Io, proprio io, Germano Lanzoni. Taaac!

Io, proprio io, Germano Lanzoni. Taaac!

Oggi in redazione è venuto a trovarci un amico… lo abbiamo legato ad una sedia ed ho acceso il registratore. Dopo due soli minuti già smaniava e diceva “dai figa, facciamo in fretta che devo fatturare….”. L’ho liberato dopo più di due ore. Vi racconto come è andata.

Germano Lanzoni dice di se stesso: 

…comico , speaker, cantautore, il filo conduttore è l’ironia, la tavola da surf che mi permette di surfare da un genere all altro e’ la mia voce. Ho sempre sperimentato sul palco la potenzialità di una voce “importante” al servizio di una risata sorprendente, nei ritmi, nei tempi e nel contenuto.

Cresciuto tra gli spazi off , teatri, locali di cabaret, centri sociali e ARCI, nella mia produzione artistica ho sempre posto una particolare attenzione alle contaminazioni tra i linguaggi. Lavoro con jazzisti, danzatori, sciamani, dj ,artisti circensi; sempre alla ricerca di testi contemporanei votati all’irriverenza, al superamento dei falsi moralismi, al tentativo di raccontare la realtà per quella che e’ : la commedia della 193° scimmia…”

Abbiamo il piacere di avere con noi lo stimatissimo antropologo prof. Germano Lanzoni, noto alle cronache mondiali per avere teorizzato la classificazione del genere umano in tre macro categorie: Milanese imbruttito, Giargiana, Resto del Mondo. In sintesi, esimio professore ci illustri i risultati della sua ricerca.

Gentili signore e gentili signori… per prima cosa è giusto dire che la mia ricerca si basa sul percorso antropologico svolto da tre giovani stagisti che, per correttezza accademica, vado a citare: i founders – ovvero Marco De Crescenzio, Tommaso Pozza e Federico Marisio. Loro sono i tre fondatori che hanno permesso l’elaborazione di questa importante teoria scientifica. E’ importante dire che nessuno di loro è nato a Milano; provengono infatti da “fuori”, da Taranto, Padova e Varese. Appena giunti nella nostra ridente località, la grande Milano, si sono accorti che noi milanesi non ci comportavamo in modo normale; usavamo un linguaggio atipico (con intercalari come se non ci fosse un domani), inglesismi ad cazzum senza alcuna logica apparente, e via andare. 

Ovviamente queste bizzarrie li hanno incuriositi ed essendo uomini di scienza (uno è laureato in Social Marketing, un altro è un sound designer ed il terzo è laureato allo IULM – con master di specializzazione in golf) hanno iniziato a studiarci ed a scrivere un saggio antropologico sul comportamento di coloro che abitano all’ombra della Madonnina.

Area C – la Terra di Mezzo – la Giargiania.

Ed ecco quindi la genesi della grande classificazione, oggi accettata in ogni ambito accademico, della città di Milano: Area C – la Terra di Mezzo – la Giargiania.

L’Area C corrisponde alle terre centrali protette dalle vecchie mura, i vecchi Bastioni. La Terra di Mezzo va da Porta Venezia a piazzale Maciachini (qui puoi incontrare strani esseri, hobbit, elfi e simili) ed infine la Giargiania, ovvero la terra che va da piazzale Maciachini al confine, cioè la Tangenziale. Oltre la Tangenziale… le terre oscure: ich sunt leones.

Probabilmente al di là della Tangenziale si saranno sviluppate nei secoli forme di vita organizzata, non ci sentiamo di escluderlo: il genere umano è famoso per essere in grado di superare i propri limiti. Nella nostra ricerca non ci siamo spinti all’analisi di queste forme di vita che, in ogni caso, sfuggono alla nostra comprensione.

Il focus è sicuramente posizionato nell’Area C, dove tutto ciò che accade è….“figa,il top di gamma”!

I milanesi ed i giargiana conoscono abbastanza bene il progetto de Il Milanese imbruttito, nato come spazio di spietata autoironia meneghina ed oggi diventato un progetto culturale a 360° (per i fivestars, se lo gradiscono a 370°) che si esprime per il tramite del tuo bel visino e del tuo vocione. Per il resto del mondo, raccontaci vita, morte e miracoli di questo particolarissimo format.

