Il vetro infranto

Il vetro infranto

22 dicembre 2019. Atalanta vs Milan. 5 a 0. Gómez, Pašalić, Ilicic, Muriel.

Quella partita ha rappresentato (e rappresenta ancora) uno spartiacque per il Milan; una compagnia di giovani in casacca neroazzurra, ribaldi e di talento, ha preso la mira e tirato una sassata contro il vetro che nascondeva la vera immagine del Milan, sbriciolandolo. Adesso il Re è nudo.

Ad ogni costo, senza mai dimenticare quel pomeriggio (che ha rappresentato, per tutti coloro che amano i colori del Diavolo la sintesi di anni sofferti) è necessario ripartire, con sacrificio, amore per la maglia e dignità.

In occasione di Milan-Sampdoria la Curva Sud lo ha ricordato pubblicamente, esponendo nella fase di riscaldamento dei calciatori uno striscione; privo di fronzoli e dannatamente diretto.

Milan – Sampdoria è stato il primo passo compiuto dalla squadra in ottica “rinascita”. Un primo passo imbarazzato, incerto, tremeabondo, balbettante, ma pur sempre un primo passo.

Inutile riproporre la cronaca dell’incontro, terminato con uno scialbo 0 a 0. Diciamo che entrambe le formazioni si sono messe in tasca un punticino, e che forse la Samp ne meritava almeno mezzo in più. Un punto preziosissimo da riportare sotto la Lanterna, quasi insignificante per la classifica del Milan.

Gaston Ramirez (Sampdoria) / ©Francesco Scaccianoce

Il pubblico.

59.000 spettatori, praticamente quasi sold out il primo ed il secondo anello del Meazza. Il terzo era aperto solo per il migliaio di blucerchiati giunti da Genova.
Questa volta ho preferito alla tribuna stampa il mio posticino in curva (l’abbonamento lo sottoscrivo sempre, succeda quel che succeda) proprio per potere ascoltare in presa diretta l’umore dei tifosi più appassionati e fedeli. E’ stata anche l’occasione per rinfrescare la mia conoscenza delle male parole e delle mezze bestemmie in bergamasco che i miei vicini di posto, provenienti dalle Orobie, hanno elevato al cielo in gran quantità!

Senza voler giocare al pagellino del giorno dopo e ben conscio che l’intero Milan deve crescere prima di tutto come collettivo, qualche riflessione su alcuni giocatori rossoneri.

Milan - Sampdoria è stato il primo passo compiuto dalla squadra in ottica “rinascita”. Un primo passo imbarazzato, incerto, tremeabondo, balbettante, ma pur sempre un primo passo.
Zlatan Ibrahimovic (Milan) e Omar Colley (Sampdoria) / ©Francesco Scaccianoce

Ibra. Non possiamo che partire da lui, il catalizzatore che ha portato quasi 60.000 donne ed uomini allo stadio, orgogliosi dei propri colori, nonostante la bastonata sui denti subita a Bergamo prima di Natale.

Al suo ingresso in campo per la rifinitura pre-gara, un boato. Alla lettura delle formazioni, un boato. Al suo ingresso in partita, un boato.

Lo svedese non ha tradito le aspettative dandosi molto da fare, smistando palloni, provando la conclusione, rincuorando qualche compagno autore di giocate sciagurate, tenendo in grande apprensione la difesa avversaria.

Reggerà il fisico a quasi 39 anni? Vedendo i contrasti esibiti nella partita di ieri si può essere fiduciosi. E’ una roccia e se lui non lo consente, non lo sposti dalla sua mattonella nemmeno spingendolo in tre. Caratterialmente ha la capacità di animare uno spogliatoio depresso e di stimolare una fase di ripresa, mai come oggi auspicabile; speriamo che la sua esuberanza non venga frenata da schemi, tecniche, tattiche e formazioni impostate con spirito da farmacista.

Ibra è un cavallo pazzo e non gli si deve limitare l’orizzonte. Che galoppi e che la squadra sia capace di sgroppare con lui. Non ha la bacchetta magica ma, a modo suo, è un mago.

