In questo appuntamento, il settimo, analizzeremo i programmi elettorali di alcuni dei principali partiti-coalizioni alla ricerca di indicazioni riguardanti il tema della TRANSIZIONE ECOLOGICA.
Come di consueto partiamo dalla definizione del termine, con l’ausilio della Treccani.
(Transizione ecologica) loc. s.le f. : Processo di riconversione tecnologica finalizzato a produrre meno sostanze inquinanti.
Quindi verificheremo quali metodi e quali strategie vengono proposte al corpo elettorale dai candidati per limitare l’inquinamento del nostro pianeta. E’ utile precisare che in quasi tutti i programmi questo tema si intreccia con argomenti affini che si prestano a costruire un discorso più ampio, che potremmo definire di “sostenibilità ambientale”.
Praticamente tutti i partiti inseriscono le proprie proposte in abbinamento stretto ad altri temi, quali ad esempio il riciclo e l’economia circolare, la tutela delle risorse idriche, il riassetto del territorio. Questo significa però gettare in un solo calderone sia le cause sia gli effetti delle nostre sciagurate azioni a danno del pianeta e della nostra salute.
In questa nostra analisi non analizzeremo solo i possibili rimedi al danno fatto, ma soprattutto le proposte-promesse messe in campo per ridurne le cause, tornando alla definizione che ci fornisce la Treccani di “transizione ecologica”. Per fare ciò è stato necessario sforbiciare il pubblicato delle piattaforme programmatiche, separando cause ed effetti. Per questo motivo, per la prima volta, riporteremo solo per “estratto”, senza ovviamente toccare il testo originale.
AZIONE – ITALIA VIVA
Medio periodo: ridurre del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 con fonti rinnovabili
Dobbiamo proseguire il percorso di decarbonizzazione, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% rispetto al livello del 1990, possibilmente entro il 2030. Qualora il livello delle importazioni di energia elettrica dall’estero e di generazione idroelettrica interna risultassero inferiori alle aspettative, e dunque si dovesse destinare il bio-gas prevalentemente ad usi non elettrici, la capacità elettrica rinnovabile addizionale potrebbe essere ben superiore ai 70 GW cui fanno riferimento gli scenari europei. In questo caso la capacità rinnovabile intermittente complessivamente installata potrebbe superare i 140 GW, con conseguenti problemi di congestione delle linee di trasmissione e fabbisogno di grandi capacità di accumulo. Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 è quindi necessario sviluppare sin da ora strumenti alternativi come i sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 prodotta dalle centrali termoelettriche.
È inoltre fondamentale scorporare il prezzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili da quello dell’energia da fonti fossili per ridurre il prezzo medio ed evitare che l’attuale crisi possa ripetersi, anche attraverso l’efficientamento del mercato energetico. Ad esempio, è necessario definire una piattaforma per lo scambio di contratti di lungo periodo per energia prodotta da fonti rinnovabili.
Infine, proponiamo di rilanciare il ruolo del c.d. “Prosumer” sia a livello delle Comunità Energetiche (famiglie e Pubblica Amministrazione), sia a livello di distretti industriali (PMI e grandi imprese) attraverso un accesso prioritario alle aree idonee per gli “impianti rinnovabili” di cittadini ed imprese. Così, si conterrà in modo strutturale il costo dell’energia, promuovendo al contempo la competitività e accelerando il processo di decarbonizzazione.
Lungo periodo: includere il nucleare nel mix energetico per arrivare ad “emissioni zero” nel 2050
L’obiettivo “emissioni zero” al 2050 passa da una forte elettrificazione degli usi di energia, con un fabbisogno elettrico tra il doppio e il triplo dell’attuale. Per questo è necessario utilizzare il giusto mix di generazione, che includa rinnovabili e nucleare, impiegando le migliori tecnologie disponibili. Generare tutta l’energia elettrica necessario al 2050 con sole tecnologie rinnovabili va- riabili richiederebbe impianti eolici e fotovoltaici, sistemi di accumulo di breve e lungo termine, reti elettriche e conseguente occupazione di suolo in misura almeno tripla rispetto a un mix ottimale con rinnovabili e nucleare. Inoltre, i costi del sistema elettrico sarebbero fino al 50% più elevati. Per raggiungere questo obiettivo, occorre sin da ora definire il quadro regolatorio che disciplini il dispiegamento nel tempo delle tecnologie necessarie, alle migliori condizioni economiche.
Transizione ecologica
Per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rispetto ai valori del 1990 bisogna ridurle del 41% rispetto al 2018. Oltre ad operare sul piano energetico, è necessario intervenire nei settori che possono influire maggiormente sulla riduzione delle emissioni: trasporti (responsabili del 26,6% delle emissioni totali), edilizia (che producono il 19,2% delle emissioni totali) e foreste (sottraggono un decimo delle emissioni).
