NOVE

NOVE

Signori e signore, sono noveNove cosa???
Signori e signore, lui è Antonio CairoliAntonio chi???

Ecco, ho voluto sintetizzare e semplificare il problema. Per renderlo palese ho volutamente esagerato. Siamo in pochi, troppo in pochi, a sapere di chi stiamo parlando e cosa significa il numero nove in questa circostanza.

Molti amici che condividono la mia stessa passione sportiva in questo momento staranno pensando che ho messo troppo caffè nella grappa stamattina; altrimenti non avrei mai scritto una cosa del genere. Ma insieme ad i miei amici in questo momento ci sono tantissimi lettori che veramente non sanno proprio di cosa stiamo parlando, non seguendo da vicino le vicende di uno degli sport più affascinanti del panorama sportivo internazionale. E di certo non per loro colpa. E’ il sistema che fa acqua. Ma di questo parleremo più avanti. Ripartiamo da zero.

Il Grande Minestrone della Sapienza Collettiva (Wikipedia) dice testualmente che: “Antonio “Tony” Cairoli (Patti, 23 settembre 1985) è un pilota motociclistico italiano, ed è considerato uno dei più grandi piloti di motocross di tutti i tempi, in virtù dei nove titoli mondiali conquistati (sei dei quali vinti consecutivamente tra il 2009 e il 2014), che lo pongono al secondo posto nella classifica dei piloti di motocross più vincenti della storia”.

Vero, verissimo. Il NOVE è proprio il numero corrispondente all’ennesimo titolo mondiale conquistato dal campione siciliano, proprio questa domenica, in terra d’Olanda, ad Assen, in anticipo sulla chiusura del Mondiale MXGP.

Photo credit: ©Francesco Scaccianoce

Nove titoli mondiali portano di diritto un atleta nell’Olimpo dello sport, indipendentemente dalla specialità sportiva che lo vede coinvolto. In Italia lo dovrebbero porre all’attenzione del grande pubblico, dovrebbero dargli ampia fama ed imperitura gloria sportiva. Vincente e famoso, come Valentino Rossi, Valentina Vezzali, Alberto Tomba, Federica Pellegrini, Francesco Totti, Paolo Maldini, Marco Pantani, Stefania Belmondo…. vado avanti? No mi fermo.

Ed invece no. Stranamente, no. Nel caso di Antonio Cairoli from Patti questo non accade, se non parzialmente, e tutto si vive nella dimensione ovattata che ospita i suoi fedelissimi e gli appassionati del fuoristrada su due ruote. Nonostante il lavoro attento e puntuale di un ottimo ufficio stampa.

Voi mi direte: “ significa che l’uomo è antipatico e che vince facile, non c’è storia, di forte c’è solo lui, la gente non si appassiona”. “E poi… stiamo parlando di una specialità praticata da quattro gatti… a chi vuoi che interessi”.

Magari fosse così, avremmo trovato il bandolo della matassa. Invece Antonio Cairoli è un giovanotto aperto, simpatico, dotato di buone doti di comunicazione. Non si nasconde (traduco: nonostante i titoli vinti “non se la tira”), getta sempre il cuore oltre l’ostacolo ed è toccato da un dono di natura irripetibile. Nessuno guida come lui, potente, leggero, elegante, dotato di una tecnica eccezionale. Un paio di anni fa David Philippaerts (campione del mondo MX1 2008 ed a lungo acerrimo avversario sportivo di Cairoli) mi disse: “Antonio è nato per andare in moto, è un predestinato, come lui non c’è nessuno”.

Competizioni a senso unico dall’esito scontato? Ma per favore! In questi anni abbiamo visto contendere il massimo titolo mondiale da parte di una schiera di giovani tigri dai denti affilatissimi. Altro che campionato già scritto. Cairoli ha dovuto cedere il passo prima al giovane francese Romain Febvre, che due anni fa su Yamaha ha fatto faville, e lo scorso anno si è trovato a soccombere davanti ad un ragazzino sloveno fortissimo, Tim Gajser, il portabandiera di Honda.

