La Regina della notte. Intervista a Silvia Annicchiarico.

La Regina della notte. Intervista a Silvia Annicchiarico.

Silvia Annichiarico così racconta il suo cammino pieno di avventure: si diploma come traduttore interprete in lingua francese, inglese e spagnola, quindi lavora come standista in numerose fiere internazionali. La sua indole canterina, però, la conduce da tutt’altra parte. Fortunatissimo è stato l’incontro con Paola e Nora Orlandi, regine del mitico coro “Quattro più Quattro”, che la prendono per far parte del gruppo. Per ben quindici anni, dal ’70 fino a metà anni ’80, Silvia collabora per artisti del calibro di Mina, Lucio Battisti, Adriano Celentano, Umberto Tozzi, Enzo Jannacci, Julio Iglesias, Ornella Vanoni e molti altri.

Super fortunato è stato un altro incontro: Renzo Arbore la porta con sé come inviata nella trasmissione cult “L’altra Domenica”, dove scorrazza insieme ad Isabella Rossellini, Michael Pergolani, Milly Carlucci, Mario Marenco, Andy Luotto… da lì a poco partecipa al film “Il Pap’occhio”, con tutta l’allegra brigata, Luciano De Crescenzio e Sorelle Bandiera inclusi! Nel 1985 l’indimenticabile “Quelli della notte” che la consacra e la fa conoscere al grande pubblico. Gira numerosi film con Carlo Verdone, Renato Pozzetto, Massimo Boldi, Teo Teocoli, Paolo Villaggio, Diego Abatantuono, Mel Brooks e partecipa a numerose fiction per la Rai e Canale 5. Ma non lascia mai l’antico amore: la radio. Dal 1978 ha militato in tutte le emittenti radiofoniche Rai e private. Debutta in teatro, per la regia di Lina Wertmuller, con “Storia d’amore e d’anarchia” accanto a Giuliana De Sio ed Elio. Attualmente è in onda su RTL 102.5, partecipa a “La Famiglia giù al Nord” con Fernando Proce, Jennifer Pressman e Carletto e conduce ogni fine settimana, dalle 03.00 alle 06.00, “Ma la notte no” assieme al carissimo Nino Mazzarino… vi sembra poco?

Per scelta ed abitudine quasi sempre registro le interviste che faccio. La traccia audio però non la pubblico mai; la utilizzo solo per essere preciso nella trascrizione dei testi. Mai come questa volta ho sentito la tentazione di metterla online, perché la voce di Silvia, unica ed inconfondibile, ed il suo racconto meritavano di essere ascoltati più che letti. Magari…la prossima volta.

Silvia facciamo un saltino indietro con i ricordi. Hai iniziato cantando con Paola e Nora Orlandi nel famoso “4 + 4” che ha accompagnato tutti i big della canzone italiana. Hai mai avuto la tentazione di tentare una carriera solista?

Ma l’ho fatta la cantante solista! Ho inciso un disco nel 1977 con la Baby Records. Si chiamava Mugghi ed era la sigla di un programma televisivo con Silvan.https://www.youtube.com/watch?v=ZMZdkJlw_i0 . Era un pezzo orchestrato da Josè Mascolo. E’ stata in classifica per un bel po’, ma poi è arrivata Elisabetta Viviani con Heidi e mi ha fregato il primo posto! Era stata scritta da Paolini e Silvestri (il papà di Daniele Silvestri).

Quali sono i tuoi generi musicali preferiti?

I Beatles. Assolutamente i Beatles. E poi la musica americana. Ricordo che a diciotto anni il 24 giugno 1965 sono andata a vedere i Beatles al Vigorelli a Milano. Mi ha fatto entrare Gianni Minà, poi sono andata sulle guglie del Duomo con loro. Un magnifico ricordo. Subito dopo sono partita per studiare a Cambridge ed anche li ero una beatleslomane. Li ho seguiti anche a Genova ed a Roma. Per quanto riguarda gli autori italiani i mie preferiti sono Renato, Cochi, Lauzi, Paoli, Vanoni, Pino Daniele (che ricordo con molto affetto in particolare in questi giorni).