Ridurre l’impatto del trasporto merci e diminuire l’uso di mezzi privati inquinanti.
L’Italia ha una flotta di veicoli per il trasporto su gomma più vecchia rispetto alla media UE. Inoltre, la percentuale di trasporto su ferro del 12% è la ventesima in Europa, dove la media è del 20%. Per ridurre le emissioni, innanzitutto, è necessario ringiovanire il parco mezzi, ripristinando il super e iper-ammortamento al 130% e 140%, destinato alla progressiva sostituzione delle flotte con mezzi meno inquinanti per il trasporto merci. Per favorire il trasporto su ferro bisogna investire 8 miliardi di euro al fine di integrare le reti ferroviarie italiane nei corridoi europei: dovranno realizzarsi 5.100 km di binari per consentire il transito dei treni merci più lunghi (750 mt). Per diminuire l’uso di mezzi privati inquinanti bisognerà aumentare la costruzione annuale di metropolitane (da 14,2 km a 20 km) e di tramvie (da 16,9 km a 25 km) per un costo di 1 miliardo di euro l’anno; procedere con lo svecchiamento del parco autobus (5 miliardi in tre anni) e del parco treni (2 miliardi di euro); aumentare car e bike sharing con incentivi mirati ad ammortizzare i costi di acquisto dei mezzi. Infine, per favorire l’acquisto di macchine ibride ed elettriche da parte dei privati, bisognerà aumentare gli incentivi per queste macchine, e favorire l’installazione di punti ricarica pubblici urbani (sia stradali che privati) ed extra-urbani per auto elettriche e ibride plug-in.
Abbassare i consumi di energia, migliorando l’efficienza energetica degli edifici e aumentando il calore generato da fonti rinnovabili non nocive per l’ambiente
La principale causa di emissioni nell’edilizia è il riscaldamento, che assorbe l’80% dell’energia utilizzata dagli edifici. È quindi necessario aumentare il numero di case che utilizzano il teleriscaldamento (per una volumetria del 13%), prolungando la rete di 900km entro il 2030. Il costo sarebbe di circa 2,5 miliardi di euro. È necessario, inoltre, costruire 250 impianti di teleriscaldamento alimentati con legno cippato nei piccoli Comuni montani. Questi impianti costano 125 milioni di euro e permettono di risparmiare circa 112 mila tonnellate di CO2 l’anno. Occorre infine investire 1,2 miliardi di euro in centrali di biogas, al fine di immettere il biometano nella rete di riscaldamento, e realizzare un piano di azione per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico dell’edilizia pubblica.
Accordo quadro di PROGRAMMA UNITARIO DEL CENTRODESTRA
• Transizione energetica sostenibile
• Aumento della produzione dell’energia rinnovabile
• Diversificazione degli approvvigionamenti energetici e realizzazione di un piano per l’autosufficienza energetica
• Pieno utilizzo delle risorse nazionali, anche attraverso la riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti
• Promozione dell’efficientamento energetico
• Sostegno alle politiche di price-cap a livello europeo
• Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro
LEGA
È solo grazie al progresso, alla tecnologia, alla ricerca, alla conoscenza, che possiamo e dobbiamo salvaguardare la natura e il nostro rapporto con l’ambiente. L’Italia e l’Unione europea sono fortemente impegnate a ridurre le emissioni di CO2 e a sostenere i processi di decarbonizzazione attraverso l’impiego di nuove tecnologie e nuove fonti energetiche, che hanno contribuito, specie nell’ultimo anno, a un’ampia diffusione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Tuttavia, è stata sottovalutata la rilevanza del gas naturale nella fase di transizione ecologica ed energetica: a causa dei NO ideologici i giacimenti nazionali non sono stati sfruttati e la dipendenza dall’estero è aumentata vorticosamente, senza opportune scelte di diversificazione dei fornitori.
Il costo dei prodotti energetici rimarrà elevato almeno fino al 2023 e sta impattando sui prezzi dei beni di consumo, che assorbono i maggiori costi per la produzione e il trasporto alimentando a loro volta la spinta inflattiva con conseguenze economiche negative per famiglie, imprese e pubbliche amministrazioni.
Abbiamo molte idee per l’Italia di domani, idee concrete basate su politiche di prossimità territoriale: meno regole più opportunità, più decentramento meno burocrazia.
