Il Diavolo bussa tre volte

Il Diavolo bussa tre volte

Proseguiamo il nostro viaggio nella galassia degli sport comunemente chiamati minori, o meglio alternativi al Grande Calcio.

In questo caso sfioriamo molto da vicino il Moloch ed entriamo in una nuova dimensione agonistica del suo mondo. Siamo andati a vedere una partita di serie A di calcio femminile, probabilmente la più importante della stagione: Milan vs Juventus.

la società rossonera decide di spostarsi armi e bagagli a Varese, allo stadio Franco Ossola. 

Nora Heroum MILAN ©Francesco Scaccianoce

Entrambe le formazioni si presentano allo scontro diretto con 13 punti ed il primato in classifica. Ma andiamo con ordine e, prima di parlare della partita, guardiamoci un po’ intorno.

Di norma il Milan gioca i propri incontri casalinghi all’impianto Vismara, ubicato alla periferia sud di Milano, in via dei Missaglia. In questa occasione la società rossonera decide di spostarsi armi e bagagli a Varese, allo stadio Franco Ossola. Probabilmente in previsione di un afflusso di pubblico importante (il match è stato fortemente pubblicizzato anche durante le partite della prima squadra rossonera a San Siro).

Il parcheggio dello stadio è colmo; buon segno. Notiamo subito che le biglietterie dell’impianto sono aperte. Di solito al Vismara non si paga il biglietto invece questa volta il tagliando d’ingresso è a pagamento, se non sbaglio dai 5 ai 10 euro a seconda del posto prescelto.

E’ una scelta che suggerisce due riflessioni di segno opposto tra di loro. Da un lato è un segnale positivo, il calcio femminile va posizionato sul medesimo piano di quello maschile; medesima professionalità, medesimo approccio, medesimi sacrifici in preparazione. Pertanto come si paga per vedere il pipita Higuain a San Siro, si paga (anche se molto meno) per vedere le ragazze di Carolina Morace. Per contro, considerando che l’incasso, (è una ns. stima) è stato comunque relativo (diciamo che forse ci si fanno tre/quattro pieni di gasolio al pullman della squadra), forse si è persa una buona occasione per fare un’operazione di marketing a favore del calcio femminile.

E’ vero che l’ingresso per gli under 8 anni era gratuito, ma questo non è servito a riempire l’impianto di giovani tifosi. Due terzi dello stadio erano desolatamente vuoti. Invitare a costo zero le ragazze ed i ragazzi delle scuole della provincia di Varese a vedere la partita, probabilmente avrebbe aiutato a colorare le tribune ed a presentare questa specialità sportiva ai più giovani, gli utenti di oggi e del domani.

Si sa che ovunque si disputi la partita, la Juve gioca sempre in casa.

Eccoci in tribuna centrale, piena; pochi vessilli rossoneri, presenti invece striscioni e bandiere bianconere. Si sa che ovunque si disputi la partita, la Juve gioca sempre in casa.

Formazioni. A leggerle è (con il suo personalissimo ed inconfondibile stile) Germano Lanzoni, official speaker del Milan. Tempo atmosferico grigio e bigio, ma non piove. Terreno di gioco ok. Sky Sport accende le proprie telecamere, la partita va in diretta in paytv. Ore 12,30 fischio d’avvio.

I tifosi juventini iniziano subito ad incitare le proprie giocatrici; sono ben organizzati con tamburi, megafoni, stelle filanti, bandiere. Sul fronte rossonero i supporters sono più silenziosi e composti.

Devo dire che il tifo non ha mai trasceso i giusti toni ed è stato anche molto simpatico, ad esempio quando il direttore del tifo “gobbo” ha invitato l’intera tribuna a battere le mani insieme. “Juventini e milanisti battiamo tutti insieme le mani con lo stesso ritmo…”. Bello, se non fosse che al termine del battimani dell’intera tribuna, ci ha infilato furbescamente un bel coro “Forza Juve”! E’ sembrato che l’intero stadio fosse bianconero; i tifosi milanisti non ci sono più cascati sino alla fine dell’incontro…

Ora parliamo un po’ della partita. Una bellissima partita, in particolare nella ripresa.

Grande equilibrio nel primo tempo tra le due formazioni. Entrambi i tecnici (Carolina Morace per il Milan e Rita Guarino per la Juve) assistono in piedi alla partita e si muovono in continuazione all’interno della propria area tecnica.

La condizione fisica delle giocatrici è perfetta, scatti, rientri e contrasti vengono eseguiti con il giusto mix di atletismo e reattività. L’idea del gioco da sviluppare è molto chiara e si riesce a leggere con facilità dalla tribuna; i fondamentali sono eseguiti a regola d’arte.

