I Founders

I Founders

Arrivano da lontano, da tre punti diversi situati oltre la Grande Barriera. Sono arrivati a Milano in silenzio, senza farsi notare.
Si sono nascosti tra di noi ed hanno iniziato ad osservarci.
Ci hanno studiato con attenzione, con morbosa attenzione.

Non sono alieni, anzi pensano che gli alieni in fondo siamo noi. Hanno creato il “mostro” e gli hanno dato vita utilizzando l’ironia. Sono noti come i Founders, i protagonisti del Ciclo della Fondazione.

Al secolo rispondono al nome di Marco De Crescenzio (from Taranto) – Tommaso Pozza (from Padova) e Federico Marisio (from Varese).

La mitologica creatura alla quale hanno dato vita è conosciuta come IL MILANESE IMBRUTTITO.

Eccoli davanti al mio taccuino per rispondere dei loro misfatti e per raccontare come è nata l’idea di prendere tutti noi milanesi per i ciapp, facendoci sentire comunque orgogliosi della sigla MI che abbiamo scolpita sul cuore.

Dopo un mese eravamo a 100.000. Il resto… è storia.

Il Milanese Imbruttito è un brand nato su Facebook nel 2013 dopo un’attenta e imparziale osservazione della città di Milano, delle sue abitudini, del suo linguaggio e delle diverse tipologie umano-metropolitane che vivono e lavorano in città. Sono parole vostre che lasciano intendere come l’Imbruttito nasca da una razionale analisi antropologica sviluppata a tavolino.

Germano Lanzoni – celeberrimo seminatore di zizzania – sostiene invece che “partono per gioco un venerdì sera. Vanno di birra, alzano il gomito e postano una semplice grande verità: “il milanese non ha amici ma ha contatti”. E poi vanno a farsi il loro meritato weekendino”. Insomma il tavolino c’era, ma era quello di un pub.

Io vedo invece delle analogie clamorose con la commedia dell’arte, dove le maschere (Arlecchino, Pulcinella, Balanzone, Pantalone, Colombina…) erano la sintesi estrema di un determinato genere di persone. Insomma siete antropologi, imbriaghi o commediografi?

Marco: grazie, bella come presentazione. No, non si è trattato di una ricerca di tipo antropologico, ma di una semplice osservazione. La prima cosa da dire subito è che noi tre non siamo milanesi. Siamo venuti a Milano per studiare e per lavorare ed abbiamo semplicemente osservato tutto quello che ci capitava intorno; poi il 7 marzo del 2013 – al termine di una divertente serata – abbiamo iniziato a parlare tra di noi dei vari personaggi che animano Milano, così tanto per non annoiarci e per ridere un po’.

E per gioco abbiamo creato un avatar che racchiude un po’ lo stereotipo del milanese che lavora, lavora, lavora… sempre un po’ in sbattimento. Ai tempi lavoravamo in un ambiente che ci forniva una certa dimestichezza con i social networks (che allora erano completamente diversi da quelli che usiamo oggi) e decidemmo di aprire una pagina Facebook dedicata a questo personaggio immaginario.

Nasce così il 7 marzo 2013 il Milanese Imbruttito. Tempo una settimana la nostra creatura letteralmente esplode e passiamo da qualche centinaio di like (amici e parenti che forse nemmeno avevano ben capito che dietro alla pagina ci fossimo noi) a 25.000 like. Dopo un mese eravamo a 100.000. Il resto… è storia.

Tommaso: eh si, siamo partiti così. Aggiungo qualche particolare. Mi piace la tua idea dello start alcolico! Quando siamo arrivati a Milano per studiare eravamo tutti provenienti da realtà cittadine molto più piccole: Padova, Taranto e Varese. Non è che ci siamo svegliati di colpo il 7 marzo 2013 a causa di una illuminazione, la realtà meneghina la stavamo osservando da un bel po’, negli incontri di tutti i giorni con la gente, nel mondo del lavoro, in strada, all’università.

