Io non ho paura del lupo

Io non ho paura del lupo

foto copertina: P. Parricelli.



In questo periodo di lockdown e di forzata quarantena in molti di noi si è ravvivato un senso di profonda sintonia con la natura. 

Abbiamo visto animali selvatici passeggiare le vie delle città, abbiamo apprezzato il canto degli uccelli anche in luoghi perennemente caratterizzati da un inquinamento acustico devastante e continuo e goduto dell’abbassamento delle soglie di inquinamento in larga parte della penisola.

Penso che sia il momento giusto per presentarvi un’associazione che fa del rispetto e dell’amore per la natura un must. Un’associazione che in particolare si occupa dello studio, dell’osservazione e della salvaguardia di una specie animale molto particolare, ancestrale e profondamente legata alla tradizione ed alla cultura dell’uomo: il lupo.

Io non ho paura del lupo.   www.iononhopauradellupo.it

Per prima cosa vorrei che vi presentaste.

Ciao, siamo Daniele Ecotti e Francesco Romito, rispettivamente presidente e vice-presidente dell’associazione Io non ho paura del lupo. 

La nostra associazione è formata da abitanti e lavoratori della montagna, cittadini, appassionati e professionisti della natura, con lo scopo di favorire la conservazione e la convivenza tra il lupo e le attività umane.

Siamo nati nel 2016 in Val Taro, provincia di Parma, in una porzione selvaggia di Appennino tra Emilia Romagna e Liguria, ma siamo attivi anche sulle Alpi centro-orientali.

L’associazione, fino dalla sua nascita, è attiva su diversi fronti come la divulgazione di informazioni corrette sul lupo e sulla grande fauna in un contesto che favorisca la convivenza con le attività umane ed il portare avanti progetti di monitoraggio del lupo in Appennino e sulle Alpi utilizzando metodi di indagine non invasivi. Proponiamo inoltre campagne di comunicazione (attraverso mezzi tradizionali e multimediali) allo scopo di pubblicare materiale informativo, fornendo spunti di riflessione ed aprendo la discussione per un pacifico confronto.

Organizziamo periodicamente dei workshop didattici riservati ai nostri associati, coniugando esperienze all’aria aperta ed attività formative, avvalendoci della partecipazione di esperti e personale tecnico specializzato.

Organizziamo inoltre eventi dedicati ai cittadini, agli allevatori ed a tutti i portatori di interesse che possono entrare in conflitto con il lupo e gli altri selvatici.

Facciamo una sintetica presentazione del protagonista assoluto; il lupo.

Il lupo è un carnivoro dalla grande adattabilità, in grado di vivere tra le cime più alte dei nostri monti, così come sulle spiagge a pochi metri dai centri abitati.

Quasi ridotto all’estinzione nel secolo scorso da una vera e propria persecuzione da parte dell’uomo che poteva cacciarlo con trappole, piombo e veleno, contava allora un esiguo numero di animali, tra i 100 ed i 200, distribuiti tra le aspre montagne appenniniche del centro e del sud Italia.

In Italia dal 1971 ne è vietata la caccia; altri decreti legge entrati in vigenza successivamente tutelano il lupo come specie particolarmente protetta.

Grazie alla protezione, all’abbondanza di prede, alla sua grande adattabilità ed al processo di dispersione tipico della specie, che porta i nuovi nati a lasciare il branco alla ricerca di nuovi compagni e territori, si è espanso in tutta la penisola fino ad arrivare sulle Alpi.

Inoltre è importante sottolineare come il lupo sia uno degli animali più caratteristici del nostro paese e talvolta anche del nostro immaginario.  E’ un animale evocativo del quale purtroppo spesso si ha una scarsa conoscenza che ne favorisce la polarizzazione tra l’opinione pubblica: c’è chi lo ama profondamente e chi lo odia in maniera viscerale.

Questo conflitto impedisce di vederlo per quello che realmente è, un predatore al vertice della catena alimentare, né buono né cattivo.

Indicativamente in Italia quanti lupi sono presenti?

A causa della sua grande elusività e della mobilità della specie i lupi non si “contano” ma si “stimano”. 

In Italia gli ultimi dati ci dicono che sono stimati tra i 1500 e i 2500 lupi, di cui circa 300 sulle Alpi ma è importante sottolineare che questa è probabilmente una sottostima per diversi fattori: il primo è che il lupo non è un animale affatto facile da studiare, a causa delle sue abitudini prevalentemente notturne, del suo habitat spesso complesso e della sua grande diffidenza.

Inoltre la specie si muove molto ed è presumibile pensare che la sua naturale espansione sia andata molto più velocemente di quanto gli esperti potessero ipotizzare.

Consideriamo poi che lo studio del lupo nel nostro paese è molto frammentato, demandato alle Regioni che spesso si occupano di questo tema a macchia di leopardo e che ad oggi non comunicano tra di loro con un database condiviso.

In alcuni contesti, come quello alpino (dove il lupo è ritornato da relativamente poco tempo) la conoscenza, anche grazie allo svolgimento di grandi progetti di ricerca come LifeWolfAlps, è sicuramente molto più approfondita e dettagliata, e si spera che nei prossimi anni i vari progetti in atto e la politica possano mettere in condizione il paese di avere una stima reale della presenza del predatore, dal Piemonte alla Calabria.