Sei stata una delle grandi protagoniste de l’Altra Domenica e di Quelli della notte. Raccontami come è iniziata questa avventura.

Io ero a Sanremo e facevo la corista. Durante quell’edizione, mi pare fosse nel 1979, tutti i brani suonati dall’orchestra erano diretti da un unico maestro, Gianni Mazza ed io cantavo con Enrico Beruschi (Sarà un fiore). Fui contattata da Zampa (che già lavorava a L’Altra Domenica) che mi portò a Roma e mi presentò a Renzo Arbore. A Renzo piacque l’idea di creare il personaggio Silvia Annicchiarico intraprendente inviata milanese… e così tutto è iniziato.

A l’Altra Domenica sono stata dal 1976 alla fine del 1978. Dopodiché Arbore ci ha presi tutti in blocco per fare il film Il Pap’occhio. Nel 1985 è iniziato Quelli della Notte. Mi ricordo che prima di debuttare in diretta abbiamo registrato quattro-cinque puntate a Roma. Ci trovavamo poi tutti a casa di Renzo per rivederle insieme e capire se il programma funzionasse come si deve. Era tutto molto carino, ma avevamo l’impressione che la trasmissione non bucasse il video. Noi ci divertivamo molto a farla, ma non eravamo certi di riuscire a divertire anche i telespettatori. Dovevamo trovare la formula vincente. Alla fine abbiamo trovato la quadratura del cerchio e siamo partiti, rigorosamente in diretta. Niente di registrato.

Oggi possiamo dire che l’Altra Domenica Quelli della notte sono stati, nella storia della televisione e del costume più in generale, assolutamente rivoluzionari. Insieme al Drive In di Antonio Ricci hanno cambiato definitivamente il sense of humor di una larga parte degli italiani. Indubbiamente Arbore è stato un condottiero magnifico alla guida di una combriccola eterogenea di ottimi artisti. Facevate i matti o lo eravate un pochino davvero?

Sfruttavamo moltissimo l’improvvisazione. Quindi tiravamo fuori qualcosa che veramente ci apparteneva. Una volta andando in giro per l’Altra Domenica mi ritrovai a fare un servizio su Quelli di Grock, ed incontrai Maurizio Nichetti. Ci conoscevamo, abitavamo vicini ed abbiamo fatto le elementari insieme. Le nostre famiglie andavano anche al mare insieme. Presentai Maurizio a Renzo che ne fu ben impressionato e lo prese a lavorare con noi. Me lo mise vicino come “regista” per aiutarmi a comporre i miei servizi per la trasmissione. Io mi sceglievo un ambiente (cabaret, locali, eventi) e da li partivo confezionando il mio pezzo. Ciascuno di noi recitava a soggetto dalla propria città. Io da Milano, la Carlucci da Roma, Pergolani da Londra, Isabella Rossellini da New York. Tutto era improvvisato. Maurizio mi faceva rifare la scena tre, quattro, cinque volte cercando la perfezione, ma io avevo bisogno di libertà per improvvisare. Arbore lo capì e ci separò. Improvvisazione era la parola d’ordine.

Anche in Quelli della Notte la faceva da padrone l’improvvisazione. In quella trasmissione era tenuta in gran conto anche l’improvvisazione dell’orchestra. Le prime puntate erano molto incentrate sull’orchestra. Poi piano piano Renzo ha fatto decollare altri amici come Nino Frassica, Pazzaglia, Catalano, Ferrini, Simona Marchini, e Marisa Laurito. Io avrei dovuto ricoprire due ruoli. In primis con l’orchestra, ed in più avrei dovuto disegnare anche il personaggio della logorroica milanese. Ma il rischio era che impegnandosi in due ruoli venissero maluccio entrambi. Abbiamo quindi deciso che io rimanessi nell’orchestra.