Prima di dar vita all’Imbruttito avevamo già sondato lo strano mondo Milano facendo alcuni backstage radiofonici nella nostra vecchia sede, oppure facendo scherzi alla gente per osservarne le reazioni. Mi ricordo che una sera ci eravamo scaricati un’app che simulava il suono del clacson di una macchina ed eravamo andati in giro a clacsonare le persone. Lo sai che il milanese quando sente suonare il clacson si irrita di brutto… se poi lo fai a ripetizione diventa matto. “Ma cosa ti suoni? Ma dove siamo? Non siamo mica a ….”

Questo personaggio un po’ “mostro” si è costruito piano piano dentro di noi ed il famoso 7 marzo è venuto al mondo. E’ stato l’hangover della cena che avevamo organizzato all’Ortica (quartiere periferico popolare di Milano – ndr) per celebrare il fatto che due giorni dopo io sarei partito per andare a vivere ad Istambul.



Aspetta che faccio una postilla… giusto per i tre-quattro giargiana che non lo sapessero, l’hangover è un termine che usiamo noi milanesi imbruttiti per indicare i postumi della sbornia e, più in generale, quell’intensa e persistente sensazione di malessere che segue una nottata particolarmente allegra ad alto tasso alcolico.

Eh si… proprio quello! Allora stavo dicendo che avevo deciso di seguire una ragazza all’estero e di partire per Istanbul. Lavoro messo nel congelatore, raduno i quindici amici più stretti e più stronzi, insomma quelli veri. Ortica sbronza – hangover – ufficio – creatività e nasce il mostro.

Tra di noi Marco era quello che aveva più competenze in ambito grafica & social e quindi abbiamo lasciato fare a lui i primi passi. Io usavo Facebook giusto per postare qualche link musicale e nulla più. In pausa pranzo abbiamo cerato il logo ed i primi layout grafici (che a riguardarli oggi ci sarebbe da seppellirsi quasi per la vergogna) e siamo partiti. Questo accadeva di mercoledì. Io il giovedì torno a Padova, pronto per poi partire da Venezia il giorno seguente.

Primo giorno 1000 like. Io decollo, arrivo ad Istanbul ed il lunedì apro il computer. 10.000 like con un counter che saliva a palla ogni volta che refreshavo la pagina.

Insomma non imbriaghi, non commediografi, non antropologi.

No, siamo stati ispirati. Milano ci ha ispirati.

Visto che siete tanto bravi a tratteggiare i tic di noi milanesi, per la legge del contrappasso adesso applicherete la vostra abilità e la vostra ironia ai vostri rispettivi luoghi d’origine. Senza sconti please. Taranto, Padova, Varese.

Oddio!!!!!! (Reazione in coro! Ndr)

Marco: io sono di Taranto, una città della Puglia non troppo grande e nemmeno troppo piccola. Purtroppo Taranto è una città complicata nella quale si parla spesso e malvolentieri di problemi e situazioni spiacevoli legate a vicende che sono ben conosciute ormai da tutti (ILVA etc).

Mannaggia, questa domanda non me l’ha mai fatta nessuno, ma è una bella domanda e non voglio svicolare. Al tarantino lavorare piace, però ne farebbe volentieri a meno. Ama rendersi disponibile ed è sempre pronto a farsi in quattro per la sua comunità. Però il tarantino si lamenta, si lamenta sempre, forse ancora più del Milanese Imbruttito. Il tarantino è un lamentone; mentre a Milano ci si lamenta ma poi si fanno le cose, a Taranto ci si lamenta… e basta!

Negli ultimi dieci anni la Puglia ha vissuto una straordinaria espansione, economica e turistica, ma Taranto non è stata coinvolta. Insomma Taranto purtroppo non è il Salento, non è la Valle d’Itria. Un’altra grande differenza tra il milanese ed il tarantino è che il milanese è molto autoironico, mentre il tarantino può essere permaloso.

Tommaso: della mia Padova cerco di parlare sempre bene, anche se, come ogni città, ha di sicuro alcuni aspetti negativi. Negli anni in cui ho vissuto la città (mi sono trasferito da Padova a 20 anni) ho capito che i padovani sono persone sincere, aperte ed oneste. I valori come la solidarietà e l’amicizia per noi sono importanti; in fondo siamo i terroni del Nord!

