Ed un’altra barriera cadde

Ed un’altra barriera cadde

Ilaria Checchi è nata nel 1982. Ha conseguito il diploma al Liceo Classico Berchet di Milano. Si è laureata in Scienze Umanistiche della Comunicazione all’Università Statale di Milano. Iscritta all’Ordine dei Giornalisti dal 2007 è diventata giornalista professionista nel 2012. Dopo dodici anni di collaborazione è stata nominata direttore responsabile del periodico settimanale Sprint e Sport nel settembre del 2016.

Nel 1957, e precisamente il 30 luglio, al Tribunale di Torino veniva registrato il Piemonte Sportivo, nome originario dell’attuale Sprint e Sport. Oggi è la più importante testata giornalistica sportiva specializzata nel calcio giovanile e dilettantistico del Piemonte e della Lombardia. Tira circa 40.000 copie e viene letto anche attraverso un sito internet interattivo.

Cominciamo ad abbattere certe barriere che, nel mondo del calcio in particolare, esistono un pò a tutti i livelli. 

In Italia le donne che ricoprono l’incarico di direttore responsabile di una testata giornalistica sono poche. Le professioniste che dirigono giornali sportivi sono una assoluta rarità. Credo che tu sia l’unica a dirigere un periodico importante che si occupa esclusivamente di calcio. Ti senti una mosca bianca ?

Si, effettivamente mi sento una mosca bianca. Alcuni addetti ai lavori, saputo di questa nuova nomina, mi hanno addirittura detto che sono da Guinness dei Primati. Non so se sono, anagraficamente parlando, la prima donna a dirigere un giornale sportivo, ma credo di esserlo in assoluto per quanto riguarda la direzione di un periodico che si occupa quasi esclusivamente di calcio. Mi sento molto onorata e sento particolarmente la responsabilità dell’incarico, proprio perché sono la prima a ricoprire questo importante ruolo. Cominciamo ad abbattere certe barriere che, nel mondo del calcio in particolare, esistono un pò a tutti i livelli.

I lettori, le società sportive, i calciatori, ti vedono e si relazionano con te come con un normale giornalista sportivo o mantengono un atteggiamento diverso perché sei una donna?

Ho iniziato a lavorare a Sprint e Sport a ventuno anni, ero giovane e stavo ancora studiando all’Università. Professionalmente sono nata con questa testata. Soprattutto i primi tempi mi vedevano più come donna che come professionista della comunicazione, con tutti i classici luoghi comuni al seguito. Quindi, essendo donna, si aspettavano che non capissi niente di calcio e che non riuscissi a capire le sottigliezze tecniche di questa disciplina sportiva. Ho dovuto impegnarmi molto nel mio lavoro per convincere tutti delle mie capacità e negli anni ho ottenuto la fiducia e la stima degli addetti ai lavori, dei calciatori e dei lettori. Ormai sono tanti anni che vengo considerata una giornalista sportiva e non solo una donna. Questo cambio di atteggiamento mi ha dato una grande soddisfazione, ma ha richiesto senza dubbio un grande impegno nel lavoro. Non mi è mai stato regalato niente. Anzi….

Claudio mi ha insegnato non solo il mestiere, ma un sacco di altre cose.

Qual è l’eredità professionale che raccogli da chi ti ha preceduto alla direzione del giornale?

Io ho iniziato a lavorare nel mondo del giornalismo con Sprint e Sport e Claudio Verretto è stato il mio primo, ed unico, capo. Ho sempre avuto come direttore e come punto di riferimento Claudio. Quando l’editore ha deciso di aprire la filiale lombarda del giornale, dal Piemonte sono arrivati in redazione a Milano diversi colleghi dai quali ho avuto modo di imparare. Ma Claudio mi ha insegnato non solo il mestiere, ma un sacco di altre cose. Come comportarsi in certe situazioni e come affrontare problematiche di qualsiasi genere. Come la gestione del rapporto con i dirigenti sportivi, con gli allenatori e con i genitori dei giovani atleti. Mi ha insegnato come fare un’inchiesta giornalistica, come approfondire gli argomenti trattati, come comportarmi con chi ti sorride e poi, appena ti giri, è pronto a criticarti ferocemente. Sono stati insegnamenti preziosi che mi hanno permesso di mantenere con molte persone rapporti di viva cordialità, ma sempre improntati alla massima professionalità. Mi ha insegnato tantissimo e lo ringrazio di cuore. Così come lo ringrazio di avere scelto me per succedergli nel ruolo di direttore responsabile, pur potendo disporre della professionalità di altri colleghi che sono bravissimi e molto preparati. Sprint e Sport è una sua creatura, ed oggi è una testata che mette in campo circa duecento collaboratori, con due redazioni a Torino e Milano e con corrispondenti in tutte le province lombarde e piemontesi. Claudio ha creduto in me e mi ha valutata in grado di gestire un così grande numero di colleghi, e di questo lo ringrazio di cuore.