In passato è stato necessario reintrodurre questa specie oppure i lupi sono riusciti a sopravvivere autonomamente alla radicale trasformazione ambientale dell’ultimo secolo?

No, non esiste alcun progetto di reintroduzione in natura, né in Italia, né in Europa.

Il lupo ha fatto tutto da solo: grazie alla protezione legislativa, all’abbondanza di prede selvatiche, alla sua grande adattabilità ed al processo di dispersione tipico della specie, che porta i nuovi nati a lasciare il branco alla ricerca di nuovi compagni e territori, si è espanso in tutta la penisola fino ad arrivare sulle Alpi.

Durante il processo di dispersione un lupo può anche percorrere migliaia di chilometri.

Inoltre il lupo è un’animale dalla grande adattabilità: è stato in grado di sopravvivere fino agli anni ’70 cibandosi nelle discariche dei piccoli paesi appenninici, così come oggi è in grado di vivere sulle rive del Po, in piena pianura padana, cibandosi, come è stato ampiamente testimoniato, di nutrie o altri piccoli animali.

Foto M.Taddei Archivio Servizio Foreste e fauna PAT

Il lupo ha nemici naturali?

Il lupo è un predatore all’apice della catena alimentare e non ha nemici naturali se non uno, l’uomo.

Ogni anno nel nostro paese vengono uccisi illegalmente centinaia di lupi, il bracconaggio purtroppo continua ad essere una pratica diffusa e nella maggior parte dei casi impunita, una vera piaga del nostro paese.

Oltre al bracconaggio anche gli investimenti stradali sono una delle maggiori cause di morte tra i lupi nel nostro paese.

Un altro grande nemico del lupo è indubbiamente la cattiva informazione che lo riguarda, che è una delle ragioni per le quali abbiamo deciso di fondare la nostra associazione ed impegnarci attivamente nella comunicazione sul tema.

Nei primi anni del 1200 ci volle un santo come Francesco di Assisi per placare la ferocia di un tremendo lupo che terrorizzava la cittadina di Gubbio. Al di là del fatto che si tratta di una metafora (il “lupo” era in realtà un brigante particolarmente pericoloso che il santo convertì) rimane classica l’associazione tra questo animale ed il pericolo mortale. Il lupo è veramente così terribile per noi umani?

Il lupo porta con se un enorme immaginario negativo che nei secoli abbiamo fatto nostro. 

Basti pensare alla favola di Cappuccetto rosso, al lupo cattivo che spesso si evocava per far obbedire i bambini, ed in generale a tutto quell’immaginario che fin dalla notte dei tempi lega il lupo ad uno status negativo, quasi diabolico.

Il lupo evita in tutti i modi l’incontro con l’uomo, suo grande nemico nel corso dei secoli, lo teme profondamente, non lo vede come una preda ma piuttosto come una minaccia da cui stare alla larga.

Certo, è importante sottolineare come nei secoli scorsi il lupo fosse effettivamente un grande problema per le fragili economie di campagna basate spesso sull’allevamento, in contesti ormai scomparsi in cui talvolta giovani bambini, mandati al pascolo per vegliare sugli animali finivano preda della ferocia del lupo.

Questi episodi sono ormai parte della storia dei secoli scorsi ma è innegabile che la figura del lupo, anche ai giorni nostri, risvegli in molti sentimenti ingiustificati di paura che appartengono più ad un mondo immaginario che alla realtà di un animale che tutto è fuorché cattivo e sanguinario nei nostri confronti.

Foto Stefano Manfredini

Da un punto di vista prettamente economico, possiamo in qualche modo quantificare i danni che i lupi possono arrecare alle attività dell’allevamento e della pastorizia?

Nel nostro Paese l’impatto economico che ha la presenza del lupo sulla zootecnia è di gran lunga inferiore a quella che hanno altri animali selvatici sul comparto agricolo dove ogni anno vengono risarciti decine di milioni di euro agli agricoltori a causa di altra fauna selvatica come cinghiali, cervi, caprioli, fagiani, lepri, storni e molti altri.

Tuttavia l’impatto che il lupo ha sulla pastorizia può essere localmente importante e per questo deve essere affrontato per mettere tutti nelle condizioni di convivere con la sua presenza e portare avanti le proprie aziende zootecniche.

Gli abbattimenti selettivi, come dimostrato da alcuni studi scientifici svolti in America e Slovenia evidenziano come abbattendo i lupi le predazioni sui domestici non diminuiscano, ma talvolta addirittura aumentino.

Nel nostro paese questo tipo di interventi letali sono spesso invocati e richiesti dalla politica, spesso a fini elettorali, ma finirebbero per non risolvere in alcun modo i problemi degli allevatori.

Per questo è assolutamente necessario promuovere l’adozione di mezzi di prevenzione e sostenere concretamente gli allevatori affinché li utilizzino. 

Cosa potrebbe capitare all’ecosistema se il lupo dovesse scomparire per sempre?