I musicisti avevano una serie di basi pronte, ma improvvisavano anche loro. L’argomento della puntata veniva comunicato agli orchestrali ed ai ragazzi del salotto dieci minuti prima del via della diretta. Altro che prepararsi o pre registrare. Si andava a braccio!

Avresti mai pensato che quel comico toscano magro magro che recitava con te nel Pap’occhio avrebbe vinto un premio Oscar?

Mica uno di Oscar ne abbiamo vinti. Ne abbiamo vinti due! Non dimentichiamoci che la statuetta l’ha vinta anche Diego Abatantuono, che con noi interpretava Padre Gabriele nel Pap’occhio. Benigni aveva ventinove anni quando l’ho conosciuto. Era istrionico, poliedrico. Era molto solare, molto divertente, è sempre stato un mostro di intelligenza ed ironia. Ai tempi non immaginavamo che potesse vincere un Oscar, ma che avesse dei grandi numeri lo si capiva. Ma anche Abatantuono si vedeva che aveva grandi qualità. E non dimentichiamo Marenco, Andy Luotto (che è diventato un bravissimo chef), la Carlucci. Arbore sapeva scegliere le persone giuste.

Quando è uscito il Pap’occhio avete causato un bel casino. Scherzavate con la Chiesa, con la politica (la sigla è un canto religioso sulle note dell’inno del Partito socialista italiano) stuzzicavate in burla molti poteri forti. Oggi provocazioni così nel cinema italiano non se ne vedono più. Oggi vanno forte i cine panettoni. Forse perché non è mai nato un secondo Renzo Arbore?

In fondo il Pap’occhio era una grande burla, ma non era un film offensivo o greve. Sai che risulta ancora ufficialmente sequestrato? Sono passati quasi quaranta anni da quando è uscito e non è mai stato dissequestrato. Non è mai stato trasmesso dalla Rai, nemmeno nel cuore della notte. Ha avuto solo un passaggio su Sky. L’abbiamo girato alla Reggia di Caserta, abbiamo soggiornato per un mese e mezzo all’Hotel Jolly. Ci siamo divertiti come dei pazzi. Ti racconto un aneddoto. Mi ricordo che Mario Marenco era un pochino cleptomane, gli piaceva portarsi via ogni tanto un ricordino. Sai, alla Reggia di Caserta ci sono i cordoni che impediscono di toccare i pezzi esposti. Mario entrava di soppiatto e prendeva dei piccoli piattini esposti. Non ti dico come lo redarguiva Renzo Arbore!!! Poi c’era Luciano De Crescenzo, il nostro Hemingway. Bellissimo, intelligente, simpatico. Davvero un bell’uomo. Eravamo davvero un bel gruppo. Tutti allegri, tutti spensierati. Renzo Arbore è stato un antesignano. Un altro Arbore? non lo so. Ha fatto tante cose tutte diverse tra di loro, tutte uniche. No, non credo che ci sia un altro Arbore. E’ un uomo unico.

Hai anche calpestato le tavole dei palcoscenici teatrali, sotto la guida di una regista importante come Lina Wertmuller. Dopo Storia d’amore e di anarchia però non hai bissato l’esperienza. Come mai?

Lina la conoscevo già da tanto tempo quando nel 2001 mi ha chiamato per recitare sotto la sua regia, insieme a Giuliana De Sio, Elio delle Storie Tese e Gabriella Pession. Lo spettacolo è stato in piedi per tre anni. Non è che non abbia voluto bissare per strani motivi. E’ che fare teatro è terribile, è faticosissimo. Lo stress dei debutti… E’ pesante. Confesso che poi alla distanza mi iniziava ad annoiare. Tutte le sere la stessa cosa, lo stesso copione. A me piace cambiare. All’inizio è stata un’esperienza bellissima, ma dopo tre anni era diventata una cosa pesante. Anche Lina poi si è fermata, forse ha fatto ancora qualcosa con la Goggi ma poi ha lasciato il teatro.

Alla radio ho debuttato nel 1969 con Cochi e Renato ed Enzo Jannacci. La radio si chiamava Radio Sabbia.