Ci piace bere, si sa che spritz, aperitivo e prosecchino sono cose nostre… La città è viva, ci piace socializzare, si vive tanto la piazza…

Se aveste il mare fareste lo struscio tutte le sere…

Yesss, tutte le sere avanti e indrè… Il padovano non è assolutamente imbruttito, rispetto a Milano il ritmo di vita è decisamente diverso. Anche a Padova c’è lo stress, però è tenuto sotto controllo. Se proprio dobbiamo trovare un difettuccio mi associo a quanto diceva Marco; anche i padovani sono meno autoironici dei milanesi. Il padovano è schivo e tende a farsi i c… suoi, è più low profile del milanese.

Federico: Varese non è poi tanto diversa da Milano. Certo non abbiamo lo stesso traffico! Non è facile raccontare il varesotto perché non ha tratti caratteristici evidenti come li può avere un romano o un napoletano; ha comunque notevoli punti di sintonia con il milanese, anche se non sempre si notato con un’occhiata superficiale.

Quando io e Germano eravamo ragazzini lo stereotipo del milanese era differente da quello di oggi. I milanesi erano pratici e brontoloni, se ti dovevano mandare a quel paese lo facevano in modo asciutto ed in dialetto, erano formiche laboriose col coeur in man e canticchiavano Jannacci. Poi è arrivato il Dogui ed ha sparigliato le carte. Ecco apparire il milanese con la fabbrichetta che stappa la boccia e corre a Cortina. Ed infine arrivate voi tre che avete disegnato un meneghino duracell, anglofono (alla mr. Flanagan di Aldo Giovanni e Giacomo) che pensa solo a figa e fatturato. Dobbiamo benedirvi ed intitolarvi una via in Giargiania o mandarvi a dar via i ciapp?

Tommaso: Forse l’opzione giusta è la seconda. Noi siamo partiti osservando la realtà, poi l’abbiamo contaminata con la comicità per poterla comunicare e trasmettere.

Sono d’accordo con quanto hai detto, in un certo modo tutto parte dalla comicità stile Derby ** , per poi passare subito dopo al Dogui ed a quel mondo un po’ vanzinato stile Vacanze di Natale ’83. Dopo il Dogui a Milano si è creato un certo gap a livello comico. In realtà la città era viva ma a livello underground (il nostro mitico Germano Lanzoni ad esempio arriva da quella scuola) mentre la figura di riferimento mainstream mancava. In collaborazione con chi ci ha seguiti in questi anni (il Terzo Segreto di Satira in primis) siamo forse riusciti a colmare questo gap a Milano, interessando anche tutto il nord Italia che rappresenta il nostro più importante bacino d’utenza.

Quello che tu definisci Imbruttito Duracell è un personaggio veri-comico; è veritiero e nel medesimo tempo è una macchietta comica. Azzarderei la definizione di maschera neorealista, una maschera che sta trasformandosi giorno dopo giorno.

Quando abbiamo realizzato i primi post anni fa riproponevamo una specie di elenco dei difetti-caratteristiche del milanese. Il Milanese Imbruttito è: 1… 2… 3…. 4…. eccetera eccetera. E funzionava molto molto bene.

Successivamente siamo passati a creare delle storie nelle quali l’Imbruttito si muoveva e viveva delle situazioni veritiere e comiche allo stesso tempo, modificando il nostro modo di proporci. L’Imbruttito camminava e viveva per le strade della città e noi lo seguivamo con la macchina da presa. All’inizio abbiamo avuto qualche difficoltà a far assimilare al nostro pubblico questa nuova impostazione, ma una volta che i milanesi si sono “attaccati alla nuova maglia” siamo decollati alla grande. La nostra forza è stata questa, sfruttare l’immagine del nuovo milanese moderno e sfruttare allo stesso tempo anche le potenzialità del video e del web per farlo conoscere a tutti.

