Non importa, andiamo avanti. Intervista all’on. Simona Malpezzi. PD.

Non importa, andiamo avanti. Intervista all’on. Simona Malpezzi. PD.

Nata nel 1972 a Cernusco sul Naviglio, sono cresciuta a Pioltello, una cittadina alle porte di Milano. Ho frequentato la facoltà di lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove mi sono laureata con una tesi su Amintore Fanfani. Da sempre ho coltivato la passione per la politica unita a quella per l’insegnamento un binomio che ben presto mi ha portata ad interpretare il ruolo di insegnante andando oltre la semplice lezione. Guardando alla scuola come la più grande opportunità di progresso e di sviluppo del nostro Paese, ho sempre indirizzato il mio sguardo verso le criticità del sistema, impegnandomi in prima linea per trovare soluzioni concrete. Con questo spirito ho cominciato ad insegnare, ancora ventenne, presso l’IMI di Gorgonzola, occupandomi anche dell’organizzazione delle esperienze all’estero per gli studenti del Liceo. In seguito, dopo un’esperienza all’ITC Argentia di Gorgonzola, sono approdata all’ITSOS “Marie Curie” di Cernusco sul Naviglio. In quegli anni ebbi modo di approfondire, in particolare, i temi della lotta alla dispersione scolastica, dell’alternanza scuola lavoro e dell’orientamento, che ancora oggi rappresentano il focus del mio impegno politico in Parlamento. Il mio spirito gipsy mi ha portata, negli anni, a lasciare spesso l’Italia verso nuovi orizzonti e nuove esperienze. Per un periodo mi sono trasferita stabilmente in Germania, insieme a mio marito Thomas e alle mie figlie, e ho insegnato lingua e cultura italiana presso la Volkshochschule di Aschaffenburg, in Baviera. Sempre ad Aschaffenburg ho partecipato attivamente alle iniziative e alla vita della comunità italiana, dando il mio contributo nell’ambito culturale. Sono stata anche membroattivo del “Mutter Zentrum” della città,luogo di incontro e di condivisione per mamme. Nel 2009, tornata in Italia, ho aderito al Partito Democratico con entusiasmo, riconoscendo in quel nuovo progetto politico la vera forza riformista di sinistra della politica italiana. Negli anni successivi a Pioltello sono diventata membro della segreteria cittadina e, in seguito, capogruppo del Pd in consiglio comunale. Dopo le elezioni del 2013, ricopro il ruolo di parlamentare del Partito Democratico all’interno della XVII legislatura e di componente della Commissione “Cultura, scienza e istruzione”, nonché membro della Commissione Bicamerale “Infanzia e adolescenza”. La politica che amo è rappresentata da due elementi fondamentali: impegno e concretezza. Solo attraverso questo approccio ritengo sia possibile continuare a perseguire il sogno di cambiare le cose, e solo seguendo questa idea ho immaginato e costruito il senso del mio impegno politico, che oggi più che mai porto avanti con entusiasmo e passione.

– http://www.simonamalpezzi.com –



Ci incontriamo in tarda mattinata in una piccola ed elegante caffetteria incastonata nel centro storico di Pioltello, il Macinino. Simona Malpezzi mi attende da qualche minuto, giunta in anticipo sull’orario prestabilito per il nostro incontro. Non ci sono più i cari vecchi politici di una volta che arrivavano con tutta calma agli incontri, in puntuale ritardo. Alta, figura slanciata, ampio sorriso, capelli lunghi, occhi castani . Decisamente una bella donna.

Scambiamo qualche parola, parliamo di un interesse che ci accomuna e ci prepariamo all’intervista. Mentre attivo i due voice recorders che uso sempre, Simona Malpezzi rompe gli indugi: “Perchè ha voluto intervistare proprio me?” Il motivo non lo scriverò, ma confesso che per un attimo ho pensato: “ ma come, fa lei le domande? Vuole insegnare al gatto ad arrampicarsi?” Sorrido, sotto i baffi per non apparire scortese, ma sorrido. Onorevole, le anticipo che qualche domanda sarà un pochino ruvida, si prepari. Ora sorride lei, le brillano gli occhi, come a dire… sono pronta!

Bene, allora partiamo.