Il Milanese imbruttito nasce nel 2013 con un singolo post. I tre founders (Marco, Tommaso e Federico) hanno un’età intorno ai 22-23 anni. Le persone della nostra generazione (Germano classe 1966 – Claudio classe 1964 – ndr) sono su Facebook alla ricerca dei vecchi compagni di scuola, con la speranza che il tempo abbia protetto la quota rosa; loro invece capiscono che FB è soprattutto una piattaforma di gioco e di contenuti. 

Decidono di avvalersene per dare vita ad un’idea che avevano in testa, cioè raccontare a tutti le caratteristiche di default (o meglio potremmo dire il basic) – il cliché – dei milanesi. In un modo diverso da quello utilizzato in passato da altre arti figurative, come il teatro o il cinema. Partono per gioco un venerdì sera. Vanno di birra, alzano il gomito e postano una semplice grande verità: “il milanese non ha amici ma ha contatti”. E poi vanno a farsi il loro meritato weekendino.

Il lunedì successivo si trovano con un numero spropositato di followers. Siamo ancora nell’era pre-algoritmo (quando a Zuckenberg ancora non era venuto in mente di mettere il freno alle condivisioni ed ai contatti) ed i loro post diventano virali. Nel 2013, in un solo anno, raggiungono oltre 500.000 seguaci, con foto, meme ed idee mandate proprio dai followers. Si scatena la community. 

C’è da dire che a Milano da un po’ di anni era venuta a mancare la maschera comica riconosciuta da tutti come identificativa della città. Con la morte del Dogui (Guido Nicheli – scomparso nel 2007 ndr) chi nei film o nelle serie tv recitava la parte del milanese non riusciva comunque ad immedesimarsi tanto da diventare quello che Nicheli era per tutti noi: il Dogui, ovvero la maschera della città. 

Il Milanese imbruttito (molto probabilmente inconsapevolmente e per puro caso) nasce proprio in un momento di vuoto ed arriva nel modo giusto al momento giusto. Quando i founders hanno iniziato non erano pronti per creare un brand, non avevano ancora una strategia in testa ma volevano semplicemente dare sfogo alla propria creatività su una piattaforma che avevano individuato come adatta alle loro esigenze, prima Facebook e poi in generale il mondo social.

facevo il leghista, ovvero il sottotesto dell’imbruttito; senza grano, senza suv, senza business e senza figa!

Ai tempi i founders avevano lo studio a Milano in via Paolo Sarpi, molto vicino agli studi de Il Terzo Segreto di Satira, un gruppo formato da cinque persone che aveva già ottenuto un certo successo con la produzione di alcuni video. Entrambe le formazioni sono composte da ragazzi della stessa età, stessa via, stessa utenza di youtubers… decidono insieme di fare il primo video con protagonista il Milanese imbruttito

Io interpretavo già uno dei personaggi de Il Terzo Segreto di Satira, facevo il leghista, ovvero il sottotesto dell’imbruttito; senza grano, senza suv, senza business e senza figa! Decisero di puntare sulla mia faccia e sul mio mood e nel 2014 nasce il primo video imbruttito. Un video che parte sino da subito come branded content, come Carosello, come video editato grazie ad un finanziamento privato. 

Mi chiamarono e mi dissero: il primo video gratis, se arriva poi il grano andiamo avanti altrimenti ci salutiamo. Non mi sono meravigliato, non hai idea di quante cose ho fatto gratis (per arci, collettivi, centri sociali e così via) per pura passione. Presentammo il progetto ai centri media e non fu accolto con grande entusiasmo, anzi direi che venne snobbato. Nel mentre però le visualizzazioni delle pagine salivano; avevamo iniziato anche a fare le interviste imbruttite con Luca Abbrescia, mettendo in evidenza l’ignoranza che era largamente diffusa in una città che si atteggiava a città traino

La svolta arriva quando la casa automobilistica Mercedes (con la Smart) crede in noi e ci finanzia il primo video, il Milanese imbruttito al volante. E dal quel momento siamo decollati. Nel 2015 abbiamo realizzato 3-4 video, nel 2016 abbiamo alzato sensibilmente il numero delle produzioni, 2017 e 2018 siamo andati a regime e nel 2019 speriamo di migliorare. Avete visto il primo video (uscito il 27 novembre alle 18,30) de la Milanese imbruttitail mio alter ego femminile? Guadatelo è fortissimo!