MOBILITÀ SOSTENIBILE
Mobilità sostenibile non può essere solamente l’erogazione di contributi per l’acquisto di auto elettriche in un momento dove le aziende del settore non garantiscono i tempi di riconversione e viene messo in difficoltà tutto l’indotto dell’industria dell’automotive in Italia, che rappresenta in termini economici il 16% del Pil italiano e 250mila addetti. Mettere a rischio questo settore non è ambientalismo ma mera ideologia. Bisogna innanzitutto accelerare con le infrastrutture mettere a terra velocemente le 20mila colonnine per ricaricare previste per ricaricare di cui 7500 “fast charge”. Con la Lega al governo abbiamo ideato e varato un bando da 15 mln per le piste ciclabili e percorsi casa scuola e nei comuni e abbiamo dato avvio al Piano nazionale del trasporto pubblico presentando un progetto da 3,7 mld per il rinnovo con mezzi meno inquinanti. Una rivoluzione industriale non può partire buttando a mare la produzione industriale tout court, ma sostituendo e riconvertendo le attività più inquinanti. Sostenere e incentivare lo sharing mobility e seguire l’esempio della Lombardia e di Milano, pioniere di questo progetti con risultati molto positivi. L’alta velocità, che alcuni ancora combattono come il peggior nemico, è invece una risposta valida al concetto di mobilità sostenibile per fare finalmente dell’Italia una nazione moderna che garantisca il diritto alla mobilità di tutti i suoi abitanti da Nord a Sud. Stesso concetto vale per il trasporto merci su rotaie; ad oggi meno di un terzo del totale del trasporto merci avviene su rotaie o via mare, obiettivo realistico è quello di farlo arrivare almeno al 50% (in Austria si supera il 30%. Uno studio di Federcargo dimostra come un treno merci europeo, per ogni tonnellata di carico, emetta nell’atmosfera 39 grammi di CO2, un mezzo pesante Euro 5 invece ne rilascia 81! Inoltre un treno merci equivale a 40 tir per impatto complessivo). Dobbiamo incrementare i contributi a sostegno del trasporto su rotaia come i ferrobonus e Marebonus e vorire la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali.
INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Occorre mettere in atto misure strutturali per la riduzione dell’inquinamento atmosferico, tenendo conto delle specificità territoriali (ad esempio: Pianura Padana) che dovrebbero essere prese in considerazione nella regolamentazione comunitaria. Non bastano misure puntuali (blocchi del traffico, targhe alterne, etc.) ma occorre coordinare le politiche settoriali, incluse quelle industriali sull’automotive e sulle emissioni.
DECARBONIZZAZIONE
Adottare politiche per la decarbonizzazione dell’industria e la riconversione dei settori hard-to-abate, assicurando il principio della neutralità tecnologica e la salvaguardia degli impatti sociali ed economici dei modelli produttivi: – Supportare i processi di decarbonizzazione dell’industria attraverso il sostegno pubblico alle riconversioni industriali che contemplino opere di ripristino ambientale e sostituiscano le fonti fossili con fonti rinnovabili – Incentivare l’introduzione dell’idrogeno e dei bioliquidi nei processi industriali energivori al fine di ridurre l’emissività e la produzione di agenti inquinanti – Costituire un fondo per la decarbonizzazione da finanziare attraverso i proventi delle aste Ets per finanziare interventi strutturali per la decarbonizzazione dei settori industriali manufatturieri.
FORZA ITALIA
SI ad una transizione ecologica e energetica giusta, basata su uno sviluppo sostenibile che tuteli l’ambiente attraverso il sostegno alla ricerca e all’innovazione tecnologica.
Investimenti per supportare la realizzazione di impianti per le energie rinnovabili (energia eolica, solare, idroelettrica e pelagica, geotermica e bioenergia).
Semplificazione per l’installazione di impianti fotovoltaici sugli edifici privati.
Piano nazionale per dotare tutti gli edifici pubblici di impianti fotovoltaici e alleanza con mondo agricolo per installazione impianti fotovoltaici ed eolici.
Promozione di una gestione produttiva e sostenibile del patrimonio forestale e arboreo urbano, incrementandolo con la piantumazione, rispetto a quanto già previsto, di 1 milione ulteriore di alberi nuovi. Risorse e incentivi ai comuni e ai privati per la piantumazione di alberi, per la realizzazione di parchi nelle città (progetto bosco urbano) e per combattere il fenomeno della Xylella che si sta estendendo anche al di fuori della Puglia (eradicazione e nuova piantumazione).
Sì ai termovalorizzatori e agli impianti a biomassa per il recupero totale dei rifiuti indifferenziati e degli scarti agricoli e forestali a fini energetici.
Sì al mininucleare pulito di quarta generazione e alla ricerca sul nucleare pulito a fusione.