Buona giornata e grazie per avere aderito alla nostra proposta di intervista. Come devo rivolgermi a lei, preferisce Onorevole o Prof. ?

Onorevole è un titolo che va e viene, prof dovrebbe rimanermi per tutta la vita. Va bene Simona.

Lei ha frequentato l’Istituto Scolastico Maria Immacolata di Gorgonzola, coordinato dalla Congregazione delle Suore di Carità di Santa Giovanna Antida Thouret. Poi si è laureata in lettere moderne presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi su Amintore Fanfani. Ah, se ancora ci fosse la Democrazia Cristiana! Si è mai sentita etichettare con quell’orrido termine di “cattocomunista” ?

Mai. Chi conosce la mia storia sa benissimo che ho una mamma profondamente cattolica, mia mamma era convinta che mandandomi a frequentare scuole a matrice cattolica sarebbero cresciute le probabilità di una mia conversione. Io sono sempre stata abbastanza ribelle, e lo sono stata anche quando frequentavo la Parrocchia, fino ai 20, 22 anni. La frequentazione di queste scuole, anche l’Università, nasceva da una volontà materna. L’indirizzo di studi lo puoi scegliere tu, però il tipo di scuola te lo scelgo io. Devo dire che mi sono trovata bene, sia alle superiori sia all’università. Ho avuto la fortuna di avere insegnanti che mi hanno aiutata ad essere libera nel pensiero, che hanno contribuito a liberare il mio senso critico (penso alla mia prof di filosofia delle superiori), una libertà di pensiero poi non sempre ritrovata in altri ambiti. Quando ho iniziato a fare politica nessuno mi ha mai chiamata cattocomunista, magari comunista si. Adesso mi chiamano pure “renziana”. Da prof potrei dire che tutti questi termini insieme potrebbero sembrare un ossimoro. Io sono un’ iscritta del Partito Democratico, la prima tessera che ho preso in vita mia è stata quella del PD. Tornando alla mia formazione universitaria cattolica posso dirle di avere anche superato alcuni esami di teologia. Sono stati esami molto belli, in quanto non rappresentavano una spinta ad una adesione di fede. Sono stati grandissimi momenti di riflessione sul senso dell’esistenza. Io che non posso ritenermi credente, e lo dico serenamente, ho comunque una cultura cattolica molto forte. Una cultura che non si è trasformata in fede, penso sempre che la fede sia un dono. Io mi riconosco pienamente nei valori del cattolicesimo, valori legati all’umanità, all’umanesimo. Valori con cui non bisogna essere in contrasto, sono valori di pace, di uguaglianza, anche rivoluzionari.

Sorride (ndr). Non importa, andiamo avanti è un pensiero fondamentale nella vita, di incidenti nella vita ne capitano tantissimi, è importante essere capaci di dire, non importa. C’è sempre un’opportunità in più da cogliere, lo insegno anche alle mie figlie, dai non importa, si riparte e si va avanti.

Invece non tocchiamo l’argomento del referendum, per me quello è stato un lutto. Non un trauma, un lutto. Sono entrata in politica a vent’anni, nei movimenti, perché volevo che le cose cambiassero. Avrei voluto vedere dei cambiamenti anche attraverso un mutamento del sistema elettorale, attraverso una semplificazione delle istituzioni. Nel momento in cui mi sono trovata in Parlamento, nel momento in cui ho avuto la grande opportunità di cogliere questa sfida, tutto è crollato. Davvero un lutto, però non importa, andiamo avanti, perché secondo me la stagione delle riforme non è finita.

Il PD vive momenti di estrema turbolenza interna. Una scissione si è già consumata. Ora ci sono tre candidati in lizza per la poltrona di segretario. Renzi, Orlando ed Emiliano. Chi sostiene e perché?

