SBX = lo snowboardcross (detto anche SnowboarderX, SBX, Boardercross, Boarder-X o BX) è una competizione di snowboard in cui un gruppo di atleti (solitamente quattro o sei) parte contemporaneamente su un percorso in pendenza e quindi gareggia per raggiungere la linea di arrivo. Dal 1997 è una disciplina olimpica.
Questa è la definizione wikipedica. Lo snowboardcross è molto, molto di più. Proviamo a presentarlo a tutti coloro che non lo conoscono ed a coloro che ne hanno una conoscenza superficiale, quella che io definisco (certamente con un pizzico di perfidia) la “conoscenza olimpica”. Mentre si disputano i Giochi Olimpici diventiamo tutti miracolosamente espertissimi di una serie di discipline che, una volta terminate le Olimpiadi, dimentichiamo e riponiamo in un angolino della nostra mente, salvo poi rispolverarle quattro anni dopo come se nulla fosse.
Mentre il tripode olimpico fiammeggia potremmo scoprire ad oggi chiusi la roccia da cui si estrae sull’isola scozzese di Ailsa Craig la miglior pietra per fabbricare le stones del curling; vediamo parate e stoccate nella scherma come nessun altro, anche quando i giudici in loco sono costretti ad utilizzare l’instant replay. I tempi di spinta di un bob a quattro ci sono familiari tanto quanto gli orari dell’autobus che prendiamo ogni giorno per andare a lavorare e della tavola da snow siamo più esperti di un perito del tribunale.
le federazioni, i tecnici, gli atleti, la stampa specializzata ed i veri appassionati delle specialità, lavorano e gareggiano anche tra un’Olimpiade ed un’altra.
Ahimè, spenta la fiamma olimpica, si torna a seguire il Dio Pallone ed i suoi figli e figliocci; e se qualcuno ci chiede chi sia l’attuale campione italiano di pallamano e di snowboard, lo sgomento ci assale. Per nostra grande fortuna le federazioni, i tecnici, gli atleti, la stampa specializzata ed i veri appassionati delle specialità, lavorano e gareggiano anche tra un’Olimpiade ed un’altra.
Oggi – a quasi un anno da Pyeongchang 2018 Korea – siamo andati a vedere una tappa di Coppa del Mondo di SnowBoardCross, o meglio, casualmente due. Ospiti della FISI e del locale Comitato organizzatore, ci siamo recati a Breuil Cervinia, dove in località Plan Maison si sono disputate due gare di Coppa del Mondo (una inserita nel calendario FIS ed una da disputarsi come recupero della tappa di Montafon, annullata per mancanza di neve). Nonostante il nevischio e la poca visibilità del primo giorno ed il forte vento del secondo, un mezzo battito del cuore se ne è andato quando lo sguardo è caduto sul Cervino, una delle meraviglie assolute del nostro arco alpino.
Prima di parlare di gare ed atleti, descriviamo brevemente lo snowboardcross e per farlo prendiamo come esempio l’impianto di gara di Cervinia.
Uomini e donne come detto, tavola da snow ai piedi, percorrono una lunga discesa che li porta dalla partenza al traguardo. La pista di Plan Maison è lunga 1376 metri; ci si lancia a quota 2796 metri di altitudine e si taglia il traguardo a quota 2625. Lungo il dislivello di 171 metri si snodano curve paraboliche, salti, scalini, piani, gobbe per un totale di 28 elementi. Le piste sono disegnate in modo che la velocità massima degli atleti non sia superiore ai 70 km/h. Gli uomini tengono una media vicino ai 60 km/h, le ragazze intorno ai 50 km/h. Con entrambi i piedi legati ad una tavola e senza l’indipendenza delle gambe, sono velocità davvero impegnative.
Dal cancelletto partono in simultanea quattro o sei atleti per manche. I contatti sono frequenti a causa dell’incrocio delle traiettorie, ma non è consentito l’utilizzo delle mani per allontanare da se gli avversari. Dopo una prima fase di training e qualifica, si disputano in successione ottavi, quarti e semifinali da cui escono gli atleti che si confronteranno nella Small Final (finalina B) e nella Big Final (la finale A che determina il podio). Uomini e donne si alternano in partenza. Come in ogni sport anche nello snowboardcross ciascuno di noi può provare l’ebbrezza di una discesa amatoriale o di una garetta tra amici. Basta amare lo sport, la natura e la neve.