Differenziazione del mix energetico delle imprese per arrivare a una corretta neutralità energetica, attraverso il rafforzamento dei processi di transizione verde.
Sostegno all’efficientamento energetico, favorendo l’installazione su tutto il territorio nazionale di impianti fotovoltaici ed eolici e rafforzando lo strumento delle comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo collettivo anche per le grandi aziende.
Investimento di risorse nell’energia del futuro: idrogeno blu e verde, biocombustibili e biocarburanti, agroenergie, biometano, biomassa.
Priorità a un massiccio cambio generazionale del parco dei veicoli pubblici e del settore produttivo favorendo l’utilizzo dei biocombustibili per il trasporto accanto alla mobilità elettrica, nel lungo periodo.
Mappatura delle fonti geotermiche e rinnovabili e promozione del “bilancio energetico”.
FRATELLI d’ITALIA
Diversificazione delle fonti energetiche attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture strategiche, come i rigassificatori, e sfruttamento delle risorse presenti sul nostro territorio a partire dai giacimenti di gas: riattivazione e ammodernamento degli impianti già esistenti e realizzazione di nuovi per la produzione di energia da fonti pulite e sicure. Investire nella ricerca sul nucleare di ultima generazione. Deciso aumento, in linea con gli obiettivi internazionali e del Pnrr, della produzione di energia da fonti rinnovabili sburocratizzando le procedure autorizzative e avviando il sistema delle comunità energetiche.
Creazione di una filiera produttiva italiana ed europea per le rinnovabili, le reti e gli accumuli, implementando la ricerca scientifica e tecnologica. Sviluppo di Smart cities per efficientare i consumi. Efficientamento energetico, a partire dal patrimonio immobiliare pubblico. Promozione di comportamenti virtuosi che sappiano coniugare educazione ambientale, risparmio energetico ed economico. Predisposizione di un piano di emergenza per fronteggiare eventuali blackout energetici inattesi e prolungati.
ALLEANZA VERDI E SINISTRA
Il Sole è il più grande “reattore a fusione nucleare” già disponibile per la produzione di energia rinnovabile e fornisce ogni anno 15mila volte l’energia di cui l’umanità ha bisogno. La ricerca scientifica e tecnologica ha sviluppato le tecnologie necessarie a catturare l’energia solare come il fotovoltaico, il solare termico e l’eolico, così come quelle per conservare l’energia in maniera molto efficiente, ad esempio le batterie al litio e i pompaggi idroelettrici. Non meno importante, sono ormai disponibili efficienti tecniche per il risparmio di energia nei processi industriali, in agricoltura e nel settore abitativo, capaci di ridurre notevolmente la domanda energetica e i relativi costi. Se a questo si aggiungono i risparmi energetici connessi all’aumentata capacità di riciclare i materiali (ad esempio, in edilizia, nell’industria, nella gestione dei rifiuti elettronici, urbani), non c’è dubbio che la transizione energetica verso minori consumi, utilizzo di energie rinnovabili, minori impatti ambientali con particolare attenzione ai gas serra, sia possibile riducendo l’utilizzo del metano e senza fare ricorso all’energia nucleare, quest’ultima già rifiutata dagli Italiani in due referendum nazionali. È necessario che ognuno di noi sia messo nelle condizioni di produrre energia pulita e soprattutto di condividere e scambiare l’energia prodotta attraverso la rete elettrica e il relativo mercato, che devono essere riorganizzati per gestire il 100% di energia elettrica rinnovabile. L’energia deve diventare un bene comune, staccandosi dalla logica dei sistemi centralizzati in cui pochi producono/distribuiscono e tutti consumano la risorsa, se hanno la possibilità di acquistarla. La democrazia energetica si può realizzare attraverso un’economia di condivisione del vettore energetico che alimenta le nostre società e una rete che supporta l’autoconsumo collettivo, attraverso l’indispensabile evoluzione delle comunità energetiche. Il mondo si trova su una strada che va verso un aumento della temperatura globale di 2,7 gradi entro la fine del secolo: ciò porterebbe a cambiamenti catastrofici nel clima della Terra. La scienza ci dice che a livello globale possiamo e dobbiamo dimezzare le emissioni annuali di gas serra nei prossimi otto anni per rimanere entro 1,5 gradi. La scienza va ascoltata: senza una forte accelerazione nelle politiche per il clima, “nella critica decade degli anni 20” (Patto per il Clima di Glasgow, COP26, novembre 2021) non saremo in grado di limitare il surriscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5 gradi.