Intanto la correggo. Non c’è stata alcuna scissione. Ci sono stati dei dirigenti che sono usciti dal partito, oltretutto senza licenziarsi dal partito, dai quali sono stati regolarmente assunti. La maggior parte di quelli che sono usciti dal PD sono anche dipendenti del PD. Vorrei proprio capire come intendono regolarsi con questo aspetto. Sono scelte personali, sono dipendenti in aspettativa, valuteranno loro cosa fare. Vada pure a controllare, sono assunti dal Pd con la qualifica di dirigenti di partito. Non è una scissione, è una fuoriuscita. Basta guardare nei territori, non si sono portati dietro quasi nessuno, penso ad esempio a Milano. Detto questo, vince Renzi! Io sostengo Matteo Renzi con forza, con convinzione, anche con un atteggiamento critico che io ho sempre avuto. Un atteggiamento espresso in modo molto diretto, avendo avuto il grande privilegio di potermi rapportare a lui in moltissime occasioni, visto che è una persona estremamente disponibile. Vince Renzi perché è un riformatore, l’unico vero riformatore. Se voleste leggere la sua mozione congressuale, vedreste che è l’unico che sostiene una prospettiva chiara per il governo futuro. Essendo io convinta che il segretario del partito debba poi anche essere il Presidente del Consiglio ecco che nella mozione di Renzi abbiamo già pronto un programma di governo.

“Se non passa la riforma io non lascio solo il posto da Presidente del Consiglio, lascio il mio posto da politico”. Matteo Renzi . Rep.Tv 11 maggio 2016. James Russell Lowell diceva che “solo gli stupidi non cambiano mai opinione.” Ripensamento o bugia?

Conoscendolo, penso che nella sua enfasi comunicativa qualche volta abbia detto cose che non sono bugie, ma sono pensieri influenzati da un’emozione molto forte. Noi non siamo abituati a gente che si dimette. Lui non ha mai avuto incarichi in Parlamento, non è mai stato deputato o senatore, e si è dimesso dall’incarico di sindaco, di segretario del partito, si è dimesso da Presidente del Consiglio, si è dimesso da tutto ed oggi è solo un privato cittadino. Noi non siamo abituati a queste scelte, siamo abituati a vedere gente sempre attaccata alla poltrona.

Molti di noi gli hanno chiesto di non dimettersi nemmeno da Presidente del Consiglio, invece lui ha fatto la sua scelta. Dopodiché non c’è dubbio che la politica è una partita sempre aperta, ed è giusto che lui se la rigiochi. Soprattutto per il bene dell’Italia.

Non parliamo solo di politica, parliamo anche di Simona Malpezzi donna e mamma. Lei ha due figlie, molto giovani. Quando è con loro si comporta da mamma coccolona e super affettuosa oppure mantiene l’aplomb austero da severa prof di lettere?

Mi comporto da severa prof di lettere quando vengono in gita con me. Sono due bambine estremamente curiose e spesso andiamo in giro insieme. Li mi metto in modalità prof. Quando siamo state a Parigi in quattro giorno abbiamo visto….tutto. Erano stanche morte. Anche Roma l’hanno girata in lungo ed in largo. Hanno quasi dieci e dodici anni. A me piace moltissimo girare con le mie figlie, anche senza mio marito. Andiamo in giro insieme noi…donne. E’ un’opportunità che cerchiamo di ritagliarci appena possibile, ed anche mio marito è d’accordo perché ritiene che siano momenti davvero educativi. In generale non sono particolarmente accudente, ma sono conseguente. Io do delle regole, e pretendo che siano rispettate, perché sono regole basilari di convivenza familiare. Loro sanno che devono fare i compiti, devono studiare, devono lavarsi quando viene loro detto. Poi sul resto di può discutere insieme e decidere su diverse questioni. La severità fa parte del mio carattere, non sono pretenziosa, ma pongo dei punti fermi, dei paletti. Sul resto si contratta, come è giusto che sia. Per ora va così, la pre adolescenza arriverà anche per loro e dovrò prepararmi a viverla. Comunque sono preparata ad affrontare gli adolescenti, ho sempre insegnato in quella fascia d’età. Penso che ci sia un segreto per mettersi in sintonia con loro; dire sempre la verità. Spiegare la motivazione dei no attraverso la verità. A volte mi è stato detto che in questo sono eccessiva, ma io sono fatta così, non racconto bugie alle mie figlie anche quando la verità può fare loro del male. Questa è la direzione della mia severità. Non importa, andiamo avanti.

Milan o Inter?

Inter tutta la vita!! (chi scrive ha un mancamento – ndr -).

