Un colpo verso il basso. Se è dato con la giusta forza e senza tentennamenti, un colpo solo è sufficiente. Anche sapere scalciare ha il suo perchè. La reazione è immediata. Un brontolio sordo, quasi un rantolo. Frequenze basse, molto basse. Il colpo, per quanto forte, è stato assorbito; il borbottìo diventa più ritmato ed assume una cadenza sommessa.
Poi, improvvisamente, mezzo giro di polso e tutto muta. Le frequenze acustiche decollano, il rumore diventa assordante e si trasforma nell’urlo di un dannato. Se non mi saprai domare io urlando ti toglierò il respiro.
Gli appassionati di motocross avranno subito riconosciuto il rituale di accensione di un bel quattro tempi, preferibilmente un robusto 450. Per gli altri amici che ci leggono, giuro che non è la cronaca di una tortura o di un maltrattamento. E’ un rituale d’amore.
Mentre la bianca stagione degli sport invernali non è ancora conclusa e mentre oltre oceano si disputano le Olimpiadi coreane, in Italia ed in tutta Europa si iniziano a fare i primi giri di pista sullo sterrato.
Parte la stagione motoristica 2018 e come di consueto prende il via con gli Internazionali d’Italia di Motocross, la kermesse organizzata dal promoter toscano Offroad Pro Racing in collaborazione con la Federazione Motociclistica Italiana.
Tre le tappe in calendario; la prima in Sardegna (dove la maggior parte dei team ha disputato la preparazione invernale), la seconda a Noto in Sicilia (la terra del campionissimo iridato Tony Cairoli) e la terza ed ultima a Mantova, presso lo storico ed impegnativo crossodromo Tazio Nuvolari.
Buona l’affluenza del pubblico nonostante la diretta streaming delle gare, trasmesse in chiaro a cura di Offroad Pro Racing (una gran bella idea che fa tanto bene ad uno sport mediaticamente semi trasparente).
Siamo andati nella città di Virgilio per vedere lo stato dell’arte di squadre e piloti che tra pochi giorni si lanceranno nei diversi campionati, dal Mondiale MXGP all’Europeo sino al Campionato Italiano (quest’anno rivoluzionato nella formula).
Tim Gajser, un talento purissimo, 21 anni, sempre sorridente e disponibile, educato e gentile, determinato e grintoso nella guida ma mai incosciente.
Prima di tutto mi corre l’obbligo di mandare un saluto a due giovani piloti che hanno subìto un serio infortunio nel corso di una manifestazione nel complesso molto ben riuscita.
Il primo è un campionissimo del motocross, il due volte Campione del Mondo (MX2 2015 – MXGP 2016) Tim Gajser. Un talento purissimo, 21 anni, sempre sorridente e disponibile, educato e gentile, determinato e grintoso nella guida ma mai incosciente. Un salto troppo lungo, molto probabilmente non eseguito a causa della sua volontà o di una sua errata valutazione, ed un atterraggio a muso duro contro il manubrio della moto ormai fuori controllo. Gelo tra gli spettatori, il soccorso in pista veloce ed efficace, la corsa verso l’ospedale di Mantova. E’ stato necessario ridurre due fratture alla mascella con un intervento chirurgico, ma per fortuna nessuna conseguenza alla colonna vertebrale, la parte più a rischio in caso di incidenti seri.
Il secondo infortunio è occorso ad un pilotino ancora più giovane, Rick Elzinga (olandese classe 1999) che su Yamaha 125 ha vinto gara 1, ma poi in gara 2 è caduto rompendosi entrambi i polsi.
Ad entrambi un forte abbraccio e… avanti tutta!
Che indicazioni possiamo trarre da questa edizione 2018 degli Internazionali d’Italia? La più importante è che il nove volte Campione del Mondo ed iridato MXGP in carica, Antonio Cairoli, pilota KTM Team De Carli, ha ancora un ottimo appetito agonistico. In questa competizione si è imposto in modo netto, dimostrando una supremazia assoluta. Sempre in controllo della situazione, quasi sempre vincente nelle diverse graduatorie di tappa, forma fisica ineccepibile. Leggero nella guida, reattivo, mai sotto sforzo od in affanno, nonostante la presenza in pista di campioni del Mondiale che hanno cercato a turno di fargli sudare se non sette, almeno due o tre camicie.
Non è mai opportuno parlare di favoriti assoluti (il mondo del motocross ha troppe variabili che si possono applicare a sorpresa in qualsiasi momento), comunque Tony Cairoli si presenterà al debutto in Argentina come l’uomo da battere.