L’Italia deve dotarsi di un obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni serra come hanno fatto tutti i grandi paesi Europei. Per questo l’Italia deve triplicare i propri sforzi di riduzione delle emissioni come sua quota equa globale in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi, riducendo le emissioni del 70% al 2030 rispetto al 1990 e procedendo verso la neutralità climatica da raggiungere nel 2045, come ad esempio previsto dalla Germania nella propria strategia energetica/climatica.
Affrontare l’emergenza energetica senza rinunciare alla transizione
Realizzare un piano che definisca tempi e quantità per il definitivo abbandono del gas metano dal sistema energetico nazionale e garantisca l’uscita dalla generazione a gas nel sistema elettrico entro il 2035. La recente crisi del prezzo del gas e delle forniture ci rinforza nella convinzione di accelerare l’uscita dall’economia delle energie fossili per costruire un modello resiliente in grado di fornire energia ai cittadini per i loro bisogni a un prezzo equo e stabile nel tempo, senza speculazioni e senza impatti climatici.
Un piano l’eliminazione dei combustibili fossili dalle abitazioni mediante energie rinnovabili, efficienza energetica, pompe di calore e ogni altro processo che porti all’elettrificazione completa delle abitazioni, incluso il superamento delle deroghe per l’impiego di gasolio nel riscaldamento domestico.
Mettere l’efficienza energetica e l’attivazione del risparmio energetico da parte dei cittadini in cima alle priorità di azione, come suggerito dall’ENEA, anche e non solo per rispondere all’ingiustificata invasione russa dell’Ucraina. Perché l’efficienza energetica assuma un ruolo di primo piano, è necessario anche rivedere tutti gli incentivi per renderli duraturi almeno fino al 2030, darne accesso a tutte le fasce sociali e garantirne l’accesso prioritario alle fasce sociali più deboli, escludere il supporto alle caldaie a gas, e raggiungere un efficientamento almeno fino alla classe energetica C.
Accelerare la produzione di energia elettrica rinnovabile fino a raggiungere l’installazione di 15 GW all’anno, dando priorità anche attraverso adeguati incentivi economici allo sviluppo sui tetti e sul tessuto industriale e sulle aree idonee nel rispetto della normativa VIA.
Sviluppare una strategia di implementazione degli obiettivi del RepowerEU per emancipare la nostra economia in fretta dalla volatilità del prezzo del gas aggiornando il Piano nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)
Sfruttare tutte le infrastrutture gas esistenti – stoccaggi, gasdotti e rigassificatori – per compensare possibili contrazioni o stop del gas russo prima di considerare nuove infrastrutture gas.
Nel primo semestre del 2022 l’Italia ha esportato all’estero 1,836 miliardi di metri cubi di gas. Nell’ambito di una politica di massimo utilizzo delle risorse energetiche il gas esportato andrà utilizzato prioritariamente nel mercato interno.
Nuovi contratti gas devono essere limitati al minor tempo possibile, solo fino a quando strettamente necessari e legati alla cattura del “gas di scarto” e non di nuova produzione.
Fornire interventi di sostegno selettivi solo per i più bisognosi, come il bonus per famiglie, e sostenere il reddito delle famiglie senza incentivare i consumi energetici. Allo stesso modo sostenere le imprese più in difficoltà ma introducendo premialità aggiuntive di credito fiscale a chi investe in rinnovabili ed efficienza energetica e rivedendo i fondi del PNRR per dare priorità a efficienza e rinnovabili per l’impresa.
Al fine di dare una risposta all’aumento dei prezzi energetici che stanno causando una gravissima crisi sociale ed economica si rende urgente fissare in via temporanea un tetto al prezzo del gas.
Sì a rinnovabili, no a nucleare e trivelle.
Raggiungere per il fabbisogno elettrico 80% di penetrazione rinnovabile al 2030 e quasi 100% al 2035 attraverso una programmazione annuale minima di sviluppo rinnovabili e sblocco autorizzazioni. Priorità ad energia solare ed eolico a terra e marino. A tal proposito è necessario realizzare 60GW di rinnovabili entro tre anni individuando anche figure di commissari e sub commissari regionali per sbloccare le autorizzazioni.
Dare mandato a Terna per sviluppare un “Piano speciale di accumuli e della rete elettrica” capace di assorbire e gestire in sicurezza energia rinnovabile, sopra tutto l’arco giornaliero e stagionale, per una piena decarbonizzazione del settore elettrico al 2035.
No al nucleare, come da mandato dei due referendum.
Fare chiarezza sulle false sicurezze di inesistente nucleare di quarta generazione e di prossima fusione nucleare, molto lontana nel tempo. Nulla in contrario a continuare attività di ricerca in tal senso, ma è vergognoso promettere ai cittadini la realizzazione in poche decine di anni di tecnologie sulle quali ancora si sono ottenuti solo risultati di laboratorio privi di prospettive concrete nel breve e medio periodo.