Ma per diventare agonisti di alto livello è necessario avere precise caratteristiche psico-fisiche. Lo SBX è una disciplina che impone una preparazione fisica di alto livello. Un preciso allenamento in palestra (impegnativo e non saltuario) è obbligatorio. Durante la discesa tutto l’organismo è sottoposto a dure sollecitazioni, muscolari e psichiche. Bisogna essere sempre lucidi, attenti e vigili. Per diventare un atleta di levatura internazionale bisogna avere un’ottima tecnica, una buona preparazione fisica, un feeling assoluto con la propria tavola, lucidità e capacità tattica, un pizzico di pazzia e tanto, tanto coraggio.
Come detto, con discrezione, ci siamo infiltrati nell’area tecnica chiusa che, proprio dietro il cancelletto di partenza, ospita tutti gli atleti ed i tecnici delle diverse squadre nazionali. Mentre gli ski-men danno le ultime rifiniture alle tavole, i riders cercano la giusta concentrazione. Alcuni parlano tra di loro, altri ridono e scherzano, qualcuno si confronta con il proprio allenatore e ripassa la sequenza di curve e dossi che dovrà percorrere.
La nostra atleta più prestigiosa, Michela Moioli, si scalda con un elastico da palestra, poi sale su un dosso e si isola guardando verso valle. Ha al collo la medaglia d’oro di Campionessa Olimpica, è la detentrice della Coppa del Mondo e su di lei sono puntati gli occhi di tifosi, media, compagne ed avversarie. La Dea (nickname coniato per lei dal misterioso Guru dello Sci) probabilmente sente la pressione e cerca in se stessa le giuste energie da attivare in gara.
Presentiamo i nostri portacolori azzurri: in campo maschile schieriamo Fabio Cordi, Michele Godino, Tommaso Leoni, Matteo Menconi, Emanuel Perathoner, Lorenzo Sommariva, Filippo Ferrari, Stefano Bendotti, Lorenzo Catapano ed Omar Visintin. Le nostre riders sono Sofia Belingheri, Raffaella Brutto, Caterina Carpano, Francesca Gallina e Michela Moioli.
La prima gara non è particolarmente felice per le nostre azzurre. In questa prima stagionale nessuna delle nostre atlete riesce a centrare la Big Final; Sofia Belingheri si piazza seconda nella Small Final ed ottava assoluta. Raffaella Brutto (apparsa comunque in fase di qualifica in ottimo stato di forma) si classifica dodicesima e Michela Moioli, dopo una partenza non ottimale, riesce a portarsi in una posizione utile alla qualificazione al turno successivo ma poi scivola e viene eliminata. Anche Francesca Gallina si ferma ai quarti sulla pista che lo scorso anno la vide tra le protagoniste della Big Final. Sul podio salgono la fortissima statunitense Lindsey Jacobellis (un argento olimpico, cinque ori mondiali ed una cinquantina di podi in Coppa del Mondo) che precede la ceca Eva Samkowa (oro a Soci 2014 e bronzo a Pyeongchang 2018) la britannica Charlotte Bankes (settima lo scorso anno ai Giochi coreani).
In campo maschile le cose vanno decisamente meglio.
In campo maschile le cose vanno decisamente meglio. La medaglia d’argento va al nostro fortissimo Omar Visintin che sale sul podio insieme al vincitore Martin Noerl (GER) precedendo l’austriaco Hanno Douschan. Molto tattica la sua gara ed una grande finale corsa sulla coda della tavola dell’indemoniato tedesco. Fabio Cordi si piazza decimo assoluto e quarto nella Small Final (ottimo piazzamento), fuori ai quarti Filippo Ferrari e Lorenzo Sommariva mentre Emanuel Perathoner si ferma agli ottavi, dopo avere staccato il miglior tempo nelle qualifiche tra gli italiani. Anche Matteo Menconi (uscito fuori pista) e Michele Godino non superano gli ottavi.
