Hakimi & co.

Hakimi & co.

Erano anni che le due milanesi non occupavano le prime due posizioni del massimo campionato di calcio alla decima giornata di andata. 

Per quanto questo campionato sia un torneo decisamente anomalo e molto condizionato dalla pandemia che sta attaccando il Paese, le difficoltà si sono distribuite in modo abbastanza omogeneo tra tutte le squadre, rendendolo in certa misura “credibile”.

Cerchiamo di fare un’analisi, semplice e senza pretese, di questo momento della stagione, partendo dalle ultime due prestazioni di Milan ed Inter.

Cominciamo  analizzando la prestazione del Biscione.

L’Inter di Antonio Conte ospita in casa il Bologna di Sinisa Mihajlovic. Come sempre lo stadio di San Siro appare come una fredda cattedrale silenziosa, battuta da una pioggia insistente, fredda e continua.

La formazione nerazzurra cerca una vittoria dal duplice significato: riuscire a tenere il passo dei cugini rossoneri e prepararsi in spirito alla sfida che la vedrà protagonista in Coppa contro lo Shakhtar. 

Le prestazioni più recenti (Sassuolo e Borussia), anche se diverse tra di loro, danno all’undici nerazzurro un abbrivio importante.

Il terzo successo casalingo non sfugge all’Inter, e questa volta giunge senza dovere sudare le sette camicie che caratterizzarono i primi due.

Una prima frazione di gioco giudiziosa, ordinata e caratterizzata dall’indiscutibile differenza fisica e tecnica che corre tra alcune pedine strategiche nerazzurre e felsinee. 

Una ripresa consapevole, dove ogni gesto sul terreno di gioco nasce da una strategia mai improvvisata e dall’applicazione di metodi studiati e pianificati con cura in settimana.

I singoli fanno la differenza, intermezzi da solista all’interno di una orchestra armonica. Lo strapotere di Lukaku è ancora una volta evidente; non lo si marca, apre gli spazi, inventa e finalizza con una determinazione che fa apparire tutto semplice e sempre fattibile.

Secondo allenatore in campo parla, indica, richiama. 

A lui va il merito di avere infranto il risultato iniziale, ma la palma dell’MVP va ad un altro giocatore di Conte.

Achraf Hakimi (FC Internazionale) © Francesco Scaccianoce

Achraf Hakimi,  primi calci tirati da ragazzino sulla terra e sull’asfalto delle strade di Getafe, periferia di Madrid, dove è nato, il 4 novembre 1998 e dove è cresciuto.

“Un’infanzia non di certo ricca: i genitori erano arrivati dal Marocco poco più che ventenni, pronti a darsi da fare per costruirsi una nuova vita. Lui, venditore ambulante, lei collaboratrice domestica. Lo ha raccontato Achraf stesso: non era raro che i genitori rinunciassero a qualcosa, quasi a tutto, pur di accontentare i tre fratelli. Le prime scarpe da calcio acquistate per il piccolo Achraf non erano certo le più costose, ma erano sufficienti a farlo felice. Perché lui, fin da piccolo, aveva sempre in mente solo di diventare un calciatore. A dispetto delle preoccupazioni della mamma e delle raccomandazioni: “Se non studi, non ti alleni”. Achraf qualche tentativo di aiutare papà per le strade di Getafe lo ha sempre fatto, ma le sue giornate finivano sempre al parco, a giocare con amici e fratelli.”  Fonte: inter.it

Esterno di velocità incredibile è dotato della capacità di influenzare il gioco offensivo della squadra, giostrando su entrambe le fasce. E’ stato lui, assistito da una squadra integralmente tonica ed in sintonia, a spaccare la partita.

Da ricordare la dedica effettuata in occasione dei goal in memoria del suo connazionale Mohamed Aberhoun, giocatore compagno di Nazionale prematuramente scomparso per un tumore una malattia incurabile.

Tutto perfetto quindi, anche se… anche se l’ennesima entrata in campo di Eriksen al 91’ certifica una mancanza di feeling tra il giocatore ed il mister, che comunque smentisce tensioni.

Ecco le dichiarazioni di Antonio Conte raccolte dal sito ufficiale inter.it.

Antonio Conte (FC Internazionale) © Francesco Scaccianoce

Questa l’analisi del tecnico nerazzurro al termine della partita: 

Rispetto a quanto successo contro il Torino, stasera l’Inter sembra essersi comportata da grande squadra. È d’accordo? 