Chiunque guidi la gara sa per certo che, più o meno vicino, alle sue spalle c’è sempre un JVH pronto a rosicargli i talloni. Indistruttibile.
Note positive vengono anche sul fronte Yamaha dove il francese Romain Febvre sembra decisamente più in palla rispetto alla passata stagione. Una guida più impetuosa e meno tachicardica. Più costante e meno frenetica. Segno forse di una maggiore serenità.
In squadra con lui l’eterno Jeremy Van Horebeek, pilota che non ha mancato il podio e che rappresenta una costante del Mondiale. Chiunque guidi la gara sa per certo che, più o meno vicino, alle sue spalle c’è sempre un JVH pronto a rosicargli i talloni. Indistruttibile.
Per rimanere sul fronte blu Yamaha, personalmente non riesco a guardare in pista senza cercare con gli occhi il numero 19 del Guerriero… innaturale non scorgerlo arrivare a tutta manetta. Manca.
Sorriso smagliante sul fronte Kawasaki, dove il campione italiano in carica Alessandro Lupino torna a cavalcare dopo diversi anni la verdona quattro e mezzo. Per lui ci sono in prospettiva giorni di felicità ed una stagione sportiva che potrebbe rappresentare la ciliegina sulla torta. Sta ancora prendendo le misure alla nuova moto ed in questi Internazionali in un paio di passaggi ha dimostrato che qualche giro di allenamento in più non può fare che bene. Ma l’assetto in sella c’è, la determinazione idem e la classifica finale è stata assolutamente interessate. Una cosa però va fatta…e subito! Lupo, il numero 77 scritto in nero sulle tabelle laterali posteriori dalle tribune non si legge… va scritto in bianco!!!
Per quanto riguarda la classe MX2, ovvero il palcoscenico dedicato ai giovani rampanti che lasciano il due tempi 125 e salgono sulle 250 quattro tempi, ci sarebbe molto da scrivere. Troppo da scrivere. Dobbiamo fare una sintesi assoluta, altrimenti rischiamo di diventare prolissi e noiosi.
Il boss in Italia è ancora lui. Come avevamo chiuso lo scorso anno, così abbiamo riaperto adesso. Michele Cervellin, classe 1996 from Valdagno (Vi), pilota Honda Martin si è portato a casa il titolo Internazionali d’Italia 2018.
Ho però l’impressione che quest’anno dietro di lui siano pronti e molto performanti una serie di piloti dai denti aguzzi, che potrebbero scalzarlo dal trono o quanto meno fargli sudare ogni punticino in classifica.
Accanto ai nomi già ben conosciuti di Bernardini e Lesiardo potremmo scriverne almeno una decina. Vedremo. Lo faremo, a suo tempo.
Riguardo i pilotini della 125, non vogliatemene ragazzi, ma non scrivo. Non perché il vostro non sia un palcoscenico interessante. E’ invece il più divertente ed imprevedibile, il più stimolante da seguire a bordo pista, ma ritengo che sia anche quello su cui è doveroso applicare la più stringente tutela mediatica, ovviamente a vostro beneficio esclusivo.
Ricordo bene ciò che mi disse lo scorso anno un pilota che da ragazzino vinse molto, vinse il massimo, ovvero un titolo italiano, europeo e mondiale; Ale Lupino. “ Avere vinto un mondiale a quattordici anni ti fa sentire grande, ma fondamentalmente tu sei piccolo. In quel momento ho fatto un errore. Mi sentivo grande, mi sentivo forte perché avevo fatto qualcosa che nessuno era riuscito a fare sino ad allora a soli quattordici anni, e questo mi ha portato automaticamente a prendere delle decisioni da grande, da adulto. Ma io adulto non lo ero. Queste decisioni mi hanno un po’ penalizzato. Mentalmente, fisicamente ero ancora un bambino; non ero all’altezza per affrontare una carriera da vivere in modo professionale. Avevo ancora bisogno di divertirmi, avrei dovuto rimanere ancora un pochino in una dimensione più aderente al mio sviluppo fisico e psichico del momento”.
Quindi ragazzi, vi seguiamo con affetto e con attenzione ma evitiamo di bruciare le tappe illuminandovi con luci della ribalta che si accenderanno per voi solo al momento giusto. Ogni cosa a suo tempo.
I motori si sono finalmente riaccesi, l’odore della benzina satura l’aria e la rende profumata. Gas a martello!
I motori si sono finalmente riaccesi, l’odore della benzina satura l’aria e la rende profumata. Gas a martello!