La sciura imbruttita sarà interpretata da Laura Locatelli?

No la parte la fa Brenda Lodigiani, mentre Laura Locatelli rimarrà la moglie dell’imbruttito. 

Alza la mano destra e prometti di trattare meglio da oggi la bellissima Laura Locatelli.

Giuro! La tratterò con i guanti, lo sai: la donna è l’apostrofo rosa tra il preventivo e la fattura. In questo spazio la tratterò bene alla follia… poi però dovrò pensare a fatturare!

Laura è un’attrice fantastica. E’ arrivata da noi perché era (ed è ancora) innamorata de Il Terzo Segreto di Satira. E’ stata lei a proporsi, con una lettera, dicendo che ad ogni costo avrebbe voluto collaborare con questo progetto. Arrivò proprio in concomitanza con la produzione del primo video de il Milanese imbruttito. Laura è una persona straordinaria ed un’attrice fantastica. Arriva e si trova in compagnia di nove uomini che a tutto pensano tranne al fatto che un’attrice abbia delle esigenze diverse dalle loro. Sul set niente trucco e parrucco, niente spazi adatti e riservati; tutto da organizzare. Ma lei non si scompone e si organizza da sola buttandosi nella mischia e capendo subito lo spirito del gioco.

Il feeling che si è creato con Laura è speciale

A dire il vero inizialmente avevamo pensato a qualcosa molto in stile James Bond. In ogni video l’imbruttito avrebbe dovuto avere una girl diversa, proprio come 007. Avevamo anche fatto alcuni provini, ma poi è arrivata Laura che ha subito conquistato tutti. Mannaggia… io già vedevo realizzato il sogno di ogni uomo; ogni puntata una partner diversa. 

Il rischio di avere una partner diversa ad ogni puntata era però quello di non avere il tempo di creare quella sintonia sottile che conduce a quella “qualità speciale di gioco” che fa la differenza. Il feeling che si è creato con Laura è speciale; lei poi è bravissima a modulare questo ruolo di moglie-crocerossina costretta a sopportare un imbruttito (chissà perché mai le donne li sopportano). Con lei, anche se apportiamo varianti al suo personaggio, il gioco funziona sempre.

Ora abbiamo anche l’erede che scruta dall’alto il suo territorio di caccia.

Si ora c’è il Nano, l’imbruttito junior. Ma lo sai che da quando c’è il Nano vengono un sacco di bambini ai miei spettacoli? Da un lato è bello, ma da un altro punto di vista questo mi preoccupa tantissimo. Sai in teatro non c’è la possibilità di filtrare il linguaggio più di tanto.

Io alle mie figlie non faccio nemmeno vedere i video sulla pagina del Milanese imbruttito. A volte loro mi dicono “ ma papà, hai fatto un video nuovo?” perché sono venute a saperlo da qualche amichetto. Allora cedo e consento loro di vederlo; ma non le spingo mai a guardarli… con tutti quei “cazzo…figa..muoviti coglione” che il copione ed il personaggio mi impongono di dire. 

L’interpretazione de Il Milanese imbruttito, virale sui social, ti ha dato grande visibilità e notorietà. Ma questo è solo uno dei tuoi tanti personaggi; ricordiamo che tu sei un attore ed un caratterista impegnato su numerosi fronti, dei quali parleremo tra breve. Prima però ti propongo una riflessione: un tempo lontano gli attori si facevano le ossa sui palcoscenici di provincia, nell’avanspettacolo e nei cabaret. Oggi la gavetta è stata sostituita dai social ed il teatro non è più considerato il punto di partenza di una carriera, ma quello di arrivo, quasi un piacere personale che si concede l’artista ormai affermato. Cosa ne pensi?

Si, è un’ottima osservazione della realtà. Il luogo di incontro tra il contenuto ed il pubblico è cambiato. Il teatro è stato (ed è tuttora) il luogo migliore dove confrontarsi su un piano alto. Questo comporta l’esigenza da parte degli artisti di scendere verso il pubblico. Concettualmente il teatro nasce per avvicinare di Dei agli umani e l’artista deve costantemente cercare di scendere verso il pubblico; anche quando nel pubblico si affievolisce la predisposizione a cercare il confronto nel teatro, l’artista deve comunque insistere nella frequentazione di questi spazi che fanno cultura. Poi se andiamo a guardare bene il fenomeno, ci accorgiamo che il problema è di mercato.