Le racconto un aneddoto. In casa mia abbiamo un pupazzetto di Topo Gigio, che usava negli anni ’70, piccolo, tre centimetri al massimo. Un Topo Gigio di plastica con la maglia neroazzurra. Questo pupazzetto mio padre me lo portò all’ospedale appena nata e diventò oggetto di accesa discussione con mia mamma che temeva che potessi metterlo in bocca ed ingoiarlo. Quel Topo Gigio è stato sempre presente con me. Mio padre credeva nell’imprinting! Sono interista, del PD e renziana! Coerente, siamo abituati a soffrire.

Spinta da uno spirito gipsy ha trascorso diverso tempo in Germania insieme alla sua famiglia. In Germania ha insegnato lingua e cultura italiana in Baviera ed ha partecipato attivamente alla vita di quel Paese. Quando in Italia si parla di Germania spesso ci si mette sulla difensiva. Sono i più forti, economicamente parlando, i più precisi, inflessibili nel rispetto delle regole. Li vediamo come i leader della Comunità Europea e questo ci pesa. Sbagliamo ad essere così sospettosi nei loro confronti?

Premetto che io penso di avere sposato il tedesco meno caratterizzato in assoluto dagli stereotipi. Spesso noi italiani ci circondiamo di stereotipi, nel caso specifico poi posso dire che molto spesso i tedeschi non sono come li immaginiamo. In Germania c’è un grandissimo rispetto delle regole, cosa che spesso in Italia manca.

Li esiste un senso civico un pochino più forte che da noi. E questo aiuta. Penso che la Germania possa essere un modello, ma nello stesso tempo penso che alla Germania manchi il cosiddetto piano B, cioè la capacità di essere flessibili e creativi. E questo potremmo insegnarlo noi a loro. Unire il rispetto delle regole ad una giusta dose di flessibilità creerebbe lo Stato Perfetto. L’unione tra me e mio marito potrebbe rappresentare un buon modello Italia-Germania. (ampio sorriso – ndr). Noi abbiamo la convinzione che la Germania si atteggi a fare la prima della classe in questa Europa unita. Ma questo dipende dalle regole del gioco. In una Europa dove vale solo il principio della supremazia economica non c’è dubbio che i tedeschi siano i più forti. Il modello che abbiamo provato a portare avanti con Matteo Renzi prevede una trasformazione profonda delle regole, prevede il trasformarci tutti realmente in cittadini europei. Lo ha ben ricordato pochi giorni fa il Presidente Mattarella, abbiamo fatto l’Europa dobbiamo fare gli Europei. Questo significa unire gli interessi economici dei singoli stati ad una serie di valori fondanti, comuni ed irrinunciabili. Penso che ogni stato debba fare delle rinunce, debba cedere una fettina della propria sovranità in nome di un bene più grande. Fino a quando staremo insieme solo per interessi economici, avremo sempre nei tedeschi i primi della classe, perché strutturalmente la Germania è più forte. Hanno il welfare che è tre volte il nostro e non hanno sulle spalle il nostro colossale debito pubblico. Per contro la Germania è uno stato dove si consumano anche ingiustizie, uno stato dove primeggi solo se dimostri di essere il più bravo, ma l’opportunità di dimostrarlo non viene concessa tutti. Io sono particolarmente fiera dell’articolo 3 della nostra Costituzione, e sono particolarmente fiera di lavorare per rimuovere gli ostacoli per tutti. Mi ripeto, il loro senso civico molto profondo unito ad una flessibilità che loro non hanno potrebbe contribuire ad arricchire l’Europa.

La Buona Scuola. A che punto siamo?

Da un punto di vista normativo siamo messi molto bene. Abbiamo approvato nelle Commissioni le ultime otto deleghe, e questo significa che nel giro di un mese avremo terminato il nostro lavoro e daremo il tutto al Governo con l’incarico di applicarlo. Ecco la Buona Scuola, o legge 107. Adesso dovremo stare molto attenti a non concedere deroghe alla Buona Scuola (che io ho sempre criticato), deroghe che hanno provocato ad esempio il caos di questo ultimo inizio di anno scolastico. Io le deroghe che sono state concesse le toglierei tutte e tornerei alla struttura iniziale della Buona Scuola, senza mostrare troppa paura nei confronti di chi ci ha già contestati. Se siamo dei veri riformisti dobbiamo andare fino in fondo. Poi quando si parla della legge 107 non bisogna solo guardare al piano assunzionale, importantissimo ma legato a modalità contrattuali rigide, modalità che dovrebbero essere riviste con le parti sociali. Dobbiamo anche guardare a tutto quello che è stato fatto per i nostri studenti. Da mamma, più che da prof, penso che sia stato fatto un buon lavoro, un lavoro che richiede del tempo per assestarsi. Le riforme non danno mai risultati nell’immediato.