Stop a nuove trivelle permanente e piano graduale di uscita dalla produzione fossile nazionale entro il 2045, unendosi in occasione della COP27 ai paesi dell’Alleanza oltre il Petrolio e il Gas (BOGA) guidata dalla Danimarca.
Revisione del sistema delle royalties sulla produzione nazionale per recuperare gli extraprofitti delle imprese fossili durante la crisi russa.
MOVIMENTO 5 STELLE
SOCIETÀ ‘2000 WATT’ – Tendere a un modello sostenibile di consumo energetico per ridurre le emissioni annue di gas serra
SUPERBONUS E ALTRI BONUS EDILIZI STRUTTURALI
Stabilizzazione delle agevolazioni edilizie per permettere la pianificazione degli investimenti sugli immobili e continuare a migliorare i livelli di risparmio energetico e di conseguenza risparmiare sulle bollette. Sbloccare e far circolare i crediti d’imposta per evitare il fallimento delle imprese che ancora oggi non riescono a trasformarli in liquidità per pagare fornitori e dipendenti
UN NUOVO SUPERBONUS ENERGIA IMPRESE, sempre basato sulla circolazione dei crediti fiscali, per permettere alle imprese di investire a costo zero nel risparmio energetico e nelle fonti rinnovabili
SBUROCRATIZZAZIONE PER FAVORIRE LA CREAZIONE DI IMPIANTI DI ENERGIA RINNOVABILE
STOP A NUOVE TRIVELLAZIONI E A NUOVI INCENERITORI
PARTITO DEMOCRATICO
Da una parte la determinazione di fare della lotta ai cambiamenti climatici un grande motore di rilancio del Paese, nella consapevolezza che il futuro del nostro pianeta, della nostra economia e del nostro benessere sociale sono indissolubilmente legati. Dall’altra, la miopia di chi, alla prova dei fatti, continua a scegliere sempre il nero dei combustibili fossili e ci condanna così al disastro.
Il primo pilastro è quello che raggruppa lo sviluppo sostenibile e le transizioni, digitale e verde. L’Italia è stata investita da 5 grandi crisi negli ultimi 15 anni: quella economico-finanziaria e dei debiti sovrani, quella dei migranti, la pandemia, la guerra di Putin con le sue conseguenze economiche ed energetiche, la crisi climatica. Tutte cesure che ci hanno fatto vivere anni di emergenza permanente e che hanno inevitabilmente impoverito e reso più fragile il nostro Paese.
La transizione ecologica rappresenta una grandissima occasione per ammodernare l’Italia e reindirizzarne la traiettoria di sviluppo in uno scenario di sostenibilità. La sfida della lotta al cambiamento climatico non deve essere combattuta in chiave difensiva. Dobbiamo al contrario avere la forza di operare un cambio di paradigma, per costruire un modello che guardi agli interessi non solo dei singoli attori economici, ma della comunità nel suo complesso, di oggi e delle future generazioni.
Dobbiamo agire subito. Lo dimostrano le immagini di questa estate: le ondate di calore e la siccità estrema indicano chiaramente come il futuro del nostro pianeta, del nostro benessere sociale e della nostra economia siano indissolubilmente legati. Rallentare sul fronte della transizione ambientale (o peggio ancora fermarsi) non è un’opzione. Perché significherebbe accettare impotenti l’aumento di catastrofi ambientali, quali quelle già vissute in questi anni, dal crollo del ghiacciaio della Marmolada alle alluvioni dell’autunno scorso. Perché significherebbe trasformare tante aree del nostro Paese, a partire dalle aree più cementificate delle grandi città, in posti invivibili. Perché significherebbe condannare all’arretratezza tantissime imprese che già oggi soffrono i danni del cambiamento climatico o la concorrenza di Paesi esteri più avanzati sul fronte dell’innovazione verde.
Il pacchetto europeo FitFor55, con il suo obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ha indicato chiaramente qual è il percorso da intraprendere. Dobbiamo fissare obiettivi climatici realistici ma ambiziosi, mettendo in campo strumenti capaci di garantire una transizione socialmente equa e di rafforzare l’innovazione e la competitività della nostra industria.
Vogliamo portare avanti i nostri obiettivi nel solco di un rafforzato impegno internazionale, perché quella climatica è una sfida globale. Se negli ultimi anni si è riuscito a ottenere un cambio di passo, in Italia e nel mondo, è perché l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici ha fornito un quadro comune di azione, all’interno del quale governi, imprese e investitori hanno potuto orientarsi. L’Inflation Reduction Act voluto dal Presidente Biden prevede un investimento di oltre 370 miliardi di dollari in programmi per il clima e l’energia e consentirà agli USA di tagliare del 40% le emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Si tratta di una decisione storica per gli Stati Uniti.