“Sì, anche se il gol del 2-1 è arrivato in maniera inaspettata e avremmo potuto fare meglio perché ci è già capitato di tenere aperte delle partite che stavamo dominando. A luglio ci è già capitato di vivere una brutta giornata contro il Bologna, perdendo 2-1 in superiorità numerica e dopo aver sbagliato un rigore. Oggi però siamo stati determinati e attenti, abbiamo avuto massimo rispetto per il Bologna, memori anche  di quanto successo qualche mese fa. I ragazzi sanno che devono tenere alta la concentrazione, perché quando ci comportiamo così diventa difficile giocare contro di noi. Se abbassiamo la soglia dell’attenzione prendiamo gol evitabili come quello di stasera. Era una partita importantissima per noi, per far crescere l’autostima anche in vista della partita contro lo Shakhtar di mercoledì. I ragazzi lo sapevano e sono contento di averlo trasmesso nella maniera giusta. Complimenti al gruppo per la prestazione”. 

A livello tattico avete cambiato atteggiamento: aspettate di più l’avversario per trovare l’equilibrio giusto in fase difensiva? 

“In Italia si gioca un calcio molto tattico, quindi stiamo trovando il nostro equilibrio. Non portiamo sempre pressione alta perché gli avversari ti studiano, quindi cerchiamo di alternare i momenti avendo sempre una squadra molto corta. Questa è la cosa più importante, con gli attaccanti che accorciano in fase difensiva e i difensori in fase offensiva, per restare in 30-35 metri. Ci sentiamo più compatti ma sappiamo che in caso di necessità possiamo portare pressione alta”.

Hakimi è devastante, a volte sembra frenato perché preoccupato tatticamente. È su questo che deve migliorare? Ha avuto da lui la risposta che si aspettava? 

“Stiamo parlando di un ragazzo di poco più di 20 anni, che ha fatto solo due stagioni a Dortmund e in Bundesliga si gioca un calcio meno tattico. È un calciatore che sta lavorando, ha capito le differenze del calcio italiano, dove ci sono meno spazi e più preparazione da parte delle squadre avversarie, che studiano le sue caratteristiche. Ha ampi margini di miglioramento, è nella squadra giusta e con l’allenatore giusto per diventare uno dei più forti nel suo ruolo. Deve lavorare tanto ma sono contento perché con questo tipo di prestazioni aumenta la fiducia. Deve trovare il giusto equilibrio ma noi sappiamo di avere un ragazzo con delle qualità, di grande potenzialità e sarà mio compito farlo diventare uno dei più top in quel ruolo. Le mie scelte sono sempre fatte pensando al bene dell’Inter, anche Darmian ha fatto bene martedì e lo stesso Perisic stasera”. 

Ci sono ancora margini di miglioramento anche per uno come Lukaku? 

“Romelu può ancora crescere. Quando è arrivato l’ho definito un diamante grezzo perché aveva raggiunto un certo livello solo per merito delle sue qualità. Sapevo che lavorandoci sarebbe potuto diventare uno degli attaccanti più forti al mondo ed è sulla buona strada perché è un giocatore umile, che lavora tanto per la squadra e ha tutto: qualità fisiche ma anche gamba per incidere a campo aperto. È un giocatore da football americano (sorride, ndr). Ho insistito tanto, non solo all’Inter, per averlo perché per me ha caratteristiche uniche. Sono contento di lui, sono contento della squadra, di Lautaro e di Sanchez, che può diventare ancora più decisivo e fare anche qualche gol in più per le sue qualità. Viene però da due anni di quasi inattività al Manchester United, ora sta giocando tanto e anche quando entra a partita in corso è determinante”. 

Com’è il rapporto con Eriksen? 

“Il rapporto con Christian, così come con tutti gli altri calciatori, è ottimo. Non mi stancherò mai di ripetere che tutte le scelte che faccio vengono prese per il bene dell’Inter. Faccio sempre valutazioni per la squadra, Christian si sta impegnando ed è uno dei giocatori a disposizione”. 

Mercoledì vi aspettate uno Shakhtar Donetsk  chiuso come nella gara di andata? 