Marco: Riparto anch’io dalla figura del Dogui che hai citato. Lui riusciva a raggiungere la gente attraverso lo strumento del cinema, noi abbiamo sfruttato i mezzi che i nostri tempi ci mettono a disposizione, ovvero i social network, il

digital ed il web e siamo arrivati ad un pubblico molto più ampio e molto più velocemente.

Come diceva Tommaso il nostro Imbruttito ha vissuto due vite distinte e separate. I primi due anni non aveva volto, era un personaggio ideale che poteva essere chiunque. Noi pubblicavamo degli stereotipi, dei modi di fare, dei modi di essere e comportarsi veramente aderenti alla realtà, quasi un’analisi chirurgica; la gente ci incontrava e ci diceva: “ma ragazzi ma voi mi spiate? Io sono davvero così…”.

Ammetto che dopo l’uscita di “ Il Milanese Imbruttito in ascensore” io ho iniziato a prendere le scale…

E fai bene!! L’ iper trasversalità di cui ti parlavo ci ha consentito di raggiungere un pubblico molto vasto, per poi fare un upgrade ed iniziare a concentraci sui video; ed in questa fase il Milanese Imbruttito ha avuto per la prima volta un volto.

E’ stato un passaggio fondamentale, una trasformazione profonda che ci ha portato all’attuale forma di presentazione del personaggio, che è la trasposizione moderna del Dogui e del Ranzani, figure carismatiche degli anni che vanno dal 1980 al 2000. Ricordo bene i primi anni e quanto accadeva; dal fighetto al ragazzino milanese, al manager… tutti si sentivano imbruttiti. Poi abbiamo iniziato a verticalizzare il personaggio ed è nato l’Imbruttito di oggi, che si identifica in primis con Germano Lanzoni e poi con Laura, con l’Imbruttita, con il Nano.

** Il Derby Club è stato tra i più celebri locali notturni milanesi attivi tra gli anni 1960 e 1970. È diventato noto soprattutto per i numerosi artisti esordienti che ne hanno calcato la scena, poi divenuti popolari personaggi nel mondo della musica, dello spettacolo e del cinema italiano. Cito a memoria: Abatantuono, Beruschi, Bisio, Boldi, Cochi&Renato, Faletti, Gaber, I Gatti di Vicolo Miracoli, Iachetti, Jannacci, Lauzi, Giorgio Porcaro, Antonio Ricci, Guido Nicheli il Dogui, Teocoli… ma ne avrò dimenticati almeno cento con i quali mi scuso. Il Derby per noi milanesi è come la Scala, come il Domm, come San Siro… è sacro. (NDR)

A Milano la macchina non serve proprio.

Che macchina avete? Marco: una Jeep Renagade.

Federico: io ho una Polo, peraltro adesso parcheggiata sul marciapiede… incrociamo le dita e speriamo che non passi un vigile proprio ora.

Tommaso: io non ho la macchina, non mi serve, non la voglio. Ho lo scooter, l’unico vero mezzo privato utilizzabile oggi a Milano. A Milano la macchina non serve proprio.

Marco nominato sul campo Imbruttito doc con SUV !!!

In coro: hai ragione… allora adesso compreremo un mega SUV aziendale!

l Signor Imbruttito con la medesima disinvoltura può far semplicemente sorridere, lanciare un messaggio sociale (personalmente penso che la clip dedicata ai cani abbandonati di quest’anno sarebbe da far vedere nelle scuole) e promuovere un’azienda o un singolo prodotto rimanendo sempre se stesso. E’ una piccola magia. Qual è la formula vincente?

Tommaso: una formula vincente da applicare a comando non esiste. Ci sono voluti anni di lavoro per arrivare a creare una sorta di modello standard che rimanesse costante e coerente e nel medesimo tempo ci permettesse di veicolare un prodotto o un servizio.

Il prodotto (o il messaggio sociale abbinato ad un brand aziendale) diventa parte integrante della storia e non necessariamente la storia stessa. Solitamente i nostri video hanno una durata media di quattro-cinque minuti ed all’interno della narrazione il prodotto non è mai piazzato in primo piano in modo sfacciato, ma affianca l’Imbruttito divenendo agli occhi dello spettatore un elemento utile e quasi sempre divertente.