L’ecosistema è un ingranaggio complesso dove spesso l’uomo può, direttamente o indirettamente creare guai. 

Immaginare una natura senza lupo, e quindi senza predatori apicali sarebbe disastroso.

La presenza di un predatore apicale, come è il lupo nel nostro Paese, è fondamentale per gli effetti a cascata che esercita sull’ecosistema. 

Il lupo preda gli animali per lui più facili da prendere: giovani, deboli, malati e vecchi e in questo modo ne regola oltre che la densità numerica anche la salute, lasciando in vita gli animali più forti. 

La presenza del lupo inoltre incide sul comportamento delle specie predate  che eviteranno per esempio di raggrupparsi e sostare indisturbate per ore ad alimentarsi nello stesso luogo.

In questo modo la presenza del lupo indirettamente, favorisce la ricrescita forestale, evita l’usura di prati e pascoli che a loro volta diventeranno idonei ad ospitare numerose altre specie animali e vegetali. 

Il lupo italiano è ancora un lupo geneticamente puro oppure è incrociato con il cane? 

Un recente studio ha dimostrato che il lupo italiano, Canis lupus italicus, è una sottospecie di Canis lupus unica al mondo ed è geneticamente pura.

Tuttavia all’interno della popolazione sono presenti alcuni individui definiti “ibridi”, perché nel loro patrimonio genetico hanno tracce di geni canini originate dall’unione col cane.

Lupo e cane appartengono alla stessa specie (Canis lupus) e si possono riprodurre dando origine a prole fertile, così come trasmettersi malattie.

L’ibridazione tra cane e lupo minaccia l’integrità del patrimonio genetico della specie selvatica, frutto di una selezione naturale avvenuta in milioni di anni, introducendo nel patrimonio genetico del lupo i geni del cane, col rischio di trasferire al lupo caratteristiche poco adattive alla vita in natura.

Il problema ibridazione preoccupa molto la comunità scientifica proprio per questa ragione e deve essere risolto intervenendo non tanto sulla popolazione di lupi ma sulla corretta gestione dei cani. L’ ibridazione tra cane e lupo è ancora una volta una nostra responsabilità. 

Il cane è infatti il risultato della nostra domesticazione sul  suo progenitore selvatico, ed è dalla scorretta gestione del cane (che dipende esclusivamente da noi) che si possono verificare incontri col lupo ed in alcuni casi unioni che generano individui ibridi con un effetto a cascata per diverse generazioni.

Individui ibridi sono presenti in alcune aree appenniniche mentre al momento non sono stati riscontrati casi di ibridazione sull’arco alpino.

E’ infine importante ricordare che al momento non esistono evidenze scientifiche che possano dimostrare che un lupo nato in natura e definito “ibrido” (cioè avente nel suo DNA la presenza di geni canini) si comporti in maniera differente da un lupo che risulta “puro” alle analisi genetiche.

Parliamo di bracconaggio. Quali sono i metodi e gli strumenti che utilizzate per monitorare le attività dei lupi.

Studiare il lupo è complesso, perché è un animale molto elusivo e sempre molto difficile da avvistare.

Esistono molte tecniche non invasive di studio, come ad esempio la tracciatura delle piste su neve utile alla conta degli esemplari di un branco, le analisi su campioni biologici come escrementi o urina, gli avvistamenti diretti e sopratutto le osservazioni tramite macchine fotografiche automatiche dette video/foto-trappole, che vengono posizionate nel bosco e che si attivano al passaggio di un animale registrando video.

La nostra associazione le utilizza tantissimo, anche se esse rappresentano un costo importante che spesso non riusciamo a sostenere a dovere.

Inoltre un problema molto diffuso è quello del furto o del danneggiamento di questi apparecchi, spesso ad opera di bracconieri che non vogliono essere filmati.

La nostra associazione da questo punto di vista è stata davvero flagellata di furti e danneggiamenti, in diverse decine di episodi che ad oggi rappresentano un danno enorme per un’associazione di volontari come la nostra che spesso non riesce a riacquistare questa attrezzatura indispensabile al monitoraggio.

Per partecipare alle vostre attività sono necessarie particolari referenze professionali? 

No, non è richiesto nulla se non grande entusiasmo. Spesso infatti formiamo volontari con appositi corsi al fine di creare una squadra che possa darci una mano nella raccolta di dati sul lupo.

Inoltre, i nostri eventi sono aperti a tutti e vedono una partecipazione in ogni fascia di età. 

Come si può sostena a distanza il vostro lavoro?

Ci sono tanti modi per sostenerci: il primo è sicuramente diventare socio iscrivendosi sul nostro sito www.iononhopauradellupo.it.

Essere soci è un piccolo contributo che può fare la differenza, oltre ad essere importante nel creare squadra.

Inoltre si può donare direttamente, sia esso denaro o professionalità mettendosi a disposizione dell’associazione con le proprie competenze.

Un altro modo per sostenerci è diffondere i nostri ideali di convivenza, in quanto ogni buon comunicatore del lupo, in un contesto ricco di cattiva informazione sul tema come quello odierno, è direttamente o indirettamente un nostro sostenitore.

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