“Considerando anche le partite contro il Real Madrid, può essere arrivino qua per giocare una partita chiusa nel tentativo di fare male in contropiede per sfruttare la loro velocità e le abilità in ripartenza. Sapendo questo dovremo essere bravi a non concedere spazi in fase di possesso perché davanti avremo le nostre occasioni. Sarà una gara dura perché lo Shakhtar facendo risultato qui potrà passare il turno, ma anche noi vogliamo giocarci le nostre carte. Dobbiamo ragionare da grande squadra, mostrando la maturità giusta. È uno step ulteriore per noi ma ci arriviamo carichi, con il morale giusto. Oggi c’è stata la prestazione giusta per prepararci a partite come quella di mercoledì. Sappiamo di giocarci tanto, adesso è giusto che i ragazzi riposino perché abbiamo fatto tante partite ravvicinate nell’ultimo periodo. Domani avranno una giornata per stare con le loro famiglie e io cercherò di sfruttare qualsiasi momento per studiare la soluzione migliore che ci possa consentire di proseguire il nostro cammino in Europa”.

Lukasz Skorupski (Bologna FC) — Romelu Lukaku (FC Internazionale) ©Francesco Scaccianoce

Il Bologna non si tira indietro, l’impatto con un’Inter in formato corazzata costringe in corsa Mihajlovic al cambio del modulo, 3-4-1-2, ma in nessun momento dell’incontro si percepisce la possibilità per gli ospiti di potere ribaltare l’incontro, nemmeno quando Vignato accorcia le distanze. Soli tre minuti e la distanza di sicurezza è ripristinata dalla rete di Hakimi.

Una nota a parte per il portiere rossoblù Skorupski; in gran spolvero, senza di lui il passivo del Bologna sarebbe stato molto più pesante.

Mihajlovic “Non siamo stati i soliti, forse non sono stato chiaro io. Ho cambiato modulo perché avevo a disposizione solo un cambio offensivo, cioè Vignato, quindi ho scelto di inserire un difensore in più. Il gol all’ultimo minuto del primo tempo ci ha tagliato le gambe ma nella ripresa siamo partiti meglio, non bisogna dimenticare comunque che giocavamo contro l’Inter e abbiamo chiuso con tre ragazzi giovanissimi. Mi aspettavo in ogni caso più aggressività dai miei”.

Le parole di Emanuel Vignato nel post partita:

“Un gol a San Siro non si dimentica, ma non sono contento del risultato. Prendere il terzo gol dopo aver accorciato le distanze ci ha tagliato le gambe, da lì non siamo più riusciti ad incidere. L’Inter è una squadra molto forte, abbiamo provato a metterla in difficoltà ma non ci siamo riusciti, era anche la prima volta che giocavamo con la difesa a tre. Le dichiarazioni del mister nella conferenza di ieri? Non me le aspettavo, ma lui in settimana sa sempre come caricarci. Ogni volta che entro cerco sempre di dare il massimo, mi trovo bene in tutti i ruoli d’attacco, sono a disposizione della squadra”.

IL TABELLINO 

INTER (3-5-2): 1 Handanovic; 37 Skriniar, 6 de Vrij, 95 Bastoni (33 D’Ambrosio 83′); 2 Hakimi (36 Darmian 71′), 22 Vidal (23 Barella 71′), 77 Brozovic, 5 Gagliardini, 14 Perisic; 9 Lukaku (10 Lautaro 71′), 7 Sanchez (24 Eriksen 91′).

A disposizione: 27 Padelli, 35 Stankovic, 12 Sensi, 13 Ranocchia, 15 Young.

Allenatore: Antonio Conte.


BOLOGNA (3-4-1-2): 28 Skorupski; 17 Medel (8 Dominguez 63′), 23 Danilo, 14 Tomiyasu; 29 De Silvestri, 32 Svanberg (55 Vignato 63′), 30 Schouten, 3 Hickey (68 Khailoti 63′); 21 Soriano; 99 Barrow (19 Rabbi 79′), 24 Palacio (63 Vergani 79′).

A disposizione: 1 Da Costa, 6 Paz, 10 Sansone, 15 Mbaye, 18 Baldursson, 22 Michael, 33 Calabresi.

Allenatore: Sinisa Mihajlovic.

Marcatori: 16′ Lukaku (I), 45′ Hakimi (I), 67′ Vignato (B), 70′ Hakimi (I)

Ammoniti: Hickey (B), Hakimi (I), Danilo (B)


Recupero: -, 3′.

Arbitro: Valeri.

Assistenti: Preti, Bresmes.

Quarto Uomo: Mariani.

VAR: Irrati.

Assistente VAR: Lo Cicero. 

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