Struggente, ambiguo, incredibile, emozionante. Distrugge il patto con il lettore e ti prende in giro fino alla fine. E’ stato scritto da una donna dell’est, è un testo meraviglioso.

Un libro, un brano musicale, un film da mettere in una capsula del tempo per i giovani del futuro.

Il libro è La Trilogia della Città di Kappa.

# Trilogia della città di K. (Trilogie des jumeaux) è un romanzo della scrittrice ungherese naturalizzata svizzera Agosta Kristof. Si compone di tre parti: Il Grande Quaderno (Le grand cahier), pubblicato separatamente nel 1986, La Prova (La Preuve) del 1988 e La terza menzogna(Le Troisième Mensonge) del 1991. NDR #

Struggente, ambiguo, incredibile, emozionante. Distrugge il patto con il lettore e ti prende in giro fino alla fine. E’ stato scritto da una donna dell’est, è un testo meraviglioso.

Il film si lega ai miei ricordi, i ricordi di quando ero piccola. Direi Via col vento. Non a caso anche li c’è il non importa andiamo avanti, che poi è il famosissimo domani è un altro giorno.

Il brano musicale, With or without you degli U2. Un brano che ben rappresenta le difficoltà della vita, con senza spesso non ce la fai comunque.

Parlamentare e docente. Penso che per lei la fuga dei nostri migliori laureati verso l’estero rappresenti un grande dolore. Cosa possiamo fare per trattenerli in Italia in modo dignitoso?

Tutto il sistema della ricerca va rivisto, con investimenti maggiori. Quando siamo arrivati in Parlamento gli investimenti per la ricerca erano pari a zero. Siamo figli di una riforma mancata. Io non condanno la riforma Gelmini sull’università (per intenderci quella del 3 più 2), dico però che è monca e quindi bisogna tornare a lavorarci su. Dobbiamo dare opportunità in più agli enti di ricerca, ai nostri ragazzi che vogliono fare l’università e professionalizzarsi in maniera diversa. Penso ad un sistema universitario che offra loro un’opportunità concreta a seconda di quello che loro vogliono studiare, a partire dagli ITS. Ovvero un’istruzione post laurea professionalizzante, spesso sconosciuta. Comunque io penso che le esperienze all’estero siano necessarie, non voglio rinnegare la bellezza di un’esperienza all’estero, io stessa l’ho fatta. Certo non devi essere costretto ad andartene, deve essere una scelta e non una necessità imperativa. Nessuno deve essere obbligato ad espatriare, ma ritengo che le sempre maggiori opportunità di scambio siano da cogliere. Viaggiare accresce il proprio bagaglio culturale e professionale. L’importante è poi trovare anche in casa propria, al ritorno in Italia, opportunità all’altezza delle proprie aspirazioni e della propria preparazione.

Le faccio due domande che ho posto qualche giorno fa anche al senatore Centinaio della Lega Nord.

Giulio Regeni. Giovane ricercatore universitario italiano. Va in Egitto per un periodo di studi sul campo e viene rapito. Viene torturato ed ucciso. Il regime egiziano ci prende a lungo per il naso e ci racconta un sacco di panzane per chiudere in fretta il caso. Ad oggi non ci sono colpevoli. Il suo giudizio sulla vicenda.

Difficile da commentare una vicenda come questa, anche alla luce di quanto detto prima sull’andare a fare esperienze all’estero. Questo ragazzo era andato a fare la sua esperienza di studio e di vita ed alla fine i suoi genitori lo hanno riportato a casa come mai avrebbero voluto fare. Le parole della madre sono state sconvolgenti per tutti. L’Italia ha fatto ciò che poteva fare e fortunatamente non è ferma. Sul fatto che l’Egitto ci abbia preso per il naso sottoscrivo le sue parole, sono assolutamente d’accordo con lei. Però non commento la vicenda, perché queste sono le vicende del dolore, dico solo che l’Italia deve andare avanti e spingere al massimo per ottenere la verità.