Lo spettatore si fa una bella risata e memorizza. Il video viene condiviso, l’app proposta viene scaricata, il messaggio viene metabolizzato. Di fatto questo modo di presentarci ricalca fortemente l’origine della pubblicità televisiva italiana, il famoso Carosello. Carosello faceva esattamente quello che cerchiamo di fare noi con i video dell’Imbruttito, ovvero inseriva i prodotti all’interno di una storia che si prestava ad essere guardata da bambini, ragazzi, adulti, anziani. Tutti guardavano Carosello, perché era divertente; poi finita la pubblicità…i bambini via a letto!

esistono due modi differenti di fare promozione

la pubblicità e l’intrattenimento pubblicitario.

Federico: Si sono d’accordo, Carosello è proprio il format più simile a quello che cerchiamo di fare noi adesso. Normalmente la classica tecnica di product placement, che si fa all’interno dei film o delle serie tv, funziona così: i produttori hanno già una bella storia fatta e finita e cercano di individuare spazi, momenti e scene in cui infilare il prodotto.

Noi facciamo esattamente l’opposto. Partiamo dal prodotto, dal brand, dal servizio o dalla comunicazione che dobbiamo promuovere ed intorno a questo creiamo la storia, stando sempre molto attenti a non far diventare il prodotto la storia stessa. Ciò che promuoviamo si integra, partecipa, dialoga con la storia e con tutti personaggi che ci sembrano più adatti, dall’Imbruttito alla moglie, dal Nano al Giargiana. Ogni prodotto viene studiato a fondo per evitare di lanciare un messaggio pubblicitario abbinandolo ad un personaggio inadatto: vedo male Germano Lanzoni nei panni del Milanese Imbruttito alle prese con la promozione di assorbenti femminili !!

Marco: esistono due modi differenti di fare promozione: la pubblicità e l’intrattenimento pubblicitario. La pubblicità ha un agire fortemente verticale;

io devo farti vedere un contenuto e te lo spedisco direttamente addosso, verticalmente.

L’intrattenimento pubblicitario (quello che facciamo noi) è più orizzontale. Noi abbiamo la necessità di raccontare una storia sempre coerente con i nostri valori, i valori del nostro brand e della nostra community, inserendoci in modo naturale un prodotto. Questo tipo di approccio funziona e funziona molto bene. Abbiamo avuto modo di verificarlo dati alla mano negli ultimi due-tre anni e possiamo dire che il ritorno per l’azienda che investe in questo genere di comunicazione è molto gratificante. L’investimento si ripaga e va ben oltre le aspettative. E questo per noi è motivo di grande orgoglio professionale.

La pubblicità tradizionale è passiva, l’utente la subisce. L’intrattenimento pubblicitario è fortemente attivo; la gente va a cercare il video perché sa che si divertirà e lo fa pur sapendo benissimo che i contenuti sono sponsorizzati. E’ un bel passo avanti.

Test del DNA. Milan, Inter o gobbi? Marco: odio il calcio!!!!

Tommaso: Inter…ero allo stadio a veder la partita di Champions l’altro giorno. AMALA!

Federico: Io MILAN!

Mentre chiamo la standing ovation per Federico, l’agnostico ed il tifoso della seconda squadra di Milano lo contestano fortemente, sostenendo che del Milan in realtà sappia poco o nulla… ma il seguace del Diavolo, sotto interrogatorio, si difende alla grande!!

PS: Amici del KGB ci segnalano che l’ultima volta che Federico si abbonò al Milan aveva dodici anni; comunque una volta diventati milanisti lo si rimane per sempre!


In una delle sue avventure il Milanese imbruttito visita palazzo Marino ed incontra il sindaco di Milano Beppe Sala. Nonostante il fatto che il nostro major sia interista (nessuno è perfetto), Germano mi è sembrato molto a suo agio e divertito a girare con Sala. Vorrei sapere se a voi tre – forestieri ormai stanziali – piace il modello Milano proposto dall’attuale sindaco o se preferireste vivere in una città caratterizzata da uno stile diverso.

