Comazzi (Forza Italia): la candidatura Moratti è uno specchietto per le allodole

Comazzi (Forza Italia): la candidatura Moratti è uno specchietto per le allodole

Gianluca Comazzi è nato a Milano il 17 novembre 1980.  Dopo avere conseguito il diploma di Liceo Linguistico si è laureato a pieni voti in Psicologia, presso l’Università Cattolica di Milano.
Nel 2000 ricopre l’incarico di vice presidente della Commissione Cultura e della Commissione Parchi e Giardini della circoscrizione 9 del Comune di Milano, mentre nel 2006 viene nominato Garante per la tutela degli animali del Comune di Milano.
Dal 2010 al 2011 ricopre l’incarico di responsabile politico dell’assessorato di Regione Lombardia, Sistemi Verdi e Paesaggio. Sempre nel 2011 viene indicato dall’Associazione nazionale dei comuni italiani come delegato nella consulta sul randagismo di Regione Lombardia.
Dopo anni di studio e impegno nel sociale, nel 2014 entra nel Consiglio comunale di Milano. Dal 2014 al 2018 è componente del Consiglio nazionale dell’Anci. Nel giugno 2016 si ricandida al Consiglio comunale di Milano nella lista “Per Parisi Forza Italia Berlusconi”. Con 2725 preferenze sono risultato il terzo candidato più votato della lista, per poi essere nominato Capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino.
Dal 4 marzo 2018, con 8040 preferenze, è eletto Consigliere regionale e successivamente capogruppo di Forza Italia in Regione Lombardia.

Ogni tornata elettorale pone il cittadino davanti a due scenari opposti. Confermare l’amministrazione in carica oppure cambiarla. Continuità versus novità. Ritiene che la maggioranza di centrodestra che governa ininterrottamente la Lombardia da poco meno di trent’anni possa rappresentare ancora un modello vincente? 

Penso che un modello vincente non possa durare in eterno, ma se in Lombardia è trent’anni che il centrodestra viene confermato significa che il lavoro svolto è solido e la cittadinanza ne è soddisfatta. La regione ha bisogno un’amministrazione che sia in grado di affrontare le sfide che si trova ad affrontare ogni giorno, cosa che il centrodestra ha sempre fatto. Inoltre, la popolazione deve sentirsi rappresentata e le politiche devono essere in linea con i loro bisogni. In questo senso, ritengo che la nostra amministrazione abbia sempre dato conferme.

Una parte preponderante delle risorse economiche della Regione Lombardia viene utilizzata a favore del comparto sanitario. Le forze di opposizione lamentano una presenza esagerata dei partners privati nella tutela della salute pubblica. Come valuta il modello della sanità lombarda? 

Penso che il modello di sanità lombardo sia complesso e non esente da critiche. In particolare, la presenza di partner privati nella gestione della salute pubblica è un punto di vista su cui il dibattito è aperto. Va garantita un’adeguata tutela della salute pubblica, un bilanciamento tra settore pubblico e privato, che garantisca un’equa distribuzione delle risorse tra entrambi.

Il “Terzo Polo” sarà rappresentato da Letizia Moratti, una donna che nel centrodestra ha ricoperto innumerevoli incarichi di grande rilievo. Questa candidatura si può leggere in diversi modi e tra questi si intravede anche quello di una rivalsa personale per essere stata messa in secondo piano dalla riconferma di Fontana. Un errore, un tradimento, una svista politica oppure la presa di coscienza che la coalizione dalla quale proviene ha esaurito la sua forza propulsiva? 

La coalizione di centrodestra non ha esaurito la sua forza propulsiva. Quella di Letizia Moratti è puramente una mossa elettorale dettata da conflitti irrisolti con il centrodestra. Questa candidatura è uno specchietto per le allodole, non un’opportunità per i cittadini di esprimere una preferenza politica nuova e diversa. Il rinnovamento lo porta un’amministrazione bilanciata come quella che ha governato Regione Lombardia negli ultimi cinque anni. Non credo che Letizia Moratti rappresenti una possibilità di rivoluzione, ma anzi una conferma di un’amministrazione vecchia e lontana dai bisogni dei cittadini.

Durante le campagne elettorali è frequente vedere uscire dai cassetti polverosi vecchie foto dei candidati con cani, gatti, criceti. La foto con il proprio animale d’affezione è un classico acchiappa like. Nel suo caso è palese un impegno costante e non solo interessato dalle elezioni per il benessere animale e per il benessere di chi sceglie di vivere con un amico a quattro zampe. Vorrei che mi parlasse di quanto ha fatto e di quanto potrebbe ancora fare Regione Lombardia su questo tema. 