Suso. Croce e delizia di san Siro. Dobbiamo essere sinceri, ormai solo croce. Dagli spalti non gli si perdona quasi più nulla e lui fa pochino per recuperare l’affetto dei tifosi, che sono arcistufi dei suoi alti e bassi. Ieri ha giocato maluccio, non peggio di tanti altri, ma comunque male. Il filo che lo lega ai tifosi si è spezzato. Difficile vedere per lui un futuro in uno stadio che non lo apprezza più.

Theo Hernadez. Piano piano ha conquistato i tifosi che ora iniziano a considerarlo uno dei pochi beniamini da incoraggiare con costanza. Non si risparmia, ci mette il cuore ed anche il bagaglio tecnico che ha a disposizione. L’animus pugnandi è quello giusto.

Theo Hernandez (Milan)/ © Francesco Scaccianoce

Gigio. Senza di lui ieri saremmo usciti dallo stadio ancora più depressi. Ci ha salvato almeno in due occasioni, sempre neutralizzando Gabbiadini. Teniamocelo stretto, è cresciuto tanto sia nella tecnica sia nella personalità. Una delle poche pedine utilizzabili per il Milan del domani, un Milan che punti a rinverdire i fasti del passato.

Leao. Si è mangiato l’unica vera palla goal del Milan dell’intera partita. Male, ma possiamo perdonarlo. A condizione che inizi a diventare più cattivo, più incisivo, più da Milan. Di una nuova eterna promessa non abbiamo più bisogno, dopo avere subito Niang a lungo…abbiamo già dato!

Rafael Leao (Milan) / ©Francesco Scaccianoce

Triplice fischio. Lo stadio si svuota in tre minuti. La gente imbocca le rampe e le scale senza quasi nemmeno fischiare e sciama nella nebbia per tornare a casa. I tifosi sono rassegnati. E questo è innaturale. Per il Milan si può gioire oppure ci si può incazzare, ma rassegnarsi no. Nemmeno da abbonato (due volte…sigh) al Milan in serie B mi sono mai sentito rassegnato ed ho pensato…”non andiamo da nessun parte”. E’ ora di dare una scossa e di ripartire.

©Francesco Scaccianoce

“chi vince festeggia, chi perde spiega”.

I miracoli non esistono e se mai esistessero apparterrebbero ad una dimensione metafisica che di certo non si palesa su un campo di calcio. Quindi smettiamo di pregare e sperare e rimbocchiamoci le maniche. Sacrifico, allenamento, orgoglio e voglia di partecipare alla storia di un club che non è ilBorgorosso Football Club di Alberto Sordi.

Basta scusarsi a fine partita per prestazioni inguardabili, basta dire “ è anche colpa mia, farò di più”. Sono discorsi da perdenti, sono discorsi da ballerine di seconda fila.
Visto che quasi tutti i pedatores amano tatuarsi, suggerisco una bella locuzione da incidere sulla pelle: “chi vince festeggia, chi perde spiega”. Adesso finiamola di spiegare e diamoci da fare, siamo il Milan perdiana!

Zlatan Ibrahimovic (Milan) / ©Francesco Scaccianoce

MILAN-SAMPDORIA 0-0

MILAN (4-3-3): Donnarumma G.; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Hernández; Krunić (40’st Paquetá), Bennacer, Bonaventura (11’st Leão); Suso, Piątek (10’st Ibrahimović), Çalhanoğlu. A disp.: Donnarumma A., Reina; Caldara, Conti, Gabbia; Brescianini, Kessie; Castillejo, Maldini. All.: Pioli.

SAMPDORIA (4-3-1-2): Audero; Bereszyński, Chabot, Colley, Murru; Thorsby, Vieira, Linetty; Ramírez (30′ Depaoli) (42′ Jankto); Gabbiadini, Quagliarella (41’st Ekdal). A disp.: Falcone, Seculin; Augello, Murillo, Regini; Léris; Bonazzoli, Maroni, Rigoni. All.: Ranieri.

Arbitro: Massa di Imperia.
Ammoniti: 13′ Krunić (M), 40′ Depaoli (S), 23’st Thorsby (S), 25′ Colley (S), 33’st Bereszyński (S), 46’st Linetty (S).

Related Posts