In questa stagione si è trovato a fare a spallate con il più temibile di tutti, un olandese volante, the Bullet, Jeffrey Herlings, un altro giovane pilota che in quanto a talento non scherza. Un sabbiaiolo come Cairoli, pilota KTM come Cairoli, insomma l’erede predestinato che spinge per buttare giù dal trono il vecchio imperatore.

©Francesco Scaccianoce

Invece i praticanti dell’off road e del motocross sono in Italia ed all’estero moltissimi.

OK dai, va bene. I piloti sono tosti, il campionato è avvincente come non mai, allora sarà la specialità che non buca e non attira i media come mosche sul miele. E poi la praticheranno quattro gatti…

No, nein, niet! Invece i praticanti dell’off road e del motocross sono in Italia ed all’estero moltissimi. La FMI (Federazione Motociclistica Italiana) certifica la presenza sulle nostre piste di decine di migliaia di praticanti. Ed insieme ad FMI ci sono anche altri organismi come ASI ed UISP che ne tesserano altre migliaia in tutta la penisola. Non potrebbe essere diversamente, dato che in Italia abbiamo portato titoli continentali e mondiali con piloti azzurri che negli ultimi cinquanta e più anni hanno scritto la storia della specialità. Forse mancheranno gli sponsor, quelli pesanti, quelli che possono dare ossigeno a qualsiasi attività. Sai, i classici brands che possono trasformare i tornei di uncinetto in competizioni seguite in ogni angolo del pianeta…

Macchè. Abbiamo anche quelli. Non c’è squadra o pilota che porti addosso il marchio di una delle tante e famose marche di bevande energy drink… ci siamo capiti, tipo quelle che mettono le ali al business di mezzo mondo dello sport. Poi abbiamo gli sponsor tecnici, etc etc… non manca nemmeno la Grande Mamma, si quella che è proprietaria della Scuderia Ferrari e della squadra di Torino con la divisa a righe bianche e nere. Gli elementi per fare del motocross uno sport dotato di grande visibilità mediatica ci sono quasi tutti. Possiamo e dobbiamo anche aggiungere la spettacolarità del gesto tecnico ( chi vede una gara di cross dal vivo rimane affascinato e stregato…provare per credere) ed il prodotto è confezionato a misura.

Una leggenda dello sport nazionale domenica ha conquistato il nono alloro mondiale.

Invece Antonio Cairoli vince solitario nel silenzio assordante dei media. Questo campionato è passato praticamente solo sugli schermi di una tv satellitare a pagamento legata all’organizzatore del circus. Nicchia per appassionati ostinati. Qualche replica (una gara su quattro del main program) ad orari da sonnambuli, nessuna diretta. Quattro servizi di cronaca in croce nei palinsesti delle Tv generaliste, trafiletti sporadici sui giornali sportivi. Tanto piccoli che veniva data una lente di ingrandimento in omaggio per leggerli acquistando la copia cartacea del giornale. Scherzo, ma non troppo. Una leggenda dello sport nazionale domenica ha conquistato il nono alloro mondiale. La Domenica Sportiva non lo sapeva, non capisco perché non la rinominino la Domenica Calcistica. Eureka, la Gazzetta oggi aveva una facciata intera dedicata al campione siciliano, accompagnata da una pagina intera di pubblicità dedicata da uno sponsor del pilota siciliano.

Corriere.it non pervenuto. Edizioni on line de Il Giornale, Repubblica, Libero non pervenute. Per fortuna le testate specializzate e gli eroici canali tematici televisivi sopravvissuti provano a fare il giusto contorno di festa intorno al nostro grande Tony Cairoli.

© Francesco Scaccianoce

Credo sia arrivato il momento di fermarsi e di chiedersi seriamente perché un format che in mezzo mondo “tira” in Italia fatica anche solo a galleggiare. Promoters, Federazione, Ministero dello Sport e canali televisivi dovrebbero sedersi intorno ad un tavolo e parlarne seriamente. Ora o mai più mi verrebbe da dire. Perché oggi abbiamo in pista un Tony Cairoli e temo che prima di averne un altro passerà qualche annetto.

Antonio Cairoli , complimenti vivissimi per una stagione da sogno ed una carriera da vero principe dello sport. Ad maiora!

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