La radio. Sembra un grande amore. Oggi, dopo essere stata ai microfoni delle principali stazioni radiofoniche italiane, sei stabilmente on air con RTL 102,5 il più importante network italiano. Sei sempre riuscita ad essere nel posto giusto al momento giusto. Sempre moderna e sempre al tempo. Qual è il trucco?

Sono in pista dal 1963. Alla radio ho debuttato nel 1969 con Cochi e Renato ed Enzo Jannacci. La radio si chiamava Radio Sabbia. Nel 1972 ho iniziato ad andare in tournée e contemporaneamente trasmettevo da Radio Uno, Radio Due. Nel 1992 ho iniziato a collaborare con RTL, per circa un anno e mezzo. Ai tempi la radio era ad Arcene in provincia di Bergamo, sopra la discoteca Il Capriccio. Io e Marco Predolin trasmettevamo la notte, il programma si chiamava La Dolce Vita. Io prendevo la mia macchina e da Milano andavo in radio a trasmettere. Nel 1993 Lorenzo Suraci, il proprietario di RTL, dimostrando un fiuto straordinario, mi ha incaricato di seguire da vicino tre artisti emergenti: erano Giorgia, Irene Grandi e Bocelli. Insieme a Tiziana Baudo al mattino andavamo in diretta dalle stanze d’albergo di questi tre artisti. RTL era già stabilmente presente a Sanremo, vicino alla postazione di TV Sorrisi & Canzoni. Tutti passavano da li e tutti facevano un salto ai nostri microfoni per lanciare un saluto dalle antenne di RTL 102,5.

Con RTL ci siamo poi lasciati ed io ho proseguito le mie esperienze professionali con la Rai ed altre emittenti. Nel 2005 sono andata a vedere un film dove recitavo insieme ad Abatantuono, Eccezzziunale Veramente parte II. Il film era sponsorizzato da RTL e li ho incontrato Lorenzo Suraci. Il progetto di collaborare nuovamente nella fascia notturna, dalle tre alle sei del mattino, è partito quella sera. Sono in onda anche a metà mattina con “La Famiglia”, ma in questo caso sono collegata da casa. La mia casa è piena di cavi ed attrezzature… Sono dieci anni ormai che trasmetto ininterrottamente dalle antenne di RTL 102,5. Non mi era mai capitato di prendere uno stipendio fisso per dieci anni di seguito … (segue un gran sorriso n.d.r.).

Silvia hai cantato, hai fatto televisione, hai recitato per il cinema e per il teatro, hai condotto programmi radiofonici. In quale di questi ruoli ti sei trovata più a tuo agio?

Film ne ho girati tredici. Uno in particolare continua a passare in televisione “Sette chili in sette giorni” con Carlo Verdone. Vuol dire che è venuto bene. Non mi posso lamentare delle mie esperienze sul grande schermo. Forse è in radio che mi sento più a mio agio. Ma la radio vecchia maniera, quella che prevedeva l’uso della sola voce. Ora invece c’è la RadioVisione, altra grande innovazione di Suraci. Da cinque anni sono anche in video. E’ un modo molto moderno di fare la radio, niente da dire. Certo la radio di una volta ti concedeva la possibilità di andare in onda anche senza trucco e vestita come ti pareva. Oggi non è più possibile. Il mondo va avanti. Ora poi abbiamo anche due nuove emittenti, Radio Freccia e Radio Zeta l’Italiana. Il network cresce. E gli impegni crescono.

Sei sempre stata circondata da attori, registi, comici, caratteristi, cantanti, DJ, uomini e donne di spettacolo. Chi tra di loro ti ha colpita di più?

Verdone, Benigni, Lina Wertmuller. E poi Renzo Arbore, Marenco, Bracardi, loro sono la mia famiglia. Ci sentiamo un giorno si ed un giorno no. Seguilo Renzo, sta facendo grandi cose. Ha fatto un bellissimo lavoro con Pupi Avati e sta preparando un nuovo lavoro dedicato ad una persona molto speciale.

Grazie Silvia. A presto, buon lavoro ed un abbraccio!

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