Marco: ci tengo, proprio perché arrivo da “fuori”, a dire che Milano negli ultimi dieci anni è cambiata enormemente. A prescindere dai miei convincimenti politici personali, devo dire che lo sforzo che è stato fatto per rendere la città più internazionale possibile è stato notevolissimo. Sala (e chi lo ha preceduto) ha fatto un gran lavoro rendendo Milano sempre più aperta ed attenta e questo mi rende molto orgoglioso. Milano si è evoluta ad una velocità che il resto dell’Italia non è abituata a vivere.

Sala lo abbiamo conosciuto e posso dirti che come persona è in gamba, ed è un buon Sindaco.

Tommaso: Milano, ora più che mai, non è quasi Italia. Va ad una velocità che in tutto il resto del Paese non si trova. Milano sta giocando un campionato diverso; Sala è il portabandiera di un percorso avviato da anni, da Expo, un percorso che punta alle Olimpiadi ed a fare di Milano una città ancora più moderna, più viva, più internazionale.

Le Olimpiadi rappresenteranno per la città un ulteriore boost, un volano importante che consentirà a Milano di emergere alla grande in tanti campi. Il Milanese Imbruttito è nato a cavallo tra la Milano ante Expo e quella post Expo e per noi è stata una grande fortuna. Sono assolutamente a favore di questo modello di città.

Federico: sono d’accordo con loro. Anch’io vivo a Milano dal 2007 ed ho visto il grande cambiamento (in meglio) che la metropoli ha avuto proprio in concomitanza dell’avvio di Expo e sino ad oggi. Il nostro progetto – nato nel 2013 – ha cavalcato inconsapevolmente quest’onda di crescita: non entro nel merito dei temi politici, ma dico solo che Sala lo abbiamo conosciuto e posso dirti che come persona è in gamba, ed è un buon Sindaco.

Business is business. Prestereste mai l’Imbruttito alla politica a scopi puramente propagandistici, anche se ottimamente retribuiti?

Tommaso: No. Niet !! Non se ne parla, anche se ci hanno provato. Sto parlando della politica nazionale, da diversi fronti, ma non se ne parla.

Federico: ci sono argomenti che non tocchiamo. Siamo sempre stati d’accordo tutti e tre sul fatto che gli argomenti divisivi non li avremmo mai presi in considerazione. Calcio, politica e religione rimangono fuori dalla porta del nostro ufficio. Il Milanese Imbruttito unisce, unisce il fighetto, il tamarro, il borghese, il businessman. Non deve dividere, deve unire.

Marco: però non escludo che si possa un giorno scendere in campo con una proposta politica imbruttita!!!! Il programma politico dell’Imbruttito è pronto!

Ho capito… voi tre al comando come triumviri.. i novelli Pompeo, Crasso e Cesare!!! E Germano frontman… Oh mamma… “El Signor prima ie fa e poeu iea combina” (Translation for Giargians: Il Signore prima li fa, poi li mette insieme).

Piatto meneghino preferito?
Federico
: ossobuco con il risotto.
Tommaso: Cotoletta.
Marco: Hamburgher!! No…scherzo, ossobuco tutta la vita!
Ed il sushi, che è il piatto numero uno dei milanesi????
Marco
: il milanese si vanta di essere l’inventore e lo scopritore di tante cose. Infatti – te lo dico nel caso tu non lo sapessi – il sushi è nato a Milano! Nasce a Milano perché a Milano c’è il pesce più fresco d’Italia, il migliore. Viene pescato in giro, arriva a Milano dove si fa il prezzo e da qui parte per tutti mercati in giro per la penisola.

Il sushi è l’esempio lampante di questa propensione all’internazionalità che ha la città, una città che prende un po’ dappertutto (il sushi, l’hamburger, il poke **) e rilancia alla grande. A Milano arrivano le novità assolute e se la città le promuove poi queste esplodono in tutta Italia.

Federico: il sushi è ormai tramontato… è già in giro da troppi anni. Ora siamo avanti, ci sono nuovi orientamenti culinari, il poke ad esempio.