Nessuna delle due formazioni accetta di far condizionare il proprio gioco dalla musica suonata dal team avversario. La Juventus sembra più incisiva in attacco; la fase difensiva del Milan ( che non butta mai via la palla ma fraseggia sempre e comunque) è precisa ed efficace. L’equilibrio regna sovrano. In un paio di occasioni la linea di difesa bianconera non è prontissima a salire seguendo il passo del proprio capitano, la giocatrice numero 3 Sara Gama, comunque senza conseguenze. Prima della fine del tempo, la calciatrice juventina Glionna pizzica la traversa rossonera e quasi sul fischio arbitrale l’estremo difensore del Milan in tuffo deve neutralizzare una conclusione pericolosa scoccata da Bonansea, maglia numero 11 a righe verticali bianconere.

©FRANCESCO SCACCIANOCE

Ed eccoci alla ripresa, che da sola vale il costo del biglietto.

Ed eccoci alla ripresa, che da sola vale il costo del biglietto. Sostenute dal tifo dei propri tifosi, le ragazze della Juve vanno all’assalto. Primo minuto. Aurora Galli (entrata nel corso dell’intervallo) batte a colpo sicuro ma la palla incoccia il palo rossonero e viene poi spinta in corner. La tribuna bianconera ulula di dolore.

Mai tirare la coda al Diavolo! 

Mai tirare la coda al Diavolo! Il Milan si scuote, il pericolo corso suona come uno schiaffone e consente alle giocatrici rossonere di percepire una scarica di adrenalina. E la partita gira. La Juventus gioca bene, il Milan gioca meglio. La Juve è grintosa, il Milan è famelico; quasi selvatico.

5’ minuto della ripresa. In campo c’è una giocatrice del Milan che veste la maglia numero 22 e, guarda caso, è brasiliana. Il 22 è un numero magico. Si chiama Thaisa De Moraes. Prende palla a quaranta metri dalla porta bianconera. Alza la testa e scocca un bolide. GOL! No, di più… gol capolavoro! Ah, ma allora i tifosi del Milan in tribuna ci sono, ed ora finalmente si fanno sentire, mentre lo spicchio di tifosi bianconeri ammutolisce.

Da questo momento l’inerzia della partita cambia. 

Da questo momento l’inerzia della partita cambia. Completamente. Il Milan continua a macinare gioco senza mai buttare via Ia palla. La sfera si gioca sempre. La velocità degli scambi decolla. La Juventus non si arrende e prova a produrre il suo maggior sforzo. Ma proprio quando da parte delle torinesi viene profuso l’impegno maggiore, il Milan colpisce a freddo. Il 2 a 0 porta la firma di Valentina Giacinti, goleador ed idolo dei tifosi. Tripudio in tribuna.

I tifosi bianconeri incitano le proprie ragazze ad oltranza, ma ormai il destino della Juventus è segnato. Le squadre si allungano e puntuale come una cambiale arriva il terzo trillo del Diavolo. Daniela Sabatino, maglia red&black numero 9 – capitano – intorno al ventesimo della ripresa chiude la partita e certifica definitivamente il naufragio bianconero.

La partita si trascina senza sussulti sino al triplice fischio e quando questo arriva si scatena la festa. Applausi scroscianti per tutte le giocatrici, nessuno sberleffo diretto alle sconfitte, solo applausi per entrambe le compagini. Molto bello. Decisamente molto bello.

Ed io in cuor mio rimpiango che ad assistere a questo formativo terzo tempo sui generisnon ci siano molti più ragazzini e ragazzine, in tribuna ed in curva.

Cosa manca rispetto al calcio maschile? 

Come sempre, alcune semplici considerazioni finali. A parte il piacere di vedere vincere i colori della squadra più forte al mondo (suvvia perdonate un vecchio adepto del Diavolo) l’impressione è molto positiva. In questo calcio femminile c’è tecnica, chiare visioni di gioco, buona tattica, disciplina nell’esecuzione degli schemi. C’è adeguata prestanza e preparazione fisica. C’è correttezza sia pur nell’agonismo. Anche se non siamo davanti ad educande pronte a far domanda di ammissione ai seminari femminili: ho sentito alcuni scambi verbali tra le giocatrici tali da far impallidire un lottatore coreano. Però l’entrata vigliacchetta fatta per intimorire o per neutralizzare l’avversaria non l’ho vista in tutti i 90 minuti di gioco. Respect.

Cosa manca rispetto al calcio maschile? In primis la velocità di esecuzione; la differenza è ancora sensibile e poi manca il sostegno di un pubblico più numeroso.

Sono che temi che approfondiremo con gli addetti ai lavori…ma non vogliamo svelare altro per il momento. No spoiler, please. Per adesso… buon calcio a tutti ed a tutte!

Avanti tutta ragazze.

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