Il coronavirus sta colpendo duramente tutti noi, la nostra società, la nostra vita quotidiana. Ci stiamo difendendo, con l’ausilio di una sanità eccellente e con la buona abitudine di rimanere a casa, cercando di evitare il diffondersi della pandemia tra amici, colleghi e parenti.
L’hashtag #iorestoacasa è diventato virale in poche ore; ma una casa nella quale soggiornare disciplinatamente non tutti la posseggono. Ci sono uomini e donne che, per necessità o talvolta per scelta di vita, vivono ai margini della cosiddetta società civile, sostenendosi con poco e nulla, dormendo dove capita.
Li chiamiamo barboni, senzatetto, clochard, vagabondi. Sono gli Ultimi, quelli che guardiamo spesso con fastidio, ostilità, disgusto e imbarazzo. Per loro i tempi maledetti del coronavirus sono particolarmente duri.
Di loro parlo con un amico, un uomo che dell’assistenza ai deboli ha fatto una ragione di vita, creando un piccolo esercito di volontari del bene che nelle città lombarde siamo abituati a vedere da anni laddove sosta chi è in difficoltà.
Mario Furlan, classe 1964, amico carissimo, giornalista, formatore, docente universitario e fondatore dei City Angels.
I City Angels. Siamo un’associazione di volontariato nata nel 1994 a Milano per iniziativa di Mario Furlan. Ci puoi riconoscere dal basco blu, simbolo delle forze Onu portatrici di pace, e dalla giubba rossa, colore dell’emergenza.
Aiutiamo i più deboli: senzatetto, migranti, tossicomani, etilisti, vittime della criminalità. Siamo un punto di riferimento sicuro per i cittadini e un deterrente per i malintenzionati: se vediamo qualcuno che commette un crimine non ci voltiamo dall’altra parte, ma interveniamo!
#iorestoacasa. Come vivono a Milano ed in Lombardia coloro che una casa non la possiedono?
A Milano, in Lombardia ed in tutta Italia è un momento difficile per chi non ha una casa. L’esplosione del coronavirus ha ridotto sensibilmente la possibilità di intervento a favore dei senzatetto; le mense chiudono o nel migliore dei casi forniscono solamente dei sacchetti contenenti provviste e nessun pasto caldo.
Le associazioni di volontariato svolgono un’attività ridotta sul territorio; alcune non la svolgono proprio perché i propri volontari hanno paura del possibile contagio e non si presentano in servizio.
Facciamo una stima. Quanti uomini e donne senzatetto ci sono oggi a Milano ed in Lombardia?
A Milano i senzatetto oscillano tra le duemilacinquecento e le tremila persone. In tutta la Lombardia il numero è circa il doppio.
I City Angels in quali città lombarde operano?
Siamo in strada a Milano, Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Varese, Gallarate, Busto Arsizio e tra poco apriremo un presidio anche a Voghera. Abbiamo in tutto trecentocinquanta volontari.
Gli Angels sono celebri per essersi sempre avvicinati ai bisognosi con grande fisicità. Sostenendoli fisicamente, abbracciandoli, usando un linguaggio del corpo molto aperto e fraterno. Oggi come sono mutate le vostre regole di ingaggio?
Abbiamo dovuto cambiare radicalmente le nostre regole di ingaggio e questo è stato uno shock per tutti noi. Ho lasciato ad ogni coordinatore la libera scelta di proseguire o meno l’attività su strada, quindi in alcune città andiamo avanti a lavorare ed in altre invece ci siamo ritirati dalla pubblica via. Nelle città dove il nostro servizio su strada prosegue, prosegue con una serie di precauzioni. I volontari operano con mascherina, guanti, disinfettante, mantenendo una distanza di sicurezza dalle persone che aiutano. Noi siamo abituati ad avvicinarci alle persone e ad abbracciarle, però in questo caso mantenere la distanza di sicurezza è importante ed obbligatorio.
Cerchiamo di evitare ogni tipo di assembramento tra gli ospiti; ad esempio organizziamo i pasti su più turni.
Nelle vostre case di accoglienza come vi siete organizzati?
Nelle nostre strutture gli spazi sono quelli che sono ed abbiamo dovuto organizzarci al meglio. Abbiamo due strutture a Milano, una in via Gino Pollini, che ospita novanta senzatetto, ed una in via Esterle che ne ospita dieci.
Cerchiamo di evitare ogni tipo di assembramento tra gli ospiti; ad esempio organizziamo i pasti su più turni. Il lavoro si moltiplica ma è giusto comportarsi così. Inoltre abbiamo un medico sempre pronto ad intervenire e l’attenzione verso coloro che sono febbricitanti o che sono affetti da tosse, raffreddore e simili è elevatissima.
E tutti gli altri senzatetto che non trovano spazio presso le associazioni di volontariato o nelle strutture pubbliche dove si rifugiano?