Il momento sushi a Milano in passato è stato importante, ma dopo Expo l’offerta si è diversificata fortemente. Ed ora a Milano trovi il sushi, il poke, il jappo, il locale che fa solo avocado… mille posti diversi. Milano ha assimilato l’evento Expo ed ha trasformato delle tendenze in business e fenomeno di costume. Milano ha una capacità di reazione straordinaria.

Tommaso: e tra un po’ anche quello passerà, il gioco sta nel capire in anticipo quale sarà il prossimo trend culinario del milanese. Il Milanese Imbruttito è sempre pronto a provare ogni novità. E fateci caso… Milano è diventata la Milano attuale quando il cibo non si è più chiamato cibo ma è diventato food. Milano imbruttita.

** Poke (lett. “tagliare a pezzi” in hawaiano a volte scritto pokè in ausilio alla corretta pronuncia) è un piatto hawaiano a base di pesce crudo, servito come antipasto o come portata principale. NDR

Avere scelto Germano per noi è stata una mossa azzeccatissima, lui è un super attore

Nessun produttore si sognerebbe mai di girare un film di Harry Potter senza Daniel Radcliff come protagonista. Allo stesso modo la saga del Milanese Imbruttito pare ormai inevitabilmente legata alla figura professionale di Germano Lanzoni, Laura Locatelli e del Nano. Se mai un giorno vincessero il Superenalotto e decidessero di mollare tutto per andare ad aprire un Milan Club ai Caraibi potreste trovarvi in difficoltà. Pentiti di avere così fortemente caratterizzato i personaggi tanto da renderne gli interpreti principali quasi insostituibili?

Federico: magari!!! Andiamo a vivere anche noi ai Caraibi e facciamo i video laggiù.

Tommaso: il nostro percorso è iniziato con la creazione di un brand social. Il Milanese Imbruttito in origine era…chiunque si ritrovasse in certe definizioni. Poi abbiamo verticalizzato andando sul volto e sul personaggio. Avere scelto Germano per noi è stata una mossa azzeccatissima, lui è un super attore ed ha creato un effetto volano notevole. Alla gente è piaciuto l’attore, quindi il personaggio che interpretava e di conseguenza il brand.

Noi che siamo dietro alle quinte all’inizio pensavamo che questa identificazione fortissima potesse essere un limite, oggi siamo convinti che sia una grande potenzialità. E poi attorno a lui stiamo dando spazio ad altri personaggi che ci danno grande soddisfazione, ad esempio il Nano, che speriamo ci segua per lungo tempo. Devi sapere che prima di legarci professionalmente con i nostri attori , con ciascuno di loro abbiamo cementato dei profondi rapporti umani e questo ci ripaga giorno dopo giorno. Non abbiamo il timore di vederli andare via, pur sapendo che quando si crea una squadra comica si prende il lato positivo ed anche qualche rischio.

Marco: Le cose si bilanciano sempre. A noi fa super piacere avere Germano come frontman ed allo stesso stesso tempo lui sa benissimo che la gente lo fotografa e lo ferma in giro perché lui rappresenta il nostro brand, lui è sia un grande attore sia il Signor Imbruttito. E lo stesso vale per Laura Locatelli, per il Nano, per l’Imbruttita, per il Giargiana. La nostra squadra è questa, sappiamo che potrebbe non durare per sempre, ma finché dura ne siamo assolutamente contenti.

Valerio Santo Subito!

E di Valerio, giargiana doc, cosa possiamo dire? Quel ragazzo è una via di fuga…

All’unisono: Valerio grande!!! Stupendo!! Valerio Santo Subito!!!!

Federico: quando abbiamo deciso di allargare la squadra e di lanciare il personaggio del Giargiana abbiamo fatto (come sempre facciamo) una serie di test con diversi attori. Non era facile trovare un attore che non apparisse troppo goffo e dotato allo stesso tempo di tempi comici molto speciali. La forza di Valerio è che lui ha una spontaneità recitativa davvero interessante, non è goffo ma sa esserlo senza forzare il copione. Si è creato un rapporto molto bello tra il suo personaggio ed il Signor Imbruttito, tanto che sembra che il Giargiana alla fine sia davvero l’unico amico vero dell’Imbruttito.

