia di parlare di calcio e di raccontare l’incontro. Qui non stiamo più parlando di rivalità sportiva, di campanilismo, di storica antipatia da curvaioli. Qui siamo al puro razzismo, alla denigrazione di matrice etnica. Alla demenza da TSO collettivo.
Mi chiedo ancora adesso per quale motivo l’arbitro Orsato non abbia interrotto la gara, facendo quasi orecchie da mercante. Altro che cori e coretti, tre fischi e tutti a casa a guardare l’Isola dei Famosi. Ed invece nulla. Silenzio assoluto. Inconcepibile.
Ed infatti il Procuratore Aggiunto della FIGC Di Lello ha subito puntualizzato: “Il codice è molto chiaro: chi conduce la gara si assume la responsabilità della scelta di fermare o no la partita. Abbiamo tre nostri inviati che hanno già fatto referto. La valutazione è di tipo soggettivo, quindi tra arbitro e Procura deve esserci comunicazione: il referto è stato fatto, il giudice sportivo prenderà la sua decisione nelle prossime ore”
Caro Presidente, non sono fesserie. E’ razzismo. E non va minimizzato. Combattuto sempre, minimizzato mai.
Cito letteralmente il Giornale di Brescia riguardo le dichiarazioni del presidente del Brescia Ciellino, ovviamente amareggiato dall’accaduto.
«Sono fesserie, alle quali si vuole dare subito dei risvolti polemici, Evitiamo di creare altre polemiche per favore. Tra me e Aurelio De Laurentiis c’è sana amicizia e rispetto reciproco. Questo è quello che mi interessa», ha detto Cellino.
«Io vivo la metà dell’anno a Brescia. E le garantisco che ci sono più napoletani qui che da voi. Io ho 7, 10 dipendenti napoletani. Perciò il tutto è fuori luogo. Alcuni tifosi del Brescia lasciateli perdere, non meritano attenzione», ha aggiunto il proprietario del Brescia.
Caro Presidente, non sono fesserie. E’ razzismo. E non va minimizzato. Combattuto sempre, minimizzato mai.
Proviamo ora brevemente a raccontare questa sciagurata serata di calcio. Il Napoli giunge a Brescia con la chiara intenzione di fare bottino pieno e di riportarsi nella zona di classifica che gli consentirebbe l’ingresso nelle competizioni europee il prossimo anno. Rino Gattuso vuole inoltre interrompere la tradizione negativa che ha visto il Napoli cedere ben venti punti con le squadre cosiddette “piccole”. Un vero capitale gettato al vento. Il Brescia deve vendere cara e salata l’anima al diavolo e cercare di uscire da una zona retrocessione che la avvolge sempre più, togliendole lucidità e speranza. Almeno un punto per muovere la classifica e sperare è necessario, indispensabile.
L’avvio di partita è un monologo napoletano
L’avvio di partita è un monologo napoletano, impreziosito dalla traversa colta da Mertens dopo soli due minuti. Il Brescia tocca palla per la prima volta al minuto 4. Dalla tribuna si ha l’impressione di vedere gigioneggiare un grosso gattone del Vesuvio, certo di potersi mangiare con un sol boccone, in qualsiasi momento, la rondinella bresciana.
Ed invece a sorpresa è il Brescia a segnare, al minuto 27 del primo tempo; cross di Tonali ed incornata vincente di Chancellor. Il Napoli abbozza ed arriva alla fine del tempo un po’ stordito, rischiando anche su un colpo di testa di Balotelli allo scadere.
La ripresa è totalmente differente dal primo tempo, giocato con piglio troppo flemmatico dai napoletani in maglia verde.
Al minuto 4 un tiro di Insigne trova la mano del bresciano Mateju; Orsato titubante prima non fischia, poi va a consultare il monitor VAR e concede la massima punizione al Napoli.
Al minuto 5 Insigne realizza e la nord bresciana per rincuorare i propri giocatori non sa fare altro che denigrare gli avversari con i cori “lavali con il fuoco” e “napoletano coronavirus”.
Bravi, strategia davvero efficace, infatti Fabian Ruiz con una giocata splendida e per nulla intimorito dai cori idioti, al minuto 9 stacca il biglietto per la vittoria finale del Napoli. Tiro a giro e palla che si infila nel sette sotto la traversa di Joronen.
La partita non ha più particolari scossoni; una rete del Napoli segnata da Mertens al minuto 19 viene annullata per fuorigioco ed infine al minuto 28 Balotelli non inquadra lo specchio della porta da posizione molto favorevole.
A movimentare la serata ci pensa l’arbitro Orsato, che non sente i petardi, i cori beceri e rifila sei cartellini gialli a destra ed a manca, in una partita assolutamente non violenta. Visto che gli piace sbandierare i gialli, potrebbe andare a Siena a sbandierare per la contrada dell’Aquila che nel proprio stendardo di giallo ne ha parecchio. Il Napoli, meritatamente vista l’abissale differenza di caratura tecnica che esiste tra le due squadre, porta a casa i tre punti ed il Brescia sprofonda verso una serie B ogni giorno più vicina.
Rino Gattuso. Lo guardavo e mi dicevo: non è lui, gli somiglia, ma non può essere lui. Lo ricordavo a san Siro urlare come uno scalmanato per infondere coraggio e grinta ad un Milan mediocre ed oggi lo ritrovo tranquillo e rilassato a bordo campo. Non esce nemmeno dalla sua area tecnica!!!
Evidentemente è sereno e conscio di avere una squadra composta da giocatori di livello; non serve scaricare l’adrenalina come lo scorso anno, quest’anno si può gestire il gruppo con maggiore serenità. Felice per te grande Ringhio.
La serata si chiude, si riparte per Milano con tanta amarezza e la certezza di avere buttato via una serata quasi primaverile per colpa di coloro che con il calcio hanno davvero poco a che fare. Per una volta sarebbe stato meglio andare al cinema.
BRESCIA (4-3-2-1): Joronen; Sabelli, Mateju, Chancellor, Martella; Bisoli, Dessena (40′ st Ndoj), Tonali; Zmrhal, Bjarnason (20′ st Skrabb); Balotelli. All. Lopez.
NAPOLI (4-3-3): Ospina; Di Lorenzo, Manolas, Maksimovic, Rui; Fabian, Demme (41′ st Allan), Elmas (31′ st Zielinski); Politano, Mertens (22′ st Milik), Insigne. All. Gattuso.
ARBITRO: Orsato di Schio
RETI: 27′ pt Chancellor, 4′ st Insigne rig., 9′ st Fabian
NOTE: ammoniti Mateju, Mertens, Elmas, Martella, Dessena, Milik. Angoli 4-4.
© Francesco Scaccianoce