Il rifugio invernale all’interno del mezzanino della metropolitana c’è ancora. A Milano l’emergenza freddo tradizionalmente dura sino alla fine di marzo; da dicembre a fine marzo i posti letto sono disponibili quasi per tutti i senzatetto. Ad aprile per questioni di budget ne vengono tagliati molti e gli ospiti tornano in strada. Chi attualmente dorme in strada lo fa per scelta personale, perché sino a fine marzo i posti al coperto non mancano.
E’ notizia di ieri l’idea del Comune di Milano di prolungare il periodo di assistenza dei clochard, evitando di tagliare i posti letto e consentendo loro di rimanere all’interno delle strutture per tutto il giorno. Sino ad oggi durante il giorno gli ospiti sono sempre andati in giro per la città, adesso l’idea è quella di trattenerli al coperto dove dormono la sera, proprio come facciamo noi tutti in casa nostra.
C’è anche l’idea di tenerli nei centri di accoglienza anche oltre il termine del 31 marzo, non tanto per ovviare al problema del freddo quanto per impedire la possibile diffusione del coronavirus. Si naviga a vista perché nessuno sa quanto durerà questa pandemia. L’indicazione attuale è quella di tenerli tutto il giorno al coperto sino a quando l’emergenza non finirà, ovviamente limitando il più possibile gli assembramenti.
Ho sentito dire che a qualche senzatetto è stata comminata la sanzione prevista per chi gira senza motivo per la città.
Non lo sapevo, qualora situazioni di questo genere dovessero verificarsi sarebbero davvero atti al limite del grottesco. Dare una multa ad un senzatetto è ridicolo; non ha residenza, non ha soldi, non ha nulla. Assurdo.
Quest’anno la Casa degli Angeli* non girerà per la città.
Purtroppo è vero, quest’anno abbiamo dovuto rinunciare a causa del coronavirus a questo progetto che a noi sta da sempre molto a cuore.
I senzatetto ci aspettavano e non siamo potuti arrivare; sul bus non avremmo di certo potuto evitare assembramenti. Un vero peccato. Lo faremo ripartire il prossimo inverno.
*La “Casa degli Angeli”, riconoscibile da tutti per l’unicità della sua livrea, è un bus completamente ristrutturato dalle officine ATM, lungo 18 metri internamente riscaldato e dotato di un’area ristoro, una zona per dormire, un’area di pronto soccorso e servizi igienici. A bordo la squadra è collaudata da anni: ad accompagnare nelle notti i senzatetto ci sono i volontari City Angels che forniscono assistenza e aiuto psicologico; alla guida due autisti ATM specializzati nei servizi notturni.
La gente li scruta con attenzione, in particolare modo quando si riuniscono in due o tre per parlare tra di loro.
Gli Ultimi che vivono in strada sono abituati ad essere scantonati, ad essere guardati con diffidenza; in questo momento il loro imbarazzo è cresciuto? Non escludo che qualche idiota li guardi oggi con disprezzo pensandoli potenziali untori ambulanti.
Questa fase di disagio è vissuta molto male dai senzatetto, soprattutto perché l’assistenza nei loro confronti si è inevitabilmente ridotta. Alla mancanza dei pasti caldi serviti di solito nelle mense (oggi se va bene trovano un sacchetto di provviste e via andare…) si aggiunge qualche occhiata sospettosa di troppo. La gente li scruta con attenzione, in particolare modo quando si riuniscono in due o tre per parlare tra di loro. Il fatto che i senzatetto si riuniscano in gruppetti per parlare e farsi compagnia è normalissimo, ma oggi più che mai questo indispone alcuni.
Credimi, riuscire ad ottemperare le esigenze sanitarie con quelle umanitarie è molto complicato.
Nella vita ci sono sempre momenti difficili che arrivano senza preavviso
Un consiglio, un suggerimento, un pensiero in tempi di coronavirus.
Per fortuna oggi abbiamo la tecnologia che ci aiuta. In passato durante le grandi pandemie (pensiamo ad esempio alla famosa influenza spagnola) la comunicazione era molto limitata e questo favoriva il triste gioco della malattia. Oggi per fortuna riusciamo tranquillamente a sentirci, a vederci, a comunicare tra di noi e ci sentiamo meno soli.
Nella vita ci sono sempre momenti difficili che arrivano senza preavviso, e questa pandemia è stato un vero fulmine a ciel sereno; visto che siamo costretti a stare a casa possiamo sfruttare queste settimana di forzata reclusione per leggere, per guardare un bel film in televisione, per sentire della buona musica, per meditare, per riposare. E soprattutto possiamo tornare a dialogare in famiglia, facendo tante cose che la vita normale, frenetica oltre misura, ci preclude nei momenti di quella che noi consideriamo la normalità.
Grazie Mario, un abbraccio (per il momento virtuale) e buona vita.