La sua posizione personale riguardo la necessità di rivedere o meno la legislazione vigente in tema di eutanasia assistita e dolce morte.

Io sono per le libertà di scelta. Penso che sia dignitoso e necessario intervenire al più presto sulla normativa. Noi oggi stiamo intervenendo sul tema del testamento biologico, che è una parte, non certo il tutto. Mi è piaciuta molto la frase di un mio collega, cattolico praticante, che dice: la politica deve essere laica. Noi spesso ci siamo dimenticati della laicità della politica, ecco perché su certi temi l’Italia è ancora indietro. Le faccio un esempio estremamente personale; io sono contro l’aborto, io non avrei mai abortito. Ma non posso impedire ad un’altra persona di farlo, perché dietro alle scelte di ciascuno ci possono essere vicende personali, a volte dolorose. La legge deve darti l’opportunità di scelta e poi sta a te scegliere. Il legislatore non deve fare le leggi basandosi sulla propria coscienza; mia nonna diceva cento teste cento idee, sarebbe impossibile legiferare su determinati temi. Davanti alle cento teste, la legge deve lasciare libertà di scelta a ciascuno. La norma non obbliga a scegliere, da solo l’opportunità di scegliere. C’è una bella differenza.

Questo vale anche per la maternità surrogata e per tutte le questioni calde che toccano i temi etici. Penso anche alle unioni civili, che tutti esaltano. Ma è stata una riforma mancata anche quella, una riforma monca. La politica deve risolvere i vuoti normativi, non aspettare le sentenze della magistratura. Riguardo ai bambini coinvolti in queste situazioni cosa pensiamo di fare? Questi bambini ci sono, sono reali. Facciamo finta di non conoscerli? Li affidiamo ad una sentenza del Tribunale? La politica ha perso una grande occasione.

Visti dall’esterno i politici italiani appaiono come una “vil razza dannata”. Ladri e mentitori. Imbarazzanti ed inopportuni. Insomma i più acerrimi nemici della Politica con la P maiuscola, sono proprio i politicanti. Visti dall’interno del teatrino come siete realmente?

Il teatrino è costruito. Noi paghiamo lo scotto di una politica che per troppo tempo non ha dato risposte, una politica autocelebrativa.

Ora non mi riferisco a gruppi politici specifici all’interno del Parlamento, ma ad una generazione nuova che recentemente è entrata nelle aule parlamentari. C’è gente che ha voglia di lavorare, ci sono a disposizione molte energie, ci sono tanti colleghi che non si sentono componenti della famigerata casta, persone che tolgono tempo alla propria famiglia mettendoci tanta passione. Il politico vero non è quello che si arricchisce; non è quello il modello da seguire. Noi paghiamo lo scotto sia di quanto accaduto in passato sia del fatto che a molti fa gioco raccontarci in un certo modo. Quando si colpisce la politica, quando si smonta la politica, si conservano i privilegi di altri. Chi vuole conservare i propri privilegi ha l’intento di trasformare la Politica nel mega-teatrino, ovvero in qualcosa di poco affidabile.

Ci sono anche politici che non somigliano a questa descrizione del new parlamentare. Pensiamo al senatore Razzi, cito lui solo perché la satira lo ha reso leggendario.

Togliamo subito il personalismo rispetto al senatore, e ricordiamoci che è stato eletto con le preferenze. E’ una riflessione che va fatta. Spesso ci si dice “ma cosa ci sta a fare in Senato”… Il senatore Razzi è stato votato, essendo parlamentare eletto nella circoscrizione Estero, perché ha raccolto le sue preferenze. Delle due, una. O noi riteniamo che sia giusto che un partito selezioni la propria classe dirigente, oppure ci facciamo andare bene le preferenze. Nel primo caso poi non cominciamo con le solite storie dei nominati, dei caduti dall’alto. Se invece vogliamo le preferenze, devono andarci bene sempre, indipendentemente da chi le raccoglie. Anche se poi producono personaggi che a noi non piacciono. Io che sono stata scelta con le Parlamentarie penso che un partito serio dovrebbe selezionarsela la propria classe dirigente. Questo significa assumersi le proprie responsabilità, la responsabilità di dire ai propri elettori questa è la mia fotografia. Dire: io voglio in Parlamento Tizio, Caio e Sempronio perché sanno fare questo, questo e quest’altro. Se sei d’accordo mi voti, se non sei d’accordo voti qualche altro partito.