Abbiamo fatto scuola !! 

Ormai le notizie volano on line, con i social che le divulgano in tempo reale. Sprint e Sport sta cambiando pelle. Da giornale cartaceo sta diventando un progetto editoriale a tutto tondo, digitale, web, interattivo. Parlami del vostro progetto.

Ci siamo dovuti adattare alle nuove tecnologie. Ormai anche il mondo dell’editoria va spedito nella direzione del web, del social. Bisogna adattarsi alle esigenze dei nuovi lettori. Noi raccontiamo le gesta sportive di ragazzi che vanno dai sette ai quaranta anni, dalle scuole calcio alle prime squadre. E per certi versi i tempi li abbiamo anche anticipati, offrendo ai nostri lettori un’offerta molto ampia, che va dal giornale cartaceo alla versione web interattiva. Il giornale cartaceo rimane sempre attuale ed insostituibile. Ha un fascino particolare, lo puoi collezionare, leggere e rileggere sempre con gran piacere senza la necessità di avere una connessione internet a portata di mano. L’eleganza ed il fascino della versione cartacea tradizionale sono unici. Inoltre la versione fisica del giornale non pecca della volatilità che caratterizza la notizia “social” che appare e scompare in tempi ridottissimi. Il giornale una volta stampato resta immutabile e questo richiede certamente una grande professionalità da parte dei cronisti che lo redigono. Sul giornale cartaceo ci puntiamo e ci punteremo sempre. Nel contempo ci rendiamo conto che è giusto stare al passo con i tempi e quindi il nostro ex direttore Claudio Verretto ha voluto dedicarsi allo sviluppo del nostro sito internet. Sprint e Sport esce in edicola il lunedì, ed a partire dal lunedì stesso la versione web continua ad aggiornare i nostri lettori sulle news, proponendo una serie di approfondimenti curati dai nostri giornalisti. L’app di Sprint e Sport è appena stata aggiornata e siamo stati i primi ad inserire i qwert codes nel giornale del lunedì. Visualizzandoli è possibile vedere foto, classifiche, sentire in viva voce interviste e contributi raccolti direttamente a bordo campo. Siamo stati ultimamente imitati da alcune altre testate, ma la primogenitura rimane nostra. Abbiamo fatto scuola !!

Non potrei dirigere il giornale se non avessi….. ????”

….se non avessi i miei collaboratori. Questo è certo. In particolare i colleghi che sono qui da più anni e che sono cresciuti professionalmente insieme a me e sono diventati degli ottimi amici. Su tutti devo citare Dennis Carzaniga ed Alessandro Maggi, che sono i responsabili della redazione milanese e che hanno fatto il mio stesso percorso a Sprint e Sport, Filippo Fradegradi, Fabio Cannatà e Vincenzo Basso. E per quanto riguarda la redazione di Torino, Marco Marone, Manuele Loscerbo (vice direttore), Eugenio Giannetta e Giovanni Teolis. Dopo avere lavorato per dodici anni a Milano e conoscendo bene la realtà calcistica lombarda, adesso con la loro collaborazione sto scoprendo sempre più il calcio piemontese e sto facendomi conoscere dalle società sportive del Piemonte. Ed oltre a loro ringrazio tutti collaboratori che costruiscono ogni settimana il nostro prodotto con il proprio lavoro. Tutti bravissimi ed indispensabili.

Se non avessi fatto la giornalista che professione ti sarebbe piaciuto fare?

Bella domanda! Forse l’attrice, ma devo dire che sino da piccola sono sempre stata attirata dalla scrittura , dallo sport e dal calcio. Finito il liceo classico, mentre studiavo comunicazione all’Università, ho avuto la fortuna di trovare questo giornale che cercava giovani ragazzi e ragazze ed è iniziata la mia collaborazione. Sono stata davvero fortunata, era l’occasione giusta al momento giusto. Ammetto di essere sempre stata molto ambiziosa ed ho messo il massimo impegno nel percorso lavorativo. Oggi raccolgo questa grande soddisfazione e posso ritenermi davvero soddisfatta.

il calcio giovanile è contaminato dal business

Sprint e Sport si occupa di sport giovanile e segue i campionati nazionali dilettanti. Il calcio giovanile è ancora percepito e praticato come una sana attività sportiva oppure è già contaminato dai grandi problemi del calcio professionistico? Divertimento o business? 