Sul tema dei diritti degli animali la Lombardia è in prima linea, una Regione che si conferma eccellenza anche per quanto riguarda la normativa sulla loro tutela. Esiste già la legge 281/91 che a livello nazionale si occupa delle tematiche relative al randagismo, ma noi siamo l’unica regione che recentemente ha introdotto elementi aggiuntivi fondamentali. Nel gennaio 2020, su mia proposta, è stata approvata una legge che rende obbligatorio il microchip anche per i felini dometici. Sembra qualcosa di frivolo, ma questo provvedimento consentirà non solo di contrastare il randagismo e di tenere monitorate le colonie feline, ma anche di evitare l’abbandono. L’abbandono di gatti è infatti molto più frequente dei cani. Sempre la Lombardia è stata la prima regione italiana ad aver approvato, lo scorso ottobre, votata all’unanimità, un’altra legge molto significativa. Abbiamo ampliato le norme per i cimiteri per gli animali e abbiamo inoltre introdotto la possibilità per i comuni di modificare i regolamenti cimiteriali in modo da poter tumulare gli animali nelle tombe di famiglia –  previa cremazione e con apposita cassetta -. È un grande gesto di civiltà. Andiamo a riconoscere agli animali il fatto di essere esseri senzienti che sono parte integrante delle nostre famiglie.  


Sempre tenendo in considerazione il regno animale, mi tornano in mente alcune indagini giornalistiche recenti che hanno messo nuovamente sotto la lente di ingrandimento il fenomeno dell’allevamento intensivo di animali destinati all’alimentazione umana. La Lombardia è una regione che crea un PIL importante attraverso la zootecnia. Vorrei conoscere il suo pensiero al riguardo. 

Penso che la zootecnia lombarda, come quella di tutte le altre regioni italiane, possa e debba essere regolata da norme che garantiscano non solo un’alta produttività, ma anche un’alta qualità delle produzioni. Ma l’allevamento di animali destinati all’alimentazione umana debba essere condotto in modo responsabile, nel rispetto della dignità degli stessi, garantendo loro un trattamento adeguato, una gestione ambientale sostenibile, una buona salute degli animali e una fornitura di alimenti di qualità. 

A mio avviso, Regione Lombardia dovrebbe avocare a se le competenze in materia di salute – c’è infatti una gravosa mancanza di medici di base per i quali dipendiamo dallo Stato Centrale -, sviluppo economico e turismo. Inoltre, dovrebbe avere l’autonomia necessaria per gestire le questioni riguardanti l’ambiente e, naturalmente, l’assicurazione di una rete di servizi pubblici di qualità. 

Ho avuto modo di ascoltare alcuni suoi interventi pubblici ed un tema che ho sentito più volte trattare riguarda l’eventuale demolizione dello stadio di san Siro. Essendo anche un consigliere comunale di Milano immagino che questa materia le stia particolarmente a cuore. Abbattiamo un simbolo centenario della città e ricostruiamo con canoni avveniristici oppure conserviamo uno dei tre simboli meneghini per eccellenza (Duomo, Teatro alla Scala e san Siro)? 

Penso che un simbolo storico per la città di Milano come lo stadio di San Siro vada preservato, ma al contempo non si può privare la città di una grossa opportunità di investimento come il nuovo stadio di Inter e Milan. È certo che va mantenuta intatta l’Identità storica e culturale del Meazza in quanto patrimonio prezioso per la città che andrebbe preservato e valorizzato. Ma un nuovo stadio non dovrebbe rappresentare un “pericolo”: il nuovo progetto porterebbe anche un’estesa riqualificazione della zona a beneficio quindi anche degli abitanti.

Cosa teme maggiormente in caso di vittoria dello schieramento di centrosinistra? 

Temo che una vittoria del centrosinistra possa portare ad un blocco dei lavori. Grazie al governo di centrodestra Regione Lombardia ha lavorato assiduamente negli anni, riformando e avvicinandosi ai bisogni dei cittadini per quanto riguarda settori come quello sanitario, dove la Giunta ha lavorato assiduamente in questi ultimi 5 anni, affrontando anche gravosi problemi come quello della riduzione delle tempistiche per le liste d’attesa. Quando la sinistra è stata al governo il Paese si è trovato preda di un continuo immobilismo, noi del centrodestra puntiamo ad un continuo sviluppo.

Gianluca Comazzi, consigliere uscente, cosa avrebbe potuto fare di più in questi anni e cosa si ripromette di fare se eletto? 

Se eletto, mi impegnerò a promuovere la crescita economica e lo sviluppo della Lombardia, sostenendo le imprese locali, rafforzando la rete di servizi pubblici ed incentivando la creazione di posti di lavoro. Mi batterò poi per ottenere maggiore diritti per i nostri animali domestici.

Disponibile anche su GLI STATI GENERALI

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