Quanti teatri investono oggi su giovani attori, magari sconosciuti? Qualcosa forse nelle micro rassegne, ma si parla di piccole realtà. Il teatro programma su tempi lunghi. Io oggi devo presentare un progetto che forse andrà in cartellone tra un anno e più. Quanti giovani attori sono in grado di resistere a questi tempi, aspettando un anno e mezzo prima di iniziare a calcare la scena? Il teatro di prosa l’ho frequentato pochissimo e non ho il polso esatto della situazione, ma conosco molto bene la realtà del teatro comico e la situazione è complicata. 

Per poter passare dai social ai video, dai video alla radio, dalla radio al teatro, non basta un certo talento di base, ma serve un talento più fine 

Riguardo la gavetta, la considero fondamentale. I social sono nuove piattaforme di gioco, con regole proprie ed un pubblico dedicato. Proprio come erano una volta il cabaret, i club, il teatro, la radio. Ora ci sono anche i social che ospitano persone giovani con poca esperienza (sia tra gli attori sia tra il pubblico); molti di questi hanno talento ma non hanno esperienza. L’esplosione del fenomeno è stata verticale, oggi uno con un post azzeccato può diventare virale. E questo una volta non succedeva, per arrivare alla notorietà non bastava una sola serata che girava giusta.

Poi c’è l’elemento qualità. Per poter passare dai social ai video, dai video alla radio, dalla radio al teatro, non basta un certo talento di base, ma serve un talento più fine che ti consente di rimanere sempre gradito al pubblico anche quando cambia la piattaforma. Ci sono piattaforme che ti consentono di più ed altre che non ti consentono nulla. In teatro ad esempio non si gioca; il teatro ha regole ferree, anche se palesi. Il teatro mette in evidenza tutto ciò che sai e tutto ciò che non sai, non si scappa, lo vedono tutti se sopra ad un palcoscenico ci sai stare oppure no.

In uno spettacolo teatrale il talento e la fama valgono lo spazio del primo applauso. Io salgo, guardo la gente e dico: “uè figa…” e parte l’applauso, applauso figlio del social. Ma da quell’applauso in poi se non sono capace di armonizzare le forme ed i contenuti che il teatro pretende, tutto frana. I video ti proteggono, i ciak li puoi ripetere tutte le volte che vuoi e poi il montaggio sistema tante magagne. La radio ha soglie di attenzioni diverse ed un tentennamento può addirittura diventare slang. In teatro ciò che fai è ciò che sei. 

Hai detto bene, oggi il teatro è un arrivo e non più una partenza, perché l’accesso al teatro è difficile ; oggi ci si arriva con già in tasca una buona quota di visibilità maturata e conquistata su altre piattaforme.

Per il pubblico il teatro dovrebbe rimanere sempre un secondo “primo punto di partenza” , dove l’artista propone un prodotto diverso da quello che offre sui social. Lo spettatore non deve sedersi in sala con in testa un’aspettativa pre-confezionata, modellata sull’idea che ha dell’artista in chiave web. Io cerco di proporre sempre qualcosa di diverso, tocco corde che mai più la gente avrebbe pensato di sentire vibrare. Se ci riesco ho realizzato la mia funzione di artista di teatro, ti ho sorpreso ed ho giustificato il fatto che hai alzato il culo dal divano e pagato un biglietto per vedere qualcosa di diverso da ciò che puoi vedere accendendo un qualsiasi device.

Io non sono Google, io non attivo l’algoritmo

Io non sono Google, io non attivo l’algoritmo che ti fa vedere ciò che credo che tu voglia vedere. Il teatro è divertimento, non è intrattenimento. Non devo riempirti dieci minuti vuoti, ti devo tirare fuori di casa e farti divertire per poi tornare a casa… oso dire…più felice.

Non so cosa cavolo ho detto, ma sfido chiunque a non dire che era figo!!!!!!!

Non succede quasi mai che io debba proporre un’intervista a puntate. Questa volta devo farlo. Perché questo buon figliolo di Germano ha solo toccato alcuni capitoli della sua storia che è fatta di imbruttiti, di teatro, di Milan, di radio, di vita privata… non posso mica tenervi attaccati allo schermo per sei ore, la storia è ancora lunga.

Ci rivediamo tra qualche giorno con la seconda parte della nostra chiacchierata… a presto!!

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