Purtroppo devo dirti che, quasi sempre, il calcio giovanile è contaminato dal business. Ad inizio stagione in tanti si puliscono la bocca con i buoni propositi. In molte società, dalle dilettantistiche alle professionistiche, vengono fatti manifesti per i genitori, manifesti che magnificano il concetto del divertimento, che promuovono il fair play, la correttezza, la non esasperazione dei toni…. passano due settimane dall’inizio del campionato e si ritorna sempre alle stesse cose. Basta prendere in mano un comunicato ufficiale FIGC il giovedì pomeriggio e leggere le varie sanzioni comminate per le intemperanze del pubblico, per il comportamento irriguardoso dei calciatori e dei dirigenti. Molte società dicono: vogliamo far giocare per fare divertire i nostri tesserati. In realtà vogliono giocare per vincere, per avere più tesserati ed avere più guadagni e vogliono giocare per poter fare mercato e potere incassare dalla vendita dei giocatori. Per fortuna non proprio tutte ragionano così. Questa purtroppo è una situazione causata anche dall’influenza del calcio professionistico, serie A e serie B, dove determinati atteggiamenti sono poi presi, purtroppo, come modello dai ragazzi dei campionati giovanili. Vedendo Pellè che non stringe la mano a Ventura non tutti riusciranno vedere l’ignoranza del gesto. Qualche ragazzo adesso interpreterà questo gesto come il gesto di un super uomo e quindi scommetterei sulla possibilità che questa domenica qualcuno potrebbe anche imitarlo. Noi cerchiamo sempre come giornale di condannare questo genere di atteggiamenti, senza attenuanti. C’è comunque tanta ipocrisia nell’ambiente. Tanti dicono “lo facciamo per divertirci”, in realtà l’obbiettivo è tutt’altro.

Quale dovrebbe essere il ruolo dei genitori nel calcio giovanile? A volte in tribuna si vedono scene da far west …..

Da questo punto di vista devo dirti che sto diventando veramente insofferente. Dopo dodici anni quando vado a vedere le partite sono sempre più intollerante nei confronti della categoria “genitori e tifosi”. Forse perché sono una donna ho una maggiore sensibilità, ma devo dirti che sono davvero infastidita da quelle persone che sfruttano la partita della domenica del figlio per sfogare le proprie frustrazioni della settimana. La partita di calcio diventa il loro canale di sfogo. E questa è una cosa orribile. Quando alcuni tecnici dicono “bisognerebbe avere tutti i giocatori orfani” chiaramente esagerano. Però bisognerebbe fare come in Inghilterra dove se un genitore alza la voce, il figlio (fosse anche Messi) va dritto a casa. Oppure giocano le partite a porte chiuse, senza spettatori. Sono scelte intelligenti che andrebbero prese in considerazione. Non voglio generalizzare, sarebbe sbagliato. Sugli spalti ci sono moltissimi genitori bravissimi che sanno come ci si deve comportare a bordo campo, ma purtroppo c’è anche tanta ignoranza . E non parliamo delle mail che riceviamo in redazione ogni settimana. “Perchè mio figlio ha preso 6,5 in pagella ed il compagno ha preso 7??” E questo accade perché sono proprio tanti che pensano di aver il campione in casa. A voglia spiegare che ciascuno vede il calcio a suo modo e che se ci mettiamo in dieci a dare un voto ad una prestazione sportiva vengono fuori dieci voti diversi ! Non serve a niente…..

Ogni cinquemila ragazzi che giocano tra i dilettanti, forse, al successo ne arriva uno solo. Sono casi rari ma comunque esistono. 

Ogni direttore responsabile, inevitabilmente, lascia una propria impronta indelebile nell’impostazione del giornale. Quale potrebbe essere la tua?

La mia impostazione del giornale ed il mio impegno è quello di rendere Sprint e Sport sempre più innovativo. E già il fatto che sia una donna a dirigere la testata è una grande novità. Vorrei rendere il giornale sempre più interattivo, agevolando lo scambio di opinioni con i lettori, pronti ad accettare critiche e consigli, sempre se posti in modo educato e costruttivo. Stiamo anche approfondendo l’analisi dei campionati nazionali per portare Sprint e Sport ad essere non solo il giornale dei giovani, ma anche delle prime squadre. Per potere fare vedere ai ragazzi quali sono stati i percorsi dei ragazzi che, partendo dalle squadre di provincia, sono giunti ai massimi campionati. Non per illuderli e fare credere loro che sia facile sfondare, ma per dare comunque la testimonianza che non è impossibile. Chiarendo che, bene che vada, ogni cinquemila ragazzi che giocano tra i dilettanti, forse, al successo ne arriva uno solo. Sono casi rari ma comunque esistono.

Grazie Ilaria. Congratulazioni e buon lavoro!

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