Seconda gara di Coppa del Mondo, stesso palcoscenico, la pista di Plan Maison. Niente neve che scende dal cielo ma un fortissimo vento che condizionerà a tratti l’intera giornata.
Le atlete azzurre si ripresentano con rinnovata grinta in cima al dosso su cui è stata installata la struttura della partenza. Sofia Belingheri si riconferma nella top ten, ancora una volta ottava dopo un altro secondo posto nella Small Final. E’ un ottimo segnale, la nostra rider è in fase di crescita e ci fa ben sperare per il suo futuro agonistico. Caterina Carpano, Raffaella Brutto e Francesca Gallina non superano i quarti, ma non sfigurano assolutamente. Raffy Brutto in particolare ci lascia con l’impressione di una buona forma e di una grinta che, meglio controllata, potrà certamente portarla lontano.
E la Dea? La Dea non tradisce le aspettative del pubblico che la segue dal parterre, lungo la pista e da casa (la gara è trasmessa in diretta dalla Rai). La medaglia d’oro di PyeongChang ha rotto il ghiaccio nella giornata precedente e nella caduta ha lasciato fluire emozioni e tensione. In gara due Michela Moioli è un’altra. Decisa, veloce, concentrata; insomma la grandissima campionessa che tutti conosciamo. L’intervento chirurgico subito ad ottobre sembra solo un ricordo, la forma è buona, il fisico risponde, la testa decide ed il corpo obbedisce. Vince la prima batteria, si piazza seconda nei quarti e terza in semifinale. Tattica perfetta, controllo assoluto. Ed in finale non molla niente e si piazza al terzo posto. Giusto così, un podio senza Michela Moioli, che podio è?
L’oro va alla ceca Samkowa e l’argento alla Jacobellis (invertite le posizioni del giorno precedente) ed il bronzo prende la via di Alzano Lombardo.
I ragazzi della Nazionale italiana allacciano la tavola ai piedi con ancora negli occhi la cerimonia di premiazione del giorno precedente (Visintin secondo). Per Omar gara due non è altrettanto soddisfacente; entra comunque nella top ten con il terzo posto nella Small Final. Fabio Cordi, Michele Godino e Lorenzo Sommariva escono negli ottavi. Tommaso Leoni, Matteo Menconi, Filippo Ferrari, Thomas Belingheri e Stefano Bendotti non superano il primo turno.
Giornataccia? Perbacco no! Manca un nome… Emanuel Perathoner, 32 anni, bolzanino, mai vincitore di una tappa di Coppa del Mondo. Never say never.
Vince la prima batteria, negli ottavi parte ultimo, poi supera tutti e si impone. Ai quarti idem. In semifinale parte lento e vince ancora. E si schiera al cancelletto della Big Final con una grinta da paura in corpo. O la va o la spacca. Il vento continua a disturbare gli atleti ma lui sembra non percepirlo. Parte benino ma non bene, rallenta ed al secondo intermedio è ultimo. All’ultimo rilevamento prima del traguardo è quarto. Ma quella che conta è la traccia blu del traguardo e lì Emanuel è primo. Quarto podio e prima vittoria in carriera in Coppa del Mondo, sulla neve italiana, davanti ad un pubblico che va fuori di testa per la sua performance. Jake Vedder (USA) e Martin NOERL (GER) salgono sul podio con lui.
SBX, una specialità super adrenalinica e davvero spettacolare. Da quando è stata inventata negli anni ’70 ha fatto passi da gigante, giungendo sino ai Giochi Olimpici. Una specialità bella da vedersi sul piccolo schermo ma assolutamente da non perdere dal vivo. Purtroppo in questa stagione (salvo imprevedibili recuperi) non ci saranno più tappe di Coppa del Mondo sulle nevi italiane, ma si può sempre avvicinarsi a questa specialità iniziando a frequentare gli sci clubs italiani che iniziano a mettere lo snowboardcross tra le proprie attività ordinarie.
Come sempre nello sport… provare per credere!