La cooperazione ambientale internazionale non cresce nell’attesa degli impegni altrui, ma con decise scelte, anche unilaterali, che cambiano la prospettiva e incoraggiano al cambiamento, in uno scenario di imitazione virtuosa. L’Europa oggi è chiamata ad assumere la leadership di questi cambiamenti di paradigma.
Solo una forza politica aperta ai valori del multilateralismo e della cooperazione può quindi essere in grado di portare avanti anche in Italia una vera agenda per la transizione ecologica. Adesso dobbiamo agire per trasformare e rendere più solido l’intero tessuto produttivo e sociale del Paese.
Gli investimenti infrastrutturali e di mobilità sostenibile, avviati dal governo Draghi, dovranno essere integrati con nuovi progetti di copertura territoriale.
La transizione verde non deve essere vissuta in chiave difensiva. È invece un’occasione per cambiare paradigma. Investire subito, da oggi, nell’energia pulita è tre volte strategico. Primo, perché contrasta il cambiamento climatico abbattendo le emissioni di CO2. Secondo, perché taglia in maniera strutturale il prezzo delle bollette per famiglie e imprese e crea nuovi posti di lavoro. Terzo, perché rafforza la nostra sicurezza nazionale, riducendo la dipendenza dall’importazione di fonti fossili dall’estero.
Per un domani senza fonti fossili già oggi gli investimenti devono, il più possibile, concentrarsi sull’energia pulita e non inseguire la discussione sulla costruzione di centrali nucleari: perché i tempi di realizzazione e le tecnologie esistenti non sono compatibili con una riduzione significativa delle emissioni entro il 2030 e non risolvono i problemi ambientali ad esse associati.
Altra cosa è il tema dei rigassificatori, il ricorso ai quali appare necessario, ma a condizione che costituiscano soluzioni-ponte, rimanendo attivi pochi anni, e che possano essere smobilitati ben prima del 2050, per non interrompere la prospettiva della transizione ecologica. I territori dove verranno installati dovranno inoltre essere coinvolti nelle decisioni e adeguatamente compensati per l’impatto economico e sociale attraverso l’istituzione di un fondo ad hoc.
In particolare, proponiamo che venga istituito per tutte le infrastrutture legate a servizi di cui benefici l’intero Paese, ma che possono generare significativi impatti locali di tipo socio-economico o ambientale, l’istituzione di un “Fondo Nazionale Compensativo Anti-Nimby”, finalizzato proprio alle politiche di compensazione nel dialogo costruttivo con i territori e alimentato, per una quota, da un versamento di tutte le imprese che operano nella costruzione di infrastrutture sul territorio nazionale e che sono assegnatarie di appalti pubblici.
Il nostro piano per la transizione ecologica si prospetta tanto come nuova politica industriale quanto come nuove politiche pubbliche di welfare.
Per accompagnare imprese, lavoratori e lavoratrici e famiglie nella più grande trasformazione di questo secolo, introdurremo:
una riforma fiscale verde che promuova gli investimenti delle imprese e delle famiglie a difesa del pianeta e del clima e renda economicamente vantaggioso accelerare la transizione ambientale, attraverso la revisione e la stabilizzazione degli incentivi per la rigenerazione energetica e sismica degli edifici e l’estensione del piano “Transizione 4.0” agli investimenti green delle imprese;
una Legge quadro sul clima e un piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico al 2050;
un piano nazionale per il risparmio energetico e interventi finalizzati ad aumentare drasticamente la quota di rinnovabili prodotte in Italia, anche attraverso lo sviluppo delle Comunità energetiche, con l’obiettivo di installare 85 GW di rinnovabili in più entro il 2030. Un obiettivo ambizioso ma realistico che porterà, secondo alcune stime, alla creazione di circa 500.000 nuovi posti di lavoro;
l’introduzione di una premialità fiscale per le imprese a elevato rating ESG (ambientale, sociale e di governance);
la progressiva riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente e l’adeguamento – a parità di gettito – delle strutture e delle aliquote della tassazione indiretta, in coerenza con l’European Green Deal e con la disciplina europea armonizzata dell’accisa, nonché del bollo auto, in funzione degli obiettivi di progressivo azzeramento delle emissioni di CO2;
la previsione di adeguate compensazioni per le famiglie e le imprese più vulnerabili, in funzione di una transizione ecologica socialmente equa e sostenibile;
il monitoraggio e la messa in sicurezza delle infrastrutture esistenti – in particolare ponti, viadotti e gallerie – attraverso azioni programmate di manutenzione e adattamento alle pressioni indotte dai cambiamenti climatici.