Diverse centinaia di parlamentari di ogni schieramento hanno cambiato casacca nel corso della legislatura. Tutto ciò anche se normativamente è lecito, appare come un tradimento della volontà dell’elettore. Sarebbe favorevole o contraria all’introduzione di un vincolo legislativo che possa bloccare questo esodo?

No, non sono favorevole a modificare la norma. Il parlamentare è un parlamentare della nazione e viene eletto per i valori che rappresenta. Ritorniamo al discorso di prima. Deve essere eletto per la persona che è, e deve fare i conti con se stesso. Come scelta personale, se non mi trovassi più bene all’interno del percorso che sto facendo nel mio partito, dovrei avere la forza di dimettermi dal Parlamento, non di cambiare casacca. Ma torniamo sempre allo stesso punto, si tratta di scelte che riguardano la coscienza personale. La propria coscienza non può essere controllata da nessuna norma.

Non ti impongo le dimissioni, se sei coerente ti devi dimettere. Se non lo fai distruggi il tuo buon nome, la tua reputazione. Io alla mia reputazione ci tengo molto, me lo ha insegnato mia mamma a guardarmi ogni mattina allo specchio per vedere se sono ancora la stessa persona.

Teme maggiormente un ritorno al governo del Paese del centro destra o l’avvento del Movimento 5 Stelle?

Senza ombra di dubbio temo di più i 5 Stelle. Perché non sono chiari nelle loro posizioni ed hanno metodi che stanno dimostrando la loro incapacità di amministrare laddove sono stati eletti. Sono i loro metodi non democratici che a me preoccupano molto. Io credo nell’alternanza dei poteri, essendo una democratica, per cui un successo del centro-destra lo accetterei. Loro almeno hanno rispetto delle Istituzioni.

Quindi la squadra di Renzi si allargherà? Secondo me è necessario, per il bene di tutti è necessario.

L’Europa si occupa di normare il diametro delle vongole e della pizza. A tratti ricorda il mitico Ufficio Complicazione Affari Semplici. Non sarebbe più utile ridurre il numero delle competenze limitandole a Sicurezza, Difesa, Diritti Civili, MacroEconomia e Libero Mercato? Alla dimensione delle vongole si dedichi la Regione Veneto.

Torniamo al discorso di prima. Ogni singolo stato non dovrebbe avere problemi nel concedere una parte della propria sovranità, per lavorare insieme ad una visione di un’ Europa che sia davvero unita. Certo difesa, sicurezza, politica estera, accoglienza… e politica fiscale, che attualmente è una delle questioni più spinose che dobbiamo trattare. Se poi ci si vuole occupare anche di vongole… ma in realtà l’Europa si occupa di ben altre cose, poi Salvini parla di vongole. Poi Salvini non ci va quasi mai in Europa. Lui va alle votazioni, ma un conto è essere li solo per votare, un conto è partecipare alle Commissioni che costruiscono i provvedimenti da sottoporre al voto. E’ li che si creano e si realizzano i provvedimenti. E’ li che si possono emendare i testi e portare qualcosa di costruttivo ed utile nella fase della discussione. I nostri parlamentari europei del Pd questo lo fanno, e si stanno facendo valere all’interno del PSE.

Il sogno nel cassetto di Simona.

Io voglio scrivere. Dentro di me è pronto un romanzo, e questo romanzo deve uscire dal cassetto. Il cassetto sono io. Il romanzo c’è. Devo solo trovare la forza per aprire il cassetto. Sa, la scrittura è intimistica e tirare fuori un qualcosa di molto personale, di intimo, significa mettersi a nudo. Non è facile.

Lei è timida.

Questo aspetto di me molto spesso non viene riconosciuto, però… diciamo che c’è.

Grazie onorevole e buon lavoro.

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