L’Imbruttito lo tratta malissimo ma il Giargiana accetta, ed alla fine si vogliono bene a vicenda.

Una parte delle nostre abilità sta proprio nel riuscire a programmare bene nel medio-lungo periodo le produzioni e le uscite.

La copertura dei vostri social si misura a milioni di contatti. Gli utenti che seguono l’Imbruttito sono quasi in pari misura uomini e donne. Le fasce di età sono tutte rappresentate. Commercialmente parlando avete una miniera d’oro a disposizione. Inflazionarsi però potrebbe essere controproducente. Che limiti vi siete posti (sempre che se ve ne siate posti) ?

Tommaso: chiariamo subito che oggi la nostra figura è quella di imprenditori legati al mondo del web. Tutto bello, tutto divertente, ma la prima cosa che dobbiamo tenere sempre in ordine è il conto economico. Di conseguenza le scelte che facciamo tengono sempre presente che se non ci comportiamo da imprenditori noi non mangiamo, gli attori non possono essere pagati e l’Imbruttito muore.

Nonostante ciò cerchiamo di non farci prendere troppo la mano e di non inflazionare il nostro brand ed il nostro lavoro, esagerando nelle uscite e nelle produzioni. Non vogliamo arrivare a stufare. Il nostro passo è tarato su un numero massimo di circa tre contenuti al mese. Inoltre dobbiamo confrontarci con i cicli del marketing delle aziende che ci commissionato i contenuti, cicli che non sono omogenei e che variano di mese in mese. Ci sono periodi in cui tutti vorrebbero comunicare ed altri in cui pochi voglio farsi vedere. Una parte delle nostre abilità sta proprio nel riuscire a programmare bene nel medio- lungo periodo le produzioni e le uscite.

A livello di commercializzazione del nostro brand abbiamo riscontrato che ci sono articoli che tirano più di altri, il nostro panettone ad esempio va fortissimo; ed è anche logico, è il simbolo di Milano, è buono ed è presentato in modo divertente.

Confermo, regalarlo a Milano fa molto figo.

Altre cose hanno funzionato meno, inizialmente siamo partiti senza esperienza nel settore, mentre oggi sappiamo dove, come e quando spingere. Sempre senza esagerare perché non vogliamo diventare scontati e stucchevoli.

Marco: concordo con tutto quello che ha detto Tommy. Aggiungo che sin dall’inizio abbiamo deciso di avvicinarci a questo mondo in completa autogestione; credo che siamo rimasti gli unici sviluppatori di contenuti social a non far parte di qualche galassia editoriale.

La nostra strategia la costruiamo da soli, senza ricevere da nessuno direttive editoriali stringenti. Se fare push o frenare lo decidiamo da soli, siamo liberi e siamo padroni del nostro lavoro. Riguardo al marketing interno del nostro brand tendiamo a non accelerare, anche perché siamo convinti che spesso l’attesa aumenta il desiderio.

Alcuni prodotti targati Imbruttito – richiesti con forza dalla nostra fanbase – sono rimasti fermi a lungo di proposito, ora siamo pronti a riproporli in veste rinnovata. Il nostro sforzo iniziale è stato quello di creare il marchio producendo magliette, cover, adesivi, e di lanciare il brand. Ha funzionato perché la gente andava fiera di portare in giro i nostri oggetti con il logo dell’Imbruttito. Ciclicamente i prodotti si aggiornano e tornano; preparatevi che ci sarà una bella novità con i panettoni e le cover…

STOP!!!!!! Che imbruttiti questi tre… fatturato fatturato fatturato!!!!

Germano fermali, stanno superando il Maestro. TAACCC!!

Bene carissimi Founders, ci diamo appuntamento da qui a qualche settimana, dobbiamo ancora parlare di Interviste Imbruttite… leghiamoci alla sedia perchè in quell’occasione insieme a Luca Abbrescia apriremo il coperchio del Vaso di Pandora.

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