Vogliamo accelerare gli investimenti infrastrutturali che favoriscano il passaggio del trasporto delle merci dalla gomma al ferro e all’acqua e il completamento della sostituzione del parco circolante del trasporto pubblico locale con mezzi a zero emissione e ibridi. Vogliamo incentivare l’installazione di almeno 100.000 colonnine elettriche e di 30.000 punti di ricarica rapida entro il 2027 e lo sviluppo di tecnologie per lo stoccaggio di energia lungo le autostrade e la rete viaria principale e secondaria.
Proponiamo un progetto organico di Porti verdi, aperti, competitivi e regolati: un asset strategico per la ripresa economica italiana. Vogliamo sviluppare le infrastrutture necessarie a collegare il nostro Paese con le grandi reti di trasporto transeuropee (TEN-T) e i nodi multimodali, completare le tratte ferroviarie ad alta velocità e alta capacità già programmate e potenziare il piano sulle linee regionali, completando i raddoppi di linea e l’upgrading tecnologico. Vogliamo migliorare i collegamenti lungo i corridoi est-ovest e tra le aree più industrializzate del Paese, sulle fasce costiere, tra le aree più prossime alle grandi infrastrutture e le aree periferiche e interne, con la riqualificazione delle strade secondarie, il recupero delle linee ferroviari regionali e minori, lo sviluppo della mobilità ciclabile e pedonale nelle nostre città. Proponiamo, inoltre, strumenti per incentivare la mobilità sostenibile, sia introducendo il trasporto pubblico locale gratuito per giovani e anziani, sia incentivando, per le altre categorie, schemi di sconto sul prezzo del servizio di trasporto sostenibile legati all’intensità dell’uso del mezzo, misurata dal biglietto elettronico.
Sosteniamo poi lo sviluppo della Mobilità come Servizio Integrato (Mobility as a Service), che incentivi la condivisione dei dati pubblici sulle condizioni del trasporto intermodale, incluso l’impatto ambientale delle tecnologie impiegate e l’offerta di biglietti unici, predisposti da intermediari online, per tratte che utilizzino più mezzi di trasporto, da articolare e organizzare in base alle esigenze e alle preferenze degli utenti. Ciò consente di introdurre maggiore efficienza nell’uso dei mezzi di trasporto, minori emissioni inquinanti, più trasparenza e criteri di scelta, anche di tipo ambientale, per gli utenti.
ARTICOLO 1 a sostegno del programma del Partito Democratico
Politica industriale e transizione ecologica.
Costituzione di un’Agenzia pubblica per le politiche industriali, che, in stretta sinergia con le politiche industriali decise dal governo, coordini e renda coerenti gli obiettivi della presenza dello Stato nelle imprese, con l’orizzonte strategico di una trasformazione dell’apparato produttivo del Paese funzionale alla transizione ecologica.
Piano straordinario triennale per la creazione di 500.000 green jobs nei settori della ricerca, della conversione ecologica ed energetica e della messa in sicurezza del territorio.
Obiettivo: accelerare la transizione ecologica, trasformandola in un fattore di creazione e non di distruzione di posti di lavoro e capacità produttiva del Paese; riorientare progressivamente quest’ultima in direzione di un nuovo modello di sviluppo, affrontando tempestivamente il problema della mancata corrispondenza tra competenze richieste e quelle disponibili con interventi mirati nella formazione e riqualificazione professionale.
Strumenti: mix di investimenti statali diretti, di compartecipazione pubblica a progetti di investimento privato e di sostegno finanziario a progetti degli enti locali a favore della transizione ecologica, anche oltre il periodo del Pnrr, con un impegno annuale non inferiore all’1% del PIL.
Come sempre lasciamo ai nostri lettori il giudizio politico sui contenuti proposti dai partiti-coalizioni che si candidano alla guida del Paese. E’ evidente che tutti si dicono pronti a fare possibile ed impossibile per salvaguardare il pianeta, ma questa è un’intenzione semplice da sottoscrivere. Quasi come dire che si vuol bene alla mamma.
Il problema nasce dal fatto che anche se l’obiettivo è comune a tutti, i metodi per realizzarlo sono in molti casi diametralmente opposti. E questo, visto che stiamo parlando dell’unico pianeta che abbiamo, dovrebbe portare a riflettere con attenzione ogni elettore. Senza mai dimenticare che spesso i programmi elettorali sono un mix tra il libro dei sogni ed un manuale acchiappavoti e che non vince chi la spara più grossa, ma chi propone un progetto realmente realizzabile.
Analisi dei programmi elettorali: la transizione ecologica